IL FENOMENO DEL TEA PARTY IN AMERICA

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STEPHEN LENDMAN
sjlendman.blogspot.com

Il Tea Party (www.teaparty.org) si autodefinisce un “movimento di gente comune che vuole rendere consapevoli gli Americani di tutti i problemi che minacciano la sicurezza, la sovranità, o la tranquillità domestica della nostra amata nazione, gli Stati Uniti d’America. Dalla nostra fondazione, il Tea Party è la voce del vero proprietario degli Stati Uniti, IL POPOLO.”

Più sotto si continua a proposito di questo POPOLO, e della sua abilità a manipolare le menti con efficacia, e con un considerevole supporto da parte dei media di destra.

Un altro sito web titola “Patrioti del Tea Party, casa ufficiale del Movimento del Tea Party americano, una comunità che si impegna a stare insieme, a testa alta, spalla contro spalla, per proteggere il nostro paese e la Costituzione su cui è fondato!

L’enunciato della sua missione ha come bersaglio “l’eccessiva spesa e tassazione del governo”, enfatizzando i “tre valori fondamentali della responsabilità fiscale, del governo costituzionalmente limitato, e dei mercati liberi”, termini che nascondono tutto quello che è propugnato dai loro sostenitori, inclusa l’errata connessione tra la rivoluzione americana e il tea.

Indicare la tassazione senza rappresentanza e il Tea Act inglese del 1773 come causa è solo una falsa pista. Ciò garantì alla Compagnia delle Indie Orientali il monopolio sulle importazioni di tea dalle colonie ad un prezzo più che basso, ma mantenne una tassa impopolare. Samuel Adams ed altri, determinati ad ostacolare il trasporto delle merci, salirono a bordo di tre navi ormeggiate, gettando 342 casse di tea nel porto di Boston. In effetti fu solo un gesto simbolico e nient’altro, sconnesso dal furore rivoluzionario per il controllo del denaro della nazione.

Nel 1961, tre anni prima della creazione della Bank of England, il Massachussetts creava il proprio denaro cartaceo.
Seguirono le altre colonie, chiamato scrip (una banconota di piccolo taglio), sostenute dalla piena fiducia e dal credito di ciascuno stato, permettendo per 25 anni una crescita priva di inflazione, senza tasse, cosa che potrebbe succedere oggi solo se ci si liberasse dal denaro controllato dai banchieri.

A quei tempi funzionò perché i soldi venivano impiegati per perseguire la propria crescita, senza emetterne troppi, e riutilizzandoli negli stati sotto forma di capitale ed interesse dei prestiti operati dal governo.

Ad ogni modo, i finanziatori e i mercanti inglesi di base nelle colonie si opponevano al Parlamento. E nel 1751 re George II proibì l’emissione di nuova valuta cartacea per costringere i coloni a ricorrere ai banchieri inglesi. In aggiunta, la Bank of England fece in modo che il Parlamento facesse passare una legge che rendeva illegale che le colonie emettessero la propria valuta. Di conseguenza, la prosperità divenne povertà, perché la disponibilità di denaro fu dimezzata diventando insufficiente per pagare beni e servizi.
Secondo Benjamin Franklin:
“la povertà causata dalla cattiva influenza dei banchieri inglesi sul Parlamento” incattivì i coloni tanto da portarli alla guerra. “Le colonie avrebbero di buon grado tollerato la piccola tassazione sul the, se l’Inghilterra non avesse preso il denaro, creando disoccupazione e malumori”.

Chi aderisce ai Tea Party ha bisogno di un nuovo nome, slegato dal tea, un tema che c’entri con il controllo del proprio denaro, secondo l’articolo 1 della Costituzione, Sezione 8, che dice solo che “il Congresso deve avere il potere di coniare denaro, e regolarne il valore”, e non i banchieri e i funzionari federali che controllano.

Origini

Promosso come attivismo delle masse, il partito ha raggiunto il riconoscimento nazionale nelle proteste al palazzo del Congresso a metà 2009, ricevendo grande attenzione dai media, contro Obama care, i banchieri e altre false rivendicazioni, accuse di eccessi fiscali e scampati fallimenti del programma socialista di Obama.

