DI ROSANNA SPADINI
comedonchisciotte.org
Le magnifiche sorti e progressivi dell’Ue sono ormai segnate, «il 2 ottobre morirà l’Unione Europea », dice Enrico Mentana, e stavolta, una delle rare volte … credo che abbia ragione. Perché proprio il 2 ottobre? Beh, per quel giorno è stato indetto il referendum ungherese sul ricollocamento obbligatorio degli stranieri, un quesito che chiamerà i cittadini ungheresi ad esprimersi pro o contro l’Unione: «Volete o no che l’Ue possa obbligarci ad accogliere in Ungheria, senza l’autorizzazione del Parlamento ungherese, il ricollocamento forzato di cittadini non ungheresi?». È il quesito del referendum proposto dal governo di Viktor Orbán, ed approvata dal Parlamento il 10 maggio. Che dire … secondo Orbán, si tratta di decidere sulla sovranità del Paese, e di far valere il diritto di scegliere con chi convivere, ma il voto rischia di essere l’armagheddon dell’Unione dopo l’avvenuto Brexit.
Poco prima il governo Orbán aveva votato contro il piano europeo del settembre scorso, sia l’Ungheria che la Slovacchia avevano preannunciato un ricorso legale e Budapest una consultazione referendaria. Il piano violerebbe la sovranità nazionale e rischierebbe di facilitare l’ingresso nel Paese di «terroristi», Bruxelles «non ha il diritto di ridisegnare l’identità culturale e religiosa dell’Europa». Ma dato che circa 400mila migranti e rifugiati sono passati per l’Ungheria nel 2015, prima della costruzione del muro che ha sigillato i confini meridionali, gli esiti del refendum appaiono già scontati.
Poi nello stesso giorno l’Austria ripeterà il ballottaggio presidenziale … e forse stavolta il vecchio “Ulrich”, per ironia della storia, dopo aver trascorso tutto il secolo breve “senza qualità”, annichilito da una sorta di spleen esistenziale postmoderno, potrà finalmente riscattarsi e decidere di far implodere l’Europa, ferendola nel ventre molle della Mitteleuropa, con una salvifica manovra di karakiri (Robert Musil, L’uomo senza qualità). Infatti “Dopo il Brexit – dice ancora Mentana – se passa il no a Budapest, se vince Hofer a Vienna, l’Unione davvero rischia di crollare. E la causa è sempre la stessa: la paura degli immigrati.”
Il sistema sta squassando l’Europa dalle fondamenta, perché l’Ue appare ormai come l’aborto mostruoso di un progetto fallito … occorre una virata risoluta per affrontare le turbolenze populistiche, quindi è necessario eliminare i protagonisti dell’ultima fase storica, quegli uomini “senza qualità” che non sarebbero più credibili per il nuovo frankestein geopolitico in via di riassemblaggio.
Cadono come mosche … prima David Cameron, travolto dal Brexit, che lui aveva fermamente combattuto, ma il medium è il messaggio, diceva un certo Marshall McLuhan, dunque la stessa proposta del referendum celava trame finanziarie gentryste, ed indicava una via tutta in salita, conclusasi poi con la catastrofe annunciata … sputtanato in anteprima dai Panama Papers e poi definitivamente eliminato.
Poi arriva il turno di Boris Johnson, che dopo aver tenuto un discorso colto, moderato e sapiente, si dichiara inadeguato a guidare la compagine dei Tory … «Alla conferenza del partito Tory dell’anno scorso ho attirato l’attenzione su di una statistica preoccupante sul modo in cui sta cambiando la nostra società. È la proporzione tra lo stipendio medio dei top manager del Ftse100 e quello del suo dipendente medio – ribadisco, medio – in azienda. Questa sproporzione sembra in fase di esplosione a un ritmo straordinario, inspiegabile e francamente sospetto. … oggi c’è un signore là fuori che guadagna 810 volte la media dei suoi dipendenti. Cosa sta succedendo?»
