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La Redazione

 

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IL BREXIT RIDISTRIBUISCE LA GEOPOLITICA GLOBALE

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A cura di Truman
Il 2 Luglio 2016
153 Views
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27 ANNI DOPO LA CADUTA DEL MURO DI BERLINO

DI THIERRY MEYSSAN

Voltairenet

Favorevole al Brexit, la regina Elisabetta sarà in grado di reindirizzare il paese verso lo yuan.

Mentre la stampa internazionale cerca un qualche modo per rilanciare la costruzione europea, sempre senza la Russia e ora senza il Regno Unito, Thierry Meyssan è convinto che nulla ormai potrà più impedire il collasso del sistema. Tuttavia, sottolinea, ciò che è in gioco non è la stessa Unione Europea, ma tutte le istituzioni che permettono il dominio degli Stati Uniti nel mondo e l’integrità degli Stati Uniti stessi.

Nessuno sembra capire le conseguenze della decisione britannica di lasciare l’Unione europea. I commentatori, che interpretano la politica politicante e hanno perso da tempo la conoscenza delle questioni internazionali, si sono focalizzati sugli elementi di una campagna assurda: da un lato gli avversari di un’immigrazione senza controlli e dall’altra gli jettatori che minacciavano il Regno Unito dei peggiori tormenti.

Ora, la posta in gioco di questa decisione non ha alcun rapporto con questi temi. Il divario tra la realtà e il discorso politico-mediatico illustra la malattia di cui soffrono le élites occidentali: la loro incompetenza.

Quando il velo si strappa davanti ai nostri occhi, le nostre élites non riescono a capire la situazione meglio del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, quando non prevedeva le conseguenze della caduta del Muro di Berlino nel novembre 1989: la dissoluzione dell’URSS nel dicembre 1991, poi del Consiglio per la mutua assistenza economica (Comecon) e del Patto di Varsavia sei mesi più tardi, e poi ancora i tentativi di smantellare la Russia stessa che quasi si trovava a perdere la Cecenia.

In un futuro assai prossimo assisteremo in modo identico alla dissoluzione dell’Unione Europea e della NATO, e – se non staranno abbastanza attenti – allo smantellamento degli Stati Uniti.

Quali interessi dietro il Brexit?

A differenza delle spacconate di Nigel Farage, l’UKIP non è all’origine del referendum che ha appena vinto. Questa decisione è stata imposta a David Cameron da membri del partito conservatore.

Per loro, la politica di Londra deve essere un adattamento pragmatico al mondo che cambia. Questa “nazione di bottegai”, come la definiva Napoleone, osserva che gli Stati Uniti non sono più né la più grande economia del mondo, né la prima potenza militare. Non hanno dunque più motivo di essere i loro partner privilegiati.

Proprio come Margaret Thatcher non ha esitato a distruggere l’industria britannica per trasformare il suo paese in un centro finanziario globale, allo stesso modo questi conservatori non hanno esitato ad aprire la via all’indipendenza della Scozia e dell’Irlanda del Nord, e quindi alla perdita del petrolio del Mare del Nord, per fare della City il primo centro finanziario off shore dello yuan.

La campagna per il Brexit è stata ampiamente sostenuta dalla Gentry e da Buckingham Palace che hanno mobilitato la stampa popolare per fare appello a ritornare all’indipendenza.

Contrariamente a quanto spiega la stampa europea, la separazione dei britannici dalla UE non si farà affatto lentamente, perché l’Unione europea crollerà più velocemente rispetto al tempo necessario alle trattative burocratiche per la loro uscita. Gli stati del Comecon non hanno avuto da negoziare la loro uscita perché il Comecon ha smesso di funzionare una volta iniziato il movimento centrifugo. Gli Stati membri della UE che si aggrappano ai rami e continuano a salvare quel che resta dell’Unione non riusciranno ad adattarsi alla nuova situazione con il rischio di sperimentare le convulsioni dolorose dei primi anni della nuova Russia: caduta vertiginosa del livello di vita e della speranza di vita.

Per le centinaia di migliaia di dipendenti pubblici, funzionari eletti e collaboratori europei che perderanno inevitabilmente il loro posto di lavoro e per le élites nazionali che sono parimenti dipendenti da questo sistema, vi è un urgente bisogno di riformare le istituzioni per salvarle. Tutti credono a torto che il Brexit apra una breccia in cui gli euroscettici andranno a introdursi. Ora, il Brexit è solo una risposta al declino degli Stati Uniti.

Il Pentagono, che prepara il vertice della NATO a Varsavia, non ha capito che non era più in grado di imporre ai suoi alleati di sviluppare il loro bilancio della Difesa e di sostenere le sue avventure militari. Il dominio di Washington nel mondo è terminato.

Quel che abbiamo è un cambiamento d’epoca.

Che cosa sta per cambiare?

La caduta del blocco sovietico è stata dapprima la morte di una visione del mondo. I sovietici e i loro alleati volevano costruire una società solidale in cui si mettessero quante più cose possibili in comune. Hanno avuto una burocrazia titanica e dei dirigenti necrotizzati.

Il Muro di Berlino non è stato abbattuto da anti-comunisti, ma da una coalizione di giovani comunisti e di Chiese luterane. Intendevano rifondare l’ideale comunista liberato dalla tutela sovietica, dalla polizia politica e dalla burocrazia. Sono stati traditi dalle loro élites che, dopo aver servito gli interessi dei sovietici si sono precipitate con tanto ardore a servire quelli degli statunitensi. Gli elettori del Brexit più impegnati cercano in primo luogo di riguadagnare la loro sovranità nazionale e di far pagare ai leader dell’Europa occidentale l’arroganza di cui hanno dato ampia prova con l’imposizione del Trattato di Lisbona dopo il rifiuto popolare della Costituzione europea (2004- 07). Potrebbero anche essere delusi da ciò che seguirà.

