DI PETER SCHIFF
Nel 20esimo secolo il dollaro è diventato la moneta di riserva mondiale in quanto valuta della più importante economia mondiale. Nella “strana” economia del 21esimo secolo questa causalità si è invertita. Il motivo principale per il quale, oggi, l’economia americana è la prima del mondo è dovuto al fatto che il dollaro è ancora la valuta di riserva mondiale. Tuttavia, se i principi fondamentali del mercato riusciranno finalmente a imporsi da soli questa realtà potrà, anzi dovrà, cambiare al più presto.In passato i paesi stranieri cercavano di accumulare dollari per poter acquistare i beni prodotti negli USA. Oggi invece le banche centrali dei paesi esteri accumulano dollari per consentire agli Americani di acquistare i beni prodotti all’estero. In passato i profitti ottenuti con le proprie esportazioni hanno consentito all’America di diventare il più grande paese creditore mondiale. Oggi, per colmare l’enorme deficit commerciale, l’America è diventata il più grande debitore mondiale. Lo “status” mondiale del dollaro consente ai “ricchi” Americani di prendere in prestito i risparmi dei “poveri” per comprare i loro prodotti. Se il dollaro non godesse di questa condizione di privilegio gli Americani sarebbero costretti a consumare solo i loro prodotti, e prendere in prestito solo dal loro risparmio interno. Se la realtà fosse questa il livello di vita degli Americani sarebbe molto più basso di quello di cui oggi essi godono.
La quotazione del dollaro, che in tre anni è scesa del 30%, dopo cinque settimane di ribassi è in leggera risalita, nell’ultima settimana non si è scostata più del 2% rispetto al massimo ribasso record del 1992. A causa del deterioramento continuo del dollaro, sia dal punto di vista tecnico che dei fondamentali, una verifica dei continui ribassi è imminente. Una interruzione significativa del lungo sostegno accordato al dollaro ne può provocare la frana. Senza un considerevole e coordinato intervento delle banche centrali il dollaro può arrivare a perdere metà del suo valore. Comunque anche se questo massiccio intervento, mai avvenuto in precedenza, avrà successo, i suoi effetti potranno essere solo temporanei. Ormai l’imminente crisi del dollaro non può essere evitata, ma solo ritardata, e comunque con l’effetto di esacerbarne il collasso.
All’inizio il dollaro fu accettato come moneta di riserva mondiale soprattutto perché il mondo era invaso da merci americane di basso costo e di alta qualità (aiutato anche dal fatto che poteva essere convertito in oro). In America la frase “è di importazione”, era sinonimo di “è costoso”. Se qualcosa non funzionava il commento era: “Lo devono avere fatto in Giappone.” Infatti i Giapponesi hanno dovuto sudare sette camicie per poter superare questo pregiudizio, tanto che hanno chiamato una loro città “USA”, così potevano mettere sui loro prodotti: “Made in USA”. Oggi è vero il contrario. Le merci di importazione costano poco, mentre quelle interne sono costose. Oggi i Giapponesi godono della reputazione di alta qualità che prima era degli Americani.
Il motivo principale per il quale gli Americani erano così competitivi risiedeva nel vantaggio comparativo della loro libertà. L’industria americana era soggetta a poche tasse e a poche regolamentazioni, rispetto al resto del mondo. Per di più gli Americani erano fra i popoli più frugali, con elevati tassi di risparmio che rifluivano negli investimenti di capitale. La combinazione di poca ingerenza governativa con alti tassi di risparmio consentivano di avere le paghe più alte del mondo assieme ai prodotti meno costosi. Oggi l’America ha tasse elevate e regolamenti pesanti come nel resto del mondo, e anche di più, e i suoi cittadini sono fra i più spendaccioni di tutti.
Per un periodo l’America è stata in grado di rimediare alla sua mancanza di esportazioni offrendo ai suoi partners commerciali la promessa di ricavi ancora maggiori derivanti dai loro investimenti finanziari in dollari. Però siccome l’America di oggi ha i tassi di interesse più bassi del mondo (in realtà si tratta di tassi negativi) assieme al mercato azionario e immobiliare più supervalutato, gli investitori stranieri non hanno più incentivi per investire in dollari. Non è una sorpresa che gli investitori principali siano le banche centrali che, dopo tutto, impegnano i soldi dei contribuenti. Non c’è alcun dubbio che le ormai spaventate banche centrali, dal momento che agiscono per motivi politici e non in base ai propri interessi, siano gli acquirenti dell’ultima spiaggia e che i giorni del dollaro quale moneta internazionale di scambio stiano per finire.
La ragione principale per la quale il dollaro continua a essere considerato la moneta di riserva mondiale è dovuta al fatto che solo pochi hanno capito quanto la struttura della economia americana sia cambiata. Infatti l’economia americana funziona in un modo che sarebbe completamente impossibile se fosse sottoposta alle sole forze del mercato. Trattandosi della moneta di riserva mondiale l’economia americana ha potuto ignorare le leggi del mercato evolvendosi però in un modo del tutto innaturale. I segnali di fumo recentemente lanciati da varie banche centrali asiatiche, a riguardo della loro intenzione di diversificare la composizione delle loro riserve, indicano che ormai la posizione internazionale del dollaro è a rischio. Una volta persa la condizione di privilegio il cammino di ritorno a una economia sana e vitale sarà duro e doloroso, e dovrà richiedere una sostanziale austerità da parte del governo e dei cittadini americani. Se l’America sarà pari al compito che l’aspetta è da vedersi, comunque anche se scettico rimango comunque ottimista.
Peter Schiff,
direttore generale e Chief Global Strategist della Euro Pacific Capital, Inc.
Fonte: http://www.prudentbear.com/homepage.asp
22.03.05
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Vichi