DI MELANIE BELANGER
rebelion.org
«(…) la realtà sorge dallo spettacolo, e lo spettacolo è reale. Questa alienazione reciproca è l’essenza e il sostegno della società (…) lo spettacolo non è niente di meno che il senso della pratica totale di una formazione socio-economica, del suo impiego del tempo. (…) costituisce il modello presente della vita socialmente dominante. È l’affermazione onnipresente della scelta già fatta nella produzione e il suo consumo corollario(…) Nello spettacolo, immagine del’economia regnante, lo scopo non esiste, lo sviluppo è il tutto. »
(Guy Debord, La Sociedad del Espectáculo [la società dello spettacolo, ndt], 1967)
Ah, il golf… Se solo la gente sapesse un po’ meglio quello che è realmente!
Forse è meglio iniziare mostrando quello che significa il golf proprio nel cuore dell’Impero, però da una prospettiva politica e uno sguardo profondamente critico, come quello che offre l’irriverente, militante anti-capitalista e anti-imperialista, umorista George Carlin a riguardo di questo argomento: In questo favoloso monologo,Carlin dimostra che la superficie ambientale e socialmente perduta negli USA a causa di questa attività che lui descrive come « elitista, di borghesi liberali egocentrici e arroganti, inutile, distruttrice e », corrisponde alla grandezza di 3 stati di questo paese ( due volte il Delaware e una volta Rhode Island, cioè , più di un milione di ettari). Menziona che in questo spazio e con le risorse che si investono futilmente in esso, si potrebbe mettere a posto tutta la gente che vive attualmente per le strade degli USA…
In termini di letteratura generale, una brevissima incursione nel web ci permette constatare la ampiezza e la forza dei movimenti sociali che denunciano il golf, soprattutto per ragioni socio-ambientali (1) . Tuttavia, i promotori del golf, per non smettere di essere alla moda, dicono:« bene, d’accordo, però …è possibile fare golf club che siano “sostenibili”! » (soprattutto se loro stessi “pagano” gli studi dell’impatto ambientale, vero?…). Cero, questa è l’”onda” adesso: si traveste di verde, si tranquillizzano le coscienze, e… si continua facendo la stessa cosa. Siamo in questa era nella quale il nome “ sviluppo sostenibile” si è trasformato in un nuovo cavallo di battaglia del capitalismo. E che cavallo! C’è di tutto, e tutto adesso è sostenibile (però, che si sta sostenendo o sostentando esattamente?). Non solo ci sono “golf sostenibili”, ma ci sono anche auto sostenibili. Si, senza ironie; i fabbricanti di auto e compagnie petrolifere transnazionali hanno adottato una strategia pubblicitaria di marketing « verde », feroce e molto seria. A prova, una famosa propaganda che dice« Faccia la sua parte per la Terrra; prenda la nuova XXX, eco-energetica, perché ogni gesto conta», e gli uccelli cantano, e gli alberi – al passare dell’auto “ecologica” – tremano con il vento, e la gente nell’annuncio si vede taaanto felice… Certo, hanno tutte le ragioni per esserlo: hanno comprato una macchina che non solo gli permette preservare il proprio stile di vita distruttore, senza nessun rimorso di coscienza di fronte l’allarmante tragedia mondiale del cambio climatico, ma nonostante tutto, stanno salvando il pianeta! Che bello, no?
Si signore e signori: oggi, tutto è “sostenibile” o sostentabile. Non solo il golf, il petrolio e le auto, ma anche i microonde, le barbie, i peluche, e presto, all’improvviso usciranno alcune mutande sostenibili. Forse allora ci diranno, da quelle parti, che l’etichetta di questo vestiario intimo è biodegradabile, e molti applaudiranno e usciranno correndo a comprarsela una volta per tutte. Questa vetrina, o “lavaggio di faccia verde” (greenwashing) è una forza sempre più accecante e potente. Come non potrebbe essere così? È tanto lucrativo! E la gente si beve la favola: l’inganno è enorme. Non perché il consumo responsabile – al livello ecologico e sociale- non abbia nessuna validità. Certo che SI, è valido. Quello che si sta denunciando qua, senza dubbio, è un’altra cosa: è la logica perniciosa che permette al sistema capitalista di ri-condizionare la gente affinché rimanga in superficie, con una forma strumentale e meccanica, e che non rifletta e neanche si attivi, se non poco, riguardo alle cause profonde – sistemiche e strutturali – del problema. Quello risulterebbe radicale ( come era solito dire José Martì, ci sarebbe da “andare alla radice delle cose”), critico, fino a diventare pericolosamente rivoluzionario. Però ovviamente, cosa ci si può aspettare da una società “modellata” da più di un secolo e mezzo per la cultura egemonica del capitalismo e la credenza sacra nel “progresso” occidentale (2) ? Per questa ragione, credo che dobbiamo avere fede e vegliare affinchè questo nefasto fenomeno capitalista non metta radici in quei paesi della “Nostra America” che si iscrivono già, felicemente, dentro processi socialisti rivoluzionari, no?
