I SEGRETI DEL DENARO, DELL'INTERESSE E DELL'INFLAZIONE

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Causale: Raccolta fondi

di Rudo de Ruijter,
Ricercatore indipendente,
Settembre 2007

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Il denaro svolge un ruolo importante nella nostra vita. E anche nella società praticamente tutto è definito in termini di denaro. È strano che solo pochi conoscano i trucchi da prestigiatore grazie ai quali i soldi appaiono e scompaiono. Ognuno di noi si rende conto che valgono sempre meno, ma pochi sanno che la responsabilità maggiore ricade sul sistema monetario stesso, cui devono essere imputati anche l’eterna corsa alla crescita economica e la sempre maggiore pressione lavorativa nei paesi industrializzati. Il denaro può anche essere usato per opprimere, ad esempio nei paesi in via di sviluppo, o per giustificare nuove guerre, come quella in Iraq. Volete gettare un rapido sguardo dietro le quinte? Benvenuti allo spettacolo dei giocolieri di soldi!

1.
Creare moneta

2.
Inflazione permanente

3.
Le banche centrali hanno bisogno dell’inflazione

4.
I capricci della massa monetaria

5.
La guerra contro l’Iraq

6.
L’oppressione del Terzo mondo

7.
L’arma cinese

8.
Inflazione e crescita economica

9.
Ancora crescita o società sostenibile?

1. Creare moneta

Scambiare, un bisogno primario

Ognuno ha bisogno di prodotti e servizi posseduti dai suoi simili, e per ottenerli usa
il denaro. Naturalmente sarebbe bello se si trattasse di un onesto strumento di scambio. Ma non è così. I soldi perdono continuamente valore.

Il denaro non appartiene allo Stato

Molti pensano che il denaro venga creato dallo Stato, ma in realtà la maggior parte
dei governi ha poco o nessun margine di manovra sulla massa monetaria del proprio paese. I banchieri si sono impadroniti di questa prerogativa, e hanno trasformato un semplice mezzo di
scambio in un lucrativo modo per tassare la popolazione raccogliendo interessi. I banchieri raccolgono continuamente interessi su praticamente tutto il denaro che circola nel mondo.

Il denaro viene creato dalle banche commerciali

Le banche commerciali creano continuamente denaro da prestare. Lo fanno limitandosi a
scrivere nel conto bancario di chi riceve il finanziamento una serie di cifre, che possono poi essere usate come se si trattasse di soldi veri. Al giorno d’oggi la maggior parte del denaro
esiste solo come numeri nei conti bancari. E per legge questi numeri hanno lo stesso valore delle banconote e delle monete.


Tutte le banche commerciali hanno il diritto di creare in questo modo nuovo denaro. Dietro la scena, ben nascoste agli occhi dei consumatori, conducono il lucrativo gioco di prestigio con i soldi degli altri. In effetti le somme accreditate nei conti potrebbero essere paragonate ad assegni senza copertura: la banca non possiede il denaro corrispondente. Quando colui che ha ottenuto il prestito riempie un assegno o un ordine di pagamento, la banca onora la somma indicata usando soldi che non le appartengono. Senza che sia evidente, il denaro viene prelevato dal conto corrente o di risparmio di qualche altro cliente. Ma il cliente non può rendersene conto: le cifre sul suo conto, corrente o di risparmio, non cambiano. E quando vorrà usare di nuovo il suo denaro, ci sarà stato qualche altro prestito rimborsato alla banca, così non si renderà mai conto di niente.
In molti paese le riserve minime della banca sono fissate per legge (spesso intorno al 10%), e nella maggior parte dei casi vengono custodite dalla banca centrale.

Le banche usano i soldi degli altri per coprire le somme che danno in prestito; il
volume di denaro che possono creare è quindi limitato. In pratica, quasi il 90% dei fondi sui conti correnti e di risparmio viene usato per far circolare nuovi soldi.

Ma anche i fondi sui conti correnti e di deposito sono denaro che in un momento o
l’altro i banchieri hanno tirato fuori dal cappello. La nuova “moneta tirata fuori dal nulla” viene così
coperta con altra “moneta tirata fuori dal nulla” in precedenza. Ma fino a quando nessuno se ne accorge, il giocoliere viene applaudito. Adesso diamo uno sguardo alle conseguenze.

Il girotondo dei prestiti

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I prestiti hanno un effetto nascosto. Quando colui che ha
ricevuto il finanziamento spende i soldi, chi li riceve in
pagamento li deposita nella sua banca che, proprio grazie a
questo deposito, può effettuare nuovi prestiti.
Anche i
soldi di questi nuovi finanziamenti verranno spesi e diventeranno
depositi in altre banche. E così via. Naturalmente, a ogni
passaggio la banca incassa interessi. È un enorme girotondo che
crea denaro e gonfia la massa monetaria totale del paese.

Ogni volta che i prestiti concessi da una banca diventano depositi in un’altra
banca comincia un nuovo giro di finanziamenti. Lo schema si applica anche quando il denaro di un prestito viene speso e torna come deposito alla stessa banca.

Se nel paese esistesse un solo istituto bancario, salterebbe subito agli occhi che sta creando sempre nuova moneta, concedendo finanziamenti, recuperando sotto forma di deposito il denaro prestato, concedendo nuovi finanziamenti, recuperando di nuovo il denaro, e così via.

L’effetto di questo girotondo è che l’assieme del mondo bancario concede sempre
nuovi finanziamenti e raccoglie sempre più interessi, gonfiando varie volte la massa monetaria. Ma tutto questo rende noi o i banchieri più ricchi?

Le banche creano nuova moneta, ma non possono magicamente creare nuovi beni da
comprare. Se la gente dispone di più soldi ma la quantità di beni da comprare resta invariata, tutto quel che succede è che i prezzi salgono. Il valore facciale del denaro diminuisce. È quella che si chiama inflazione.

