IL CIBO BIOLOGICO

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A CURA DI FRANCESCA MARETTA E IVAN BONFANTI
Liberazione

Il cibo biologico è davvero un hobby per pochi ambientalisti, ricchi e possibilmente contari a qualunque innovazione tecnologica? Oppure è un alimento più sano, la cui coltivazione va di pari passo con il rispetto dell’ambiente, con meno spreco di energia, meno rischi per la salute, più rispetto degli animali allevati e, non da ultimo, più gustoso e nutriente? Il dibattito è aperto da anni e nell’ultimo decennio, di pari passo con la presa di coscienza generale che la temperatura del pianeta sta aumentando a dismisura a causa delle emissioni umane, ha assunto spesso i toni di una crociata onnisciente in cui, da una parte e anche dall’altra, l’opposizione ideologica ha la meglio sulla dialettica e sul confronto tecnico. Tuttavia la questione dello sviluppo dell’agricoltura, cioè del sostentamento umano per eccellenza dal momento che anche chi mangia animali alla fine consuma i frumenti bruciati in precedenza per lo sviluppo dell’allevamento, è naturalmente un nodo centrale, che raccoglie il cuore del dibattito sullo sviluppo dell’umanità e la sua interazione col pianeta e le risorse di cui dispone.

I testi che seguono sono il riassunto di uno dei dibattiti più interessanti, ospitati di recente sulle pagine di un quotidiano prestigioso, il britannico The Independent , che ha capito da tempo come la questione climatica e dell’alimentazione sia primaria per decidere le sorti della nostra presenza in questo mondo, e forse anche della sopravvivenza del mondo che conosciamo con o senza l’umanità. Due articoli, il primo del professor Rob Johnson, scienziato e esperto di ambiente, che mette in discussione quelli che chiama “i miti” del biologico. Il secondo è del professor Peter Melchett, membro della Soil Association of Britain, l’associazione che riunisce i coltivatori biologici, non solo difende “i fatti”, ma rilancia gli innumerevoli benefici dell’agricoltura biologica. Ne è risultato un botta e risposta di grande interesse, che riportiamo non in quanto panoramica completa su tutti i vantaggi o gli svantaggi della questione, ma come elemento per un dibattito di qualità.
Francesca Marretta e Ivan Bonfanti

UN MITO CHE IL MONDO NON PUO’ PERMETTERSI

Mito primo: Agricoltura e allevamento biologici giovano all’ambiente

Secondo uno studio finanziato dal dipartimento dell’Ambiente britannico (Life Cycle Assessment -Lca) la produzione di latte e derivati è uno dei maggiori fattori di emissione di gas a effetto serra (Ghg)
Mito primo: Agricoltura e allevamento biologici giovano all’ambiente
Secondo uno studio finanziato dal dipartimento dell’Ambiente britannico (Life Cycle Assessment -Lca) la produzione di latte e derivati è uno dei maggiori fattori di emissione di gas a effetto serra (Ghg). Chi compra biologico dovrebbe riflettere sul fatto che per produrre un litro di latte biologico occorre l’80% in più di pascolo. Lo stesso litro di latte ha un potenziale di emissioni da “effetto serra” superiore del 20% rispetto a quello “normale” e rilascia il 60% il più di nutrienti nell’acqua e contribuisce per un ulteriore 70% alla formazione di piogge acide.
Secondo i sostenitori della teoria del “mito organico”, la mucca “bio” rutta il doppio del metano di quella “ordinaria”. E il metano, non ti da una mano, ma è venti volte più potente come gas a effetto serra del Co2. Carni e pollame sono i maggiori “fornitori” di emissioni di gas nell’ambiente imputabili al settore agricolo. Se è vero che si brucia energia per ottenere pesticidi usati per la produzione dei mangimi per bestiame, è vero anche che la produzione di un chilo di carne biologica provoca il 12% in più di emissioni Ghg, dunque maggiore inquinamento degli stessi nutrienti e più piogge acide.