Poi, lo scorso febbraio toccò a Nashville, la convenzione nazionale TN incrementò la sua portata, mettendo in luce un programma per portare l’America più a destra, con il pretesto dell’opposizione popolare alla grande irresponsabilità fiscale e di governo. Di conseguenza, gli estremisti attirarono a sé soprattutto americani di medio reddito che avevano perso il lavoro, la casa, e la certezza economica in un momento in cui avrebbero dovuto spostarsi a sinistra, non a destra. Anziché accusare il governo, ci sarebbe da esigere un’iniziativa per affrontare le necessità della gente.
Non è andata così. I demagoghi si sono approfittati di milioni di persone, sollevandole, con l’aiuto del supporto quotidiano di Fox News e dei suoi conduttori lunatici. Tra di loro, Glenn Beck, Bill O’ Reilly,e altri si scatenano contro il governo, promuovendo un programma estremista, diffondendo la paura e accrescendo le proprie file di accoliti, che per la maggior parte ignorano che i loro interessi vengono compromessi, e non aiutati.

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Sostenitori finanziatori dei Tea party

Sourcewatch.org ha rintracciato i suoi fondatori, citando un articolo di Jane Mayer del New Yorker del 30 agosto 2010, che menziona David e Charles Koch, proprietari miliardari delle Koch Industries, un conglomerato dell’energia privato con interessi nell’industria, nell’allevamento, nella finanza e in altre iniziative imprenditoriali. Nel 2008 Forbes l’ha definita la seconda compagnia privata americana dopo Cargill, con introiti annui intorno ai 100 miliardi di dollari.

Stando a Mayer:
“Il fervore antigovernativo che ha pervaso le elezioni del 2010 rappresenta un trionfo politico per i Kochs. Dando i soldi per “educare”, finanziare ed organizzare i manifestanti dei Tea Party, hanno contribuito a trasformare il loro programma privato in un movimento di massa.”
Lo storico-economista conservatore Bruce Bartlett ha detto che i vecchi liberali erano “tutti capi e nessun indiano”. Perciò attiravano pochi seguaci. Il furore dei Tea Party ha cambiato le cose, facendo in modo che ognuno potesse vedere per la prima volta che ci sono degli indiani là fuori, gente con un reale potenziale ideologico, che con il supporto dei media di destra riesce ad avere eco e ad accrescersi. I Kochs hanno tratto vantaggio da ciò, “plasmando, controllando, incanalando la rivolta populista per la propria politica.”
Secondo Sourcewatch, la forza del Partito deriva anche dai “milioni di dollari provenienti dalle fondazioni conservatrici”, finanziate dalle “famiglie benestanti statunitensi e dai loro interessi commerciali”. Quelli di maggior spicco sono Americans for Prosperity (AP) e FreedomWorks (FW, presieduta dall’ex leader di maggioranza dei repubblicani, Dick Armey), che promuovono la stessa dura linea di destra dei Koch, di altri sostenitori, e dei leader dei Tea Party.

Nell’aprile 2009 ThinkProgress.org disse che AP e FW erano i principali organizzatori di Tea Party, descrivendoli come “gruppi di esperti portati avanti da lobbisti e finanziati profumatamente”, e che provvedevano agli aspetti logistici e agli sforzi a livello nazionale. Media Matters ha affermato che David Koch ha co-fondato Citizens for a Sound Economy (CSE), il predecessore di FreedomWorks.
Da parte sua, la Koch Industries nega ogni legame tra FW e i Tea Party, dicendo solo che “apprezza la libertà di parola, e crede che sia un bene avere più americani coinvolti in tematiche chiave”. Koch ha ammesso di finanziare l’AFP.