Allora, quando le banche mettono in circolazione nuovo denaro, il valore dell’unità monetaria diminuisce. E questo vale anche per gl’interessi che raccolgono. Se concedono 10 volte più finanziamenti e gonfiano di 10 volte la massa monetaria, gl’interessi che raccolgono valgono 10 volte meno.

La concorrenza garantisce l’inflazione

Nella maggior parte dei paesi esiste una sola valuta ufficiale ma parecchie banche
commerciali che la distribuiscono, e che continuano a gonfiare la
massa monetaria anche se non diventano molto più ricche per
questo. La sola spiegazione per un tale comportamento è la
concorrenza all’interno del mondo bancario. Anche se parlare di
concorrenza suona bene quando ci riferiamo a normali aziende, la
concorrenza tra le banche significa prestare quanto più denaro
possibile, e quindi massimizzare l’inflazione.

Per una banca, la concorrenza è una battaglia per raccogliere più interessi e per
aumentare la propria quota di mercato e di benefici. La banca con i migliori risultati crescerà più rapidamente delle altre e, nel tempo, potrà assorbire i propri concorrenti.

Il divario tra ricchi e poveri

Non tutti possono ottenere in prestito il denaro che vorrebbero. Quando si chiede un finanziamento, le banche esigono garanzie su cui mettere le mani se chi riceve il credito viene meno ai pagamenti. Il tasso d’interesse applicato alle grandi aziende è sempre leggermente più basso. La richiesta di garanzie a copertura serve ad allargare continuamente il divario tra ricchi e poveri.

Per la società si tratta di un pericolo incombente e continuo. Poiché le condizioni di finanziamento vengono decise dalle banche e non dai governi, questi ultimi possono solo tentare di nascondere i disastri sociali, ma non sono in grado di debellarli o di prevenirli.

Crediti all’investimento e al consumo

Un effetto dei finanziamenti, fin troppo noto a chi li riceve, è che il
capitale ottenuto dev’essere rimborsato con gl’interessi. Per
poterlo fare, l’imprenditore che prende in prestito una certa
somma dovrà ottenere benefici supplementari. I prestiti
agl’investimenti non sono solo un flusso di cassa per i
banchieri, ma possono anche contribuire a ulteriori attività
economiche. Mettere a disposizione denaro per gl’investimenti
potrebbe essere un ruolo delle banche utile alla società.

Al contrario, i prestiti ai consumatori di solito non servono ad aumentare i
consumi. È vero che, grazie al credito ottenuto, un bene può
essere acquistato prima, ma il vantaggio è controbilanciato da
un lungo periodo di ridotta capacità di acquisto del consumatore:
questi dovrà risparmiare per rimborsare non solo il bene
comprato ma anche gl’interessi, e di conseguenza col suo
stipendio potrà acquistare meno beni di consumo. Quando il
consumatore paga alla banca gl’interessi, solo una parte dei suoi
soldi servirà per pagare gli stipendi degl’impiegati della banca
stessa e solo una parte di questi stipendi verrà spesa in beni
di consumo. Il credito al consumo tende quindi piuttosto a
ridurre il totale di beni di consumo acquistati.

Dove va il denaro?

Quando chi ha ottenuto un finanziamento spende il denaro ricevuto, diventa
molto difficile prevedere come verrà usato da quelli nelle cui
mani finirà in seguito. Uno potrà riceverne una parte
vendendogli un’auto, e usare poi la somma ricavata per pagare gli
stipendi ai propri dipendenti, che a loro volta potranno così
pagare l’affitto. In effetti, quando fa il suo ingresso nel
grande circo delle transazioni interpersonali, il denaro può
servire per tutti gli usi per i quali è stato pensato.

Nel periodo in cui il credito resta in corso, i soldi vengono trasferiti da una banca
all’altra ogni volta che i titolari di un conto effettuano pagamenti ai titolari di un altro conto in una banca diversa. La Banca centrale gestisce un apposito conto per ogni banca e si occupa dei trasferimenti.

A volte è più pratico usare banconote e monete. In banca o da un distributore automatico è possibile prelevare dal proprio conto contanti; una volta spesi, chi li ha ricevuti andrà alla propria banca, effettuerà un deposito, e vedrà apparire la somma sul proprio estratto conto. Il denaro può presentarsi come contante o come numeri in un conto bancario, ma ai fini del pagamento la cosa non fa differenza.

Dove finisce il denaro?

Il denaro finisce quando chi ha ottenuto il prestito rimborsa il capitale alla banca. In quel momento la banca trasferisce i soldi dal conto di deposito al conto di credito del prestatario. Il conto di credito mostrerà che il debito del titolare è stato annullato. Il denaro inizia ad esistere quanto sul conto di chi ha ricevuto il prestito vengono scritte delle cifre e svanisce quando le cifre vengono eliminate.

Chi ottiene un finanziamento deve restituire alla banca anche gl’interessi, che
non fanno parte della somma monetaria creata dall’istituto di
credito per il debitore, che deve lavorare e ottenere la cifra
necessaria a pagarli raccogliendo altra moneta in circolazione (per
definizione quest’ultima forma parte del totale dei prestiti in essere nel paese in quel momento).

Il ciclo di vita del denaro termina dunque quando finisce il prestito. E se tutti i prestiti venissero rimborsati non resterebbe più moneta. Ma per il momento c’è un oceano di denaro, e su questo oceano le banche raccolgono interessi.

Banchieri contro non-banchieri

Nella società il denaro circola in due direzioni: viene verso di voi quando
producete o fate cose che gli altri vogliono, si allontana da voi
quando comprate cose o fate lavorare gli altri per voi. E a volte
potete risparmiare soldi da usare più tardi.