Mito secondo: Agricoltura e allevamento biologici sono più sostenibili

Per produrre patate biologiche si consuma meno energia per la produzione di fertilizzati. Ma si brucia più combustibile per l’aratura.Inoltre un ettaro terra coltivata in maniera convenzionale produce oltre il doppio delle patate prodotte secondo il metodo biologico. Per riscaldare le serre in cui si producono i pomodori Made in Britain, si brucia, a paritá di quentitá prodotta, cento volte l’energia necessaria a far maturare pomodori in Africa. La resa del pomodoro biologico è pari al 75% di quello convenzionale, ma impiega il doppio dell’energia. Per semplificare: il pomodoro biologico prodotto in serra in Gran Bretagna (ma sarebbe lo stesso in un altro paese europeo) fa più male all’ambiente che quello importato dal Kenya. Oltretutto, per produrre pomodori biologici nel Regno Unito si usa il 25% di acqua in più rispetto alle coltivazioni convenzionali.

Mito terzo: L’agricoltura biologica non fa uso di pesticidi

Chi produce o pubblicizza cibo biologico generando allarmismo sul consumo di prodotti convenzionali, dice che il biologico fa bene alla salute perchè non fa uso di pesticidi. Al contrario quello “normale” fa male, dato che li contiene. Ebbene anche per produrre cibo biologico usano pesticidi. La differenza è che gli agricoltori biologici usano pesticidi biologici. Ma chi dice che fanno meno male? Ad esempio, mentre i pesticidi moderni sono biodegradabili, le soluzioni di rame consentite per alcuni interventi in agricoltura sono tossiche per i terreni. Il fitofarmaco di origine naturale rotenone, usato in agricoltura biologica è neurotossico per gli esseri umani e puó provoacre sintomi simili a quelli del morbo di Parkinson.

Mito quarto: La quantitá di pesticidi presenti nel cibo convenzionale è dannosa

I paladini e testimonial del cibo biologico, come l’attice Gwyneth Paltrow, dicono che il normale produce una sorta di effetto cocktail di pesticidi dannoso. C’è chi parla addirittura di epidemia di cancro causato dai pesticidi. Nei fatti non esiste nessuna epidemia di cancro tra chi mangia cibo “normale”. Le statistiche non lo dimostrano.

Se ci fosse una relazione diretta tra pesticidi e cancro i primi ad essere colpiti sarebbero gli agricoltori.
Inoltre gli effetti cancerogeni dei pesticidi dovrebbero manifestarsi sotto forma di cancro allo stomaco, ma questo tipo di cancro è proprio quello più in diminuzione da 50 anni. Sessant’anni fa tutto il cibo prodotto in Gran Bretagna era bologico. E si viveva, in media, poco oltre i sessant’anni. Con l’agricoltura moderna, (quella che impiega agenti chimici ben testati), si produce cibo sicuro e più economico. E si vive oltre gli ottant’anni.

Mito quinto: Il cibo biologico fa bene alla salute

Studi condotti in Olanda, Danimarca e Austria, hanno dimostrato che in presenza di contaminazione da batteri appartenenti al Campylobacter, il 100% dei polli da allevamento biologico finisce per risultarne affetto a cusa della rapida diffuzione del batterio, mentre negli allevamenti convenzionali ne risulta contagiato un terzo. Lo stesso vale per la salmonella. Non utilizzare antibiotici o altri farmaci per esempio i vermicidi, per curare gli animali quando serve, perchè non è naturale, causa maggiori esposizioni alle malattie per gli animali e duqnue una loro maggiore sofferenza. Una ricerca realizzata in collaborazione tra studiosi austriaci e olandesi mostra che i maiali biologici sono più esposti alla polmonite rispetto ai porcellini “normali” e che i piccoli nati in allevamenti biologici hanno un tasso di mortalitá doppio. Le malattie sono la ragione principale per la quale spesso gli animali allevati biologocamente pesano quasi la metá di quelli convenzionali. Insomma l’allevaento organico non fa necessariamente bene all’animale.

Mito sesto: Il cibo biologico è più nutriente

Alcuni studi dimostrano che esiste una percentuale leggermente più alta di alcune sostanze nutritive nei prodotti biologici, come i flavonoidi nei pomodori biologici e gli acidi grazzi omega-3 nel latte “bio”.
Per aumentare la concentration di nutrienti nel cibo basta lasciarlo in ambiente areato diversi giorni. Il cibo disidratato contiene una concentrazione maggiore di carboidrati e nutrienti. Ma la disidratazione puó essere anche il sintomo di una patologia. Ad esempio lo stesso studio che ha individuato una concentrazione maggiore di flavonoidi nei pomodori biologici spiega che ció accade in seguito allo stress causato dalla mancanza di nitrogeno. La pianta smette di produrre polpa pet produrre sostanze chimiche di difesa, come i flavonoidi.

