IL CUBO DI RUBIK O IL CULO DI TSIPRAS ?

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DI ROSANNA SPADINI

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Il cubo di Rubik è un celebre gioco rompicapo inventato da un professore di architettura ungherese Ermő Rubik nel 1974. Il gioco divenne subito molto famoso e si diffuse in tutto il mondo occidentale. È stato il gioco più venduto della storia, con circa 300 milioni di pezzi venduti, ed ha avuto anche moltissime imitazioni.

Qualche giorno fa Paola Bacchiddu (nella foto), responsabile per la comunicazione della lista “L’altra Europa con Tsipras” ha postato una propria foto in bikini, con il culo seminudo ben in evidenza in primo piano, accompagnata dal seguente commento: “Ciao è iniziata la campagna elettorale e io uso qualunque mezzo. Votate l’Altra Europa con Tsipras”.

Due fatti assolutamente lontani nel tempo, nello spazio e nel valore, ma appiccicati da un mastice universale particolarmente tenace, le regole dogmatiche del nuovo dio mercato: merci soggette ad operazione di marketing, scambi valoriali sottoposti a contrattazione, baratti umani proposti come voto di scambio.

Il cubo di Rubik è un gioco piuttosto complicato, molti non sono mai riusciti a risolvere l’enigma, e lo scopo è quello di riportare i colori diversi sulle 6 facce del cubo. È un gioco di grande d’intelligenza, dovrebbe addestrare capacità logico matematiche sapientemente sofisticate. Al contrario l’esposizione di un’allettante culetto femminile dovrebbe accendere la tastiera emozionale maschile, eccitare brame e desideri, barattabili in questo caso con il voto alla Lista Tsipras. Un voto in cambio di un desiderio,
un voto in cambio di una proposta indecente.

Ma nella società dei consumatori della modernità liquida, dice Zigmunt Bauman (Homo consumens),
lo sciame tende a sostituire il gruppo, e lo sciame inquieto non ha leader, né gerarchia, né sistema di valori di riferimento, perché il consumo è un’attività solitaria e solipsistica, dunque anche quando avviene in compagnia, l’io acquista per sé, ma non acquista un oggetto, acquista un desiderio. Nella società dei consumatori il desiderio deve essere continuamente reiterato, riprodotto, replicato, la libidine deve alimentare altra libidine, il piacere deve generare altro piacere, solo così l’identità del mercato è salva, diversamente la piena gratificazione sfocerebbe nella stagnazione economica.

L’etica nel tempo della “modernità liquida” non è più l’etica cristiana, deve invece connaturarsi
necessariamente all’età dell’incertezza e al monoteismo del marketing: “non avrai altro mercato al di fuori di me”, “ricordati di santificare lo shopping”, “onora ogni mio desiderio”, non uccidere la libidine dentro di te”, “ama il piacere tuo come te stesso”.

Non si capisce a questo punto quale relazione ci possa essere tra il rigore moralistico laico degli tsiprioti, che per certi versi è dogmatico e reverenziale quanto quello cristiano, e la nuova morale postmoderna della società globalizzata, dominata dal neoliberismo sovranazionale planetario.

Quale etica nel tempo dell’assoluta mancanza di etica? Quale possibile connivenza tra l’etica del marketing e coloro che propongono come primo postulato ideologico la lotta estrema al mercato e al capitalismo? Marxisti in crisi di identità? Marxisti dell’Illinois? (da una famosa scena del film “The Blues Brothers”, anche se là erano nazisti)

Gli tsiprioti infatti sono quegli esseri che viaggiano sollevati a un palmo da terra (come Remedios la Bella di “Cent’anni di solitudine”), sono entità moralmente sovrannaturali, si spendono e si spandono per i diritti umani di tutta l’umanità, sono gli oracoli viventi dell’”unico dogma” che può salvare la pace, la libertà, la democrazia, sono i profeti dell’”unica verità socialista, marxista, comunista”. Quale complicità ci può essere tra i novelli Templari del marxismo, i monaci militanti della fratellanza universale e la subdola seduzione del mercato? Quale connivenza tra le loro esistenze votate all’ideale universalistico della distribuzione globale dei diritti e la sporcizia morale di chi seduce con una sveltina (per di più anale) in cambio di un voto?