Nel caso dei banchieri la situazione è differente: i banchieri si limitano
semplicemente a togliere in continuazione soldi a qualcuno e a
spenderli, partendo dal principio che il denaro è loro, dato che
sono loro ad averlo creato, e che hanno quindi tutto il diritto
di raccoglierne i frutti. In effetti, in alcuni paesi questo
gettito viene chiamato “rendita” (in italiano “interesse”.)
E anche se tutti usano il denaro, le banche prelevano l’interesse sempre dal primo utilizzatore, colui che lo ha ricevuto in prestito. Tra poco vedremo come le banche riescono a far pagare anche gli altri utilizzatori.

Le banche non possono essere considerate delle normali aziende commerciali, visto che
si sono autoproclamate proprietarie di tutto il denaro in circolazione e che la popolazione deve pagare per ottenerlo.

Time-out

Quasi tutto il denaro ha un’esistenza temporanea. Per mantenerlo in circolazione, i
prestiti estinti devono essere rimpiazzati da nuovi finanziamenti.
I crediti vengono accesi in momenti differenti e hanno durate
differenti. Spesso chi li riceve ne rimborsa ogni mese una parte.
E questo significa che ogni somma in circolazione ha un suo
proprio “time-out”, che corrisponde al previsto momento in cui il debitore deve rimborsarlo.

L’ammontare totale del denaro in circolazione determina la quantità di soldi di cui disponiamo per le nostre transazioni e, in ultima analisi, determina il livello globale dei prezzi dei prodotti e dei servizi.

Transazioni

Lungo tutto l’arco della sua esistenza, il denaro è uno strumento per le transazioni. Una transazione ha luogo quando due parti lo ritengono opportuno. “A” ritiene più interessanti i soldi ricevuti e “B” ritiene invece più interessante l’auto d’occasione che ha comprato. Ha avuto luogo uno scambio: ora “A” ha i soldi e “B” l’automobile, e tutti e due sono soddisfatti.

Le transazioni possono includere un esborso per il valore aggiunto. Quando un
panettiere prepara il pane aggiunge il suo lavoro alla farina, al
latte e al lievito: il lavoro svolto costituisce il valore
aggiunto. E quando lo vende la transazione non è solo uno
scambio di proprietà ma è anche un pagamento del valore aggiunto.

Per definizione, il totale delle transazioni di un paese non fornisce indicazioni sul
valore aggiunto o sul valore di beni e servizi prodotti nel paese stesso.

2. Inflazione permanente


L’inflazione fa perdere valore al denaro che possediamo, che
può fluttuare moltissimo nel tempo. Molte teorie economiche
cercano di spiegarne le cause, ma in effetti spiegano piuttosto
l’aumento e la riduzione dei prezzi di beni e servizi, non le
cause dell’inflazione permanente, che sono tutt’altre. Tra poco
daremo uno sguardo ai vari tipi d’inflazione, ma per cominciare
dobbiamo eliminare ogni confusione tra Indice dei prezzi al consumo e inflazione dei prezzi.

Indice dei prezzi al consumo e inflazione dei prezzi

L’inflazione dei prezzi provoca scontento tra la gente. Ecco perché molti paesi usano un Indice dei prezzi al consumo che fornisce cifre molto più rassicuranti [1], [2], [3]. Quindi, quando i politici o i funzionari parlano di “inflazione” di solito stanno piuttosto facendo riferimento all’Indice dei prezzi al consumo.

L’indice si basa un confronto annuale dei prezzi di un paniere di prodotti di cui una
famiglia “media” ha bisogno. La composizione del
paniere varia da un paese all’altro, così come varia il sistema
usato per calcolare l’indice: un paese può includervi le spese
per l’alimentazione, il riscaldamento e la casa, mentre un altro
può non tener conto di queste uscite [4], [5]. Qualche paese
indica le categorie di prodotti inserite nel paniere [6], ma i
singoli prodotti restano di solito segreti. Alcuni istituti
statistici spiegano comunque i trucchi usati per ottenere indici
rassicuranti. Ad esempio, cambiano periodicamente il contenuto
del paniere, oppure sostituiscono con prodotti più economici
quelli il cui prezzo è sensibilmente aumentato, o ancora
considerano il miglioramento della qualità di un prodotto come
una riduzione del prezzo, che invece è rimasto invariato. Con
questo sistema, il Centraal Bureau voor de Statistiek olandese ha
registrato una riduzione del 64% tra il 1998 e il 2003 per il
computer inserito nel suo paniere! E così l’indice scende [7].

La composizione del paniere viene quindi modificata periodicamente, e la
giustificazione è che “quando i prezzi salgono, anche le
famiglie cambiano le abitudini di acquisto”. Come influisce
questa politica sull’indice? Visto che la famiglia così definita
non può spendere più di quel che guadagna, l’aumento dei prezzi
del paniere usato per calcolare l’indice di prezzi al consumo è
automaticamente limitato dall’aumento delle entrate: la famiglia
non può spendere di più.

Se non diversamente indicato, in questo articolo “inflazione dei prezzi” indica l’aumento reale dei prezzi di tutte le transazioni, e non un qualsivoglia indice dei prezzi al consumo, e “inflazione” significa in primo luogo aumento della massa monetaria. Ma ne riparleremo tra qualche istante.

Teoria dell’inflazione da spinta dei costi

Secondo questa teoria, l’inflazione dei prezzi è dovuta all’aumento dei costi (ad esempio salari più elevati, aumento del prezzo delle materie prime importate o aumento delle imposte sui consumi) [8].

Teoria dell’inflazione indotta da domanda

Secondo questa teoria, l’inflazione dei prezzi si manifesta quando la domanda
eccede l’offerta [9]. La maggiore domanda può essere dovuta alle
attività di esportazione, alla riduzione delle imposte o alla
crescita della massa monetaria. Le fluttuazioni della domanda
possono avere luogo anche quando per un certo periodo aumenta la
propensione al risparmio dei consumatori, che poi ricominciano a spendere.