Mito settimo: Siamo in presenza di un boom della domanda di cibo biologico

Meno dell’1% del cibo venduto in Gran Bretagna è biologico. Ma non sembrerebbe così stando a quello che raccontano i media. Il principale ente di certificazione “Bio” nel Regno Unito, la Soil Association, scrive, sul proprio sito Web, di essere la “principale organizzazione che promuove e pratica lo sviluppo sostenibile”. Questa organizzazione è allo stesso tempo un’impresa, a cui fa capo una potente lobby commerciale, che usa ogni mezzo mediatico per promuovere e convincere il pubblico della crescita del consumo biologico nel paese, dunque della sua bontá. Nonostante il “boom” del biologico cui si parla, la quantitá di terra coltivata col sistema biologico è in diminuzione dal 2003. Questo significa che sono sempre di più gli agricoltori ed allevatori che tornano al metodo “convenzionale”. Tutto il cibo prodotto in Gran Bretagna è sicuro. In un’epoca seria non bisognerebbe creare falsi miti ricorrendo ad una informazione scorretta per aumentare le vendite.

Fonte: http://www.liberazione.it/
25.05.08

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PERCHE’ IL MONDO PUO’ PERMETTERSI IL BIOLOGICO

Fatto primo: Il biologico è migliore per l’ambiente

Le colture biologiche non sono perfette; sono state sviluppate circa 60 anni fa e c’è ancora molto da imparare
Fatto primo: Il biologico è migliore per l’ambiente
Le colture biologiche non sono perfette; sono state sviluppate circa 60 anni fa e c’è ancora molto da imparare. Durante questi anni la ricerca sul biologico non ha potuto usufruire della maggioranza dei fondi perché la gran parte degli investimenti è stata assorbita da studi per nuovi pesticidi o dalle colure geneticamente modificate. L’agricoltura biologica è il frutto di ricerche di scienziati e contadini che volevano sviluppare quello che oggi possiamo chiamare un modo più sotenibile per produrre cibo. La loro preoccupazione primaria era e resta una miscela che leghi il terreno sano, il cibo sano e la salute umana. I benefici sono stati evidenti sin dal principio, non solo per i pionieri che hanno promosso le colture. Intanto le colture biologiche sono decisamente più efficaci nella protezione degli animali selvaggi, come la scienza ha chiaramente registrato. La letteratura scientifica spiega che tra le colture organiche sono presenti il 30% in più di animali selvatici e conservano oltre il 50% in più di biodiversità. Per la stessa ragione anche il governo inglese, sulla base di prove scientifiche, ha messo in chiaro come le colture scientifiche abbiano chiari benefici ambientali – sono migliori per la vita selvatica, perché inquinano molto meno l’atmosfera data l’assenza degli spray, non producono scorie chimiche e diossido di carbonio. La commissione governativa sullo sviluppo sostenibile ha identificato infatti la certificazione organica come “lo standard migliore” per la produzione di cibo sostenibile dall’umanità. Risultati peraltro visibili dopo pochi anni per chiunque passi da una produzione non organica a quella biologica.

Fatto secondo: E’ vero che il cibo organico è più sostenibile

Uno degli errori principali di chi sostiene le coltivazioni chimiche è la credenza che – esempio – i pomodori biologici assorbono il doppio dell’energia per crescere. E’ falso, e tra l’altro dipende dai differenti tipi di pomodori. Anche sull’impatto del biologico nel surriscaldamento globale si omette spesso di ricordare uno degli aspetti positivi chiave: che il “bio” immagazzina nel suolo, anziché nell’aria, il carbone. Se si include anche questo fattore l’impatto dei cibi biologici che contribuisce al climate change scende dall’80% al 12%. Gli studi commissionati dal governo britannico, altro esempio, hanno dimostrato come in quasi tutti i settori le coltivazioni organiche usano addirittura il 26% in meno di energia rispetto ai non-biologici.
L’articolo qui a fianco ignora la straordinaria e urgente sfida a cui l’umanità è chiamata. Dobbiamo ridurre le emissioni di gas serra in modo drastico – dell’80 per cento entro il 2050 – comprese naturalmente quelle derivati dall’agricoltura e dall’industria del cibo. Occorre adattarsi ad un mondo in cui petrolio e gas naturali saranno risorse in declino. C’è bisogno di mitigare gli effetti del climate change, ad esempio ottimizzando le irrigazioni e tagliando al minimo gli sprechi di acqua potabile. Viviamo in un mondo dove le condizioni metereologiche saranno sempre più estreme e dobbiamo adattarci. Come faremo tutto questo è il cuore della sfida che oggi investe l’umanità per la sopravvivenza.

