DI MIKE WHITNEY
L’Iran ha il dovere di difendersi se verrà attaccato dagli Stati Uniti o da Israele.
La difesa del proprio paese da aggressioni ingiustificate è sancito dalla legge internazionale ed è un requisito di vera leadership. Non ci aspetteremmo nulla di diverso se fossero gli Stati Uniti o Israele ad essere attaccati.
Le amministrazioni di Bush e Sharon hanno fatto un lavoro ammirabile nell’avvelenare le opinioni pubbliche contro l’Iran, interpretando le dichiarazioni del Presidente Ahmadinejad su Israele e sull’Olocausto come un pericolo potenziale per il benessere di Israele. Ma tali affermazioni, quantunque offensive esse siano, sono una pratica comune nel Medio Oriente e non possono essere interpretate come una minaccia credibile. Nei fatti, l’Iran non ha dimostrato alcuna ambizione territoriale e non è neppure coinvolto nella occupazione di nessun paese straniero come invece è il caso sia degli Stati Uniti che di Israele.
La fanfara dei media: I tamburi di guerra rullano ancora una volta
I media hanno assunto ancora una volta il loro ruolo tradizionale, soffiando sul fuoco della guerra e concedendo un ampio spazio alle false accuse degli ufficiali della amministrazione, degli analisti della destra e degli scontenti esiliati Iraniani, e allo stesso tempo si sono dati da fare per omettere con grande cura i fatti rilevanti che possono essere usati in difesa dell’Iran.
Come sempre, il New York Times è stato all’avanguardia nella propaganda di guerra con un articolo firmato da Richard Bernestein e Steven Weisman, i quali si sono dati da fare per esporre il caso incompleto contro l’Iran. Nel primo paragrafo il combo Bernstein-Weisman suggerisce che l’Iran ha ricominciato “la ricerca che potrebbe fornirgli la tecnologia per costruire armi nucleari.”
Armi nucleari?
Forse il New York Times sa qualcosa che gli ispettori della IAEA non sanno: se è così, i due giornalisti dovrebbero farsi avanti e rivelare i fatti. Tuttavia è più probabile che stiano semplicemente seguendo le orme del mentore Judith Miller, i cui articoli ingiuriosi di prima pagina erano stati capaci di ingannare la nazione convincendola a sostenere la guerra con l’Iraq.
Non ci sono prove che dimostrino che l’Iran abbia un programma per le armi nucleari.
Nessuna prova.
Neppure George Bush potrebbe fare una simile affermazione.
Non esistono neppure le prove che l’Iran sia in possesso delle centrifughe necessarie per arricchire l’uranio e renderlo materiale adatto alla costruzione di armi. Queste sono le due questioni alle quali dovrebbe essere data la più grande considerazione per stabilire se sia vero oppure no che l’Iran pone un pericolo concreto ai propri vicini, e tuttavia, questi sono precisamente i fatti che sono assenti dai quasi 2500 articoli che sono stati scritti negli ultimi giorni riguardanti l’intera vicenda.
Il capo della IAEA Mohammed El Baradei ha ripetutamente dichiarato che il suo team di ispettori, che ha avuto la possibilità di “andare da ogni parte e di vedere ogni cosa”, non ha trovato niente per corroborare le asserzioni degli USA o quelle di Israele.
D’altra parte, sappiamo che gli Stati Uniti hanno sviluppato un nuovo regime di armi nucleari “utilizzabili” a bassa potenza per distruggere bunker sotterranei. Sappiamo anche che i militaristi del Pentagono hanno minacciato di usare armi nucleari nel corso di un “primo attacco” preventivo, e che i più importanti giocatori nel Dipartimento della Difesa credono all’unanimità che le armi nucleari dovrebbero essere usate come parte integrante della strategia Americana per la sicurezza globale.
L’Iran afferma che lo sviluppo di armi nucleari è contrario alle proprie credenze religiose, mentre l’amministrazione Bush (come per la Nuclear Posture Review) crede che le armi nucleari siano una parte integrante della guerra al terrore. Rumsfeld ha anche assestato una forte scossa al Pentagono per circondare ancora più se stesso di persone della stessa mentalità che sostengono questa tesi di base.
