I NUMERI DELLA SINISTRA REALE

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DI MIGUEL MARTINEZ

Kelebek

Il governo italiano è, al momento nelle mani della Destra reale, che notoriamente sta distruggendo la scuola e compiendo una serie di malefatte.

Opporsi sarebbe quindi un dovere sacrosanto.

Solo che l’opposizione è tutta occupata dalla Sinistra reale, che si divide in due parti: quella condannata a vita alla povertà e quella dove esiste almeno qualche speranza di fare un po’ di soldi. Che poi, non si sa perché, la prima viene chiamata radicale dai media e la seconda moderata.

Entrambe le Sinistre, comunque, hanno tra le loro principali attività la produzione di rituali in cui si cammina con pezzi di carta o di stoffa in mano per le strade di alcune città, segnatamente quelle di Roma.

Ai processionanti, si richiede di recitare a voce molto alta alcuni mantra ritmati, di saltellare, suonare fischietti e compiere altri gesti analoghi a quelli che si fanno allo stadio o nel corso di pranzi matrimoniali particolarmente beceri.

Finita la passeggiata, si danno i Numeri, nella speranza che siano talmente iperbolici da finire per un minuto e tre secondi al telegiornale della sera, tra l’invito del Papa a riflettere sulla bontà della bontà e la sfilata di moda a Milano.

Non sono sempre d’accordo con Roberto Massari; ma nella Flatlandia della Sinistra reale, è una persona tridimensionale, che riflette da una vita sul mondo e l’umanità, e anziché dedicarsi alla ricerca di trucchi per impossessarsi della testa dei cortei, si è veramente occupato di marxismo, sociologia, filosofia, psicanalisi e tante altre cose. Date un’occhiata al sito della sua casa editrice.

Roberto ha scritto questo piccolo testo sui meccanismi con cui si danno, appunto, i Numeri.

TORNANO I CONTI O CORNANO I TONTI?

Grazie alla grande manifestazione del Pd di ieri (25 ottobre) posso concludere la mia tenace ricostruzione veritiera delle cifre degli ultimi cortei contro i falsificatori di ogni genere. Chi ha avuto la pazienza di seguirmi in queste ultime settimane, è pregato di fare un ultimo sforzo perché ormai siamo vicini al raggiungimento di un criterio di verità. E’ la verità delle proporzioni e dei confronti matematici.

Mi spiego. I due cortei principali che hanno composto la grande manifestazione di ieri del PD sono confluiti dentro un contenitore celebre, che non consente di ingannare sulla sua capacità numerica. Il Circo Massimo contiene al suo stracolmo 300.000 persone. Non si scappa. 72.000 metri quadrati, calcolando (criterio del Viminale) 4 persone al metro quadro (che ci vanno un po’ strettine), fa 288.000 persone. Chè con quelli fuori e sopra il Circo e con un arrotondamento favorevole, si potrebbe arrivare alla cifra di circa 300.000.

Ma così tanti non erano ieri quelli Pd, perché non stavano così stretti e non debordavano sulle strade limitrofe, come invece accadde a marzo 2002, quando i manifestanti chiamati da Cofferati arrivavano anche alla Fao/inizio delle Terme di Caracalla, da un lato, e lungotevere/Bocca della Verità dall’altro (più quelli raccolti intorno al monumento di Mazzini, più quelli che ancora non erano arrivati).

Cofferati e soci dissero 3 milioni, io ho sempre accettato per quieto vivere il milione, ma la Questura ci ricorda saggiamente che erano sui 6-700.000. Bene, rettifico la mia stima di allora troppo positiva e mi conservo questa valutazione come una cifra preziosa, che può servire da pietra di paragone nel futuro.

Quelli del Pd, ieri, erano molto meno della metà di quelli di Cofferati nel 2002. Erano per l’appunto circa 200.000 (cifra ineccepibile data anche dalla Questura). Gli organizzatori e Veltroni hanno detto 2 milioni e mezzo e a sinistra nessuno ha osato contraddirli (Manifesto e Liberazione non avrebbero potuto farlo neanche se avessero voluto viste le loro menzogne sui cortei precedenti). A destra si stanno sbellicando dalle risate.

Antonella ed io che ci siamo trovati a fare andata e ritorno Orte-Roma con la A1 (per l’assemblea antirazzista), abbiamo visto sull’autostrada un paio di pullman all’andata e 5-6 al ritorno. Molto poco in giro per Roma. Se ci fosse stato uno spostamento di 2,5 milioni di persone (che, andando a braccio e senza guardare i dati statistici, mi pare grosso modo l’intera popolazione dell’Emilia), e fosse stata quindi una delle più grandi migrazioni interne della storia italica, qualche pulmino in più avremmo dovuto vederlo.