Attese che si autorealizzano

Anche le attese influiscono sull’inflazione dei prezzi. Produttori e rivenditori
di solito hanno un listino prezzi valido per sei mesi, o al
massimo un anno, nel quale includono una percentuale per tener
conto dell’inflazione prevista. In tal modo il prezzo aumenta
immediatamente, e contribuisce così all’inflazione reale. Lo
stesso succede con i banchieri: quando concedono un prestito
tengono conto del fatto che l’interesse che ricaveranno sarà
ridotto nel tempo dall’inflazione, e calcolano quindi un margine
di guadagno supplementare. Il costo supplementare dell’interesse
contribuisce all’inflazione reale.

Incremento della massa monetaria

Se l’inflazione indotta da domanda e quella da spinta dei costi non provocassero
un’espansione della massa monetaria, alcuni prezzi aumenterebbero e altri diminuirebbero. In realtà noi vediamo piuttosto alcuni prezzi aumentare più rapidamente di altri, ma raramente diminuire; e questo perché col passare del tempo la massa monetaria aumenta per la sempre maggiore quantità di
prestiti in essere. È quella che si chiama inflazione monetaria.

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Naturalmente l’inflazione monetaria influisce sui prezzi delle transazioni,
mai però in modo uniforme. In pratica, quando diventa
disponibile una maggiore quantità di denaro, la moneta
supplementare crea spazio per un aumento dei prezzi ad ogni
successiva transazione. Possiamo presumere che la moneta
supplementare provochi un aumento supplementare dei prezzi
laddove altri fattori inflazionari, ad esempio una domanda elevata, sono all’opera.

L’inflazione monetaria è responsabile dei permanenti aumenti complessivi dei
prezzi di cui ci rendiamo a lungo andare conto. È la sola inflazione che dura anni e decenni.

L’inflazione si riferisce in primo luogo al lievitare della massa monetaria, che porta a un aumento dei prezzi medi. Oggi usiamo il termine “inflazione” anche per indicare l’aumento dei prezzi, ma è possibile che, in presenza di una crescita della massa monetaria e di una contemporanea crescita della produttività, i prezzi medi non crescano, o crescano meno rapidamente. La moneta disponibile si diluisce su un maggior numero di prodotti e servizi, e questo aiuta a tenere bassi i prezzi.

3. Le banche centrali hanno bisogno dell’inflazione

Potrebbe sembrare piuttosto naturale che l’inflazione alimenti se stessa. Quando
nel corso della durata di un prestito i prezzi crescono, i nuovi prestiti devono finanziare beni più costosi, e quindi devono essere più elevati. In qualsiasi momento la causa dell’inflazione dovrebbe essere l’inflazione stessa. Tuttavia alla base dell’inflazione non c’è una forma di “perpetuum mobile”, ma una politica chiara e dichiarata delle banche centrali [10], [11]. L’inflazione è una componente del nostro sistema bancario.

Come già detto prima, la concorrenza tra le banche commerciali garantisce loro
la sicurezza di erogare il più alto numero possibile di finanziamenti. Per aumentare o ridurre l’inflazione, la banca centrale ha quindi solo bisogno di allentare o stringere il flusso di prestiti.

Il metodo più usato dalle banche centrali per manovrare l’inflazione è la variazione del tasso d’interesse, pensato per influenzare i potenziali beneficiari dei finanziamento. Come spiega De Nederlandsche Bank N.V. (la banca centrale olandese): “L’interesse lavora da acceleratore e da freno dell’economia. Aumentando il tasso d’interesse i prezzi diminuiscono, o quantomeno crescono più lentamente, diminuendolo i prezzi aumentano più rapidamente”
[12].

Una possibile spiegazione è che quando i tassi d’interesse aumentano la gente
sollecita meno prestiti. E quando un numero minore di prestiti
viene a termine ed è sostituito da nuovi finanziamenti, c’è
meno moneta nel paese. Nel tempo, la stessa quantità di denaro
permetterà di comprare di più. I prezzi scenderanno. Ma
attenzione all’inciso della Banca centrale olandese “o
quantomeno crescono più lentamente”. La banca centrale non
ha nessuna intenzione di veder scendere i prezzi; almeno in
apparenza, in questo caso viene ancora permesso alla massa
monetaria di crescere, solo un poco più lentamente.

Quando la banca centrale riduce i tassi d’interesse, lo fa per una ragione ben
chiara: far erogare più finanziamenti, e quindi far crescere più
rapidamente la massa monetaria. Naturalmente i tassi d’interesse
influenzano anche i risparmi. Quando gl’interessi sui risparmi
scendono, cresce il numero di persone che preferiscono spendere i propri soldi.


Le banche centrali non possono manovrare l’inflazione dei prezzi di prodotti specifici (ad esempio pane, biciclette o automobili), ma piuttosto l’inflazione monetaria, l’aumento cioè del volume globale di prestiti. Il denaro supplementare non si ripartisce in modo uniforme sull’economia, aumenta piuttosto gli effetti di altri fattori, ad esempio facendo crescere i costi o la domanda.

Quando l’economia non è più in grado di assorbire l’inflazione e il denaro non si ripartisce più a sufficienza, nascono le bolle speculative.
Masse sempre più grandi di denaro vagano, ad esempio, nei mercati azionari o immobiliari, dove si lucra forzando l’aumento dei prezzi. Anche le imprese cominciano ad essere comprate e vendute sempre più rapidamente, come se fossero giocattoli finanziari.

Anche se ammettono che l’inflazione fa parte delle loro politiche, le banche centrali la giustificano piuttosto con motivi economici, di solito apparentemente plausibili e accompagnati da dotti commenti di economisti e giornalisti. La maggior parte di costoro dimentica però che in primo luogo sono le stesse banche centrali ad aver bisogno dell’inflazione.