Fatto terzo: E’ vero che il biologico usa molti meno pesticidi

Nessuno ha mai detto che le coltivazioni biologiche non usano alcun tipo di pesticida. Tuttavia la coltura biologica ricorre ad alcuni pesticidi solo in determinate condizioni e non c’è paragone con il non-biologico. Eppure la grande maggioranza di agricoltura biologica non usa alcun tipo di spray e se tutte le coltivazioni fossero organiche, l’uso di prodotti chimici e spray cadrebbe dell’98 per cento. Scusate se è poco. Per essere comunque chiari, il biologico può usare pesticidi più che altro nelle colture di patate o nei frutteti, tuttavia i pesticidi permessi dalle associazioni di produttori biologici sono di origine naturale (come il Rotenone, un estratto di tropicali della famiglia delle Leguminose) o semplici prodotti chimici – composti di rame o zolfo. Gli igredienti attivi del Rotenone o della “soft soap” si consumano in pochissimo tempo dopo che sono stati esposti alla luce solare, minimizzando i rischi per l’ambiente. Rame e zolfo sono invece presenti naturalmente nel suolo e nessuno dei due elementi viene riscontrato alla fine nei cibi organici, al contrario dei prodotti non-biologici. Il nostro obiettivo è, comunque, arrivare a colture completamente libere dagli spray.

Fatto quarto: E’ vero che il livello di pesticidi presenti nel cibo “convenzionale” è pericoloso

Di certo è rischioso e potenzialmente è pericoloso. Nell’Unione Europea un cibo su 30 contiene livelli di pesticidi superiori alle norme legali dell’Ue. Circa 40 pesticidi che erano stati descritti ai consumatori come fuori da ogni rischio sono stati di recente vietati o ritirati dall’uso. Le persone che vogliono ridurre la loro esposizione a pesticidi potenzialmente dannosi farebbero quindi meglio a rivolgersi al cibo biologico. Uno studio del governo Usa ha dimostrato, ad esempio, che nei bambini che seguono una dieta biologica non c’è traccia di pesticidi, mentre anche dopo un giorno di dieta non-biologica la presenza di pesticidi nelle urine viene riscontrada immediatamente. I cocktails di spray non sono testati e se un pesticida viene considerato «non pericoloso» non è detto che mischiandolo con altri non lo diventi. La fertilità maschile si è abbassata del 50 per cento in coincidenza con l’uso di pesticidi e seppure non ci sono prove (un advisor del governo Brown di recente ha imputato la causa alle «troppe biciclette e ai jens stretti») non c’è neppure la dimostrazione che non vi siano legami con l’aumento dei prodotti chimici. La scienza non ha provato che i pesticidi non fanno male e le persone che credono che l’assenza di additivi artificiali o di pesticidi può beneficiare loro o i loro bambini possono, per fortuna, rivolgersi al mercato dei cibi biologici.

Fatto quinto: L’agricoltura biologica è più sana

In termini di sana alimentazione, l’inglese Food Standard Agency ha detto che «non c’è differenza» tra cibi organici e cibi non-organici. L’organizzazione animalista Compassion in World Farming tuttavia ricorda come «l’agricoltura biologica ha il potenziale di offrire di gran lunga gli standard più alti per la salute e la vita degli animali». Perché gli animali sono tenuti in condizioni migliori, sempre liberi di circolare e non sottoposti al continuo bombardamento di antibiotici, il cui uso è vietato dalle associazioni biologiche. L’Organizzazione mondiale della Sanità ha espresso «preoccupazione crescente per iu residui antibiotici che si trovano nella carne e un consumo frequente può causare una resistenza antibiotica in batteri prevalenti negli esseri umani, con il risultato di ridurre l’effetto degli antibiotici usati dagli umani per trattare malattie». E’ bizzarro che i sostenitori del non-biologico dicano che «le malattie sono la ragione principale per cui gli animali allevati con metodi biologici sono la metà del bestiamo allevato con additivi e metodi convenzionali, ragione per cui il biologico non è necessariamente una buona cosa per il welfare degli animali». Non c’è verità in questa affermazione. E’ chiaro che gli animali “bio” non vengono rimplizati artificialmente né fatti ingrassare oltremodo con additivi e antibiotici, ma mentre nelle fattorie biologiche si registrano meno malattie.

