LA PUBBLICAZIONE DELLE VIGNETTE DANESI ?
DI GARY YOUNGE
Nel gennaio del 2002 il quotidiano New Statesman pubblico’ in prima pagina una luccicante stella di Davide dorata che impala la bandiera dell’Unione, recante la scritta, “A kosher cospiracy?” (Una cospirazione kosher*?).
La copertina fu largamente e giustamente condannata come antisemita. Non e’ difficile comprenderne le ragioni.
La rappresentazione presentava gli ebrei nel vile stereotipo di una cricca di arraffatori che insidiano lo stato in cui risiedono.
Alcuni cercarono di limitare il problema ad una mancanza di giudizio editoriale, ma molti non considerarono il fatto un’ aberrazione, ma parte di una tendenza, quella del violento attacco agli ebrei ad opera della sinistra liberale.Un gruppo che si fa chiamare Action Against Anti-Semitism (Azione Contro l’Antisemitismo) marcio’ negli uffici del
New Statesman, pretendendo delle scuse per iscritto, le quali vennero presentate.
In seguito, l’editore Peter Wilby, confesso’ successivamente di non apprezzare “la sensibilita’ storica” degli ebrei britannici.
Non ricordo che si sia mai parlato di “scontri di civilta’ “, in cui i valori ebraici siano incompatibili con le tradizioni occidentali della liberta’ di parola o democrazia. Non rammento neppure editori europei affrettarsi a pubblicare nuovamente la copertina, in solidarieta’ alla liberta’ di espressione.
Il perche’, dunque, il responso dei musulmani alle 12 caricature pubblicate dal Jyllands-Posten lo scorso settembre, dovrebbe essere trattato in maniera differente, e’ al quanto illuminante. Sembra che vi sia quasi un consenso universale, sul fatto che queste caricature siano offensive. Vi dovrebbe essere, inoltre, un consenso unilaterale che i giornali hanno il diritto di pubblicarle. Quando si tratta di liberta’ di parola, la sinistra liberale non dovrebbe sacrificare i suoi valori di una spanna, nei confronti di coloro che cercano la censura su base religiosa, che siano questi evangelisti statunitensi, cattolici irlandesi o musulmani danesi.
Ma il diritto alla liberta’ di parola non equivale ne’ all’obbligo di offendere, ne’ al dovere di essere insensibili.
Non vi e’ contraddizione tra il sostenere il diritto di qualcuno di compiere una determinata cosa e condannarlo per averla compiuta. Se il nostro impegno per la liberta’ di parola e’ importante, cosi’ il nostro credo nell’anti-razzismo non dovrebbe essere da meno. Le vignette danesi non comunicano nessuna sensibilita’ storica, ma piuttosto una moderna.
I musulmani in Europa sono ora soggetti alla prassi della discriminazione, con il sospetto di essere terroristi, e la Danimarca e’ portatrice di una delle politiche piu’ draconiane di tutta Europa. Queste vignette sono servite solamente a rafforzare tali pregiudizi.
Il diritto di offendere deve venire con almeno un diritto di replica ed maggiore responsabilità. Se i giornali hanno il diritto di offendere, cio’ significa che gli oggetti della loro offesa hanno il diritto di essere oltraggiati. In piu’, se si e’ sufficientemente coraggiosi ad offendere consapevolmente una comunita’, allora si dovrebbe essere altrettanto impavidi nel pagarne le conseguenze, purche’ la comunita’ offesa esprima il suo dissenso nei limiti della legge.
E questo e’ stato il caso fino ad ora. Nonostante atti isolati di violenza, che devono essere condannati, la maggior parte delle proteste son state di carattere pacifico. Diverse nazioni arabe e musulmane hanno richiamato i loro ambasciatori dalla Danimarca; vi sono state dimostrazioni al cospetto di ambasciate. Al contempo, secondo il console danese a Dubai (Emirati), il boicottaggio dei prodotti danesi nel Golfo, è costato al paese ben 27 milioni di dollari.
L’editore del Jyllands-Posten ha impiegato quattro mesi per fare delle scuse. Questa e’ stata la sua decisione.
Se non fosse stato davvero dispiaciuto, allora non avrebbe dovuto compiere tale gesto, che se sincero, sarebbe stato dato con un po’ piu’ di anticipo. Dopo di che, ci è voluto ancora un intero mese, perche’ la situazione si deteriorasse ulteriormente; queste ultime dimostrazioni possono essere difficilmente qualificate come insignificanti.
” Questa è una questione piu’ grande della semplice storia delle 12 vignette pubblicate da una piccola testata danese”, ha dichiarato Flemming Rose, l’editore culturale del Jyllands-Posten, al New York Times. Corretto, ma non e’ la storia che Rose pensa. Rose dice: ” E’ sulla questione dell’integrazione e su quanto la religione islamica sia compatibile con la moderna societa’ secolare – quanto un immigrato debba sacrificare e quanto la cultura ricevente debba compromettere”.
Rose dimostra la sua ignoranza sia nei confronti della societa’ secolare moderna, sia sul ruolo che la religione ha in essa.
La liberta’ di stampa non e’ mai stata sacrosanta in occidente. Lo scorso anno l’Irlanda ha censurato il film Boy Eats Girl , a causa di forti scene di suicidio; mentre il libro “Sex” della popstar Madonna fu messo in commercio solamente nel 2004.
Le commissioni scolastiche americane censurano di continuo le opere di Alice Walker, JK Rowling e JD Salinger.
Queste misure dovrebbero essere contrastate, ma non in maniera da condannare tutti i cattolici o i protestanti per essere costantemente intolleranti o incapaci di capire la satira.
Anche con l’infuriarsi di questo dibattito, David Irving siede in una prigione austriaca con l’accusa di negazione dell’Olocausto, dopo un discorso compiuto 17 anni fa; il religioso islamico Abu Hamza e’ sotto processo a Londra, per aver incitato all’ odio raziale; e un secondo processo e’ stato istituito per il leader del British National Party (Partito Nazionale Britannico), Nick Griffin, accusato del medesimo crimine. La questione non e’ mai stata sul porre o meno il limite su cio’ che e’ accettabile e non, ma dove questo limite deve venir posto. Rose ed altri chiaramente pensano che i musulmani, in virtu’ della loro religione, esistono al di là del limite.
Come risultato i musulmani sono doppiamente diffamati: il primo insulto arriva con le vignette, il secondo nell’aver condannato il loro diritto democratico di protestare. L’infiammatorio responso alle loro proteste mi ricorda una citazione di Steve Biko, il nazionalista di colore del Sud Africa: “Non solo i bianchi ci prendono a pedate, ma ci dicono anche come reagire a queste”.
Gary Younge
Fonte: http://www.guardian.co.uk/
Link: http://www.guardian.co.uk/Columnists/Column/0,,1701986,00.html
4.02.06
Scelto e tradotto per www.Comedonchisciotte.org da AQIDAH
Note:
* Kosher: puro, lecito. Questo termine e’ riferito al cibo che e’ lecito secondo la religione ebraica.