IL “GRANDE SPAZIO” A FRONTE ROVESCIATO

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FONTE DEDEFENSA.COM

L’aneddoto è celebre ed è sempre riferito come un contro senso: Churchill che si erge di fronte a De Gaulle e gli dichiara che tra l’Europa e il “grande spazio” [c’è una sfumatura di “grande spazio liberale” nell’espressione -N.d.T.] (gli USA), il Regno Unito avrebbe scelto sempre il “grande spazio” , e questo aneddoto viene citato per segnalare un atteggiamento fondamentalmente Britannico, legato agli USA secondo la percezione dell’epoca che rappresentava gli USA come l’”Impero” mondiale in un mondo sottomesso alle tendenze anglosassoni.

Riferito da De Gaulle nelle sue “Memorie di guerra” non è lontano dal dire in realtà il contrario, isolando Churchill e la sua “passione americanizzante” ben poco sostenuta dagli altri (Britannici). Ecco la citazione (pagg. 487/488 dell’edizione de La Pleiade) di quanto avvenuto il 4 giugno 1944 nel treno dove il Primo Ministro si è sistemato (“idea originale!” commenta ironico De Gaulle) vicino a Portsmouth, per sorvegliare lo sbarco [in Normandia -N.d.T.]. Churchill non è solo: con lui ci sono numerosi membri del suo Gabinetto, tra i quali il vice-Primoministro e ministro del Lavoro Bevin (operaista), e il ministro degli Esteri Eden. Si discute dei rapporti pessimi tra De Gaulle e Roosevelt e delle soluzioni da prendere per la Francia liberata, e qui le posizioni di De Gaulle e di Roosevelt sono diametralmente opposte. All’improvviso Churchill si inalbera…

– E voi! -grida- come volete che noi Britannici prendiamo una posizione diversa da quella degli Stati Uniti?- Poi con una foga che io sento più destinata a colpire il suo uditorio inglese piuttosto che me: – Libereremo l’Europa ma perché gli Americani sono con noi. Perché , sappiatelo!, ogni volta che dovremo scegliere tra l’Europa e il grande spazio , saremo sempre da quella parte. Ogni volta che dovrò scegliere tra voi e Roosevelt, sceglierò sempre Roosevelt.- Dopo questa uscita , Eden, che scuoteva la testa, non mi sembrava per niente convinto. Quanto a Bevin, ministro operaista del lavoro, viene da me e mi dichiara a voce abbastanza alta perché ciascuno lo senta: – Il Primo Ministro vi ha detto che in ogni caso prenderebbe le posizioni del Presidente degli Stati Uniti. Sappiate che ha parlato a titolo personale e per niente a nome del Consiglio dei Ministri Britannico.- “

Questa conversazione richiamata circa mezzo secolo dopo che il Regno Unito e gli USA furono sentiti come i complici di un movimento di fondazione dell’Europa, dove l’Europa avrebbe perso le sue caratteristiche fondamentali, e contro il quale si poteva opporre solo un’Europa forte. De Gaulle aderiva più o meno a quest’idea, brontolando, e a condizione che l’Europa si formasse con i suoi modi e secondo le sue idee, cosa che non è affatto avvenuta, fino ad abbandonare nell’indifferenza tutte le sue istanze e a tradire sistematicamente tutte le sue concezioni… Che direbbe oggi De Gaulle? Che partito sceglierebbe? Quello dell’Europa o quello del “grande spazio”, l’immagine essendo ormai ridotta a puramente operativa?

I tempi sono molto cambiati, e sarebbe abbastanza logico immaginare che de Gaulle avrebbe applaudito la Brexit della rottura, del “grande spazio “, come un “primo passo “, un “modello”, per le nazioni europee, affinché ritrovino la loro sovranità. Quanto ai dirigenti USA del tempo, ovvero quelli che sono succeduti in maggioranza ai loro predecessori come il Roosevelt di Yalta e dell’accordo con il Re Saud del Febbraio 1945, non hanno mai smesso di spingere i Britannici a restare dentro l’Europa, fino a commettere delle azioni assai sorprendenti di ingerenza nella sovranità del Regno Unito per ottenere il risultato. Si spera che l’intervento di Obama, venuto in Gran Bretagna come emissario di Goldman-Sachs e come promotore del TTIP, abbia avuto un ruolo non trascurabile nel rifiuto degli Inglesi per l’Europa-UE che viene loro proposta attualmente. (E per inciso aspettiamo con interesse partecipe gli effetti della Brexit sul TTIP e soprattutto sull’opposizione sia europea, sia americana al TTIP)