Fatto sesto: Il cibo biologico è più nutriente

Le pubblicazioni scientifiche dimostrano che, di norma, il cibo biologico contiene un livello maggiore di vitamina C e materiali essenziali come calcio, magnesio, ferro, cromo, così come antiossidanti anti-cancerogeni. Il latte organico è naturalmente più ricco di acidi grassi Omega 3, vitamina E, vitamina A (beta-carotene) e altri antiossidanti. Malattie come eczema, asma e allergie affliggono i bambini sempre di più. Il dieci per cento dei bambini dell’Unione Europea soffre di eczema. Ricerche dei governi svedese e olandese (pubblicate nel novembre dell’anno scorso) hanno registrato un 36% in meno di incidenza dell’eczema in bambini nutriti con prodotti freschi biologici rispetto a quelli allevati con agricoltura convenzionale. Gli standard biologici proibiscono l’uso degli additivi che gli scienziati classificano come “potenzialmente pericolosi per la salute”, come grassi idrogenati, Msg (monosodio glutammato), così come aromi o coloranti artificiali. Anche la Food Standard Agency ha provato tramite ricerche come alcuni comuni additivi causano iperattività nei bambini. Dunque, il biologico può essere un’ottima soluzione contro una larga quantità di potenziali reazioni allergiche o di additivi nocivi.

Fatto settimo: E’ vero che il business del biologico sta crescendo

La produzione biologica è ancora di dimensioni ridotte. Eppure le vendite locali e dirette di prodotti biologici salgono al ritmo di circa il 32% l’anno. Nel 2006 (ultimo anno di cui abbiamo a disposizione le statistiche) vendite di catering e al dettaglio hanno fruttato, nella sola Gran Bretagna, oltre 3mila milioni di euro, mentre il mercato complessivo del settore è cresciuto del 27 per cento all’anno rispetto alla decade passata. lo stesso è accaduto per l’indotto dell’agricoltura bio. Inoltre il business biologico non è più un mercato per la classe medio-alta. Oltre il 50% delle spese di prodotti bio sono compiute dalla fascia meno ricca della popolazione e molti stanno iniziando ad acquistare direttamente dai produttori, con gli schemi via-posta o nei farmers-shop, annullando la differenza con il cibo non-biologico a disposizione nei supermercati e nella grande distribuzione. Tre quarti delle famiglie si rivolgono al biologico per i prodotti dedicati ai bambini, che rappresentano la metà delle vendite di settore. Ugualmente è aumentata la richiesta e la pressione affinché le mense scolastiche si dotino di una dieta biologica. La verità è che il settore “bio” è in crescita costante, peraltro in costrasto con il generale declino dell’agricoltura europea, la cui forza lavoro è scesa dell’80% negli ultimi 50 anni. I coltivatori biologici tendono ad essere giovani, più ottimisti e la loro forz lavoro include molte più donne. La scelta che abbiamo di fronte è tra una produzione basata sui combustibili e appoggiata sui fertilizzanti al nitrogeno, oppure una produzione basata sull’energia solare con un sistema organico. Produrre una tonnellata di nitrogeno rilascia nell’atmosfera l’equivalente di 6,7 tonnellate di CO2. I materiali grezzi per produrre nitrogeno, infine, sono i sempre più scarsi gas naturali e le fattorie ne usano una quantità paurosa. La produzione organica è invece basata su processi rinnovabili, col trifoglio usato per fissare il nitrogeno e arricchire la terra di elementi organici naturali. Anche nell’incertezza, in un mondo dove i combustibili fossili stanno scomparendo, la coltivazine biologica assicura l’unico sistema sostenibile per la Terra, sia a livello ambientale che a liello economico. Questo non significa che la coltivazione biologica sia la risposta a tutte le domande. E’ semplicemente la migliore risposta per un cibo libero da pesticidi e additivi, per un’agricoltura che si alimenti con l’unica fonte infinita di cui disponiamo, il Sole, amica degli animali e della natura.

Versione originale:

Fonte: www.independent.co.uk
Link: http://www.independent.co.uk/environment/green-living/the-great-organic-myths-rebutted-822763.html
8.05.08

Versione italiana:

Fonte: www.liberazione.it
25.05.08

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