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La Redazione

 

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IL GIAPPONE ALLE PRESE CON L’ETA’ BUIA DEL 21ESIMO SECOLO

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A cura di Davide
Il 30 Marzo 2011
97 Views

Di BARBARA DEMICK
Los Angeles Times/

Il primo incontro della stagione di baseball giapponese è stato rinviato di modo che le persone non sprechino benzina per andare a vedere le partita. Quando la stagione partirà sul serio, la maggior parte degli incontri in notturna sarà anticipata al pomeriggio per non dissipare l’elettricità. Non ci saranno inning supplementari.

I tabelloni elettronici, icone di Tokyo, sono stati spenti. L’immondizia si sta accatastando in molte città del Nord perché i mezzi non hanno benzina, gli edifici pubblici non sono riscaldati, le fabbriche sono chiuse, in larga parte a causa dei continui blackout e perché gli impiegati non possono andare al lavoro con i serbatoi delle auto vuoti.
Questo è quello che accade nel 21esimo secolo, quando un paese tecnologicamente sofisticato ha un ammanco di energia. Il terremoto dell’11 marzo e lo tsunami hanno trascinato una larga parte del Giappone in un’epoca buia che potrebbe proseguire anche per un anno.

“E’ talmente buio da avere paura… Per la mia generazione, è impensabile avere carenza di elettricità”, ha detto Naoki Takano, 25 anni, un venditore con la coda di cavallo alla Tower Records nel distretto di Shibuya, usualmente illuminato a giorno dalla luce del neon.

Il magazzino ha spento gli ascensori e un mega-schermo che diffondeva video musicali fino a tarda notte: Takano si aspetta che questa situazione duri fino all’estate.

La crisi energetica del Giappone proviene da due fronti: le esplosioni alla centrale nucleare Daiichi a Fukushima e la chiusura di altri impianti nucleari di proprietà della Tokyo Electric hanno ridotto la fornitura di elettricità alla capitale di circa il 30%.

Nove raffinerie di petrolio sono rimaste danneggiate, incluso quella di Chiba, nei pressi di Tokyo, che si è incendiata in modo spettacolare, creando così una carenza di benzina e di combustibile per il riscaldamento. Le code alle stazioni di servizio nella parte settentrionale di Honshu, la principale isola del Giappone, si estendono per miglia. Circa il 30% delle stazioni di servizio nella zona di Tokyo sono chiuse perché non hanno niente da vendere.

Gli economisti dicono che è difficile analizzare se tutto ciò sia la conseguenza di effettive scarsità o delle corsa all’accaparramento.

“Siamo vicini a ritornare alla capacità di fornitura di carburanti precedenti al terremoto, ma abbiamo notizie che la domanda è due o tre volte superiore al normale”, riferisce Takashi Kono che fa parte della divisione di programmazione al dipartimento per le risorse naturali e i carburanti del Ministero dell’Economia. “Con tutta questa domanda, per forza siamo davanti a una mancanza di carburante.”

Gli analisti dell’energia si aspettano che la crisi del petrolio si allenti nelle settimane a venire quando gli impianti riapriranno e il panico della corsa agli acquisti scemerà. Le carenze di elettricità, comunque, è probabile che durino per mesi e potrebbero peggiorare se la temperatura aumentasse e la gente accendesse i condizionatori d’aria.
Asahi Shimbun, un quotidiano di Tokyo, giovedì ha riportato le parole di un ignoto dirigente in pensione della Tokyo Electric, che serve 28 milioni di utenti, che suggerisce come i blackout a rotazione potranno durare un anno.

L’elettricità è l’argomento principe dei discorsi in città. I lettori dei giornali sono continuamente informati degli orari dei ciclici blackout. Molti cinematografi sono chiusi, le compagnie hanno spento le luci superflue e le pubblicità, e hanno limitato l’uso degli ascensori ed accorciato l’orario di esercizio degli impianti.

Fino ad ora, la carenza di benzina sta sconvolgendo sia la vita quotidiana che i soccorsi.