Forse, non sarebbe il caso di affermare che la nostra paura dell’Iran è fondata sull’inganno?
Al momento, l’amministrazione Bush sta provando a trascinare l’Iran di fronte al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per violazioni che risalgono a più di due anni fa. Da allora, non ci sono state altre violazioni e l’Iran si è volutamente piegato al più stretto rispetto dei propri obblighi di trattato sia per quanto riguarda l’NPT (Nuclear Proliferation Treaty – Trattato di Proliferazione Nucleare) che di altre misure per la “costruzione-di-confidenza” che ha liberamente accettato come un segno di buona volontà.
In verità, l’Iran è pienamente qualificato ad arricchire l’uranio secondo i termini dettati dall’NPT e ha accettato di procedere in tal senso in maniera che è in linea con le strette regole imposte dalla IAEA. L’Iran comunque non rinuncerà al suo “diritto inalienabile” di convertire l’uranio a scopi pacifici, come per esempio per la produzione di energia da usare negli impianti nucleari.
A nessuna altra nazione eccetto l’Iran è stato chiesto di rinunciare ai propri diritti per come sono sanciti dall’NPT: l’amministrazione Bush si aspetta che le Nazioni Unite annullino parte del trattato semplicemente per accomodare i suoi sospetti infondati. Ma perché dovrebbe l’Iran essere d’accordo ad essere trattato come un paese subalterno solo per soddisfare Bush? Dopotutto, l’Iran aveva inizialmente sottoscritto l’NPT intendendolo come una maniera per ridurre le armi nucleari, mentre Israele, gli USA, e altre nazioni erano impegnate a costruire una nuova generazione di bombe.
Inoltre il processo di conversione ha luogo di fronte agli ispettori della IAEA e alle telecamere che sono state piazzate per filmare l’intera procedura. Alla IAEA viene richiesto di riportare qualunque violazione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per una eventuale azione punitiva. L’agenzia di controllo delle Nazioni Unite aveva riportato un grande successo nell’analizzare il vero stato del “presunto” programma dell’Iraq per le armi nucleari. Non c’è alcun bisogno di sospettare che non riusciranno nel loro compito anche qui (Israele, il Pakistan e l’India hanno evitato tutti questo regime e hanno sviluppato segretamente armi nucleari).
Le gocce di Straw che fanno traboccare il vaso
Il Ministro degli Esteri Britannico Jack Straw, che aveva interpretato un ruolo di primaria importanza nel disseminare le bugie che avevano preceduto la guerra con l’Iraq, è stato egualmente disonesto riguardo l’Iran.
“Per due anni e mezzo, abbiamo lavorato con l’Iran e il resto della comunità internazionale per obbligare l’Iran a conformarsi con i suoi chiari obblighi di non fare niente che potesse condurci a sospettare che stiano sviluppando un potenziale nucleare.”
Straw naturalmente sa che l’Iran non ha violato i suoi obblighi di trattato per più di due anni e che da allora li ha sempre rispettati. Le sue affermazioni confermano solamente quello di cui la gente ragionevole è già a conoscenza, ossia che Washington vuole un’altra guerra.
L’amministrazione Bush sa benissimo che non esiste alcuna speranza di far passare una risoluzione da parte del Consiglio di Sicurezza per la introduzione di sanzioni contro l’Iran. Né la Russia né la Cina sarebbero d’accordo alle penalità e neppure esiste alcuna prova di una cattiva condotta. Il caso verrà semplicemente usato per fra crescere il sospetto pubblico e la paura mentre Israele & Washington apportano gli ultimi ritocchi ai loro piani di battaglia.
Va fatto notare, comunque, che l’Iran verrà attaccato senza che esista uno straccio di prova che dimostri che il paese è dotato di armi nucleari, di un programma per le armi nucleari, o anche di un piano a lungo raggio che preveda ostilità contro gli USA e Israele. In altre parole, l’Iran è completamente innocente.