Torno ai campi di golf. Certamente esistono alcune strategie piuttosto che altre affinché i campi di golf siano un poco meno inquinanti e distruttivi al livello strettamente ecologico (3) . Senza dubbio, la lobby del golf nei paesi del Nord impiega grandi forze per “inverdire” la faccia di questo passatempo. Dico passatempo ( o hobby), perché come George Carlin, non credo che si possa classificare “sport” questa aberrazione di svago, nel quale alcune persone, per la maggioranza prepotenti, di classe sociale alta e molto alta o aspirando a far parte di quella, si pavoneggiano sopra della gramigna corta, aggiustata per bene e anormalmente perfetta, colpiscono una e un’altra volta ancora una pallina ridicola e la raggiungono con veicoli motorizzati, accompagnati dal loro “seguito e servitori” ( i caddies) che la raccolgono e gli lavano l’attrezzatura, per poi bere con loro una coppa in un lussuoso Club – privato, con membri esclusivi e caro, senza dubbio – dove approfittano del momento per fare “business”. Tanto superbo, come dice bene Carlin, è questo passatempo in termini di spazio necessario per la sua pratica! Questi immensi terreni ( che misurano centinaia di ettari ciascuno) rappresentano un’enorme perdita di terre potenzialmente coltivabili, o di boschi esistenti o potenziali, o semplicemente di spazi dove potrebbe abitare tanta gente. Quello non solo è incredibile, ma risulta essere anche profondamente indecente in questi tempi di severa crisi socio-ambientale e economica che viviamo in tutto il pianeta. Però non è tutto…
I golf club, in ragione de la scarsa copertura boscosa che lasciano o contengono, contribuiscono a la erosione dei suoli – i quali, molte volte, sono di buona qualità e , come si è detto prima, potrebbero essere utilizzati in forma produttiva, efficiente e positiva per le comunità. Questi club spendono enormi volumi di acqua – già che un solo golf si inghiotte giornalmente l’equivalente del consumo idrico di 6000 persone – per questo creano una pressione mostruosa a carico degli acquedotti. (4) . Inoltre, questa erosione viene accompagnata da un utilizzo ampio, indiscriminato e altamente inquinante di grandi quantità di pesticidi e di concimi di sintesi. Bene, se nel Nord si tratta, da pochi anni, di limitare quei danni di erosione e contaminazione (anche se non si arriverà mai ad eliminarli, perché il disegno e la essenza di questi terreni di per se lo impediscono), il disastro provocato da questi progetti nel cosiddetto Sud è ancora di più considerevole, per varie ragioni. Primo, perché le legislazioni ambientali che esistono lì sono, molte volte, ancora di più inosservate dai capitalisti (locali o transnazionali) che al “Nord” – dato che l’impunità e l’ingiustizia socio-ecologica sono planetarie, però risultano essere più accentuate nel “Sud”. In secondo luogo, perché i terreni da golf sono solo accessibili alle oligarchie locali e ai turisti stranieri ricchi. Conseguentemente, un golf club nel sud equivale a:
1) la distruzione, a volte brutale, di ecosistemi sensibili e irrecuperabili. Per esempio, si tagliano spesso foreste tropicali per creare estesi terreni da golf, ciò contribuisce al grave fenomeno de la deforestazione e porta a una perdita irrimediabile della biodiversità (comprese le specie endemiche), così come della fertilità dei delicati suoli tropicali. Questi, spogliati di una copertura vegetale adeguata, si erodono e alla larga diventano sterili. Molte volte localizzati in prossimità del mare, i terreni da golf, comportano anche, spesso, la distruzione delle fondamentali mangrovie, così come dell’imbiancamento fatale delle barriere coralline ( questi ecosistemi coesistono in simbiosi e sono entrambi minacciati dai cambi climatici e l’inquinamento marino già esistente). In questo modo le barriere muoiono poco a poco, a causa della percolazione e dello scorrere di acqua contaminata con alte concentrazioni di pesticidi di sintesi e di concimi azotati, così come sedimenti ( per trascinamento) verso le coste (*). Senza dubbio, i coralli, una volta morti, non si possono resuscitare come Gesù fece con Lazzaro, e nemmeno come se fossero una qualche banca capitalista in crak. E questo, al livello puramente economico, risulta essere irrazionale e no-redditizio, perché le barriere costituiscono molte volte, in queste regioni tropicali, un’importante fonte di guadagno per il settore (eco)turistico che lo sfrutta (snorkeling, immersione, etc.).