Inflazione: le banche centrali hanno bisogno di utili

Le banche centrali hanno ottenuto il potere di controllare il volume della massa monetaria, di fissare l’inflazione e gl’interessi, e di dettare le regole per le istituzioni finanziarie. E così possono influenzare l’economia. E hanno ottenuto leggi per gestire questo potere. Se le loro entrate dipendessero da altri, il potere potrebbe ben presto essere eroso. Ecco perché raccolgono
direttamente i propri utili [14], [15].

Le banche centrali ottengono i propri utili grazie alle operazioni finanziarie. Una fonte di entrate estremamente lucrativa è prendere denaro quando l’interesse è basso e prestarlo quando è alto. Per quel che riguarda le operazioni monetarie il meccanismo funziona in questo modo. Quando l’interesse delle banche commerciali scende troppo (bassa domanda), la banca centrale riceve grandi volumi di soldi dalle banche, in modo che vi sia meno denaro in circolazione. Di conseguenza la domanda di prestiti aumenta di nuovo e l’interesse applicato dalle banche commerciali ricomincia a salire. Quando invece l’interesse delle banche commerciali sale troppo, la banca centrale trasferisce fondi alle banche, che possono così erogare più finanziamenti ai clienti e l’interesse scende nuovamente [16].
Quanto maggiore è la differenza tra interesse dell’erogazione e interesse dell’assunzione di denaro, tanto più elevati sono i benefici della banca centrale.

Per guadagnare con queste operazioni l’inflazione è indispensabile. Senza, i tassi d’interesse si manterrebbero piuttosto bassi [17] e ci sarebbe una differenza minima tra interessi elevati e interessi bassi.
Con questo tipo di commercio, le banche centrali impinguano il loro stato patrimoniale: acquistano più valori (erogano più moneta) di quanto ne vendano.

Molte banche centrali affermano di voler mantenere l’inflazione attorno al 2%: intendono dire che vogliono un aumento del 2% dell’indice dei prezzi al consumo del loro paese [11], non dell’inflazione reale della massa monetaria, di solito molto più alta [3].

Inflazione: far pagare alla gente l’uso del denaro

Per le banche centrali l’inflazione non è solo necessaria per aumentare gli utili, è anche un mezzo per esercitare il potere su chi usa i soldi. A causa dell’inflazione monetaria i cittadini pagano,
anche se contro la loro volontà, l’uso del denaro. Le banche raccolgono interessi dai debitori, e sembra che costoro siano gli unici a pagare per la moneta creata. Ma guardiamo meglio cosa succede in presenza d’inflazione.

Grazie all’inflazione, chi ha ricevuto un prestito ha il vantaggio di
veder diminuire nel tempo il valore dei suoi rimborsi alla banca,
che si decompongono in interessi e restituzione del capitale.
Gl’interessi rappresentano il guadagno della banca. Possiamo
essere sicuri che la banca ha previsto l’inflazione e ha
leggermente accresciuto in anticipo il tasso d’interesse. Quindi,
per quel che riguarda gl’interessi, l’inflazione non rappresenta
un vantaggio per il debitore. Per quel che riguarda il capitale,
le cose stanno differentemente. La banca ha solo bisogno di
recuperare il capitale nominale, dato che il rimborso serve solo
a riazzerare le cifre registrate, che hanno dato inizio al
prestito. La svalutazione della somma da restituire a titolo di
capitale rappresenta quindi un vantaggio per il debitore.

Il vantaggio del debitore nei pagamenti per il rimborso del capitale dev’essere calcolato separatamente ad ogni versamento. E quando calcoliamo anche l’inflazione subita dai successivi utilizzatori del denaro creato da questo prestito, vediamo che i totali sono grosso modo gli stessi.

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In questo esempio, la linea rossa mostra l’ammontare totale delle transazioni eseguite con il denaro del prestito durante il ciclo di vita del capitale. La perdita di valore dovuta all’inflazione è ripartita nelle 60 transazioni. Se l’inflazione è al 2%, si tratta in media dello 0,167% per transazione. La perdita di valore per gli utilizzatori del denaro pareggia il vantaggio del debitore.

Per dirla in maniera più semplice: se il debitore deve pagare un interesse del 6% (sul capitale) e ricava dall’inflazione un vantaggio del 2% (sul capitale), il suo vantaggio reale è pari a 2/6 degl’interessi [18].
D’altra parte, i successivi utilizzatori del denaro subiscono una perdita di pari grandezza. La banca non ci rimette niente: ha previsto l’inflazione e ha leggermente accresciuto in anticipo il tasso d’interesse.

In altre parole, ecco cosa fa la politica inflazionista delle banche centrali: fa passare una parte degl’interessi dai debitori agli utilizzatori. E in questo modo gli utilizzatori pagano un interesse per il semplice fatto di usare il denaro!

Manipolare inflazione e interessi

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Grazie al diritto di fissare l’inflazione e gl’interessi, le banche centrali detengono
il potere. Ci possono far risparmiare di più, investire di più, consumare di più, speculare di più, e in ogni caso lavorare di più.

Come sopra spiegato, l’inflazione è l’interesse che chi usa il denaro deve pagare.
L’inflazione spinge la gente a lavorare di più e a competere per accaparrarsi parte della moneta supplementare messa in circolazione per nascondere la perdita di valore del denaro nelle loro mani.

L’inflazione spinge inoltre la gente a non tenere i soldi in tasca o sotto il materasso, ma a spenderlo o a metterlo in banca per guadagnare un poco d’interesse. Buona parte del denaro resta così a disposizione delle banche.

Se l’interesse è elevato la gente risparmia di più, se invece è basso preferirà spendere, prendere in prestito o investire di più.