I Romani che non abitano fra il Colosseo e l’Aventino, si sono accorti veramente di questo spostamento biblico, equivalente a metà dell’Urbe e delle sue periferie? Pare di no.

Ordunque – come diceva Totò, che qui potrebbe farci veramente scompisciare dal ridere – possiamo risalire dal primo corteo di questo ottobre così manifestaiolo e vedere di arrivare ai 200.000 racchiusi nel contenitore di ieri. E scusatemi se mi ripeto.

Corteo antirazzista del 4 ottobre. Eravamo circa 8-10.000 (più 8 che 10mila). Cioè il doppio del corteo per il Libano del 30 settembre 2006, quando fummo 4-5.000. Purtroppo la Questura ci ha voluto regalare inspiegabilmente un 5-6.000 manifestanti in più, dicendo 15.000. Ciò ha messo in difficoltà gli organizzatori (tutti, meno il sottoscritto) che non se la sono sentita di smentire la Questura al ribasso.

E’ stata così sprecata un’ottima occasione per dare un segnale di sincerità controcorrente, abbassando la cifra della Questura, invece di moltiplicarla come è consuetudine. si è detto quindi 15.000, anche se io mi sono dissociato in piazza, subito, e il giorno dopo, per iscritto, dicendo la vera verità: eravamo 8-10.000, più 8 che 10mila. Vi è stata quindi una moltiplicazione per 1,5 che, però, è un po’ comprensibile, essendo stata indotta dalla Questura per ragioni che ignoro.

Corteo arcobaleno/Prc dell’11 ottobre. Erano il doppio del corteo antirazzista e la stessa quantità del corteo antiBush del 9 giugno 2007 (quando Bernocchi sparò 100-150.000). Quindi erano 20.000 circa (come ha detto anche la Questura, regalando sempre qualcosa, come ormai fa da tempo). Gli organizzatori, invece, hanno sparato 300.000 (pari all’invasione dei metalmeccanici negli anni ’70, da me più volte citata). Moltiplicazione per 15.

Corteo dei sindacati detti “di base” del 17 ottobre.
Erano 5-6 volte il corteo arcobaleno. Quindi 100.000 o poco più. Bernocchi ha prima moltiplicato per 3 (dal palco), poi, visto che in quel modo avrebbe ridicolizzato il calcolo di Rifondazione che s’era inventata la stessa cifra per l’11 (la sproporzione l’avrebbe vista anche chi non avesse voluto guardare), ha acconsentito a moltiplicare per 4-4,5, sparando la cifra inverosimile di 500.000.

Corteo del PD del 25 ottobre. Erano chiaramente il doppio del corto dei sindacati di base e quindi 200.000. Ma Veltroni non ha temuto di sfiorare il ridicolo, dicendo 2milioni e mezzo, quindi moltiplicando per 12-12,5.

Corteo della Cgil per la scuola del 30 ottobre. Il corteo deve ancora svolgersi. Ma chi mi ha seguito fin qui potrebbe già da ora indicare quanti saranno in piazza secondo gli organizzatori e quanti realmente. Il problema è solo nel moltiplicatore che si deciderà di adottare:

x 1,5 come il corteo antirazzista?

x 15 come il corteo arcobaleno/Prc?

x 4-4,5 come Bernocchi del 9 giugno 2007 e dello scorso 17 ottobre? (è probabile, però, che, trattandosi della Cgil, Bernocchi questa volta dividerà per due, come fece il 30 settembre 2006 per il Libano e il 4 ottobre scorso per noi).

x per 12-12,5 come Veltroni?

Oppure si batterà ogni record, superando la soglia del x 15 che Rifondazione ha usato quest’anno, ma aveva usato anche il 20 ottobre dello scorso anno, quando 60-70.000 persone diventarono miracolosamente 1 milione?

A chi mi dovesse chiedere perché uno come me, che ha tante altre cose da fare (casa editrice, Utopia rossa, Fondazione Guevara, due figli, libri da scrivere, guadagnarsi da vivere e un orto da coltivare) perde tempo con questa storia dei numeri, risponderò sinteticamente: perché è una questione etica. Sì, etica: quella cosa strana che lo stalinismo fece scomparire brutalmente dal movimento operaio e che ormai è diventata ancor più importante del programma politico che ciascuno di noi proclama a viva voce di difendere o di respingere. Senza un ritorno di massa dell’etica (pura e senza aggettivi) siamo/sono tutti miseri fuscelli in balìa della bufera mediatica che soffia sempre più forte dall’ultratrionfante società dello spettacolo.

Que viva Zapata
que viva Che Guevara
y hasta la victoria siempre!!!

Roberto Massari

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