2) degradazione della vita umana. Perché? Per qualcosa di molto semplice che, senza dubbio, moltissimi promotori senza scrupoli o alcuni tecnocrati ignoranti ( a volte interessati) se dimenticano. Si tratta del fatto che il mantenimento e la salute degli ecosistemi sono intimamente legati alla qualità e la possibilità di vita, così come alla salute umana. In questo senso, i golf club apportano molto poco nell’immediato,e a medio e largo termine, il bilancio è sommamente negativo.
Contribuiscono alla distruzione di alcune attività di sussistenza delle quali i ricchi e diversi ecosistemi minacciati dal golf rappresentano il supporto, come la pesca sportiva o l’ecoturismo. A causa dello sfruttamento delle falde acquifere, si generano gravi scarsità di acqua per le popolazioni locali. E ripeto: bisogna considerare inoltre che, nella grande maggioranza dei casi, quel crimine ecologico nemmeno serve per produrre e/o garantire (a breve termine per lo meno) alimenti per una parte sostanziale delle popolazioni locali, o affinché abbiano un luogo degno dove vivere. Allora, un fattore poco considerato, anche se sommamente importante, è il danno socio-economico che i golf club provocano. Inoltre, molte volte, questi vengono accompagnati da progetti immobiliari multimilionari per semi-residenti occidentali ricchi, molti dei quali pensionati, che contribuiscono alla distruzione e all’inquinamento dell’ambiente, in forme diverse, fra le quali:
I) il consumo esagerato di risorse- soprattutto dell’acqua!- così come dei prodotti importati o locali più che impaccati e il successivo smaltimento di questi involucri in necessari ( o sia, spazzatura tossica), spesso gettati in discariche a cielo aperto già che non esistono le infrastrutture locali adeguate per rivalorizzare queste materie; II) per lo smaltimento inadeguato delle acque nere generate da questi insediamenti – molte volte direttamente nel mare, o altrimenti attraverso canalizzazioni e piante rudimentali e inefficienti. Sopra tutto questo, dove si installano queste“comunità esclusive” , si creano o accentuano non solo certi problemi ambientali, economici, o di salute umana ( e i costi degli stessi per la gente locale e i sistemi pubblici – se ce ne sono), relazionati con lo spreco e l’inquinamento che provocano, ma anche tensioni sociali. Per quale ragione ?
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Semplicemente per il fatto di instaurare un regime di sfruttamento economico di tipo neocoloniale, nel quale le popolazioni locali “servono” alcuni “padroni” del nord fortunati, in lavori malpagati ( cioè, dopo il boom iniziale della costruzione, rimangono i lavori di mantenimento e di pulizia). In questo modo i “locali” rimangono intrappolati, giorno dopo giorno, in una situazione della quale sentono non aver controllo del proprio lavoro ( dicono “non ho alternativa”), nemmeno sopra la propria vita o il proprio destino. Inoltre, la loro realtà gli mette dinnanzi, quotidianamente, l’ingiustizia della loro condizione, che loro stessi finiscono per paragonare molte volte con il fatto di non avere le stesse possibilità economiche delle quali i loro “padroni” godono ( quello che è normale anche se è erroneo, già che lo stile di vita di tali “padroni” è assolutamente INDESIDERABILE per l’umanità già che irrealizzabile). Quello genera disperazione, frustrazione considerevole, così come tutti i tipi di attitudine e comportamenti anti-etici come “ hacerse el vivo” (opportunista, ndt), l’imbroglio, l’invidia, l’individualismo, la prostituzione del sesso e del carattere, l’affanno per il potere e la ricchezza, la competenza esasperata, etc. Molti cadono. Infine, si danneggia il tessuto socio-comunitario, il quale viene peggiorato quando quelle enclavi d’elite provocano la perdita per alcuni del proprio “pane”, come di solito accade con il danno irreversibile causato alla pesca artigianale ( o dell’ecoturismo) nelle aree costiere.