Quello che in un certo momento ci sembra una scelta interessante, dipende in buona
parte da quello che la banca centrale vuole farci fare.

4. I capricci della massa monetaria

Come abbiamo già detto, la massa monetaria di cui dispone la società è l’ammontare totale dei prestiti in essere, e questo di per sé è molto strano. Quale può essere il rapporto tra prestiti in
essere e necessità monetaria della società? Che cosa può avere a che fare la necessità dei debitori, e la loro capacità di rimborso, con la necessità monetaria del resto della società?
Se domani comprate una casa, e con il finanziamento che vi è stato accordato create moneta per i prossimi venti anni, la cosa non ha niente a che fare con le necessità dell’economia tra dieci o quindi anni, oppure sì?

In effetti la società dispone di una massa monetaria aleatoria, creata dai prestiti erogati in passato e dalle quote che devono essere ancora rimborsate. Ogni giorno quote vengono rimborsate e nuovi prestiti vengono erogati. A causa delle dimensioni enormi della massa monetaria, è difficile che la gente si renda conto delle variazioni. In teoria, le banche centrali potrebbero centralizzare tutte le informazioni sui prestiti in essere e sanno esattamente quanto denaro prestato verrà restituito
domani, in due o in dieci giorni; e con le operazioni monetarie potrebbero mantenere la stabilità della massa monetaria. Ma, come abbiamo detto sopra, non è questa la politica delle banche centrali, che si limitano a lasciarla crescere.

Secondo alcune teorie, senza inflazione l’economia non potrebbe essere manovrata.
Uno degli argomenti principali è che quando la massa monetaria non aumenta non è possibile ridurre i salari se le difficoltà economiche lo richiedono: “Bisognerebbe ridurre gli stipendi pagati e i dipendenti non lo accetterebbero mai”, e “se la massa monetaria aumenta, i tagli ai salari possono essere mascherati facendo in modo che i salari aumentino meno rapidamente dell’inflazione”. Coloro che la pensano in questo modo ritengono quindi che l’inflazione serva a raggirare la gente e sostengono che le cose non potrebbero andare diversamente. Ma il loro punto di vista suona falso. In effetti, con una massa monetaria stabile alcuni prezzi salirebbero mentre altri scenderebbero. La gente accetterebbe le variazioni salariali in modo completamente differente da oggi, quando oramai da decenni i prezzi non fanno che aumentare. Inoltre, con una massa monetaria stabile è sempre possibile mantenere stabili i salari pagati, anche nei periodi di difficoltà economica, se durante i periodi di prosperità economica vengono create entrate supplementari con la ripartizione degli utili e le riduzioni impositive.

Il sistema monetario attuale non prende come base una massa di denaro in grado di soddisfare i bisogni dell’economia. Si limita a fare in modo che le banche possano raccogliere interessi su tutto il denaro in circolazione, che la concorrenza del settore provochi la massima inflazione monetaria possibile, e che le banche centrali garantiscano il loro potere e i loro utili. Stimolare l’economia non significa altro che ridurre o aumentare leggermente interesse e inflazione. Per tutto il resto, l’economia se la deve vedere con il denaro che è disponibile in un certo momento.

5. La guerra contro l’Iraq

Il valore dei soldi è espresso in valuta, e ogni paese ha una sua valuta ufficiale. Negli USA è il dollaro americano, che circola molto anche all’estero.
Dal 1973, la quantità di dollari al di fuori degli Stati Uniti è aumentata sempre più velocemente. La metà delle importazioni statunitensi sono espresse in dollari, e gli USA non danno niente in cambio. I dollari restano all’estero a tempo indefinito, e ogni minuto gli USA comprano 1,25 milioni di dollari in beni e servizi dagli altri paesi, che non ricevono niente in cambio: più semplicemente le cifre vengono aggiunte al debito estero, e il debito è diventato talmente enorme che gli USA non potrebbero comunque restituirlo. Il paese è dunque alla bancarotta.

Uno dei principali motivi per cui il resto del mondo continua a volere i dollari, è che praticamente tutto il gas e petrolio dev’essere pagato in tale valuta. Gli USA hanno così anche il vantaggio di avere sempre libero accesso a queste riserve, dato che, per pagarle, possono creare tutta la cartamoneta che vogliono. Per sostenere la domanda mondiale della loro valuta e poter disporre liberamente delle riserve di gas e petrolio, gli USA cercano di fare in modo che i paesi dell’OPEC continuino a quotare il petrolio in dollari. Tuttavia il 6 novembre del 2000, l’Iraq, le cui riserve di petrolio sono le seconde al mondo per importanza, era passato all’euro [19]. Il dollaro aveva perso valore, e nel luglio 2002 la situazione era diventata molto seria, al punto che il FMI aveva segnalato il pericolo di un collasso della moneta [20]. Pochi giorni dopo, a Downing Street erano stati discussi i piani per un attacco, e un mese più tardi Cheney aveva annunciato di essere sicuro che l’Iraq disponesse di armi di distruzione di massa [22]. Con questo pretesto, il 19 marzo 2003, gli USA avevano invaso l’Iraq, e il 5 giugno 2003 avevano riportato il commercio del petrolio nell’area del dollaro [23]. Così adesso, almeno finanziariamente, gli USA dispongono di nuovo liberamente delle riserve di petrolio iracheno (e mentre da Bagdad i giornalisti raccontano la guerra, da Bassora il petrolio viene esportato in dollari).