Senza considerare che spesso gli tsiprioti provengono dalle vaste e profonde gole di “Micromega”, frequentate da intellettuali che hanno attraversato gli anni tormentati del berlusconismo ragionando sapientemente dei massimi sistemi dell’esistenza, senza che il loro nobile pensiero si traducesse mai in risoluzione pratica dei problemi sociali, confondendo spesso l’astrattezza della loro speculazione filosofica con l’astuta strategia politica di chi intercetta e decifra le esigenze del reale.

Ecco perché gli tsiprioti sono andati in Grecia a cercarsi un loro degno rappresentante, perché in Italia non c’era nessun Zarathustra degno di fede, non c’era nessuno che potesse corrispondere ai loro criteri di selezione darwiniana della specie eletta degli ubermensch.

Ma Tsipras, leader del partito greco Syriza, e i suoi followers insieme con lui (Barbara Spinelli in primis), non sembrano capire che un’Europa federale e democratica dei popoli fratelli non è possibile se non uscendo da quel lager eurocratico che la sta devastando. Che non ci può essere democrazia se non all’interno dello Stato Nazione, che non ci può essere sovranità economica se non restaurando la collaborazione tra Tesoro e Bankitalia che è stata interrotta dal Divorzio del 1981 (Legge Ciampi – Andreatta), che non ci può essere benessere sociale se non recuperando la nostra indipendenza politica e democratica.

Per di più questi monaci militanti della fratellanza globalizzata, che ha anche impedito in Italia la nascita di una coscienza nazionale, concezione da loro soavemente disprezzata, confusa con quella di nazionalismo (che è decisamente un’altra cosa), questi sacerdoti laici che celebrano quotidianamente il loro anacronistico rito liturgico, sono stati sempre la ruota di scorta dei poteri forti, “utili idioti” al servizio del sistema neoliberista, ottusi strumenti nelle mani del potere eurocratico, tribuni di strategie politiche del nulla, sempre e comunque perdenti, proprio perché connaturate amabilmente al potere costituito (vedi Laura Boldrini).

Non si rendono conto che l’Europa odierna sta vivendo uno dei momenti più tragici della propria storia e che non potrà cambiare il proprio destino se non facendo una diagnosi precisa della cause che hanno provocato il disastro: un “golpe bianco” che viene da lontano, dal crollo del muro di Berlino del 1989, quando il sistema capitalistico – imperialistico – neoliberista rimasto unico ordine mondiale, si apprestò a dissolvere gli Stati Nazione, privandoli della loro sovranità politico – economica, per ricomporli in quell’orrido organismo sovranazionale, privo di identità e di cultura, che è appunto l’Unione Europea.

Un “golpe bianco” che si serve dell’euro come arma di distruzione di massa per imporre politiche di austerity che devastano l’economia e i diritti, una dittatura finanziaria che ha imposto i trattati capestro, dal Trattato di Maastricht (1993) a quello di Lisbona (2007), quando al contrario i popoli di Francia e Olanda avevano ampiamente bocciato la Costituzione Europea.

Una dittatura finanziaria che ha poi aperto la strada all’inarrestabile corso dei tagli alla spesa pubblica (che invece statisticamente non oltrepassa la media dei Paesi europei), al ciclo delle privatizzazioni, alla precarizzazione a vita del lavoro, alla devastazione del welfare, straordinaria conquista sociale delle lotte del Novecento, ma anche strategia funzionale all’antagonismo tra il benessere capitalistico dell’ovest europeo, opposto al malessere comunista del suo nemico storico, rappresentato dall’URSS, durante il periodo della guerra fredda.

Pertanto il leader Tsipras e i suoi gattopardeschi followers tsiprioti, (non si dovrebbero dispiacere dell’appellativo, dato che ora si sono svenduti al sistema del marketing pubblicitario) vorrebbero rimuovere gli effetti disastrosi della dittatura eurocratica senza toccarne le cause, rappresentate dall’euro e dai trattati.

Tra il cubo di Rubik e il culo di Tsipras, dunque non ho alcun dubbio, preferisco decisamente il primo … solo utilizzando il cervello nella ricomposizione salvifica delle tessere colorate del puzzle, si potrà evitare il rischio malsano di imbattersi in spiacevoli e lubrificati inconvenienti.

Rosanna Spadini

Fonte: www.comedonchisciotte.org

8.05.2014

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