Il Brexit segna la fine della dominazione ideologica degli Stati Uniti, quella della democrazia al ribasso delle “quattro libertà”. Nel suo discorso sullo stato dell’Unione del 1941, il presidente Roosevelt le aveva definite come (1) la libertà di parola e di espressione, (2) la libertà di ciascuno di adorare Dio come vuole, (3) la libertà dal bisogno, (4) la libertà dalla paura [di un’aggressione straniera]. Se gli inglesi risaliranno alle loro tradizioni, gli europei continentali ritroveranno gli interrogativi delle rivoluzioni francese e russa sulla legittimità del potere, e rovesceranno le loro istituzioni a rischio di veder risorgere il conflitto franco-tedesco.

Il Brexit segna altresì la fine del dominio militare-economico degli Stati Uniti laddove la NATO e l’UE sono solo due facce di un unico pezzo, benché la costruzione della politica estera e di sicurezza comune abbia richiesto più tempo per la sua messa in opera rispetto al libero scambio. Recentemente, ho scritto una nota su questa politica nei confronti della Siria. Ho esaminato tutti i documenti interni della UE, fossero essi pubblici o meno, per giungere alla conclusione che sono stati redatti senza alcuna conoscenza della realtà sul campo, per esserlo invece a partire dalle note del Ministero tedesco degli esteri, che a sua volta riproduce le istruzioni del Dipartimento di Stato USA. Mi ero trovato alcuni anni fa a seguire lo stesso processo per un altro Stato e sono arrivato a una conclusione simile (solo che, in questo altro caso, l’intermediario non era il governo tedesco, ma quello francese).

Le prime conseguenze in seno alla UE

Attualmente, i sindacati francesi rifiutano il disegno di legge sul lavoro che è stato redatto dal governo Valls sulla base di un rapporto dell’Unione Europea, a sua volta ispirato dalle istruzioni del Dipartimento di Stato USA. Se la mobilitazione della CGT ha permesso ai francesi di scoprire il ruolo dell’UE in questo caso, non hanno ancora colto in cosa consista l’articolazione UE-USA. Hanno capito che invertendo le norme e mettendo i contratti aziendali al di sopra dei contratti di settore, il governo rimetteva in realtà in questione la preminenza della Legge sul contratto, ma ignorano la strategia di Joseph Korbel e dei suoi due figli, la sua figlia naturale democratica Madeleine Albright e la sua figlia adottiva repubblicana Condoleezza Rice. Il professor Korbel affermava che per dominare il mondo, era sufficiente che Washington imponesse una riscrittura delle relazioni internazionali secondo termini giuridici anglosassoni. In effetti, nel porre il contratto al di sopra della Legge, il diritto anglosassone privilegia nel lungo periodo i ricchi e i potenti in rapporto ai poveri e ai miserabili.

È probabile che i francesi, gli olandesi, i danesi e altri ancora cercheranno di rompere con l’Unione europea. Dovranno per tutto ciò affrontare la loro classe dirigente. Se la durata di questa lotta è imprevedibile, il risultato non lascia più dubbi. In ogni caso, nello sconvolgimento incombente, i lavoratori francesi saranno difficilmente manipolabili, a differenza dei loro omologhi inglesi, oggi disorganizzati.

Le prime conseguenze per il Regno Unito

Il primo ministro David Cameron ha usato l’argomento delle vacanze estive per rimettere le sue dimissioni a ottobre. Il suo successore, in linea di principio Boris Johnson, può quindi preparare il cambiamento per applicarlo immediatamente al suo arrivo a Downing Street. Il Regno Unito non aspetterà la sua uscita definitiva dalla UE per gestire la propria politica. A cominciare dal dissociarsi dalle sanzioni prese contro la Russia e la Siria.

A differenza di quel che scrive la stampa europea, la City di Londra non è direttamente influenzata dal Brexit. Dato il suo status speciale di Stato indipendente sotto l’autorità della Corona, non ha mai fatto parte dell’Unione europea. Certo, non potrà più ospitare le sedi sociali di certe aziende che ripiegheranno verso l’Unione, ma al contrario potrà utilizzare la sovranità di Londra per sviluppare il mercato dello yuan. Già ad aprile, ha ottenuto i privilegi necessari firmando un accordo con la Banca centrale della Cina. Inoltre, dovrebbe sviluppare le sue attività di paradiso fiscale per gli europei.

Se il Brexit disorganizzerà temporaneamente l’economia britannica in attesa di nuove regole, è probabile che il Regno Unito – o almeno l’Inghilterra – si riorganizzerà rapidamente ottenendo il massimo profitto. La domanda è se chi ha concepito questo terremoto avrà la saggezza di far arrivare dei benefici al proprio popolo: il Brexit è un ritorno alla sovranità nazionale, non garantisce la sovranità popolare.

Il panorama internazionale può evolvere in modi molto diversi a seconda delle reazioni che seguiranno. Anche se questo dovesse andare male per alcune persone, è sempre meglio attenersi alla realtà come fanno i britannici, anziché persistere a stare in un sogno fino a quando questo non va in pezzi.

Fonte originale: http://www.voltairenet.org/article192496.html
25.06.2016

Traduzione di Matzu Yagi

Link traduzione: http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=126120&typeb=0&il-brexit-ridistribuisce-la-geopolitica-globale

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