A livello socio-culturale, risulta essere, allora, di una violenza simbolica (Bourdieu) assoluta. L’impianto di questi golf club contribuisce a niente meno che la acculturazione delle popolazioni locali a favore dell’egemonia del capitalismo occidentale (Gramsci), cioè, il sistema dei valori proiettato lì comporta l’ “assenso degli stessi oppressi” (Poulantzas). Perdita del senso, colonizzazione dell’immaginario, trasformazione nefasta della trama sociale. In certe regioni, territori autoctoni interi vengono sacrificati sopra l’altare de questo passatempo individualista, megalomane, tossico e distruttore, di gente indecentemente opulenta – per la maggioranza “caucasici” europei e nord-americani. Il golf, al livello culturale e ideologico, è , alla fine, uno dei più fedeli riflessi della cultura eco-genocida del consumo e dello spreco arrogante del capitalismo dominante nel mondo; è la espressione per eccellenza della ragione borghese-capitalista di depredazione parassitaria. Infine, la creazione di golf club nel Sud ha anche il proprio lato direttamente politico, dato che molte volte si implementano questi progetti di “disabilitazione” territoriale per mezzo di una corruzione lampante e del suborno delle autorità locali, da parte di potenti e ricchi imprenditori stranieri alleati a una elite locale anti- patriottica, squallida e marcia fino dal germoglio.
A dimostrazione degli effetti del golf nel Sud, invito gli interessati a leggere sopra la grave polemica intorno a un infame progetto di costruzione di un terreno con decine di condomini per pensionati statunitensi ricchi nella provincia di Bocas del Toro, a Panama, in piena zona di ammortizzamento del Parco Nazionale Marino Bastimentos (articolato all’attualmente minacciato Parco Internazionale La Amistad, dichiarato Riserva della Biosfera e Patrimonio dell’Umanità dalla UNESCO). Panama; un paese il cui territorio è stato letteralmente venduto, pezzo a pezzo, negli ultimi 10 anni, al capitale straniero… Dietro questo progetto promosso da imprenditori nord-americani, travestito da “sviluppo sostenibile”, si sospetta fortemente ci fosse la mano del BID ( Banca Interamericana di Sviluppo), sotto il marchio non meno infame del piano Puebla-Panama (5) .
Infine, magari un giorno sparisca questa abominazione socio-ecologica, economica, politica e culturale che sono i golf club. Intanto, è necessario domandarsi una volta in più: che eredità vogliamo lasciare ai nostri figli e nipoti; grandi estensioni di terra sterile e trofei d’oro e plastica a forma di pallina, o ecosistemi salubri così come società più sane e giuste ?
PS: un piccolo aneddoto, solo un accenno… Alcuni anni fa, vivevo in una regione montuosa ( del Quebec), e a volte all’alba, ero solito passare davanti a un grande golf club che c’era lì. La visione surrealista e spaventosa allo stesso tempo che avevo in quei momenti era quella di un lavoratore vestito dai piedi alla testa con dei sacchi bianchi stile “scafandro”, che “fumigava” con pesticidi abbastanza tossici i greens ( i quali devono il loro nome solo al colore verde che hanno, ottenuto oltretutto in forma totalmente artificiale). Da allora, pensavo a questi poveri “ricconi”, ingenui, ch, vestiti dei loro jackets polo e pantaloni quick-dry da 300 dollari, andavano, solo due ore dopo, a calpestare quello stesso suolo avvelenato, a ridere e respirare a fondo, raccogliere la loro pallina dal suolo una e un’altra volta ancora, dopo due swings mangiarsi un donut con le mani coperte da pesticidi… Era ( e ancora è) profondo e tragicamente assurdo quello. Di fatto, in merito alla salute, ci sono varie malattie per le quali esistono già evidenza scientifiche convincenti che siano provocate dall’impiego di derivati dal fluoro ( fra le altre sostanze tossiche) nei terreni da golf (6) .
Melanie Belanger
Fonte: www.rebelion.org
Link: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=111559
19.08.2010
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ANTONIETTA BANDELLONI
Note:
(*) Non si può sottovalutare la eco-tossicità dei prodotti che si impiegano nei terreni da golf. La concentrazione di agenti attivi nei prodotti sintetici utilizzati per il loro mantenimento è sommamente elevata. Sopra questi terreni si impiegano spesso formule chimiche specificamente progettate per AMMAZZARE I LOMBRICHI DI TERRA (7 . Com’è risaputo, i lombrichi di terra sono una parte molto importante per LA VITA del suolo, essendo uno degli “agenti biotici” più importanti di rigenerazione della terra. Adesso bene, per tenere GREEN belli e lisci , si sterminano. Cioè, affinché i giocatori abbiano un terreno esteticamente piacevole, e al fine di evitare qualunque piccolo mucchio di terra inopportuno che risulterebbe dannoso per le prestazioni dei golfisti, si ASSASSINA LETTERALEMENTE IL SUOLO, il quale, insieme al’acqua, costituisce la base della vita sopra questa Terra.
