DI AMBROSE EVANS PRITCHARD
telegraph.co.uk
Il peccato originale del FMI, quando è scoppiata la crisi, è stato quello di lasciare che Dominique Strauss-Kahn dirottasse l’Istituto dalla sua missione per salvare le banche europee e l’euro, ma condannando la Grecia al disastro.
Il FMI si trova in guai molto seri. Gli eventi hanno raggiunto un punto tale da mettere in gioco la sua stessa credibilità e la sua sopravvivenza a lungo termine. La Grecia non ha pagato i 300 milioni di euro dovuti al FMI perché è a corto di soldi, anche se [ha detto che] lo farà presto.
Cinque protagonisti-chiave del movimento di sinistra-radicale Syriza – incontratisi ieri nel “Maximos Mansion” di Atene [sede del Primo Ministro] – hanno preso la fredda e calcolata decisione di non pagare. Sapevano esattamente ciò che stavano facendo. Christine Lagarde del FMI è stata malamente presa in contropiede. I funzionari di Washington ne sono rimasti scioccati.
Sotto un certo punto di vista, l’”impacchettamento” [accorpamento] degli 1.6 miliardi [complessivi] di euro da pagare al FMI nel mese di Giugno è solo un riordino tecnico, anche se questa procedura fu attuata l’ultima volta nel 1980, nei riguardi dello Zambia, e per diverse ragioni. Ma nella realtà si tratta di un colpo di avvertimento e dell’inizio di una pericolosa escalation per tutte le parti in gioco.
In questo modo i leaders di Syriza hanno fatto sapere di essere veramente arrabbiati e che quindi, spinti dal forte senso dell’ingiustizia [commessa nei riguardi della Grecia], potrebbero effettivamente fare default nei riguardi del FMI, il 30 Giugno [data del pagamento dei debiti accorpati come sopra]. Così facendo porrebbero l’Istituto nell’odiosa posizione di dover spiegare ai 188 paesi-membri perché ha perso così spensieratamente i loro soldi, e perché ha combinato quel colossale pasticcio.
I greci accusano il FMI di essere colluso con il regime di austerità imposto dall’Unione Monetaria Europea [EMU], che viola le regole del Fondo e che è in aperta contraddizione con le analisi condotte nel corso degli ultimi cinque anni dal suo eccellente “dipartimento per la ricerca”, guidato dal capo-economista Olivier Blanchard.
Il debito pubblico della Grecia è al 180% del PIL. I prestiti sono espressi in una valuta che il paese non controlla [euro], si tratta quindi di un debito in valuta estera. Il FMI sa che la Grecia non può assolutamente pagarlo attraverso la draconiana austerità [che le è stata imposta] – questa politica è stata attuata per cinque anni, con evidenti effetti auto-distruttivi – e che più a lungo pretende che venga applicata, più la sua autorità diminuisce.
A porte chiuse il FMI ha spinto per una riduzione del debito, ma senza troppa convinzione, non volendo affrontare le potenze creditrici alla guida dell’EMU. Oggettivamente, esso ha agito come un lacchè dell’imperialismo – potrebbero sostenere i marxisti greci.
La sua politica, in effetti, ha portato al peggior risultato possibile. Il rappresentante del Fondo ad Atene – Poul Thomsen – ha spinto l’agenda dell’austerità con una passione tale da sconvolgere finanche i funzionari della Commissione Europea, autentici micetti al suo confronto.
Questo potrebbe essere giustificabile, o quasi, se dall’altro lato fossero stati disponibili sia la riduzione del debito che la svalutazione della moneta. E’ così che funzionano, normalmente, i programmi del FMI: si impongono riforme difficili, ma si dà anche un colpo di spugna al debito e si ripristina la praticabilità esterna dei paesi. È una formula di successo. Di solito, quando il FMI funziona male, è perché cerca di puntellare un tasso di cambio oltre la sua “data di scadenza”.