L’effetto Fox

Il potere mediatico è tutto, e anche l’impegno più forte ne finisce sprecato senza. La Fox ne fornisce in abbondanza, sostenuta fin dall’inizio dai suoi fedeli estremisti, che includono “spezzoni mandati in onda frequentemente in cui implorano il pubblico di lasciarsi coinvolgere dalle proteste dei Tea Party di tutto il paese”, secondo quanto afferma Karl Frisch di Media Matters.
Ancora peggio, la Fox ospita Glenn Beck, Neil Cavuto, Greta Van Susteren, Sean Hannity, e probabilmente altri che hanno partecipato attivamente alle proteste. La Fox serve letteralmente da portavoce del movimento, incluso ai “Tax DayTea Party dell’FNC”, promuovono tagli alle tasse per i ricchi, che passano come benefici universali. In più, i gruppi coinvolti inneggiano all’attivismo spontaneo per il successo, ma secondo Chris Good di The Atlantic:
“il suo panorama organizzativo include tre gruppi conservatori di livello nazionale, con programmi leggermente diversi”. Loro enfatizzano “una situazione ascendente, e che il loro successo popolare è genuino…I blogger conservatori, i conduttori di talk show, e le altre dei media si sono agganciate al movimento in ruoli marginali.
Anche i maggiori quotidiani ne hanno parlato. Per esempio, il New York Times l’ha chiamato “un gruppo di massa diffuso in tutta America, posizionato su sentimenti antigovernativi”, scrivendo che “è sceso nelle strade un anno fa”, nascondendo il suo controllo gerarchico.
Tralasciando la sua convention sotto il controllo delle aziende di febbraio, il Washington Post scrisse che “è proprio come se vi avessero partecipato milioni di americani”, suggerendo una certa spontaneità in un movimento ben pianificato e organizzato.

Il 10 ottobre, i giornalisti del Washington Post Jon Cohen e Dan Balz hanno titolato “Dietro ai Tea Party: quello che gli americani pensano veramente del governo”, scrivendo:
“il tema dominante delle elezioni del 2010 è quanto il governo debba essere grande, e quanto debba entrare nelle vite della gente… una pagella nazionale dà una sufficienza scarsa a Washington..Oggi più di 4 persone su 10 danno al governo una D o una F”
“Io credo che meno il governo ci governa, meglio sia per noi”, e i numeri suggeriscono che molte persone la pensano come questa madre casalinga. Lei è convinta che l’America stia diventando socialista, quando, a tutti gli effetti, sta piegando fortemente a destra, con Obama che fa meglio di Bush, ma camuffando il tutto come populismo, o una variante dello stesso. Ad ogni modo, la riscossione dei crediti, la difficile congiuntura economica, la paura pubblica, la credulità, il forte sostegno economico, e la pubblicità dei media compartecipano del successo dei Tea Party.

In un saggio fotografico, intitolato “Simboli delle proteste dei Tea Party”, il Time Magazine l’ha evidenziato, mostrando raduni di folle che sventolavano i loro cartelli, scrivendo:
“Alcuni dei dimostranti sono venuti per conto loro, ma molti erano affiliati o ispirati dal Tea Party Express, un tour attraverso il paese che ha fatto tappa in oltre 30 città, organizzando manifestazioni per protestare contro le spese fuori controllo, i salvataggi delle imprese in dissesto, e la crescita in termini si dimensioni e di potere del governo”

Inspiegato resta un blitz delle PR, ben finanziato e ben pianificato, completo di copertura dei mass media, specialmente della Fox News. Inoltre, altri eventi, compreso Il Tour in Mongolfiera degli americani per la prosperità, il Primo tour in bus dei suoi pazienti, e L’ American Energy Express dell’ American Energy Alliance, così come le manifestazioni nazionali prima delle elezioni di novembre. I sostenitori del partito sperano che le vittorie chiave servano a solidificare una forza politica potente, gestita gerarchicamente da e per un’elite, e non dei sostenitori del popolo, illusi e ingannabili ancora come in passato.

Perciò, ancora, dobbiamo aspettarci che il 2 novembre gli elettori caccino via i fannulloni attuali per altri. Il circolo si ripete, con lo “stupefacente branco” incurante che ha solo se stesso da biasimare, e con la miglior democrazia che il denaro possa comprare.

Stephen Lendman vive a Chicago ed è raggiungibile all’indirizzo [email protected]. E’ inoltre possibile visitare il suo blog all’indirizzo sjlendman.blogspot.com ed ascoltare taglienti discussioni con i suoi ospiti di rilievo in Progressive Radio News Hour, su Radio Network ogni giovedì alle 10, e ogni sabato e domenica a mezzogiorno. Tutti i programmi vengono archiviati per una facile consultazione.

Fonte: http://sjlendman.blogspot.com
Link: http://sjlendman.blogspot.com/2010/10/americas-tea-party-phenomenon.html
21.10.2010

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ARLEQUIN

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