«Il mercato unico è un microcosmo di bassa crescita. E’ cronicamente affetto da un elevato tasso di disoccupazione. I paesi dell’Ue sono gli ultimi della fila in quanto a crescita tra i paesi dell’Ocse; ed è incredibile che ci siano 27 paesi extracomunitari che hanno goduto di una crescita più veloce nelle esportazioni della Gran Bretagna, a partire dall’avvio del mercato unico nel 1992, mentre 20 Paesi hanno fatto meglio di noi nell’esportazione di servizi. Far parte dell’Ue non è poi così conveniente per le aziende britanniche. Perciò che cosa piace dell’Ue a questi pezzi grossi? Sostanzialmente due cose. A loro piace l’immigrazione incontrollata, perché aiuta a mantenere bassi i salari dei lavori meno qualificati, e quindi aiuta a controllare i costi, e di conseguenza ad assicurarsi che vi sia ancora più grasso da spartirsi per quelli che comandano. Un rifornimento costante di solerti lavoratori immigrati significa non doversi preoccupare più di tanto delle competenze o delle aspirazioni o della fiducia in se stessi dei giovani che crescono nel loro paese.»
Poi gagliardo si fa avanti Nigel Farage con il suo “Mission accomplished!” … e chi se lo aspettava ??
Proprio lui che è stato il paladino degli euroscettici, che aveva infiammato il parlamento europeo con le sue invettive anti Europa, e che aveva denunciato con particolare competenza tutte le distorsioni del cambio fisso. Infine arriva la dichiarazione di John Chilcot, presidente della commissione d’inchiesta britannica sul conflitto iracheno, che presenta un rapporto durato sette anni, secondo il quale “l’UK non esaurì tutte le possibili opzioni pacifiche prima di dichiarare la guerra all’Iraq di Saddam Hussein”. Per di più Tony Blair (criminale di guerra) era stato avvertito sul fatto che una guerra in Iraq avrebbe favorito i gruppi terroristici per il rifornimento di materiale bellico, prima Al Qaeda e poi Isis.
Ora è chiaro che il Brexit non è stato un semplice segnale di allarme della crisi europea, ma un evento maturato nel tempo, cresciuto come un bubbone purulento sul tessuto epidermico sociale, malato terminale che sposta i rapporti di forza, sullo scacchiere geopolitico mondiale. L’intera architettura del mondo sta cambiando, perché l’UK è uno dei poli della civiltà occidentale, e se l’Inghilterra si dice fuori dall’Europa, ciò significa che muta il giudizio di valore sull’Ue e sui rapporti di potere degli stati. Infatti il polo catalizzatore dell’occidente, rappresentato dagli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale, sta declinando sotto i colpi delle migrazioni di massa, che stanno disgregando l’Unione, per essere sostituito da un mondo multipolare, dove altre potenze reclamano la loro centralità. Il processo di unificazione europea, un prodotto neoliberista della civiltà atlantica, viene interrotto dalle élite avverse che hanno reso possibile il Brexit, e ciò potrebbe avere un effetto domino su tutto il continente.
Non credo che si consentirà all’Europa di tornare agli stati nazione e alle condizioni preesistenti all’attuale processo di integrazione … e comunque le tensioni si faranno assolutamente insostenibili, mentre alle nuove forze politiche antisistema, cresciute in modo travolgente sotto i colpi della crisi, non sarà concesso troppo spazio per l’acquisizione del potere. Stiamo assistendo alla fine di un’Europa, intesa non solo come aggregazione pacifica ed equilibrata di stati, ma anche come possibile istituzione consapevole della propria identità, cultura, civiltà, artefice del proprio destino e orgogliosa dei propri valori etici. L’Europa non ha valori etici, non li ha mai avuti, l’unico valore che dirige le sue scelte è un sistema ultraliberista compulsivo, al servizio degli interessi oligarchici, che stanno privatizzando tutto il possibile all’interno dei singoli stati.
