DI AMBROSE EVANS PRITCHARD
La travolgente rivolta greca causa all’Europa la più grande ferita a partire dal fallito referendum francese e olandese di una decina di anni fa. I falchi di Syriza vogliono installare un nuovo team presso la Banca Centrale Greca, disposto a ricorrere alle riserve segrete della Banca Centrale, per fare in extremis il passo provocatorio di stampare euro. In questo momento c’è una chiara spaccatura fra la Germania e la Francia, forse sufficientemente grave da causare dei danni a lungo termine alla coerenza dell’Unione Monetaria.
Domenica sera, dopo la vittoria del “no” – Gli elettori greci hanno respinto le richieste di austerità dei paesi creditori europei con un margine sbalorditivo, ignorando il loro pressante avvertimento che questa decisione avrebbe potuto portare al crollo del sistema bancario e al ritorno della dracma.
Lo storico referendum ha dato al “No” – Oxi in greco – oltre il 61%, ed al “Si” meno del 39%. Il popolo greco ha votato in massa per sfogare la propria rabbia per i sei anni di depressione economica e di umiliazione nazionale. Come se una vulcanica rivoluzione avesse spazzato le isole greche.
Lo scioccante risultato svela il bluff dei leaders dell’Eurozona e dei Responsabili della Commissione Europea e del Parlamento, costringendoli a fare marcia indietro e a lanciare drastiche minacce di espulsione [della Grecia dall’Unione Monetaria].
La Banca Centrale Europea deve prendere la decisione se continuare o meno a congelare al livello attuale la “Liquidità di Ultima Istanza – ELA“ per le banche greche, pari a 89 miliardi di euro. Una decisione che, se negativa, comporterebbe il soffocamento della liquidità.
“Dovesse farlo, la situazione diventerebbe molto grave. Sarebbe un tentativo di far cadere il governo”, ha dichiarato Euclide Tsakalotos, capo negoziatore per il debito pubblico del paese. La Banca Centrale della Grecia [BOG] ha comunque detto, questa sera, che presenterà alla BCE una formale richiesta per il rinnovo del supporto.
La leadership dell’UE è in totale confusione. E’ emerso chiaramente, nel corso della giornata, che i suoi avvertimenti, lanciati a tappeto dalle stazioni televisive private, sul fatto che il “No” avrebbe comportato l’Armageddon, hanno fatto oscillare il voto, al contrario, verso il “No”.
“Il popolo greco ha dimostrato che non può essere ricattato, terrorizzato o minacciato”, ha detto Panos Kammenos, Ministro della Difesa e Capo del Partito ANEL, membro della coalizione.
Il Presidente francese Francois Hollande ha detto che avrebbe fatto di tutto per tenere la Grecia nell’Eurozona, a prescindere dall’esito del voto. Lunedì egli incontrerà la Cancelliera tedesca Angela Merkel, a Parigi, per elaborare una risposta comune a quello che si è trasformato nel più grande fiasco dell’UE dai tempi della bocciatura della Costituzione da parte della Francia e dell’Olanda, nel 2005.
Martin Schulz, Presidente del Parlamento Europeo, ancora oggi insisteva sul fatto che un “no” avrebbe significato l’espulsione dall’Eurozona, ma la sua opinione sta diventando sempre più insostenibile.
Jean-Claude Juncker, Presidente della Commissione Europea, è rimasto intrappolato nella sua stessa retorica dopo aver avvertito, la scorsa settimana, che un “no” sarebbe stato interpretato come un rifiuto della stessa Europa, con conseguenze disastrose.
I Funzionari al vertice di Syriza hanno detto che prenderanno in considerazione l’introduzione di misure molto drastiche per aumentare la liquidità e sostenere il sistema bancario, se la BCE dovesse rifiutarsi di dare al paese un respiro sufficiente, in attesa dei nuovi colloqui.
“Se necessario, emetteremo una liquidità parallela in formato elettronico, degli IOU [I Owe You, ovvero dei pagherò] in stile californiano. “Avremmo dovuto farlo una settimana fa”, ha dichiarato Yanis Varoufakis, Ministro delle Finanze.
La California emise dei coupons temporanei per pagare le fatture dei contractors quando, nel 2008, la sua liquidità venne bloccata, conseguenza della crisi della Lehman. Il Sig. Varoufakis insiste nel dire che tutto questo non può essere considerato come il preludio del Grexit, ma solo come un’azione assolutamente legale condotta all’interno dell’”inviolabile santità” dell’Unione Monetaria.
Il Sig. Varoufakis e i Ministri terranno, questa sera [Domenica], una riunione d’emergenza con le banche private e con il Governatore della BOG, Yannis Stournaras, per decidere che cosa fare prima che le riserve di cassa dei quattro grandi istituti di credito si prosciughino, domani [Lunedì].
Louka Katseli, Presidente della “Hellenic Bank Association”, ha detto che gli sportelli dei bancomat esauriranno le scorte di denaro entro poche ore dal voto. Un Funzionario ha detto che la Eurobank è già restata senza contante, anche se i depositanti greci si sono limitati a ritirare 60 euro al giorno da quando, una settimana fa, sono stati imposti i controlli sui capitali.
C’erano dei segnali crescenti sul fatto che i creditori, arrivati sul ciglio del baratro, stessero facendo un passo indietro, “concedendo” che avrebbero senz’altro potuto rinnovare i colloqui con Syriza – anche se non è chiaro che cosa questo possa significare.
Degli alti funzionari tedeschi, nell’ambito di una riunione informativa tenutasi la scorsa settimana, hanno detto che la Grecia non avrà un centesimo fino a quando il Premier Alexis Tsipras e il Sig. Varoufakis resteranno al potere.
