Israele sotto choc per le foto pubblicate ieri da Yediot Aharonot che mostrano gli scempi commessi da soldati sui cadaveri di palestinesi. Ma non sembrano casi isolati. Altri sono segnalati.Le autorità militari hanno aperto un’inchiesta
DI S.D.Q.
Ma i barbari non erano i fondamentalisti islamici iracheni, i tagliatori di teste che mandavano i video in giro che poi comparivano sui diti interne? Israele è sotto choc, ci dicono, dopo le foto pubblicate ieri dal quotidiano conservatore Yediot Aharonot che mostrano gli scempi commessi da soldati isreaeliani d’elite sui cadaveri di palestinesi uccisi. Teste tagliate, con sigarette infilate in bocca per sfregio e potersi far fare una bella foto da esibire come trofeo di guerra o da vendere presso un pubblico che evidentemente le chiede e le apprezza.
Il capo supremo dell’esercito israeliano, generale Moshe Yaalon ha ordinato ieri alla polizia militare di aprire un’inchiesta sugli abusi commessi dai soldati nei territori occupati e testimoniati dalle foto pubblicate dal giornale. «Se verificati saranno perseguiti» ha garantito un portavoce militare. «La forza etica dell’esercito israeliano non è meno importante della sua forza militare», ha chiosato Yaalon.
Il primo caso di scempio si è verificato nella valle del Giordano e ha per protagonisti i soldati del battaglione Nahal Haharedi. I cui compoenti si accaniscono e si divertono sui resti di un kamikaze palestinese che si era fatto saltare al check point di Hamra. La testa tagliata fu collocata dai soldati su un muretto di cemento e gli era stata infilata in bocca una sigaretta. Poi tutti in posa per farsi fotografare.
Altre foto mostrano gli eroi di Tshal che puntano il mitra sul cadavere di un palestinese ucciso. Un soldato ha raccontato di un altro giochino: i soldati che crivellano al loro passaggio il corpo senza vita di un altro palestinese.
Ma quelli denunciati da Yediot non sembrano casi isolati. Casi del genere sono segnalati dalla valle del Gordano a Gaza, da Hebron a Jenin. A Gaza, qualche tempo fa, il corpo di un poliziotto palestinese ucciso fu esibito come un trofeo di guerra. Un civile palestinese falciato da un carro armato perché sospetto – si scopì poi che era disarmato – fu issato sullo stesso carro armato e portato alla base israeliana perché i soldati ci potesse «giocare» un poco.
Appena qualche settimana fa fu un ufficiale della brigata Givati a scaricare un intero caricatore sul corpo ferito di una ragazzina palestinese di 13 anni. La studentessa Imam a-Ams aveva commesso l’errore di appoggiare per un attimo lo zaino di scuola a terra: troppo sospetto, falciata e colpita. Forse poteva anche sopravvivere ma ci pensò l’ufficiale a sistemare le cose, sparandole oltre venti colpi in corpo. Non risulta che la solita indagine «immediatamente aperta» lo abbia incriminato di alcunché. Sono cose che capitano. Dicono che dal 200 al 2004 la polizia militare abbia aperto oltre 500 indagini per comportamenti «non etici» da parte dei reparti impegnati in Palestina e che un’ottantina siano finiti con «condanne esemplari». Vedremo come finirà questa inchiesta e se gli «eventuali» colpevoli finiranno in carcere come è capitato a molti dei refusniks che si sono rifiutati di combattere «una guerra d’occupazione» in territori che non sono Israele.
Oltre tutto sembra che la maggior parte di queste bavures siano opera di reparti d’elite, sovente composti da volontari ultra-religiosi. Il fatto positivo è che le foto siano state passate al giornale da alcuni commilitoni dei tagliatori di teste «disgustati» da quello scempio. Alcuni deputati laburisti hanno chiesto un’immediata sessione della Knesset.
Ieri, tanto per non perdere l’abitudine, un tan israeliano ha ucciso un palestinese a Gaza.
S.D.Q.
Fonte:www.ilmanifesto.it
21.11.04