DI VALERIO LO MONACO
ilribelle.com
Il Financial Times scarica Monti? Ma per favore… La risposta di oggi
dell’ex premier è emblematica. E per “lavoro” sappiamo bene cosa intenda
Le reali motivazioni per le quali il prestigioso quotidiano finanziario, ieri, ha pubblicato un feroce editoriale di Wolfgang Munchau dichiaratamente contro Mario Monti, ovviamente, non le conosciamo. Ed è difficile, almeno per ora, anche fare delle supposizioni che non siano di mera logica. A meno di non lanciarsi in qualche dietrologismo d’accatto, e non è nello stile di questo giornale, è infatti difficile offrire certezze in uno scacchiere, quello dei media main stream, dove si incrociano interessi dei grandi gruppi finanziari, interessi privati e comunicati di vario tipo mascherati e lasciati passare da spin doctors e servizi segreti di varia natura.Qualcuno abbozza la possibilità che l’editoriale di ieri abbia colpito Monti con l’intenzione originaria di bacchettare la Merkel, rea, secondo alcuni, di essere troppo morbida con i Piigs e l’eurozona invece di farla saltare in aria come sarebbe giusto che fosse lasciando tutti gli altri, Monti e l’Italia inclusi, alle proprie macerie. Può essere. Le cronache sono piene di ipotesi, ma atteniamoci ai fatti. Secondo l’editoriale del Financial Times “Monti non è l’uomo giusto per guidare l’Italia”. E ancora: “il suo governo ha provato a introdurre riforme strutturali modeste, annacquate fino alla irrilevanza macroeconomica. Ha promesso riforme, finendo per aumentare le tasse. Ha iniziato come tecnico ed è emerso come un duro politico”. E infine, in merito al calo dello spread, secondo l’editorialista il motivo risiede nel fatto che Monti sia legato all’altro Mario, cioè a Draghi.
In punta di logica, il discorso è giusto. Giustissimo. E, se visto attraverso gli occhiali di chi vorrebbe i Piigs rasi al suolo dai mercati e in preda totale dei desiderata della speculazione, è evidente che il lavoro di Monti non sia bastato. L’Italia è, per ora, ancora in piedi. Con stampelle di vario tipo, con il futuro bruciato, ma insomma ancora in piedi.
Per i tedeschi anche da noi si dovrebbero applicare le riforme che hanno portato, secondo la loro visione, la Germania a essere nella posizione nella quale si trova: welfare quasi azzerato (pensioni future non oltre 600 euro per chi oggi ne guadagna 2500) e mini jobs da 400 euro al mese (a quanto ammonteranno le pensioni per questi lavoratori?) fatti passare, nel computo totale, come “piena occupazione”.
I problemi della Germania non tarderanno a venire fuori in tutta la loro recrudescenza, ma per ora, è evidente, si ha buon gioco a prenderla come modello, e in questo senso Monti non ha ancora portato a termine il lavoro per il quale era stato imposto agli italiani. A tal proposito si aspetta la nuova legislatura che gli italiani stessi sono impazienti di andare a votare e vedere in azione (sic).
A nostro avviso l’editoriale del Financial Times va letto in questa chiave, ovvero una ennesima spinta in avanti a favore dei mercati e della perdita di sovranità degli Stati, e le colonne dalle quali tale avvertimento arriva, sotto forma di critica a Monti, hanno radici inequivocabili. Il motivo di questo attacco potrebbe risiedere nella scarsa conoscenza della sociologia elettorale del nostro Paese da parte dei commentatori esteri, e di Wolfgan Munchau in primo luogo. È forse difficile, per un commentatore estero, capire che in Italia, nei momenti di campagna elettorale è impossibile, per chiunque si presenti alle urne, tirare fuori dei veri programmi e scoprire realmente le carte su cosa si intenda fare una volta al governo: in campagna elettorale valgono gli slogan, le false promesse, e insomma, come abbiamo visto nei giorni scorsi, le melodie da pifferaio. Alle quali anche Mario Monti non può sottrarsi.
Ora, è evidente che, se viste nell’ottica dei mercati sfrenati, le riforme messe in atto dal governo Monti siano ancora poca cosa rispetto a quello che avrebbe dovuto fare. E se a questo si aggiunge l’impasse attuale, il quale durerà almeno sino alle elezioni, per chi vorrebbe l’eliminazione totale di ogni diritto, di ogni sovranità, di ogni sicurezza, di ogni aiuto statale ai cittadini, sentire parlare Monti nel senso di una riduzione dell’Imu e di un abbassamento possibile delle tasse fa salire il sangue al cervello. Ma si tratta, come detto, di una falsa situazione temporanea.
E Monti lo sa bene: oggi infatti risponde al Financial Times, stando molto attento alla campagna elettorale italiana in corso, ma con toni inequivocabili.
Ma, almeno da queste parti, per favore, non lasciamoci sviare: la finanza non solo è “con” Monti, la finanza “è”, in quota parte, Mario Monti. E i media di quell’ambiente lo sanno. Non appena sarà di nuovo in sella, peraltro forte dei voti questa volta accordatigli dagli italiani, la sua marcia di abbattimento dello Stato riprenderà più forte di prima.
Il tono generale della sua risposta, infatti, è grossomodo questo: “Il lavoro non è finito”. Appunto.
Valerio Lo Monaco
Fonte: www.ilribelle.com
22.01.2013
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