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La Redazione

 

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IL DIARIO DI LENA MUKHINA: UN IMPORTANTE DOCUMENTO SULL’ASSEDIO DI LENINGRADO DA PARTE DELLA WEHRMACHT TEDESCA (1941-1944)

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A cura di Davide
Il 18 Agosto 2014
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DI CLARA WEISS

globalresearch.ca

Un anno fa la società “Graf” di Monaco di Baviera ha pubblicato il diario di Lena Mukhina in lingua tedesca. La Mukhina (una studentessa) aveva assisto al primo anno dell’assedio della Wehrmacht tedesca a Leningrado. Il suo diario è stato scoperto negli archivi storici russi solo pochi anni fa, ed è stato pubblicato in lingua russa nel 2011.

Il diario è un importante documento storico su uno dei più grandi crimini di guerra dell’imperialismo tedesco (seppur spesso dimenticato). Tra fine Estate del 1941 ed inizio del 1944, durante l’assedio di Leningrado, circa 1.100.000 persone persero la vita. E’ stato uno dei più lunghi assedi mai fatto ad una città, nella storia del mondo.

Più di 1.000.000 di soldati dell’Armata Rossa morirono nella difesa di Leningrado, ed altri 2.400.000 furono feriti. Da parte tedesca morirono circa 130.000 soldati, mentre ne furono feriti 480.000, ed altri 220.000 o andarono dispersi o furono catturati.

lena

Il diario di Lena (nella foto) comincia nel Maggio del 1941, e termina a fine Maggio del 1942, quando fuggì da Leningrado. All’inizio del diario, il lettore viene introdotto nel mondo di un’introversa ragazza sedicenne.

Lena viveva a Leningrado con una zia (anch’essa di nome Lena) e con Aka, un amico di famiglia, in un appartamento comunale. La famiglia era povera, e sopravviveva essenzialmente chiedendo soldi in prestito. Lena, a scuola, aveva pochi amici, ed era infelicemente innamorata di Vova, un ragazzo della sua classe. Nonostante i suoi sforzi per essere una “buona studentessa sovietica”, i suoi voti non erano molto buoni.

Il tono del diario cambia bruscamente il 22 Giugno del 1941, quando i nazisti invasero l’Unione Sovietica. Come milioni di altri cittadini sovietici, Lena aveva ascoltato il discorso alla radio del Ministro degli Esteri Molotov. Stalin, sconvolto dall’invasione nazista, che non era riuscito a prevedere nonostante i numerosi avvertimenti, non farà alcuna dichiarazione se non dopo due settimane dallo scoppio della guerra.

Il 23 Giugno Lena annotava che la popolazione era impreparata alla guerra:

“A dire la verità, né noi né le altre persone del condominio sono pronte ad affrontare un attacco: non sappiamo dove trovare un centro di assistenza medica, un sito di decontaminazione, un rifugio antiaereo. Non sappiamo dove sono le unità di difesa anti-aerea, né come dovremmo reagire ai bombardamenti”. [p. 53]
Solo poche settimane prima dell’inizio della guerra, Lena aveva scritto nel diario i suoi pensieri relativi alle esercitazioni militari sovietiche:
“Giorno dopo giorno, i soldati si stanno addestrando con i loro comandanti, e quando il nemico ci attaccherà – è inevitabile che, prima o poi, ci sarà la guerra – possiamo essere assolutamente sicuri della vittoria. Perché sappiamo quello che stiamo difendendo, ed anche chi e come lo difenderà”. [P. 42]

L’Unione Sovietica, in realtà, era ben lontana dall’essere militarmente preparata per respingere quell’attacco. Molti dei leaders dell’Armata Rossa erano stati sterminati all’epoca del “Grande Terrore”, nel 1937. La maggior parte delle vittime era stata addestrata sotto la guida di Leon Trotsky, che aveva comandato l’Armata Rossa nel periodo 1919-1924. Stalin aveva decimato la leadership militare del paese – per la gioia di Hitler.

