I SENZIENTI NON UMANI E DON CERRUTTO: OVVERO GLI ANIMALI E LA CHIESA

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DI ALESSANDRA COLLA

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Che brutta storia, quella di Modica e del piccolo Giuseppe Brafa (nella foto), sbranato da un branco di cani randagi. Una cosa terribile.

Il fatto è che a me ne vengono in mente anche altre, di terribilità: come, per esempio, il fatto che questi animali fossero famelici al punto di vedere in un essere umano una preda. O che questi cani, che avrebbero dovuto essere custoditi in un luogo acconcio, fossero invece liberi. O che il luogo in questione fosse tutto tranne che acconcio. O che la persona teoricamente responsabile dei cani (il “branco assassino”, nel pittoresco linguaggio dei giornalisti necrofili deamicisiani astuti, come li definiva il compianto signor G) fosse tutto tranne che responsabile. O che l’atteggiamento del Meridione italiano nei confronti degli animali sia (lo è) da sempre turpe ed esecrabile benché non esclusivo. E potrei continuare.

Ma la terribilità peggiore è stata l’omelia di Salvatore Cerruto, pro vicario generale della diocesi di Noto, al quale devo il riaffiorare impetuoso di un sano anticlericalismo un po’ d’antan («Chi sparge l’impostura / Avvolto in nera veste / Chi nega la natura / Sfuggiam come la peste»…), forse sopito ma mai spento e che a volte funziona meglio dello Svitol per lubrificare gli ingranaggi metafisici.

Questo Cerruto, dunque, se n’è venuto fuori con cose così:

«Accadono cose strane: abbiamo fatto gli animali idoli, invece dobbiamo tornare alla dimensione, alla grandezza e alla dignità dell’uomo» [qui].

«”È paradossale salvare gli animali quando, proprio per causa loro, le persone muoiono […] Anche gli animali sono creature di Dio, ma devono servire gli esseri umani. Non possono essere le persone ad essere asservite gli animali”. Don Cerruto ha precisato che, troppo spesso, si tende, magari anche in maniera inconsapevole, ad idolatrare gli animali. “Non è una cosa giusta – ha detto il sacerdote – perché spesso gli idoli sono travianti”» [qui].

«Il pro vicario della diocesi di Noto, Salvatore Cerruto, che ha officiato la messa, nella sua omelia ha lanciato un monito severo: “Viviamo nella società degli idoli, nella società in cui anche gli animali prendono il posto della persona umana. Dio li ha creati affinché servissero gli uomini, non affinché gli uomini si asservissero a loro” invitando a “tornare alla dimensione, alla grandezza e alla dignità dell’uomo”» [qui].

(Non so di preciso come ci si rivolge ai chierici: credo che un “don” in questo caso vada bene). Allora, don Cerruto, Lei ha capito bene cos’è successo o il Suo sacrestano Le ha fatto un riassunto frettoloso? — perché a sentire la Sua versione degli eventi sembrerebbe di trovarsi di fronte a un consesso di vergini cucce (conoscerà certamente il Suo correligionario abate Giuseppe Parini, non è vero, don Cerruto?) che per noia si siano date al passatempo della caccia all’uomo, sotto l’occhio accondiscendente e intenerito dei legittimi proprietari.
È chiaro a tutti che non è così; ed è chiaro che io, mentre ancora trovo chissà dove la forza e il gusto d’indignarmi, dimentico l’atteggiamento secolare della Chiesa cattolica nei confronti degli animali, che traspare in tutta la sua turpitudine dalle Sue parole, don Cerruto: perché quando Lei dice «Dio li ha creati affinché servissero gli uomini» si richiama all’Antico Testamento ovvero il Genesi agli esiziali versetti 26-28, là dove il Suo Dio fa e dice:

26 E Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
27 Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.
28 Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra».

E corroborato da questo divino avallo, don Cerruto, l’uomo si è un tantinello montato la testa, lo vede anche Lei: che, come tutti i Suoi sodali, invece di rivolgere uno sguardo pietoso (nel senso della pietas di quelli che voi spregiativamente chiamavate e ancora chiamate “pagani”) a queste creature veramente innocenti che sono gli animali si limita a reificarle trattandole come cose e strumenti — pura materia.

Non è mica colpa Sua, don Cerruto: Lei ha illustri predecessori e venerabili maestri. Senza andare troppo indietro nel tempo, penso a Pio XII, che «esortava le maestranze dei mattatoi a “non lasciarsi impressionare dai gemiti delle bestie più che dai colpi di maglio sui metalli roventi”». Lo cita il prof. Luigi Lombardi Vallauri, ex fiore all’occhiello della cultura cattolica contemporanea — in grazia di certe sue posizioni fu allontanato dall’Università Cattolica per eterodossia (fra le mie poche fortune, sta quella di averlo avuto per docente quando frequentavo quell’ateneo). Anzi, Lombardi Vallauri dice pure: «Lungo i secoli e quasi fino ad oggi, [la Chiesa] è rimasta indifferente ai massacri e alle sevizie degli esseri senzienti non umani»; e in nota commenta, riportando la bella dichiarazione di Pio XII: «La cristianità è massicciamente vivisettrice e carnivora».
Ha ragionissima: infatti mi viene in mente un contemporaneo di Pio XII — quel padre Agostino Gemelli, fondatore dell’Università Cattolica (guardi Lei com’è piccolo il mondo, don Cerruto), fiero sostenitore della sperimentazione animale vulgo vivisezione, al quale si deve la pratica della devocalizzazione, cioè della recisione delle corde vocali per non essere disturbati dalle urla degli animali “sperimentati”.

Padre Agostino Gemelli

Però, don Cerruto, Lei capirà che a questo punto è difficile considerare l’atteggiamento della Chiesa e del cattolicesimo nei confronti della natura senza provare un minimo di fastidio. Anche perché voialtri, benedetti figliuoli, non ci mettete un granché d’impegno. Limitatevi a parlare di quel che sapete, se lo sapete, e non curatevi di ciò che per voi non è — a prescindere — degno di considerazione; lasciate che siamo noi poveri peccatori incalliti e soddisfatti del nostro peccare a preoccuparci delle sorti dei viventi non umani. Voi continuate pure ad occuparvi di anime e lasciate che ai corpora vilia pensiamo noi: ci interessa l’aldiqua, l’aldilà è tutto vostro.

P.S.: Aggiornamento: poco dopo aver chiuso questo post, ho appreso che l’OIPA ha provveduto a prendersi cura dei quattordici “cani assassini” (wow!). Trasferiti in una struttura milanese, saranno vaccinati, sterilizzati, curati e dati in adozione, laddove possibile. Commenti?

Alessandra Colla
Fonte: http://www.alessandracolla.net/
Link: http://www.alessandracolla.net/?p=261
3.04.2009

VEDI ANCHE: I CANI DI MODICA – I VERI BASTARDI SONO GLI UOMINI

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