IL GROSSO PROBLEMA DEI PAESI RICCHI

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Troppo militarismo, troppo poca umanità.

DI JAMES ROTHENBERG

Gli Stati Uniti hanno iniziato l’invasione dell’Irak il 20 marzo 2003. Il 21 marzo 2003 la American Physical Society aveva inviato una e-mail al Dottor Daniel Amit, illustre fisico israeliano, chiedendogli di recensire un certo lavoro scientifico. Nello stesso giorno il fisico ha risposto con due semplici frasi: “ Al punto in cui siamo arrivati non ho nessuna intenzione di mantenere alcun tipo di corrispondenza con qualunque istituzione americana. Alcuni di noi hanno visto il 1939.”

L’8 aprile il redattore capo della APS, prendendo atto del rifiuto del Dottor Amit, gli ha espresso la speranza che in un futuro non troppo lontano egli possa rivedere la sua posizione tenendo conto che: “Per noi la scienza è un impegno internazionale nel quale cerchiamo di fare del nostro meglio per mettere da parte le nostre divergenze politiche…”

Il Dottor Amit ha risposto immediatamente, nello stesso giorno, “Grazie per la vostra lettera dell’8 aprile scorso. Vorrei poter condividere i vostri lodevoli sentimenti e l’ottimismo dimostrati sul ruolo futuro della scienza e della comunità scientifica che Lei ha voluto manifestarmi. Ma, ad essere sincero, dopo oltre 40 anni di attività e di collaborazione, devo esprimere, con dolore e tristezza, il mio forte scetticismo sulle ragioni di questo ottimismo. Purtroppo il mio parere è che stiamo assistendo alla massima espressione di un processo che è in corso da 10-15 nella società americana, consistente in un ritorno alla barbarie della cultura americana in tutto il mondo, la massima espressione è rappresentata dalle scoperte della scienza e della tecnica diventate una delle maggiori armi di distruzione di massa.


(Daniel Amit)

Siamo di fronte a una potenza tecnico-scientifica superiore, combinata con una cultura inferiore priva di valori, impegnate in una caccia all’uomo e una serie di uccisioni indiscriminate, come non si vedevano dai tempi del genocidio degli indiani d’America. Non si intravede nessuna forza che sia in grado di porre limiti alla follia, all’arroganza e alla mancanza di rispetto per la vita umana (civile o militare) di un’altra razza.

La scienza non può restare neutrale, specialmente dopo che gli ispettori l’hanno così cinicamente utilizzata per disarmare un paese e renderlo preda di una decimazione effettuata con bombe a grappolo guidate da sistemi laser. No, la scienza di tipo americano non ha difese. Io, personalmente, non riesco a vedere un progetto umano comune con la scienza americana. Purtroppo appartengo anch’io a una simile cultura deviata (Israele) che sembra altrettanto incorreggibile.

Ormai disilluso posso solo rivolgere il mio pensiero ad altri tragici periodi della storia nei quali grandi civiltà, con contributi notevoli nel campo della cultura e della scienza, hanno deviato il loro cammino in modo tale da essere messe al bando della comunità internazionale. Oggi penso che la società americana appartenga a questa genere. Non mi faccio illusioni sulla portata di questo mio scritto. Ma voglio ribadire, di fronte a un’interminabile enormità che considero intollerabile, il diritto di esercitare il mio sia pur piccolo atto di disobbedienza per poter guardare i miei nipoti e i miei studenti dritto negli occhi e dire loro che io sapevo.”

Il 7 settembre 2005 è stato pubblicato un rapporto delle Nazioni Unite sullo sviluppo umano (United Nations Human Development Report). Nel suo interno echeggiava la definizione del dottor Amit riguardo agli USA come “una potenza tecnico-scientifica superiore, combinata con una cultura inferiore priva di valori.” E si accusavano i paesi ricchi (cioè noi) di essere “sovra-sviluppati dal punto di vista della strategia militare e sotto-sviluppati dal punto di vista della sicurezza umana.” Fra le altre cose si leggevano sorprendenti scoperte riguardo all’ineguaglianza, alla povertà, e ai tassi di mortalità, settori nei quali gli USA restavano ben ultimi. Con una percentuale del 20% la povertà infantile degli USA è pari a quella del Messico. Il tasso di mortalità infantile (sotto i cinque anni) dal 2000 è in continuo aumento. La mortalità infantile è uguale a quella della Malesia.

Come mai ci troviamo così arretrati pur avendo enormi risorse e una grande ricchezza? Il fatto è che gli americani dalla pelle chiara godono in modo sproporzionalmente maggiore delle nostre risorse rispetto agli americani dalla pelle più scura, i quali affondano le medie nazionali. In assenza di un sistema sanitario nazionale (Gli USA sono l’unico paese fra quelli sviluppati privi di una assistenza medica statale) i più poveri se la devono vedere da soli.

Nel rapporto si legge: “La diversa possibilità di accesso al servizio sanitario ha come risultato una grossa disuguaglianza, dipendente dalla razza, che si spiega solo parzialmente con le differenze di reddito. Si è calcolato che con l’eliminazione delle differenze nel campo sanitario fra gli afro-americani e gli americani di pelle bianca si salverebbero 85.000 vite all’anno. Per dare significato a questi numeri basti sapere che le innovazioni tecnologiche mediche riescono a salvare 20.000 vite all’anno.

Questo confronto mette in risalto un paradosso del sistema sanitario USA. Gli elevati livelli di spesa sanitaria sono indici di una tecnologia e un trattamento medico avanzato. Però le disuguaglianze sociali, che si riflettono nelle disuguaglianze di assistenza medica, impediscono alla medicina di raggiungere tutti quanti.”

Un altro paradosso questa volta lo troviamo nel seguente documento: The National Security Strategy of USA del settembre del 2002. “Oggi gli USA godono di una posizione militare, economica e politica di grande influenza. Per continuare a mantenerci fedeli ai nostri principi e alle nostre tradizioni non approfitteremo della nostra forza per cercare di ottenere dei vantaggi. Cercheremo invece di ottenere un equilibrio dei poteri in favore della libertà dell’uomo: in queste condizioni le nazioni e le società possono scegliere da sole i propri obiettivi di libertà economica e politica.”

Confrontiamo queste parole con quello che segue dopo: “E’ ora di riaffermare il ruolo essenziale della forza militare americana. Il nostro sistema di difesa deve essere mantenuto al di sopra di ogni sfida…. L’innovazione delle forze armate poggerà sulla sperimentazione di nuovi approcci di combattimento, con il rafforzamento di operazioni congiunte, con lo sfruttamento della posizione di vantaggio del sistema informativo americano, e con lo sfruttamento totale della scienza e della tecnologia…. Le nostre forze armate devono essere forti al punto tale da dissuadere qualunque avversario dal tentare di perseguire una politica di armamenti con la speranza di superare, o anche uguagliare la potenza degli USA.”

Come si vede, noi non cerchiamo di trarre vantaggio dalla nostra posizione, non lo abbiamo mai fatto. Cerchiamo soltanto un equilibrio di poteri assicurandoci però, con l’uso della forza, che nessuno tenti nemmeno col pensiero di toglierci il nostro vantaggio, che noi invece non cerchiamo di ottenere. Chiaro?

Fonte:www.informationclearinghouse.info
Link:http://www.informationclearinghouse.info/article10304.htm
16.09.05

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