La salita al potere di Hitler, nel Gennaio del 1933, fu il risultato delle cattive politiche della burocrazia stalinista. Il corso di ultra-sinistra che questa aveva imposto al “Partito Comunista Tedesco”, impedì la lotta unitaria della classe operaia contro i nazisti, rendendo possibile la vittoria di Hitler.

Nei mesi che seguirono la burocrazia stalinista “virò a destra”, ed adottò la disastrosa strategia del “Fronte Popolare”: la lotta per il socialismo, attraverso la mobilitazione rivoluzionaria della classe operaia, fu esplicitamente rigettata, mentre i lavoratori di Spagna e Francia dovevano limitarsi a sostenere la democrazia borghese contro il fascismo.

Il risultato fu un’ulteriore e devastante sconfitta. Allo stesso tempo, in Unione Sovietica, decine di migliaia di trotzkisti, insieme a centinaia di migliaia di lavoratori socialisti e di intellettuali, furono assassinati.

Nel 1939 Stalin strinse un patto con Hitler, credendo che in questo modo avrebbe impedito un attacco tedesco all’Unione Sovietica. In realtà, quel patto spianò la strada all’invasione tedesca della Polonia, una settimana più tardi.

Mentre Leon Trotsky lavorava incessantemente, dall’esilio, per avvertire di un prossimo attacco nazista contro l’Unione Sovietica, la burocrazia stalinista si limitò a cullare la popolazione in un falso senso di sicurezza.

Per Lena, come per milioni di lavoratori, intellettuali e contadini, l’attacco contro l’Unione Sovietica fu uno shock. Nei primi mesi di guerra l’Armata Rossa fu costretta alla ritirata, ed alla fine di quell’anno la Wehrmacht aveva raggiunto la periferia di Mosca.

L’esercito ed il popolo sovietico erano profondamente demoralizzati. La fiducia nel governo sovietico, per quanto ancora ne esisteva dopo il terrore sanguinario del 1930, ne uscì frantumata.

Dopo che l’Armata Rossa fu costretta a cedere Kiev, la capitale ucraina – circa 500.000 soldati dell’Armata Rossa avevano perso la vita difendendo quella città – il 22 Settembre la Mukhina annotò:

“Sono ancora viva, ed in grado di scrivere nel mio diario. Non sono affatto convinta che Leningrado non sarà abbandonata. Sono state dette tante cose, abbiamo ascoltato tante belle parole e tanti bei discorsi: … Kiev e Leningrado sono fortezze inespugnabili!!! … nessun fascista metterà piede nella fiorente capitale dell’Ucraina … nessuno potrà entrare nella ‘perla del nord’ del nostro paese, Leningrado. Ma oggi la radio ha detto che, dopo diversi giorni di aspra lotta, il nostro esercito si è ritirato da Kiev! Cosa significa tutto questo? Nessuno può saperlo”. [Pp 115-16]

Già nell’Autunno del 1941 Leningrado era praticamente circondata. Solo i collegamenti attraverso il Lago Ladoga non erano stati interrotti dai nazisti, e potevano fornire un aggancio con il mondo esterno. Nel mese di Settembre erano cominciati gli attacchi aerei con bombe convenzionali ed incendiarie che, a fine guerra, causarono circa 50.000 feriti, 16.474 morti e 33.782 invalidi. [1]