In questo momento c’è una chiara spaccatura fra la Germania e la Francia, forse sufficientemente grave da causare dei danni a lungo termine alla coerenza dell’Unione Monetaria.
Sigmar Gabriel, Vice Cancelliere tedesco, ha detto che il “no” avrebbe “strappato via gli ultimi ponti tra l’Europa e la Grecia in direzione di un compromesso”, e ha così continuato: “Con il rifiuto delle regole dell’Eurozona, sono inimmaginabili dei negoziati su un programma che vale miliardi”.
Alla sua posizione oltranzista ha fatto eco il Ministro delle Finanze slovacco, Peter Kazimir, che ha twittato: “L’incubo degli euro-architetti, ovvero che un paese-membro possa lasciare il club, sembra che sia diventato uno scenario realistico, dopo che la Grecia ha votato ‘no’”.
Questo approccio appare inconciliabile con le opinioni del Ministro dell’Economia francese, Emmanuel Macron, per il quale i creditori dell’EMU sono da biasimare per la crisi in egual misura [dei debitori], e che essi devono resistere alla tentazione di “schiacciare” il popolo greco. “E’ nostra responsabilità evitare un ‘Trattato di Versailles’ all’interno dell’Eurozona”, egli ha detto.
L’Italiano Matteo Renzi ha dichiarato che l’immagine dei pensionati che piangono davanti alle banche è una macchia nera sulla coscienza dell’Europa: “Dobbiamo cominciare a parlarci di nuovo, e nessuno lo sa meglio di Angela Merkel”.
Le cose saranno decise, nei prossimi giorni, da un pugno di persone a Berlino, Francoforte e Bruxelles, con la BCE nella sgradevole posizione di dover decidere se far precipitare o meno la crisi.
Fonti di Syriza dicono che il Ministero delle Finanze sta valutando le possibilità di assumere il controllo diretto del sistema bancario, nel caso fosse necessario, piuttosto che accettare il sequestro draconiano dei risparmi dei depositanti, ovvero un ‘bail-in’ [salvataggio interno] al di sopra della soglia degli 8.000 euro – ma anche per evitare che le banche possano essere chiuse su ordine della BCE.
I Funzionari di Governo riconoscono che questa decisione porterebbe ad una spaccatura senza precedenti con le autorità dell’UE. Ma l’atteggiamento di Syriza, in questa fase, è che l’unica difesa possibile, contro una potenza egemone, sia la guerriglia.
I falchi all’interno del Partito – anche se non il Sig. Varoufakis – chiedono la testa del Governatore [della BOG] Stournaras, nominato dal passato governo conservatore. Vogliono insediare un nuovo team, disposto a ricorrere alle riserve segrete della Banca Centrale e di fare in extremis il passo provocatorio di stampare euro.
Qualcuno ha sostenuto che: “La prima cosa che dobbiamo fare è di togliergli le chiavi dell’ufficio. Dobbiamo ripristinare la stabilità del sistema, con o senza l’aiuto della BCE. Abbiamo la capacità di stampare banconote da 20 euro”.
Quest’azione richiederebbe la necessità di invocare i poteri di emergenza nazionali – attraverso un decreto – e di “requisire” la BOG per diversi mesi. I Funzionari governativi sostengono che questi passaggi dovrebbero essere accompagnati da un ricorso alla Corte Europea – sia per affermarne la legalità ai sensi delle disposizioni di crisi del Trattato di Lisbona, che per citare in giudizio la BCE per la presunta omissione del suo dovere d’ufficio, che è quello di mantenere la stabilità finanziaria, in ossequio ai Trattati.
Il Sig. Tsakalotos ha detto al Telegraph che i creditori finiranno con il trovarsi in una posizione moralmente indifendibile, se dovessero rifiutarsi di ascoltare la voce del popolo greco, tanto più che il Fondo Monetario Internazionale, la scorsa settimana, ha convalidato la pretesa di Syriza riguardo il debito greco, che non può essere rimborsato.
“Sarebbe una posizione piuttosto estrema, per l’Europa, sostenere che il voto di oggi non ha alcuna importanza. Non è quello che hanno detto quando l’Irlanda ha votato ‘No’ al Trattato di Lisbona”, egli ha detto.
Ha poi aggiunto che l’umore di Syriza si è indurito da un mese a questa parte, da quando i colloqui hanno cominciato a girare verso il brutto: “Molte persone si sono indignate quando abbiamo dato loro un documento lungo 47 pagine, e loro ci hanno irriso dandocene uno di 5. E’ stato uno schiaffo in faccia. Non stavano nemmeno prendendo sul serio i negoziati”.
Il Sig. Tsakalotos ha continuato dicendo che Syriza si trova ora in una posizione negoziale più forte, e che i creditori non guadagneranno niente dallo “scavare nei loro tacchi” [tentativo di alterare un’azione o un’opinione]: “Il processo è andato avanti così a lungo, in Grecia, che non possiamo nemmeno più sperare nell’Inferno per poter mantenere le nostre promesse, senza un cambio di regime. Ed aggiungo che le persone lo devono sapere che il Grexit è fuori dalla nostra agenda”.
Ed ha concluso, con riferimento a coloro che lamentano che il suo Governo si sta rifiutando di fare le riforme, che questa è una fandonia. Syriza, al contrario, è l’outsider che ha scosso un sistema fossilizzato: “Se anche ci abbonassero tutto il debito e ci dessero 300 miliardi di euro, saremmo comunque ancora nei guai, se non facessimo delle riforme in profondità. Nessuno, dentro Syriza, pensa che nel 2008 fossero tutte rose e fiori, e non possiamo certamente tornare a quella situazione”.
Ambrose Evans-Pritchard
Fonte: www.telegraph.co.uk
6.07.2015
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da FRANCO