Ma tutto questo non si è verificato in Grecia [riguardo il tasso di cambio, ovviamente, perché il paese è in regime di Unione Monetaria]. Il FMI ha imposto la brutale liquidazione [dei debiti] senza che questa fosse compensata da stimoli o aiuti. Ha sostenuto che nel 2010 le sue politiche avrebbero portato ad una contrazione del PIL del 2,6%, seguito, però, da una ripresa vigorosa.
Ciò che è accaduto, nella realtà, è che ci sono stati sei anni di depressione, l’avvio della spirale deflazionistica, la caduta del PIL del 26%, la disoccupazione giovanile al 60%, l’esodo di massa dei giovani più brillanti, la cronica isteresi che danneggerà le prospettive della Grecia per il decennio a venire ed infine, per dirla tutta, con il rapporto debito/PIL che è esploso a causa della semplice matematica – ovvero per effetto della contrazione del denominatore, costituito dal PIL nominale.
Si tratta di uno scandalo pubblico di primissimo ordine. Una parte del FMI, comunque, ha fatto “mea culpa”, ammettendo che i suoi analisti avevano calcolato male il moltiplicatore fiscale. Applausi!
Ma un’altra parte del FMI continua a spingere per l’applicazione di nuove varianti delle stesse insostenibili politiche, chiedendo un’ulteriore stretta fiscale combinata al taglio delle pensioni ed all’aumento dell’IVA – pari all’1% del Pil per quest’anno e al 2% per il prossimo, anche se l’economia dovesse precipitare verso la recessione.
Ashoka Mody, che è stato il rappresentante del FMI per il salvataggio dell’Irlanda, si rifiuta di criticare i suoi ex colleghi seduti al tavolo europeo, ma il significato delle sue parole è abbastanza chiaro.
“Tutto quello che abbiamo appreso, nel corso degli ultimi cinque anni, è che è incredibilmente negativo, per l’economia, imporre l’austerità ad un paese quando questo si trova in un ciclo deflazionistico. I pazienti devono poter curare le loro ferite, prima di correre i 10.000 metri”.
“Vista la situazione, sono sinceramente scioccato dal fatto che stiamo proponendo finanche l’innalzamento dell’IVA. Abbiamo appena visto come un aumento prematuro di quest’imposta possa far cambiare la direzione del vento anche ad un paese forte come il Giappone”.
“Syriza dovrebbe chiedere al ‘dipartimento per la ricerca’ del FMI di farle da portavoce perché, sull’economia, dicono quasi esattamente le stesse cose. La strategia dei creditori è tutta sbagliata e, più a lungo andrà avanti, più costerà caro alla Grecia”.
Il peccato originale del FMI, in Grecia, è stato quello di consentire al “raffinato” parigino Dominique Strauss-Kahn di dirottare l’Istituto [dalla sua missione] per sostenere l’Unione Monetaria Europea e il sistema bancario europeo quando, nel 2010, è scoppiata la crisi.
La missione del Fondo è quella di salvare i paesi, non le valute o le banche e, certamente, non dovrebbe fare il “lavoro sporco” per conto di una ricca Unione Monetaria, pienamente in grado di sistemare i propri affari, ma che si rifiuta di farlo per ragioni politiche.
Ci fu innegabilmente un momento difficile, nel Maggio del 2010. L’Eurozona era andata fuori controllo. Non c’erano sistemi di protezione a causa della criminale negligenza dei leaders europei e delle “autorità di regolamentazione bancaria”, ed i timori di un’euro-Lehman erano fin troppo reali.
Ma le minute trapelate dalle riunioni del “Consiglio del FMI” hanno mostrato che tutti i membri dei mercati emergenti – ma anche la Svizzera – si erano opposti alle condizioni del primo “pacchetto di prestiti” emesso in favore della Grecia, sostenendo a viva voce che era destinato a salvare l’euro, non la Grecia.
Ed infatti quel “pacchetto” ha caricato altri debiti sulle spalle di un paese che era già in bancarotta, complicando ulteriormente il quadro, per consentire ad una grande banca francese e ad una grande banca tedesca – niente nomi per favore – di scaricare gran parte della loro esposizione, pari a 25 miliardi di euro, sui contribuenti dell’Unione Monetaria Europea.