Molte delle annotazioni della Mukhina davano sfogo al suo odio per i fascisti che, durante la loro avanzata, avevano perpetrato massacri e stupri, riducendo in macerie intere regioni.
Da Novembre i nazisti cominciarono dei bombardamenti mirati ai panifici, ai recinti del bestiame, alle grandi cucine comunali ed alle centrali elettriche. Così, durante quell’inverno – uno dei più freddi del 20° secolo – le reti alimentari e di approvvigionamento energetico della città vennero meno quasi completamente. Solo occasionalmente usciva acqua dai tubi.
Il diario della Mukhina, che fino ad allora trattava essenzialmente delle sue preoccupazioni e dei suoi pensieri politici e personali, cominciò sempre più a concentrarsi su due cose: la fame ed il freddo.
Il 21 Novembre, giorno del suo compleanno, lei non aveva quasi nulla da mangiare. La razione di pane, per gli studenti, era in quel momento limitata a 125 gr., l’equivalente di una fetta molto sottile di pane. Sua zia ed Aka sopravvivevano essenzialmente di una zuppa calda e di un paio di dolci.
Il 22 Novembre, la Mukhina scriveva:
“Le forniture di gas si sono interrotte, non c’è più il Kerosene, le persone cucinano il loro pasto quotidiano in forni alimentati a legna o a trucioli di legno. Ma la maggior parte delle persone fanno affidamento sulle mense. Oggi quasi più nessuno scende nei rifugi antiaerei, le persone non hanno più forza sufficiente per salire e scendere le scale, a causa della malnutrizione”. [p. 146]
Insieme a centinaia di migliaia di altre persone, la fame costrinse la famiglia della Mukhina ad uccidere il loro animale domestico, un gatto, nel mese di Dicembre. Per la fine di quell’anno tutti i cani, i gatti e perfino i ratti ed i topi erano scomparsi da Leningrado.

La maggior parte dei blocchi di appartamenti non erano riscaldati. Il freddo estremo e la malnutrizione portavano alla morte di massa. In quel mese di Dicembre morirono quasi 40.000 persone. Nell’Estate del 1942 morirono circa 150.000 persone. Nel Gennaio e Febbraio del 1943 ci furono quasi 100.000 morti al mese. C’erano anche focolai di cannibalismo.
Aka e la zia di Lena morirono durante quell’Inverno. Aka, che aveva già 76 anni, fu completamente consumato dalla fame, e morì il 1 Gennaio 1942. Il diario di Mukhina diventò sempre più disperato. Il 3 Gennaio, scriveva con rabbia:

“Stiamo morendo come mosche a causa della fame, ma ieri Stalin ha dato un’altra cena a Mosca in onore di Eden [il Ministro degli Esteri britannico, Anthony Eden]. Questo è scandaloso. Loro riempiono le loro pance, mentre noi non abbiamo nemmeno un pezzo di pane. Organizzano per i loro ospiti ogni sorta di ricevimento brillante, mentre noi viviamo come uomini delle caverne, come delle talpe cieche”. [Pp 187-88]

La Zia della Mukhina morì ad inizio Febbraio del 1942. Lena era disperata e sul punto di morire anch’essa di fame. Solo le carte alimentari della zia, che lei poteva continuare ad utilizzare, le consentirono di sopravvivere.

Confidando quasi interamente su sé stessa, la Mukhina cominciò allora a far progetti per fuggire da Leningrado attraverso la “strada della vita”, ovvero il Lago Ladoga, con l’intenzione di andare a vivere con i suoi parenti, a Mosca.
Nel successivo mese di Aprile, più di mezzo milione di persone fuggirono attraverso il lago Ladoga. La Mukhina organizzò la sua fuga, probabilmente, per la fine di Maggio – il suo diario, in effetti, si ferma al 25 Maggio.

A partire dal 1943, e dopo la vittoria di Stalingrado, l’Armata Rossa fu in grado di reagire alla Wehrmacht con diversi offensive, tra le quali quella di Leningrado. La città, tuttavia, non fu completamente liberata fino al 27 Gennaio 1944. Fino a quel momento, 1/3 dei cittadini di Leningrado era stato ucciso, ed oltre un milione di soldati dell’Armata Rossa era caduto nella difesa della città.

