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DI GERALD CELENTE
lewrockwell.com

Non va tutto bene. E le cose andranno peggio… molto peggio. L’economia è sull’orlo del baratro. Le guerre si espandono come incendi. Il mondo è sulla lama di un rasoio.

I leader mondiali e gli esperti dei media dicono che non è così. Sì, ci sono problemi, ma finanza e politica ne sono a conoscenza. Sono già state prese le politiche e le misure per correggere questi problemi.

Che siano economie fallimentari, vecchie guerre irrisolvibili o nuove che imperversano, dall’alto si sostiene sempre che sono stati fatti progressi costanti e si conforta la popolazione assicurando che le menti più brillanti e i migliori generali si occupano del caso. Su tutti i fronti il successo è certo e la vittoria è a portata di mano. E’ necessaria solo “pazienza”… assieme a più uomini, più tempo e più soldi.Per quanto riguarda questi “leader” e i loro mezzi di comunicazione, l’unica opinione valida viene da un gruppo ristretto di esperti, da fonti ufficiali e dai loro politici favoriti. Solo loro hanno le credenziali per poter parlare con autorità e fornire previsioni attendibili. Il fatto che queste siano spesso, se non sempre, errate pare non diminuire la loro credibilità.

Come può una persona pensare che gli stessi banchieri centrali, gli stessi operatori finanziari e politici responsabili della crisi economica, possano anche risolverla? A pochi giorni dal suo annuncio, noi avevamo predetto che il TARP (Troubled Asset Relief Program) di Bush era destinato a fallire, poi predimmo lo stesso per il pacchetto di stimoli di Obama (The American Recovery and Reinvestment Act). Non erano altro che una copertura: non ci sarebbe nessun recupero.

Ecco il Nuovo Piano, Uguale al Vecchio Piano

Non fa differenza se sono Democratici o Repubblicani. Nonostante la solita retorica, la soluzione dei problemi economici ha poco a che vedere con il partito al governo, riguarda la competenza professionale. Entrambi gli schieramenti hanno avuto la loro occasione. Entrambi hanno usato il loro potere per avviare politiche che hanno creato problemi. Entrambi avevano l’occasione per rimediare ai danni da loro stessi causati. Entrambi hanno fallito, come avevamo predetto. Dato chi sono e cosa hanno fatto, possiamo predire con sicurezza per il futuro una sequenza ininterrotta di fallimenti bipartisan.

Gli incompetenti della politica sono al timone. Quale persona con un sano principio di autoconservazione può credere alle promesse dei politici o fidarsi dei giudizi dei banchieri centrali o dei finanzieri di Wall Street, quando i loro veri interessi sono solo i loro interessi?

Non è “Business as Usual“. Nel 1920 il presidente americano Calvin Coolidge dichiarò: “Il business dell’America è il vero business”. Novant’anni dopo, la guerra è diventato il business dell’America: i quaranta anni della Guerra alla Droga, i dieci anni di Guerra al Terrorismo, la guerra in Afghanistan (la più lunga della storia americana), la guerra in Iraq che dura da nove anni e non se ne vede la fine, le guerre segrete in Pakistan e Yemen e più recentemente l'”azione militare a tempo limitato, scopo definito” in Libia.

Mentre le giustificazioni per entrare in questi conflitti sono state sempre diverse, si è sempre trattato di assassini immorali, interminabili, rovinosamente costosi e fallimentari. Perché si dovrebbe credere alle comunicazioni ottimiste rilasciate dai generali e ufficiali che continuano a rassicurare il pubblico sostenendo che l’applicazione di vecchie strategie fallimentari, questa volta, porteranno al successo?

Eppure, anche di fronte ai loro fallimenti e alla loro totale incompetenza, chiunque provi a mettere in discussione la linea del partito o la saggezza tradizionale viene tacciato come un “allarmista”, un “pessimista” e un “alimentatore di paure”. Sebbene le nostre previsioni possano essere sgradite – pessimismo, ottimismo, che piacciano o meno è irrilevante – conta solo la loro accuratezza. Abbiamo accuratamente previsto:

– che la guerra in Afghanistan e Iraq sarebbero state un guaio;
– lo scoppio della bolla immobiliare;
– la corsa all’oro;
– la crisi del 2008;
– la crisi dell’Unione Monetaria Europea;
– il fallimento del piano di salvataggio e degli stimoli americani per rianimare il mercato immobiliare e creare posti di lavoro;
– la caduta di governi, la diffusione di guerre civili e di sconvolgimenti sociali su scala mondiale.

Abbiamo detto anche che la previsione economica della Federal Reserve sui “green shots” nel marzo 2009 era un “miraggio” e avevamo predetto che il loro vantato “recupero” non era altro che una soluzione temporanea, un tappabuchi, a cui sarebbe seguita “la più grande depressione”. Ed ora, a giugno 2011, con il Dow Jones in trend negativo e i dati economici che puntano verso la crisi, Washington e Wall Street continuano a negare. L’unico dibattito tra gli “esperti” è se un “doppio tonfo” di recessione sia probabile o meno.

Comunque, per l’ uomo comune, colpito dalla diminuzione dei salari, dall’aumento dei prezzi, dalla disoccupazione senza controllo, dall’aumento delle tasse e dalle repressive misure di austerity, la “Depressione”, non la “Recessione” e di sicuro non la “prosperità”, è dietro l’angolo.