Si capisce bene che oggigiorno gli Stati Uniti sono una parte del Sistema come l’UE, e l’essenziale per loro era che i Britannici restassero dentro l’UE, rinforzando anche i legami di amicizia (spionaggio, corruzione, coordinamento delle politiche di spoliazione, eccetera) tra l’UE e gli USA. Il “grande spazio” che gira le spalle all’Europa è oggi, nel pieno di una situazione a parti invertite, la strada della liberazione poiché l’Europa si è ridotta all’UE e la Francia sovrana a un re senza alternative, incapace di distinguere la stessa forma del principio di sovranità e di conseguenza la sostanza stessa della sovranità.

Gli uni e gli altri recitano effettivamente a parti invertite. Il sostegno entusiasta di Trump al Brexit , mentre Obama e Clinton l’avevano chiaramente combattuto con l’impeto della fedeltà ai loro mandanti, fa sì che quel mondo anglosassone (Brexit + Trump) oggi rivesta il ruolo inatteso di guida nella ribellione al Sistema, nella situazione sorprendente che conosciamo.

E così Trump, in visita in Scozia, ha espresso la sua soddisfazione rallegrandosi col Regno Unito perché ha ripreso la sua sovranità, allo stesso modo che lui vuole rendere agli USA quella sovranità che la globalizzazione ha sottratto loro. L’interpretazione dell’ambiente di Trump è dunque che la Brexit è un’insurrezione popolare come lo è lo stesso Trump, che si allinea all’interpretazione degli euroscettici che vogliono insorgere contro la UE, contro il Sistema, e che hanno ora il loro modello, come De Gaulle avrebbe chiamato la Brexit

Lo stesso abbiamo un esempio di questo Ragionamento nella interpretazione della vittoria della Brexit di Paul Joseph Watson di Infowars.com apparsa questo 24 giugno, e rafforzata anche dal giudizio su Trump di Farage, leader dell’ UKIP e di conseguenza grande vincitore della Brexit, il che stabilisce un legame transatlantico- un “grande spazio” virtuoso che è il contrario di quello di Churchill – nella lotta anti-Sistema…

L’inatteso risultato del voto Brexit nel Regno Unito rappresenta una sensazionale vittoria per i politici populisti e rende più probabile una presidenza Donald Trump. Gli Inglesi ieri hanno sbalordito il mondo scegliendo di lasciare l’Unione Europea e di reclamare la loro sovranità , con un risultato che ha scosso l’ordine globale. Un risultato che potrebbe anche tracciare un nuovo percorso per Trump verso lo Studio Ovale. ”Se c’è una conclusione da trarre dal risultato della Brexit, è che i sentimenti nazionalisti possono essere non necessariamente evidenti per i vertici della politica, ma che la persona giusta, con le giuste motivazioni, può facilmente farle risaltare”, scrive Brett LoGiurato.

Secondo il sondaggista repubblicano Frank Luntz, il risultato rappresenta un’insurrezione popolare di massa. “Il populismo sta crescendo dovunque la gente decide che il governo non ascolta e non si interessa” dice Lunz” ma questo è ancor più significativo perché la Gran Bretagna non ha mai dato origine ad una sollevazione popolare come questa. Se gl’Inglesi possono votare di uscire dall’Europa, gli Americani possono votare per per Trump.”

Anche Nigel Farage ha commentato l’accaduto durante un’apparizione su “Good Morning Britain”. “ Nella politica americana sta accadendo qualcosa che è un po’ lo specchio di ciò che sta capitando qui, un sentimento molto diffuso in America che ciò che accade a Washington è troppo distaccato e lontano e Trump sta pescando in quel sentimento -dice Farage, e aggiunge- potrebbe avere una speranza di vittoria.”

Secondo la BBC la vittoria della Brexit significa che il sentimento anti-globalista è più forte di quello che si aspettava la classe politica. “Le forze della globalizzaxzione stanno causando disastri ai lavoratori Europei, come a quelli Americani-scrive Katty Kay- “Se sei un operaio (in particolare) l’effetto sinergico dell’immigrazione, del libero scambio, e della tecnologia hanno reso meno sicuro il tuo lavoro e i tuoi guadagni. I politici americani e Inglesi hanno clamorosamente mancato di indirizzare queste preoccupazioni in un modo costruttivo.”