Dopo la guerra la Mukhina non fu più in grado di continuare con la sua formazione scolastica. Si sottopose ad un addestramento professionale e lavorò in diversi stabilimenti. Come molti dei sopravvissuti all’assedio, soffrì di gravi problemi di salute per il resto della sua vita. Morì nel 1991, pochi mesi prima dello scioglimento dell’Unione Sovietica.
L’alto numero di vittime dell’assedio era tutt’altro che un sottoprodotto non intenzionale della guerra. Al contrario, lo sterminio della popolazione di Leningrado e dintorni era parte integrante del cosiddetto “Master Plan East” [Generalplan Ost] nazista, sul quale si basava la guerra di annientamento dell’Unione Sovietica.

I progettisti dello “Economic Staff East” avevano scritto: “In questo settore [Russia Settentrionale e Centrale] ci sono decine di milioni di persone in eccesso, e dovranno tutte o morire o emigrare in Siberia”. Un totale di 30 milioni di cittadini sovietici dovevano essere abbandonati alla fame.

L’obiettivo del piano era quello di creare un “spazio vitale [Lebensraum]” ad oriente. I tedeschi dovevano re-insediarsi nella Russia occidentale e nell’Europa orientale, al posto degli “slavi”.

Fra l’altro, la guerra di sterminio ad oriente era destinata a garantire che la Wehrmacht e la popolazione tedesca fossero adeguatamente rifornite di cibo, in modo che la Germania potesse vincere la guerra contro la Gran Bretagna. Questo cibo doveva venire dalla Russia e dall’Ucraina.

Il “Master Plan East” si basava sulla strategia militare e sulle esperienze dell’imperialismo tedesco, maturate durante la 1a Guerra Mondiale. Anche allora l’Ucraina doveva essere portata sotto il controllo tedesco, per diventare il “granaio d’Europa”.

Analogamente alla strategia militare contro la Francia, anche quella in Oriente fallì. Le enormi difficoltà di approvvigionamento portarono la fame di massa nell’allora Impero Tedesco: circa 800.000 persone morirono di fame in Germania, tra il 1914 e il 1918.

La diffusa povertà e la fame furono tra le principali forze motrici della cosiddetta “Rivoluzione Tedesca di Novembre”, che ebbe luogo fra il 1918 ed il 1919, e che fu sventata solo attraverso il tradimento della socialdemocrazia.

I nazisti volevano evitare a tutti i costi una situazione analoga. Hermann Göring, comandante delle “Forze Aeree Tedesche” durante la 2a Guerra Mondiale, ebbe un ruolo importante, nell’Autunno del 1941, nella decisione di non conquistare Leningrado, ma di assediarla e di far morire di fame i suoi cittadini. “Se c’è qualcuno che dovrà morire di fame, questo non sarà un tedesco”, così ebbe a dichiarare.

Gli assedi di Leningrado e di Mosca, come quelli di altre grandi città (Kiev, Kharkov e Sevastopol in Ucraina), erano parte integrante di questa strategia. Ma da nessuna parte ci fu un assedio così spietato come quello di Leningrado. Lo stesso Hitler dichiarò che la città sarebbe stata rasa al suolo. Non c’era posto per Leningrado, con la sua popolazione di tre milioni di abitanti, nei piani per una “Russia germanizzata”.

La città era molto significativa sotto diversi aspetti. Fu lì che aveva avuto luogo, nel mese di Ottobre del 1917, la prima rivoluzione operaia nella storia del mondo. Leningrado, quindi, era di grande importanza simbolica, sia per la popolazione sovietica che per i nazisti. Questi ultimi volevano distruggere l’Unione Sovietica e le conquiste della classe operaia.

Leningrado, inoltre, era il secondo più grande centro industriale dell’Unione Sovietica. La “strategia di annientamento” dei nazisti, in Russia Occidentale, era mirata principalmente alla classe operaia. Ma la città portuale di Leningrado era importante anche per ragioni strategiche. I nazisti volevano conquistarla al fine di ottenere il controllo della regione baltica.

Clara Weiss

Fonte: http://www.globalresearch.ca/

Link: http://www.globalresearch.ca/the-diary-of-lena-mukhina-an-important-document-on-the-leningrad-blockade-1941-1944-by-germanys-wehrmacht/5386642

12.06.2014

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FRANCO

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