Il membro brasiliano del FMI ebbe a dire che: “Quello che doveva essere sul tavolo era la ristrutturazione del debito. I prestiti potrebbero essere visti non come un salvataggio della Grecia, che dovrà subire un aggiustamento straziante, ma come un piano per salvare i creditori privati della Grecia, soprattutto gli Istituti Finanziari europei”.
Arvind Virmani, membro indiano del FMI, fu addirittura profetico. “La scala della stretta fiscale, non compensata dalla politica monetaria, non ha precedenti. Si tratta di un onere-mammut che difficilmente quell’economia potrà sostenere. Anche se il programma dovesse essere attuato con successo, potrebbe innescarsi una spirale deflazionistica che, con il calo dei prezzi, dell’occupazione e delle entrate fiscali, potrebbe indebolire il ‘programma’ stesso”.
E questo è esattamente quello che è successo.
Il Fondo, poi, dovrebbe far ammenda, riconoscendo che il suo speciale dovere di diligenza nei confronti della Grecia avrebbe dovuto indurlo ad ammorbidire i termini [del “programma di prestiti”]. Ma non lo fece. Ed allora non dovremmo essere sorpresi se Syriza si è posta sul sentiero di guerra.
Il FMI deve fare molta attenzione. E’ diventato esso stesso un emblema della cattiva governance. Strauss-Kahn è stato colto in flagranza di reato solo perché doveva essere immediatamente sostituito, nell’ambito di una politica di “ricucitura”, con un altro Ministro delle Finanze francese. Certo di altra qualità ed integrità morale, ma non è questo il punto. Anche il predecessore di Strauss-Kahn, in effetti, è stato recentemente accusato di frode, in Spagna.
Il punto è che il Fondo Monetario Internazionale deve essere riformato. Non c’è alcuna giustificabile ragione per cui l’Amministratore Delegato debba essere per “diritto divino” un europeo, né perché gli europei debbano ancora occupare ben otto posti nel “Consiglio d’Amministrazione”. Ma si potrebbe fare un ragionamento analogo anche sui “veti” degli inglesi, dei francesi e dei russi alle Nazioni Unite. Francamente, se si dovesse procedere, non sarei in disaccordo!
Queste anomalie avrebbero dovuto essere risolte nel momento stesso della debacle di Strauss-Kahn – insieme alla riforma delle quote, bloccata dal Congresso degli Stati Uniti – tanto più che la Cina e una serie di potenze emergenti già da allora stavano irrompendo sulla scena.
La leadership è fallita. L’Occidente si è comportato in modo assolutamente disdicevole. Non c’è da stupirsi se ora l’Asia vuole andarsene per la sua strada, realizzando una serie rivale di Istituti.
Il Governo “sobillatore” della Grecia sta portando le questioni in capo ad un’istituzione [FMI] che è già in difficoltà, ma che tuttavia dispone di uno staff superbo e ha ancora una notevole riserva di valore. La Signora Lagarde deve smetterla di giocare il ruolo del diplomatico. Deve togliersi il cappello europeo e parlare a tutto il mondo a nome dell’organizzazione che conduce.
Deve confrontarsi con i creditori dell’EMU a testa alta ed in pubblico. Deve dir loro, usando un linguaggio molto schietto, che essi condividono [con i paesi debitori] gran parte della colpa per l’impasse attuale.
Deve far capir loro che la Grecia ha bisogno di spazzar via [parte] del debito per questioni legate alla stessa scienza economica, e non solo alla moralità. Il rifiuto dei creditori ad affrontare questo fatto elementare costituisce l’impedimento principale al raggiungimento di una soluzione. E dovrebbe anche dir loro che il FMI non giocherà più alcun ruolo nella loro farsa.
Se la Signora Lagarde non dovesse farlo – e se la mancanza di leadership della classe politica europea dovesse condurre ad un epilogo catastrofico – la responsabilità ricadrà anche sulla sua testa.
Ambrose Evans-Pritchard
Fonte: www.telegraph.co.uk
4.06.2015
Scelt e tradotto per www.comedonchisciotte.org a cura di FRANCO
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