Dalla primavera del 2003 anche l’Iran è passato all’euro, e dall’8 giugno 2006 la Russia vende il suo gas e il suo petrolio in rubli. (Per maggiori dettagli e spiegazioni, vedi “Costi, misfatti e pericoli del dollaro” [24].
Nota: il conflitto tra USA e Iran è comunque più di una semplice battaglia monetaria. Dietro le scene c’è anche la formazione di un cartello per il mercato mondiale del combustibile nucleare. Per saperne di più, vedi “Attacco al mercato dei combustibili nucleari” [25])

6. L’oppressione del Terzo mondo

Le importazioni libere (1,25 milioni di dollari al minuto) sono vantaggiose solo se i dollari restano per sempre all’estero. Se gli altri paesi vogliono usarli per comprare beni e servizi dagli USA, allora non c’è più nessun vantaggio. Ma da oltre 30 anni gli Stati Uniti importano più di quanto esportino, e nessun altro padroneggia meglio di loro l’arte di mantenere i dollari fuori del paese.

Ad esempio, sin dagli anni ’60 Banca mondiale e FMI concedono ai paesi del terzo mondo prestiti in dollari. La politica è di erogare quanti più prestiti possibile, in modo che i paesi non siano mai in grado di rimborsarli [26] e restino per sempre legati ai prestiti e ai crescenti interessi. Il cosiddetto “aiuto” ai paesi in via di sviluppo non è quindi niente altro che oppressione, e la tanto decantata riduzione del debito da parte dei paesi industrializzati raggiunge a stento l’1% [27].

7. L’arma cinese

Il governo cinese non vuole nel paese libero commercio in valuta statunitense. I dollari risparmiati dagli esportatori cinesi vengono cambiati in moneta locale dalla Banca centrale cinese, che possiede una riserva enorme di dollari (circa 1.000 miliardi nel marzo 2007) [28]. In effetti si tratta di un’arma molto efficace contro ogni possibile attacco dal parte degli Stati Uniti. In qualsiasi momento lo desideri, la Cina può immettere sui mercati dei cambi enormi quantità di dollari e deprimere le quotazioni della moneta, o addirittura farla crollare definitivamente [29].

8. Inflazione e crescita economica

Quando siamo nati, l’attuale sistema monetario, governato da banche, interesse e inflazione, già esisteva: fa parte dell’ambiente “naturale”. Ecco perché è così difficile percepire la sua influenza sulla nostra vita e la nostra società. Qualsiasi cosa si possa dire, può facilmente essere considerata normale: non conosciamo un’alternativa migliore. Gli effetti del sistema sono ovunque, anche nel nostro modo di pensare e nelle nostre convinzioni.

Ci sembra quindi un’evidenza lapalissiana che l’economia è sana solo quando cresce. Il concetto di “crescita economica” è stato canonizzato da economisti, politici e tutti quelli che capiscono, o dicono di capire, la società. In Europa occidentale e in nord America ci siamo battuti con successo per la crescita economica sin dai primi anni della rivoluzione industriale. Il sistema ha dato prova di se stesso.

Non è un caso che il nostro sistema monetario sia basato sull’inflazione costante e la nostra economia sulla crescita ininterrotta: agl’inizi del secolo passato alcuni furbi banchieri hanno concepito il sistema in questo modo [30]. Interessi e inflazione devono costituire un’entrata permanente per le banche, in cambio di un semplice tirar fuori moneta dal cappello. I prestiti devono creare sempre nuova attività economica. I governi e la popolazione devono chiedere sempre nuovi finanziamenti. Risponde perfettamente agli sviluppi del mondo industriale. Meccanizzazione, industria mineraria, coltivazioni intensive, risorse coloniali, concorrenza tra le nazioni, guerre e ricostruzioni, crescita esplosiva della popolazione, lavoratori stranieri, lavoro femminile, sviluppo del settore servizi, boom della tecnologia informatica: tutto conduce alla crescita economica, sinonimo di prosperità. E ancora oggi, in Europa occidentale, parliamo in termini di crescita economica; qualcosa che, dopo il livellamento della crescita demografica, può essere ottenuta solo con una sempre maggiore pressione lavorativa sui singoli dipendenti. Le strade della crescita economica e della prosperità si sono separate.

L’inflazione funziona come la carota dinanzi all’asino: tutti cominciano a correre più velocemente per ottenere una parte del denaro supplementare messo in circolazione. E mentre corrono, nessuno può sottrarsi al pagamento per l’uso dei soldi. Grazie all’inflazione tutti concorrono a pagare l’interesse alle banche. E se, grazie al fatto che noi tutti corriamo di più, cresciamo più ricchi, possiamo essere praticamente sicuri che i tassi d’interesse cresceranno. Nel gergo bancario si dice che l’economia è surriscaldata e dev’essere raffreddata. Fino a quando potremo di nuovo correre più forte.

Espansione mondiale

Nel frattempo le banche sono cresciute: con i loro giochi di prestigio hanno conquistato il mondo, e dappertutto si sono impossessate del denaro, costringendo la gente ad accollarsi interessi e inflazione. Dappertutto, ad eccezione della Cina, le banche centrali hanno ottenuto leggi speciali per fissare, indipendentemente dalla volontà del governo locale, il livello d’interesse e d’inflazione. Dopo l’Europa occidentale e l’America settentrionale, altri paesi stanno adesso sviluppando le loro economie. Dal punto di vista delle banche, questo significa nuovi governi e nuovi cittadini per i quali tirar fuori soldi dal cappello.

In effetti, che le banche centrali siano pubbliche o private non fa poi una grande differenza. Praticamente ovunque hanno ottenuto uno statuto speciale che garantisce loro un elevato livello d’indipendenza dal governo locale, e , assieme alle banche commerciali, decidono quanti finanziamenti erogare, di quanto denaro dispone la società e quanto deve pagare la popolazione.