Secondo un sondaggio della CNN e Opinion Research Corporation del 8 giugno, il 48% degli americani crede che un’ altra Grande Depressione possa essere probabile nei prossimi anni – la percentuale più alta mai raggiunta. Il sondaggio indica anche che poco meno della metà degli intervistati vive in una famiglia dove un membro ha perso il lavoro o è preoccupato che la disoccupazione possa colpirlo nel futuro prossimo.

Improvvisamente, dopo anni di disagi economici per milioni di Americani – e solo quando la sofferenza e il dolore non possono più essere mascherati con astrazioni o statistiche precotte – i media osano pronunciare la parola vietata che inizia con “D”.

Per i lettori del Trends Journal, avvisati dell’emergere di questa tendenza circa tre anni fa, la prospettiva di una depressione non dovrebbe essere una sorpresa. E nemmeno l’idea che, quando la crisi colpirà e non potrà più essere negata, una gran parte della popolazione sofferente scenderà in piazza.

Quando la feci, questa previsione fu oscurata da gran parte dei maggiori organi di stampa. Ora però, quando qualcuno, in maniera esitante ed in ritardo, solleva questa possibilità, diventa subito una grande notizia e lui viene elevato al grado di grande saggio. Ai primi di giugno lo stratega dei Democratici James “It’s the Economy, Stupid” Carville, dopo aver appreso che 2 piu 2 fa 4, ha avvertito che le condizioni di un’economia in declino accrescono il rischio di disordini civili.

Come ho descritto anni fa: “Quando le persone perdono tutto e non hanno altro da perdere, perdono anche quello”.

Previsione della Tendenza: Le guerre si moltiplicheranno e i disordini civili si intensificheranno. Come previsto, le rivolte ispirate dai giovani nel Nord Africa e nel Medio Oriente si stanno spandendo in Europa. (vedi “Off With Their Heads”, Trends Journal, autunno 2010)

Data la tendenza in atto e le persone al potere, il collasso economico a certi livelli è inevitabile. I governi e le banche centrali saranno inesorabilmente determinati a strappare ogni dollaro, sterlina o euro al popolo attraverso le tasse, mentre confiscano i beni pubblici (chiamale privatizzazioni) per coprire le scommesse perse da banche e finanzieri.

Quando le persone verranno dissanguate finanziariamente e non avranno più nulla da dare, il sangue scorrerà per le strade.

Lezione sulla Tendenza: Impara dalla storia. Ricordi quando divenne evidente per la prima volta che l’economia statunitense era in grave difficoltà e che si stava avviando verso la crisi del 2008? Non molti lo ricordano. La maggior parte della gente era con la mente in vacanza. Era la fine di luglio 2007 quando il mercato azionario è improvvisamente sceso sotto l’ euforico livello di 14000.

Nonostante noi avessimo avvertito nel Trends Journal dell’estate 2007 (uscito a giugno di quell’anno) che “gli indici di tendenza prevedono una grossa crisi che colpirà il mercato finanziario fra luglio e novembre”, il Dow in picchiata è stato minimizzato come un semplice “incidente d percorso”… un periodo di pausa tra picchi di espansione.

L’ errore più grande in un mercato azionario in caduta

Le enormi oscillazioni del Dow Jones stanno ponendo interrogativi agli investitori. Ma togliere i vostri soldi dal mercato ora potrebbe essere l’ errore più grande di tutti.

NEW YORK – Lo scorso giovedì è stato il secondo peggior giorno dell’anno per il Dow Jones Industrial Average. Ma ricordate, solo una settimana fa il Dow ha chiuso sopra i 14000 per la prima (e unica) volta. Le fluttuazioni del mercato non dovrebbero toccare gli investimenti del 401(k). Tenete a mente il vostro orizzonte temporale: molti dei nostri stanno per essere investiti nel mercato fino a che non andiamo in pensione, di solito fra qualche decina di anni. CNN 27 luglio 2007.

Dopo quattro anni e miliardi di dollari persi in azioni e 401(k), quel tipico consiglio di “fare un respiro profondo e mantenere la rotta” appare totalmente sbagliato. Il Dow avrebbe perso più di metà del suo valore ed ora, a giugno 2011, è sceso sotto i 12000.

La morale della storia è di non lasciar andare in vacanza la vostra mente. Le condizioni si deteriorano rapidamente ed è imperativo rimanere all’erta. Un altro episodio negativo in ambito finanziario è incombente. Può essere scatenato dall’economia (per esempio, dal contagio delle insolvenze e dalla crisi del debito in Europa, dal crollo del dollaro o dall’impennata dei prezzi delle materie prime), potrebbe essere il terrorismo (vero o false flag), un disastro provocato dall’uomo (un’altra Fukushima) o uno provocato da Madre Natura… o una combinazione di tutto questo.

Gerald Celente (fondatore e direttore del Trends Research Institute, autore di Trends 2000 e Trend Tracking (Warner Books) ed è l’editore del Trends Journal. Fa previsioni dal 1980 e ha recentemente previsto il “Crollo del 2009”.

Fonte: http://lewrockwell.com
Link: http://lewrockwell.com/celente/celente71.1.html
15.06.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di REIO

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