Il professor Umberto Veronesi ha rilanciato la discussione attaccando la sinistra e gli intellettuali retrogradi che si schierano sempre su posizioni di principio. Come stanno davvero le cose?
Le riviste scientifiche sono quasi sempre messe da parte, così i ragionamenti diventano aleatori. E’ il modo peggiore di affrontare la questione che si carica di luoghi comuni senza riscontro. Ecco qualche esempio
DI FRANCO CARLINI
Con aggressività davvero inusitata per un uomo solitamente riflessivo, il professor Umberto Veronesi, fondatore della Fondazione Umberto Veronesi a se stesso dedicata, è sceso in campo a favore degli Ogm e contro il decreto del ministro Alemanno che ne vorrebbe regolare la coltivazione. L’ex ministro della sanità del centrosinistra ha sostenuto che in Italia c’è «una classe politica prigioniera di ideologie e oscurantismi», che il decreto è «antistorico e antiscientifico» e che più in generale questi sono tempi bui: «gli ostracismi alle staminali, alla fecondazione assistita e agli Ogm mi fanno paragonare questi nostri anni al Seicento, quando al genio di Newton, Cartesio e Galileo si affiancò una profonda regressione culturale. Tanto per fare un esempio furono mandate sul rogo migliaia e migliaia di donne accusate follemente di stregoneria. Oggi non bruciamo più le donne, ma in tv sono tornati gli esorcisti, la superstizione». Nientemeno. Il tutto nell’occasione di un “manifesto” firmato da diverse associazioni di ricercatori le cui tesi sono essenzialmente tre: primo, così facendo si blocca la ricerca e perciò il progresso, condannando il paese all’emarginazione. Secondo, si limita la libertà delle persone. Terzo, ci si comporta da egoisti perché si impedisce alla scienza di debellare la fame nel mondo. Purtroppo per il professore nessuna delle tre proposizioni è fondata. Infatti la ricerca sulla genetica delle piante non è affatto proibita né limitata. Il professor Francesco Sala può benissimo continuare a studiare quanto di eventualmente tossico ci sia nel basilico giovane ed è libero di inventarne uno modificato. Ma liberi noi di non gradire l’eventuale basilico Ogm nelle nostre fasce di Liguria e sulle nostre trenette al pesto. Ma allora perché si lamentano, dato che nessuno glie lo proibisce?
Verosimilmente perché per fare la loro ricerca hanno bisogno di finanziatori privati e questi non finanziano se gli Ogm non diventano un mercato di bassa. Dunque oggi alcuni bravi ricercatori, deprivati dei fondi pubblici, si fanno alfieri, per interposta ricerca, dei bisogni di mercato delle aziende. Quanto alla libertà, i liberali ce lo ricordano a ogni passo: «essa finisce dove comincia quella degli altri». In base a quel principio i ministri della sanità come Veronesi hanno correttamente vietato il fumo nei luoghi pubblici, dato che la mia libertà di fumare non deve danneggiare i polmoni del vicino. Che poi è quanto il decreto Alemanno vorrebbe ottenere, ossia che il transgenico di un campo non faccia danno al vicino coltivatore biologico. Insomma Veronesi sia coerente: o ci lascia fumare nel suo istituto, oppure la smetta di difendere la libertà di inquinare degli Ogm, anche se essa fosse puramente eventuale e bassa (ma comunque c’è, esiste, ed è stata documentata).
Infine la famosa sicurezza alimentare, ovvero la lotta alla fame del mondo, ideologico vessillo di tutte le multinazionali del settore. Se i professori dell’appello leggessero un po’ di economia, scoprirebbero che la fame non è legata solo alla scarsa resa dei terreni e dei semi ma anche a un altro fenomeno, ormai ben studiato: le massicce esportazioni di alimenti dal nord del mondo verso i paesi più poveri hanno l’effetto principale di buttare fuori mercato le economie locali e si arriva al paradosso per cui il riso locale costa di più di quello in arrivo dall’occidente.
Il risultato è la distruzione di un mercato e la spinta obbligata a farsi transgenici: non per resa migliore, ma per artificiosa manipolazione del mercato indotta dall’esterno. E i transgenici alla Roundup devono essere acquistati ogni anno, mentre i semi naturali posso essere ripiantati. Se davvero la preoccupazione principale di questi ricercatori fosse la fame nel mondo essi potrebbero: (a) rifiutarsi di brevettare le loro manipolazioni, mettendole nel pubblico dominio della conoscenza, a disposizione di tutti; (b) occuparsi non solo della resistenza agli erbicidi, ma anche delle piante perenni, per esempio realizzando un mais perenne che duri per più anni, senza bisogno di dissodare e piantare ogni anno: sarebbe un colossale salto in avanti nell’efficienza agricola; (c) infine potrebbero utilmente studiare quello che la natura ha già inventato in milioni di anni e che contiene la soluzione biologica a quasi tutti i problemi, compresi quelli degli insetti nocivi e dei terreni aridi. E scoprirebbero che insieme alla natura ci sono tuttora milioni di contadini più di loro scienziati che quelle cose le conoscono benissimo e se le raccontano di padre in figlio.
A Terra Madre, incontro mondiale delle comunità del cibo se ne sono visti 5 mila.Il ragionamento dei ricercatori pro Ogm ricorre infine a due altri elementi polemici: (1) i cibi Ogm non fanno male alla salute umana, (2) e del resto tutta la natura è mutante, ibridata, manipolata, da che mondo è mondo. Tutte e due le affermazioni sono vere, ma non c’entrano niente: certamente non ci sono ricerche che segnalino danni diretti a chi mangi Ogm, e altrettanto certamente ogni pianta naturale è frutto di mutazioni sia spontanee che guidate dai selezionatori umani. Ma qui il trucco retorico consiste nel polemizzare con un bersaglio di comodo: coloro che oggi più consapevolmente si mobilitano contro gli Ogm non lo fanno in nome della salute minacciata agitando lo spauracchio del Frankenfood ; i movimenti più importanti (e più temuti dalle industrie) si mobilitano invece a favore della diversità biologica e in difesa dei popoli dal mercato unico delle sementi unificate, siano esse Ogm oppure no. Esiste comunque una sostanziosa e sostanziale differenza tra le mutazioni inventate dalla natura, che sono passate alla prova dei fatti della compatibilità ambientale, in migliaia o milioni di anni, e l’immissione improvvisa di specie mutanti in habitat senza difese. Del resto proprio l’invasione di specie estranee in territori non loro ha sempre provocato veri disastri, che oggi si cerca di curare, a danni oramai fatti. Se sfogliassero le riviste scientifiche Veronesi and Co. dovrebbero saperlo.
Franco Carlini
Fonte:www.ilmanifesto.it
12.11.04