La vittoria della Brexit mette anche in evidenza il fatto che l’elettorato è arrabbiato e sente profondamente i problemi dell’immigrazione e dell’identità nazionale. Secondo Kay : “Se le forze del malcontento, del nazionalismo, del populismo e quelle anti-globalizzazione sono forti abbastanza da imporre un movimento radicale in Gran Bretagna, possono anche essere abbastanza forti da imporre un’ risultato radicale nelle elezioni americane”

Lo stesso Trump ha perso poco tempo per considerare l’enorme significato del voto sul Brexit, quando è arrivato in Scozia, dicendo ai giornalisti che vedeva un grande parallelismo tra la Brexit e ciò che sta avvenendo nel suo stesso movimento politico.

“La gente vuole indietro il suo Paese, in un certo senso vogliono la loro indipendenza- ha detto Trump, ed ha aggiunto- “La gente vuole vedere dei confini, non vogliono essere obbligati a vedere persone che si aggirano nel loro paese senza sapere chi siano e senza sapere da dove vengono.” Il probabile candidato repubblicano ha commentato l’avvenimento anche su un post di Facebook, scrivendo: ” Il popolo Inglese ha esercitato il diritto sacro di tutti i popoli. Ha affermato la sua indipendenza dall’Unione Europea, ed ha votato per riaffermare il proprio controllo sulla politica interna, sui confini, e sull’economia.” “ A novembre il popolo americano avrà l’opportunità di ri-dichiarare la sua indipendenza. Gli Americani avranno un’opportunità di votare per il commercio, l’immigrazione e la politica estera che mettono in prima linea i cittadini. Avrà la possibilità di rifiutare l’odierno governo delle elites globali, e di andare verso un reale cambiamento che insedi un governo del popolo, a fianco e in favore della gente,” ha aggiunto.

Il trionfo dell’anti-Sistema è una flessibilità estrema del pensiero, che si sbarazza continuamente dei vecchi riferimenti ideologici dell’altro secolo, e dei clichè che hanno avuto il loro valore ma sono oggi totalmente travisati dall’azione del Sistema e dal suo strumento di livellamento mondiale che è la globalizzazione. Dunque l’anti-Sistema può spostarsi da una parte all’altra senza bisogno di etichette o delle vecchie accuse, dei sospetti di un tempo, adattandosi tatticamente alle occasioni ed all’evoluzione del momento. Secondo questa logica la Brexit è forzatamente un azione anti-Sistema.

La Brexit è necessariamente un atto di insurrezione contro il Sistema, come se ne stanno preparando sotto forme diverse in vari paesi europei, (in Olanda, in Francia, in Italia, Austria e Spagna, ecc.); come si configura negli USA con la candidatura Trump che non ha speranza se non rinforzando costantemente la sua opposizione al Sistema, lungi da tutte le sirene ideologiche con le quali ci assordano e che sono l’arma estrema del Sistema per dividere i suoi avversari.

Possiamo affidarci al Sistema – all’occorrenza all’Ue, della quale conosciamo la saggezza e il senso tattico – per esacerbare tutto ciò contro cui si ergono i recenti avvenimenti, tutte le tensioni innescate dalle disuguaglianze, le rivendicazioni contro gli abusi di un potere senza alcun fondamento, le future rivolte nei paesi che restano sotto il suo giogo. Che si aggiungono agli obblighi europei, all’imperialismo burocratico e invadente che mette in dubbio le sovranità e le identità, un totalitarismo dell’illegittimità e della violazione dei princìpi.

Il miglior alleato dell’anti-sistema è la prepotenza del sistema che si esterna secondo la spinta della sua insolenza congenita. Adesso è da citare ancora una volta Guénon, comprendendo perfettamente che cosa vuol dire quando parla del suo demone e a quale ideologia burocratica pensiamo proponendo questa citazione: “ Si dice anche che il diavolo, quando vuole, è un gran buon teologo; ma è anche vero che non riesce a evitare di lasciarsi scappare qualche bestialità, che è un po’ la sua firma…”

Fonte: www.dedefensa.org

Link: http://www.dedefensa.org/article/le-grand-large-a-front-renverse

24.06.2016

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da GIAKKI49

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