Probabilmente siamo entrati in una nuova fase della crisi europea e di quella globale, una crisi che si rivela solo ora nella sua drammatica e molteplice natura: economica e finanziaria, ma anche istituzionale e geopolitica. Le strutture stesse della società ne saranno sconvolte dalle fondamenta. Nuove turbolenze si affacciano all’orizzonte e ne offuscano la visibilità, segnate da instabilità sociale crescente e da un progressivo disordine economico e finanziario, mentre le oligarchie dominanti tenteranno con ogni mezzo di sopravvivere, senza cedere minimamente nulla del loro potere agli odiati populismi anti-sistema, che cercano di accreditarsi con forza presso la massa dei consensi elettorali.
In ambito globale questa nuova civiltà multipolare si sta materializzando in fieri, giorno dopo giorno, mentre l’Ue in una prospettiva di ricomposizione dovrà confrontarsi con altri poli di aggregazione economica molto incisivi, come l’Organizzazione di Shanghai per la cooperazione (Shanghai Cooperation Organisation, SCO), un organismo intergovernativo fondato nel 2001, che oggi comprende numerosi stati: Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan, Afghanista, India, Iran, Mongolia, Pakistan. Un’Organizzazione che agisce da sempre come giusto e necessario contrappeso verso gli Usa, difendendosi da eventuali sue aggressioni.
La SCO sta diventando una forza importante e riproduce lo spostamento del baricentro dell’ordine mondiale, che sta virando verso oriente … un trasferimento dalla cultura occidentale al mondo eurasiatico. Il Brexit è visto in oriente come il crollo del west, il tramonto dell’occidente e della sua cultura, protesa per secoli alla “civilizzazione” del globo. La fine dell’Ue, così come l’abbiamo pensata per decenni, sembra essere prossima, e la sua metamorfosi appare irreversibile.
Nasceva infatti da un patto scellerato tra “unificazione tedesca vs euro” … e mentre Andreotti diceva “Amo talmente tanto la Germania che ne preferirei due”, Churchill forse ne avrebbe volute addirittura molte di più. C’era però una motivazione urgente, quella di scongiurare l’espandersi dell’Urss, che aveva già unificato tutta la parte orientale dell’Europa. La piantina politica dell’Eurasia dal ’45 agli anni ottanta ci mostrava un’immensa e compatta massa rossa ad est, con una sottilissima striscia blu ad ovest.
In altri termini, l’unificazione dell’Europa occidentale era l’altra faccia dello sviluppo economico, che il capitale produttivo aveva progettato per arginare l’avanzata del comunismo e per rispondere alle esigenze fisiologiche della necessità di fare crescita. Il tutto garantito da una relativa pace sociale, con benefici generalizzati prodotti dal fordismo, da politiche economiche keynesiane e welfare generalizzato, che hanno distinto il periodo di massimo e apparentemente inarrestabile sviluppo della storia dell’umanità. Ma la storia dell’Europa non è stata semplice: avversione continua da parte dell’impero, per impedire che potesse divenire troppo potente … appartenenza alla Nato, che ha consolidato il potere americano e impedito la nascita di un’autonomia difensiva europea e di conseguenza di una concreta e comune politica estera … una permeabilità scandalosa all’azione devastante delle lobby economico finanziarie.
E’ il ritorno dell’Heartland, il Cuore della Terra, la zona centrale dell’Eurasia, denominata così da Sir Halford Mackinder, il geografo inglese autore di “Democratic Ideals and Reality” 1919. L’Heartland era descritto da Mackinder come il territorio delimitato ad ovest dal Volga, ad est dal Fiume Azzurro, a nord dall’Artico e a sud dalle cime più occidentali dell’Himalaya. All’epoca, tale zona era quasi interamente controllata dall’Impero Russo. Per Mackinder, che basava la sua teoria geopolitica sulla contrapposizione tra mare e terra, Heartland era il “cuore” pulsante di tutte le civiltà di terra, in quanto logisticamente inavvicinabile da qualunque talassocrazia … « Chi controlla l’Est Europa comanda l’Heartland: chi controlla l’Heartland comanda l’Isola-Mondo: chi controlla l’Isola-Mondo comanda il mondo »
Worlds war has begun …
Rosanna Spadini
Fonte: www.comedonchisciotte.org
8.07.2016