Il futuro della coppia franco-tedesca

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DI ALAIN DE BENOIST

Il rifiuto della Francia al progetto di Costituzione europea, venendo dopo la ratifica di questo stesso progetto da parte del Parlamento tedesco, aveva rapidamente sollevato delle reali domande riguardanti il futuro della “coppia franco-tedesca”. Il nuovo Primo ministro francese, Dominique de Villepin, si è adoperato per rispondere su quest’argomento l’8 giugno, durante il suo primo discorso di politica generale, affermando, non solamente che questa coppia deve essere preservata a tutti i costi, ma che potrebbe costituire l’esca per la soluzione della crisi dentro la quale l’Europa è sprofondata in questo momento.
Dominique de Villepin ha, in effetti, sottolineato la necessità, che esiste ai suoi occhi, di rilanciare l’idea di una reale « unione franco-tedesca », in particolare grazie ad una cooperazione rinforzata all’interno di un certo numero di ambiti definiti.
Questa presa di posizione è stata accolta in Germania con un certo scetticismo. « Non è una questione all’ordine del giorno », come ha dicharato il portavoce della Cancelleria, Béla Anda. La proposta di Villepin non è però per niente irrealistica. Non è nemmeno nuova, ed ha dei sostenitori su entrambe le sponde del Reno.

L’idea di creare in Europa uno « zoccolo duro » franco-tedesco era stata lanciata nel 1994 da Karl Lamers e Wolfgang Schäuble. Fu ripresa nel luglio 2002 da Edmund Stoiber, del quale Wolfgang Schäuble era allora il consigliere per la politica estera. Il 31 marzo 2003, il commissario europeo Pascal Lamy (che è stato recentemente nominato a capo dell’Organizzazione mondiale del commercio) dichiarava : « Se ci sarà un giorno in Europa un vero rischio di scioglimento, la migliore risposta, la quale è la sola versione possibile dello «zoccolo duro», sarà una federazione franco-tedesca ».

Appoggiato dal tedesco Günter Verheugen, Pascal Lamy proponeva in quel periodo un « unione » dei due Paesi che comportasse soprattutto delle armonizzazioni a livello di bilancio e fiscali, la creazione di un esercito comune, la fusione delle rappresentanze francesi e tedesche all’estero, la divisione del seggio detenuto oggi dalla Francia nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, e anche la creazione, a Strasburgo, di un Congresso composto da membri dei due Parlamenti, che si dedicassero principalmente ai problemi di politica estera e della difesa.

Diverse personalità di destra come di sinistra, come Jean-Louis Bourlanges, Jack Lang, Dominique Strauss-Kahn e Karl Lamers avevano appoggiato questa proposta. Nel novembre 2003, un sonodaggio IPSOS rivelava che il 56% dei tedeschi « ritenevano che la Francia era il partner più affidabile in caso di crisi » contro solamente il 28% per gli Stati Uniti.

Dominique de Villepin, che era a quei tempi Ministro per gli Affari Esteri, aveva ripreso l’idea su di sè, non esitando a qualificare l’ipotesi di una « unione franco-tedesca » come di « una scommessa storica che noi non possiamo perdere ».

La posizione mostrata oggi da parte del Primo ministro francese non è dunque semplicemente una faccenda di circostanza. Questa si ricollega a quella di Henri de Grossouvre che, constatando che i nuovi paesi membri dell’Unione Europea non aderiscono al progetto europeo come quello che fu concepito all’indomani della Seconda Guerra Mondiale da parte dei sei paesi « corrispondenti all’Europa carolingia », sostenuta con forza da molti anni tramite la costituzione di un « asse Parigi – Berlino – Mosca », si possa cominciare da uno « zoccolo duro » messo in opera dalla coppia franco –tedesca.

A cominciare da prima del referendum del 29 maggio scorso, Henri de Grossouvre aveva stilato un bilancio sotto forma di una alternativa : « O l’Europa esiste politicamente ed arriva ad assicurare la sua indipendenza strategica, o il suo peso politico nascente sarà diluito all’interno di un’Europa a 25 o a 30, riducendosi allora ad una vasta zona di libero scambio […] l’Europa ha bisogno di un motore politico. La Spagna, la Francia, la Germania e la Russia dispongono della massa critica necessaria per giocare questo ruolo, e per gettare le basi di una potenza europea in grado di partecipare sulla scena internazionale per l’equilibrio della pace ».

Il progetto di uno « zoccolo duro » franco-tedesco non può in effetti avere un senso a meno che non preveda una partnership strategica con la Russia, i cui interessi sono complementari a quelli della Germania e della Francia, e si apra poi rapidamente ad altri paesi europei (Bénélux, Austria e Spagna in un primo tempo, Italia non appena questo sarà possibile) desiderosi di associarvisi.

Un tale progetto cozza però contro delle prospettive politiche di breve termine. In aggiunta alla nomina al posto del ministro francese degli Affari Esteri del precedente ministro della Sanità Philippe Douste-Blazy, personaggio senza stile politico e totalmente ignorante dei problemi internazionali, l’avvenire politico del Presidente Jacques Chirac, oggigiorno più debole di quanto non lo sia mai stato, la caduta di popolarità del Cancelliere Schröder e i recenti rovesci elettorali della SPD pongono un problema. Molti dei francesi temono che una vittoria elettorale della CDU-CSU, che si tradurrebbe con l’entrata di Angel Merkel alla Cancelleria, avrebbe come conseguenza un ritorno ad una politica tedesca « atlantista », previlegiando i rapporti con Londra e Washington a scapito di quelli con la Francia, con la Russia e con il resto d’Europa.

Henri de Grossouvre ama ricordare che, « dal Medio Evo, la qualità delle relazioni franco-tedesche decidevano la pace o la guerra sul continente », e che « gli eredi dell’impero carolingio sono sempre stati, culturalmente ed economicamente, in vantaggio sul resto dell’Europa ». Nel momento in cui le istituzioni europee saranno nell’occhio del ciclone, bisognerebbe non dimenticarlo.

Alain de Benoist
Fonte:www.voxnr.com/
Link:http://www.voxnr.com/cogit_content/tribune_libre/Lavenirducouplefranco-alle.shtml
24.06.05

Traduzine per www.comedonchisciotte.org a cura di DOCTORJIMMY

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