È giunto il tempo, alla fine, che la gente sappia quello che è il golf e ciò che ha causato su scala mondiale. Per esempiol da distruzione delle barriere coralline de los Cayos de Florida, delle Hawai e della Jamaica è stata accelerata dalla costruzione di numerosi golf club lì, con condomini e mega-hotel adiacenti. Perché? Prima di tutto, per aver distrutto le mangrovie vicine-queste selve costiere marine sono il “polmone” delle barriere, nelle quali nascono e si riproducono la maggior parte delle specie di pesci che popoleranno, una volta adulte, le barriere ( http://hawaii-agriculture.com/hawaii-agriculture-blog/why-coral-reefs-face-a-catastrophic-future-guardian-co-uk/).
Lo stesso governo degli USA ha dovuto riconoscere il golf come una causa del problema della distruzione corallina:
“Logica, Funzionamiento e Necessità. Le barriere coralline hanno bisogno, per la loro salute, di un’acqua e di un habitat in buona salute. L’inquinamento penetra nel ecosistema delle barriere in vari modi, dalla fonti specifiche delle discariche come la canalizzazione e deposito delle acque nere fino alla percolazione diffusa di origine terrestre, prodotta dallo (…) sviluppo costiero, la costruzione di strade, o l’irrigazione [idrica o chimica] di terreni da golf. La contaminazione dell’acqua può avvelenare varie specie sensibili, irrompere in funzioni ecologiche critiche, così come nelle strutture trofiche e le loro dinamiche in maniera tale da impedire il popolamento e l’accrescimento normale di larve coralline altamente necessarie.” (http://coralreef.gov/about/CRTFAxnPlan9.pdf )
Altro documento scientifico (Economic valuation of the coral reefs of Hawaii – Final report (2002); http://coralreef.gov/meeting18/evhcri_samoa_2007.pdf) , si riferisce ripetutamente ai danni causati alle barriere coralline da parte dei golf club:
« (…) percolazione proveniente dai terreni da golf (…) » (p. ix)
« (…) eccesso di nutrienti e percolazione costiera (…) utilizzazione di pesticidi e fertilizzanti sopra i terreni da golf» (p. 7)
« (…) la percolazione dei fertilizzanti provenienti dai terreni da golf distrugge il fragile ecosistema che esiste tra i coralli, le alghe e gli erbivori a capo della saturazione [dell’acqua] di nutrienti, la quale favorisce alcune specie, abitualmente vicino alle barriere coralline, e comporta le alterazioni della struttura dlla popolazione corallina(p.e.: Marszalek, 1987; Grigg and Dollar, 1990; Maragos et al., 1985). » (p. 43).
« (…) riguardo al problema dell’alga Kihei, fra le causa si trova (…) la percolazione da terreni del golf » (p. 65)
1 – Su questo argomento, si può consultare la seguente fonte generale: http://www.panna.org/drift/fight; http://www.organicconsumers.org/corp/golf042604.cfm; http://www.pesticide.org/golfcourses.pdf. Il seguente articolo scientifico è utile: http://en.cnki.com.cn/Article_en/CJFDTOTAL-CDXU200705019.htm
2 – Rist, Gilbert. 2003. “Le développement : la violence symbolique d’une croyance “, in Christian Comeliau, ed., “Brouillons pour l’avenir, Contributions au débat sur les alternatives”, Les Nouveaux Cahiers de l’IUED , Geneva, n° 14; PUF, Paris.
3 – Per esempio , nel caso del Canada: http://www.greenontario.org/strategy/golf.html
4 – Marks, Corina (2007). « Too Much, Too Soon: Why your tourist dollars could end up destroying Baja California ». http://wildcoast.blog.com/tag/environmental-destruction/
5 – http://www.redfrogbeach.com/our_team.html
6 – http://www.healthandenvironment.org/tddb/contam/?itemid=2366
7 – Si veda il seguente prodotto, per esempio: http://www.alibaba.com/product-gs/208655966/Earthworm_Killer_80_SP.html