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Adesso che la amministrazione ha abbandonato il segno di riferimento riconosciuto a livello internazionale di una “minaccia imminente”, ha anche rinunciato ad ogni altra ragionevole motivazione che possa giustificare un’aggressione non provocata. L’Iran verrà attaccato senza pretesto e senza autorizzazione da parte del Congresso o delle Nazioni Unite, con l’invocazione dell’autorità dell’esecutivo di perseguire la guerra al terrore “con tutti i mezzi necessari e appropriati”.
La determinazione ad attaccare l’Iran va fatta risalire a più di dieci anni fa e a quelli che adesso sono i famosi (o infami) documenti politici di cui è autore il Project for a New American Century – Progetto per un Nuovo Secolo Americano, che sostiene l’idea di integrare le risorse Iraniane nel sistema globale e allo stesso tempo di eliminare gli avversari politici di Israele nella regione. La prima fase ha lo scopo di indebolire il regime e di renderlo vulnerabile ad una futura invasione o ad un prossimo cambio di regime.
L’imminente attacco probabilmente si concretizzerà in una serie di attacchi aerei ‘chirurgici’ di Israele che con tutta probabilità verranno scagliati su almeno 12 impianti di produzione e siti per le armi. Sia Israele che gli Stati Uniti hanno fatto sapere all’Iran che una eventuale ritorsione finirà per evolversi velocemente in una guerra nucleare. Infatti i falchi del Pentagono potrebbero desiderare un simile conflitto per scoraggiare avversari futuri in America Latina e in Asia.
Se l’Iran risponde con la forza, non è possibile dire come andrà a finire. I mercati potrebbero precipitare in picchiata, il dollaro potrebbe cadere precipitosamente e vitali rifornimenti di petrolio potrebbero venire interrotti a tempo indefinito (basta leggere la pagina degli affari della stampa per vedere quanto nervosi siamo molti analisti). Se la conflagrazione diventa nucleare, allora possiamo aspettarci che la Cina, la Russia e il Venezuela prenderanno decisioni risolute per dimostrare la loro disapprovazione. I rifornimenti di petrolio dal Venezuela potrebbero essere tagliati mentre la Cina potrebbe mettere in scena una distruttiva svendita dei suoi 769 miliardi di dollari in divise estere.
Poi naturalmente, c’è la concreta possibilità che gli attacchi porteranno gli Sciiti Iracheni a formare una alleanza con la resistenza sostenuta dai Sanniti rendendo l’occupazione dell’Iraq ancora più inconsistente. È pure possibile che i Mullah organizzeranno delle vere e proprie jihad sponsorizzate dallo stato in tutto il globo per prendere a bersaglio impianti per la produzione di energia e gli interessi commerciali Americani. Per ognuno di questi eventi, potrebbe esserci un prezzo assai alto da pagare per l’atteggiamento avventato di Washington.
Qualunque sia il costo, l’attacco diventerà effettivo molto presto, prima o durante il mese di Marzo 2006 quando l’Iran prevede di aprire la sua nuova borsa per il petrolio. Il nuovo mercato di scambi, che sfiderà direttamente il persistente dominio del dollaro nel mercato del petrolio (la più grande merce venduta nel mondo), pone una “minaccia esistenziale” al benessere delle istituzioni finanziarie Occidentali e delle elite.
Al di là del sotterfugio dei media sulle “armi nucleari” e sulla “non conformità”, quel che è certo è che l’impero sta marciando risolutamente verso la guerra, rischiando volontariamente un olocausto nucleare per preservare un sistema fondato sul privilegio e sulla ricchezza concentrata nelle mani di pochi.
Mike Whitney vive nel Washington state, e può essere contattato al seguente indirizzo di posta elettronica: [email protected].
Fonte:www.radiokcentrale.it
Link:http://www.radiokcentrale.it/articolinuovaera/itapiece130.htm
Traduzione a cura di Melektro per www.radioforpeace.info
19.01.06
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