Se il presidente ucraino Zelensky non è pagato per fomentare la guerra tra Occidente e Cina, dovrebbe esserlo.
Era passata quasi inosservata la sua ennesima apparizione, ma fortunatamente siamo riusciti a beccarlo anche stavolta. La settimana scorsa, durante il vertice vertice Shangri-La Dialogue, mentre si appellava alle nazioni asiatiche per ottenere il sostegno necessario a respingere l’invasione della Russia, il presidente ucraino ne ha approfittato per eleggersi portatore degli interessi dei popoli oppressi (o almeno di quelli che conviene definire tali) e ha affermato che la comunità internazionale dovrebbe aiutare Taiwan a resistere all’aggressione della Cina ora, prima che Pechino attacchi.
Zelensky sa che il suo ruolo è quello di essere megafono delle democrazie europee, ha le orecchie del “mondo libero” a disposizione e ciò che dice viene ripreso come vangelo dai responsabili della narrazione dei media occidentali. Come ho detto, il comico ha fatto strada e adesso è un vero e proprio influencer.
E che importa se nelle scorse settimane il suo regime ha bandito un altro paio di partiti di opposizione, portando il totale a nove. Finche la stampa statunitense e europea non ne parla, e come se non fosse successo.
Il suo appello a un’azione preventiva contro la Cina è stato ripreso nientemeno che dal Washington Post (e figurati): “Gli aggressori devono essere affrontati ovunque emergano” ha detto il leader ucraino, sulla cresta dell’onda oramai da mesi. Nonostante la geopolitica non sia il suo forte, e per molti le sue affermazioni rischiano di incrinare i rapporti tra Cina e Ucraina, a Zelensky è stato affidato un compito e lui sta facendo il possibile per dimostrare al suo mandante di saperlo espletare appieno.
Così, dopo la pioggia di dollari e armi caduta sull’Ucraina, che sembra però ancora non averso saziato, il nuovo paladino del mondo libero auspica lo stesso anche per Taiwan. C’è però una differenza tra ingannare gli altri Stati europei e farli morire di fame per il prossimo inverno e minacciare le ambizioni territoriali della Cina. Pechino ha ripetutamente chiarito che non tollererà interferenze nella questione di Taiwan da parte degli Stati Uniti, nè tanto meno da parte di personaggi come Zelensky.
Ci sono dei parallelismi da tracciare tra l’Ucraina e Taiwan, anche se probabilmente non quelli che il presidente ucraino vuole far notare alla “comunità internazionale”. Come Mosca ha ripetutamente sottolineato, i Paesi occidentali che inondano l’Ucraina di armi non ispirano pensieri pacifici tra i decisori del Paese, e un discorso simile lo sta facendo anche Pechino, dopo i nuovi accordi non ufficiali tra Taipei e Washington per accumulo di nuove armi e tecnologie sull’isola.
Presto scopriremo dove ci condurrà la Zelensky-mania. L’unica cosa di cui lo posso ringraziare è che ogni giorno con lui è una scoperta!
Massimo A. Cascone, 20.06.2022