DI ATTILIO FOLLIERO
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L’indice Dow Jones della borsa di New York, che può essere considerato il termometro dell’economia mondiale, pur in presenza di una crisi spaventosa, come quella in atto dal 2008, non è crollato. Infatti, prima della crisi, il Dow Jones aveva raggiunto il suo massimo storico per ciò che riguarda la chiusura di una giornata borsistica a 14.164,53 il 9 di ottobre del 2007; nel momento di massima crisi, il 9 marzo del 2009, l’indice è sceso fino a 6.547,05; quel giorno stava perdendo il 54% rispetto al suo massimo. E’ una caduta enorme ovviamente, ma non ha rappresentato il tracollo che molti avevano previsto, come nel 1929, quando il Dow Jones si era ridotto praticamente del 90%.
Chi scrive aveva previsto un tracollo dal 70% al 90%, ma aveva anche avvertito che la discesa poteva essere fermata, sia pure momentaneamente, grazie alle sovvenzioni pubbliche, ossia con quell’operazione che poi effettivamente si è data ed è passata alla storia col nome di “salvataggio delle imprese in crisi” da parte del governo statunitense, imitato nei rispettivi Paesi dagli altri governi occidentali. I dati ufficiali, fino ad oggi, parlavano di un trasferimento di denaro pubblico pari a 700 miliardi di dollari. Tale cifra per quanto potesse essere alta a noi è sempre sembrata poco credibile per riuscire a frenare il crollo dell’economia USA e quindi dell’indice di Wall Street.
Oggi, arriva la conferma: due giornalisti di Bloomberg, Marcos Pittman e Bob Ivry hanno ricostruito meticolosamente la vera somma di questi trasferimenti pubblici per salvare l’economia statunitense. In sostanza, i due giornalisti assicurano che la somma trasferita dal governo USA alle imprese in crisi è stata di 14.700 miliardi di dollari, cifra superiore allo stesso PIL USA del 2010 ed equivalente a quasi un terzo di tutto il PIL mondiale. Tale somma, stando ai due giornalisti di Bloomberg, sarebbe uscita dalla Federal Reserve, la banca centrale USA.
Solo una cifra del genere poteva essere sufficiente a frenare – e ripetiamo momentaneamente – il tracollo finanziario di Wall Street. A questo punto sorge una domanda. Questo enorme flusso di denaro pubblico non è riflesso nei conti ufficiali del debito pubblico USA, nei quali appunto sarebbero confluiti solo 700 miliardi. Ma, allora quanto è grande il debito pubblico statunitense? La domanda ovviamente non interessa solo gli USA, ma tutto il mondo ed in particolare il gemello siamese occidentale, cosi intimamente legato agli USA: “>se crollano gli USA, le conseguenze saranno catastrofiche per tutto l’occidente.
Ad oggi il debito pubblico ufficiale degli USA è circa 14.100 miliardi; se a questo aggiungiamo le cifre riportate dai giornalisti di Bloomberg, non possiamo che arrivare alla conclusione che il debito pubblico USA sarebbe vicino ai 30.000 miliardi di dollari e di conseguenza il tracollo economico degli USA è più imminente di quanto si possa credere. “>Conflittualità sociale e interetnica, inflazione e vaticinati separatismi saranno presto notizie della twitter ribellione statunitense?
Attilio Folliero
Fonte: http://ucv-italiano.blogspot.com/
Link: http://ucv-italiano.blogspot.com/2011/03/il-macrobuco-del-debito-pubblico-usa.html
12.03.2011