9. Ancora crescita o società sostenibile?
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La politica della maggior parte delle banche centrali poggia sulla crescita permanente della massa monetaria. In Europa occidentale e in America settentrionale, a questa crescita si sono accompagnate la crescita economica e quella demografica. Nel frattempo il mondo è molto cambiato. L’espansione esplosiva della popolazione e delle attività economiche ha fatto spaventosamente aumentare la pressione sull’ambiente. L’uomo si è impadronito di aree fertili, le foreste sono state trasformate in coltivazioni e città, molte specie sono state sterminate, buona parte della fauna ittica è in via di estinzione. La rapida crescita della popolazione mondiale continua ad aggravare l’inquinamento del suolo, idrico e atmosferico. In molte aree scarseggiano gli alimenti e l’acqua. Il clima sta cambiando. Le analisi indicano che, con l’attuale tendenza, la popolazione mondiale continuerà a crescere rapidamente, e raddoppierà quasi. Le linee del grafico sono state tracciate come se la cosa fosse possibile…

I limiti della crescita

La Terra non diventa più grande quando l’economia e la popolazione crescono. Per la prima volta nella storia dell’uomo ci troviamo a far fronte a limiti precisi. Ovviamente, non sappiamo cosa fare. Chiesa e Stato hanno sempre esaltato la crescita, e anche le banche la amano. Limiti allo sviluppo demografico? Nessun politico al potere ha intenzione di bruciarsi con un argomento così scottante.

A che punto si colloca questo limite? Dipende da cosa vogliamo, in quanto umanità. Se vogliamo ottenere la migliore qualità di vita possibile, per i nostri figli e i nostri nipoti, non dovremmo pesare sulla terra più dello stretto necessario. Dovremmo batterci per una popolazione ridotta, e così elimineremmo anche il principale motivo di conflitti e guerre.

La politica odierna va esattamente contro i bisogni di una società pacifica e sostenibile. Il sistema monetario svolge un ruolo fondamentale. Le riforme sono necessarie. Quanto più aspettiamo, tanto più difficile sarà il compito in futuro.

Note e riferimenti

[1] http://www.mw.ua/2000/2020/52764 

[2] “… valore di riferimento (4.5%) della crescita m3 su base annua.
Questo valore di riferimento per la crescita monetaria si basa su una crescita economica potenziale tra il 2,0 e il 2,5%, un’inflazione inferiore al 2,0% a medio termine, e un rallentamento della velocità della moneta a lungo termine tra lo 0,5 e l’1,0% annuo”. http://www.dnb.nl/dnb/home/file/ar03_tcm47-146939.pdf

[3]
“Nel 2003, la massa monetaria (m3) nell’eurozona è cresciuta a un ritmo dell’8,0%, ben al disopra del valore di riferimento ufficiale del 4,5%”. http://www.dnb.nl/dnb/home/file/ar03_tcm47-146939.pdf

[4] http://bigpicture.typepad.com/comments/2005/09/the_history_of_.html

[5] http://www.goldandsilverexchange.info/consumer-price-index.html 

[6] http://www.cbs.nl/en-GB/menu/themas/prijzen/publicaties/artikelen/archief/2005/consumer-price-index-art.htm

[7] http://www.cbs.nl/NR/rdonlyres/AB3F1E9D-EFED-4FD9-9393-E59F762D5C9B/0/2007gevoelsinflatieart.pdf

[8] http://www.tutor2u.net/economics/revision-notes/a2-macro-causes-of-inflation.html

[9] http://www.britannica.com/eb/article-3512/inflation

[10] http://www.dnb.nl/dnb/home/rente_en_inflatie/algemeen/nl/46-150027.html

[11] “La
stabilità dei prezzi viene definita come un aumento nell’eurozona inferiore al 2% su base annua dell’Indice armonizzato dei prezzi al consumo” http://www.ecb.int/mopo/strategy/pricestab/html/index.en.html

[12] http://www.dnb.nl/dnb/home/rente_en_inflatie/algemeen/nl/46-150027.html

[13]http://www.cbc.ca/news/background/economy

[14] http://www.bis.org/speeches/sp050218.htm

[15] http://financial-dictionary.thefreedictionary.com/facility

[16] http://news.bbc.co.uk/2/hi/business/6938425.stm

[17] http://www.house.gov/jec/fed/05-19-03.pdf

[18] Il vantaggio reale dipende dai singoli piani di ammortamento del debito. È interessante fare un confronto.

[19] Petrolio iracheno in euro: http://www.un.org/Depts/oip/background/oilexports.html

[20] Messa in guardia del FMI sul collasso del dollaro: http://news.bbc.co.uk/1/hi/business/2097064.stm

[21] Promemoria di Downing Street: http://www.timesonline.co.uk/tol/news/uk/article387374.ece

[22] Cheney: http://english.aljazeera.net/News/archive/archive?ArchiveId=2480

[23] Come può collassare il dollaro in Iran?  http://www.raisethehammer.org/index.asp?id=252(Cfr.  Iraq)

[24] “COSTI, MISFATTI E PERICOLI DEL DOLLARO

[25] “Attacco al mercato dei combustibili nucleari” http://www.courtfool.info/en_Raid%20on%20Nuclear%20Fuel%20Market.htm

[26] http://www.cadtm.org/spip.php?article2211

[27] http://www.aidc.org.za/?q=book/view/40

[28] http://news.xinhuanet.com/english/2007-05/11/content_6083732.htm

[29] http://www.telegraph.co.uk/money/main.jhtml?xml=/money/2007/08/07/bcnchina107a.xml

[30] G. Edward Griffin, The Creature of Jekyll Island

Altri testi sulle particolarità della Fed, la banca centrale statunitense:

“Meet the system” MeetTheSystem.org

Settembre 2007

L’autore può essere contattato sul sito www.courtfool.info, dove potranno essere pubblicati commenti e repliche.

Se lo desiderate potete copiare questo articolo e diffonderlo, pubblicarlo sulla stampa o sui siti web.

tradotto per Comedonchisciotte da
Carlo Pappalardo
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