Ad Akita, 280 miglia a nord di Tokyo, le poche stazioni di rifornimento rimaste aperte hanno delle code lunghe più di un chilometro e mezzo. Tutta quest’attesa sembrerebbe non valere la pena, ma la gente vuole la benzina per le emergenze, ad esempio per sfuggire dalle zone contaminate dalle emissioni.

La mancanza di benzina per i mezzi addetti alle consegne ha aggravato la mancanza di prodotti-chiave, quali latte, pane, batterie, carta igienica e acqua minerale.
Alcune delle persone rimaste senza casa a causa del terremoto o dello tsunami hanno l’auto, ma non possono usarla, mentre i parenti, che altrimenti sarebbero venuti in loro soccorso, non hanno il carburante per raggiungere le zone costiere. Le persone che cercano di sfuggire alle pericolose fuoriuscite dell’impianto nucleare di Fukushima non sono in grado di farlo, perché i loro mezzi non sono provvisti di carburante..

In tutto il Giappone, una folla partecipe si è data da fare per aiutare le vittime del terremoto con vestiti, coperte e cibo. Ma non c’è modo di distribuire gli aiuti alle vittime.
Le carenze di elettricità saranno ancora più difficile da colmare. Oltre ai danneggiamenti dei reattori nucleari e a due impianti di produzione di energia distrutti dal terremoto, la rete energetica in Giappone è spaccata in due, una particolarità che determina l’impossibilità del Sud di fornire energia al Nord in difficoltà.

Sul diamante del baseball, la Pacific League giapponese, in cui milita una squadra vicino Sendai nei pressi dell’epicentro del terremoto, ha posticipato l’apertura della stagione al 12 aprile per permettere la ricostruzione degli impianti e la conservazione dell’energia. La Central League ha ritardato il debutto per quattro giorni, fino al 29 marzo. Entrambe sono dell’intenzione di evitare partite notturne e inning supplementari.

Se si può trovare un lato positivo alla crisi, gli analisi prevedono che ci sarà uno sforzo per migliorare l’efficienza e la conservazione dell’energia.

“Diventerà un mondo differente”, sono le parole di David Von Hippel, un analista energetico del ‘Nautilus Institute for Security and Sustainability’. Egli ha previsto che l’incidente nucleare di Fukushima porterà l’opinione pubblica del Giappone contro l’energia nucleare e questo provocherà una maggior impegno a favore dell’efficienza energetica: “E’ stato fatto veramente un bel lavoro nel migliorare l’efficienza dopo i due shock petroliferi del 1974 e del 1979, ma dal 2000, la curva è rimasta quasi piatta”, .
Con l’energia due volte più cara che negli Stati Uniti, il Giappone è leader mondiale nella produzione di elettrodomestici ad alta efficienza, ma le case sono spesso male isolate e le luci sono tenute accese fino a tardi per scopi pubblicitari.

“Si vedono tutte questi distributori automatici accesi da mezzanotte alle 7 del mattino”, riferisce ancora Von Hippel.

Yoko Ogata, 68 anni, di Akita, ha detto che i giovani giapponesi dovranno prendere lo spunto dalla generazione che si ricorda delle privazioni della Seconda Guerra Mondiale: “I ragazzi giovani pensano che sia tutto garantito… Non sanno come affrontare le scarsità così come abbiamo dovuto fare noi.”

Le conseguenze del disastro hanno motivato le giovani generazioni a intraprendere iniziative; gli studenti dell’università Meiji Gakuin a Tokyo hanno organizzato una campagna informativa che suggerisce di andare a letto presto per risparmiare elettricità. “Luci spente alle 21!”, scrivono gli studenti su Mixi, un sito di social network molto popolare in Giappone, “Se andiamo a letto tre ore più tardi, e lo facciamo tutta la settimana, tutto ciò porterebbe a un risparmio di 21 ore, quasi un giorno intero di elettricità, e quell’energia potrebbe così essere redistribuita.”

Barbara Demick
Fonte: http://seattletimes.nwsource
Link: http://seattletimes.nwsource.com/html/nationworld/2014616863_quakenergy28.html
27.03.2011

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