DI FREDERIC MOUSSEAU
Nello stesso momento in cui gli Stati Uniti, il Canada e l’Unione Europea annunciavano una nuova serie di sanzioni contro la Russia nella metà del dicembre dello scorso anno, l’Ucraina riceveva 350 milioni di dollari in aiuti militari da parte degli USA, arrivati subito dopo un pacchetto di aiuti da un miliardo di dollari approvato nel marzo 2014 dal Congresso degli Stati Uniti.
Il maggior coinvolgimento dei governi occidentali nel conflitto in Ucraina è un chiaro segnale della fiducia nel consiglio stabilito dal nuovo governo durante i primi giorni di dicembre.
Questo nuovo governo è più unico che raro nella sua specie, dato che tre dei suoi più importanti ministri sono stranieri a cui è stata accordata la cittadinanza Ucraina solo qualche ora prima di incontrarsi per questo loro appuntamento.
Il titolo di Ministro delle Finanze è andato a Natalie Jaresko, una donna di affari nata ed educata in America, che lavora in Ucraina dalla metà degli anni ’90, sovraintendente di un fondo privato stabilito dal governo US come investimento nel Paese. Jaresko è anche Amministratore Delegato dell’Horizon Capital, un’azienda che amministra e gestisce svariati investimenti nel Paese.
Per strano che possa sembrare, questo appuntamento è in linea con ciò che ha tutta l’aria di essere una acquisizione dell’economia ucraina da parte dell’occidente. In due inchieste – “La Presa di Potere delle Aziende sull’Agricoltura Ucraina” e “Camminando dalla Parte dell’Ovest: La Banca Mondiale ed il Fondo Monetario Internazionale nel Conflitto Ucraino” – l’Oakland Institute ha documentato questa presa di potere, in particolarmente evidente nel settore agricolo.
Un altro fattore importante nella crisi che ha portato alle proteste mortali ed infine all’allontanamento dagli uffici del president Viktor Yanukovych nel febbraio 2014, è stato il suo rifiuto di un patto dell’Associazione UE, volto all’espansione del commercio e ad integrare l’Ucraina alla UE, un patto legato ad un prestito di 17 miliardi di dollari da parte del Fondo Monetario Internazionale.
Dopo la dipartita del presidente e l’installazione di un governo pro-occidente, il Fondo Monetario Internazionale ha messo in atto un programma di riforme come condizione a questo prestito, allo scopo di incrementare gli investimenti privati nel Paese.
Il pacchetto delle misure adottate include la fornitura pubblica di acqua ed energia e, ancor più importante, si rivolge a ciò che la Banca Mondiale identifica col nome di “radici strutturali” dell’attuale crisi economica esistente in Ucraina, con un occhio in particolare all’alto costo del generare affari nel paese.
Il settore agricolo ucraino è stato un obiettivo primario per gli investitori stranieri ed è quindi logicamente visto dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Centrale come un settore prioritario da riformare. Entrambe le istituzioni lodano la prontezza del nuovo governo nel seguire i loro suggerimenti.
Ad esempio, il piano d’azione della riforma agraria guidata dall’occidente nei confronti dell’Ucraina include la facilitazione nell’acquisizione di terreni agricoli, norme e controlli sulle fabbriche e sulla terra, e la riduzione delle tasse per le aziende e degli oneri doganali.
Gli interessi che gravitano intorno al vasto settore agricolo dell’Ucraina, che è il terzo maggior esportatore di mais ed il quinto di grano, non potrebbero essere più alti. L’Ucraina è nota per i suoi ampi appezzamenti di suolo scuro e ricco, e vanta più di 32 milioni di ettari di terra fertile ed arabile, l’equivalente di un terzo dell’intera terra arabile di tutta l’Unione Europea.
La manovra per il controllo sul sistema agricolo del paese è un fattore decisivo nella lotta che sta avendo luogo negli ultimi anni tra occidente ed oriente, fin dalla Guerra Fredda.
La presenza di aziende straniere nell’agricoltura ucraina sta crescendo rapidamente, con più di 1.6 milioni di ettari acquistati da compagnie straniere per scopi agricoli negli ultimi anni. Sebbene Monsanto, Cargill e DuPont siano in Ucraina per parecchio tempo, I loro investimenti nel paese sono cresciuti in modo significativo in questi ultimi anni.
Cargill, gigante agroalimentare statunitense, è impegnato nella vendita di pesticidi, sementi e fertilizzanti ed ha recentemente espanso i suoi investimenti per acquistare un deposito di stoccaggio del grano, nonchè una partecipazione nella UkrLandFarming, il maggiore agrobusiness dell’Ucraina.
Similarmente, la Monsanto, altra multinazionale Americana, era già da un pò in Ucraina, ma ha praticamente duplicato il suo team negli ultimi tre anni. Nel marzo 2014, appena qualche settimana dopo la destituzione di Yanukovych, l’azienda investì 140 milioni nella costruzione di un nuovo stabilimento di sementi in Ucraina.
Anche la DuPont ha allargato i suoi investimenti annunciando, nel giugno 2013, la volontà di investire anch’essa in uno stabilimento di sementi nel paese.
Le aziende occidentali non hanno soltanto preso il controllo su una porzione redditizia di agribusiness e alter attività agricole, hanno iniziato una vera e propria integrazione verticale nel settore agricolo, estendendo la presa sulle infrastrutture e sui trasporti.
Per dire, la Cargill al momento possiede almeno Quattro ascensori per silos e due stabilimenti per la lavorazione dei semi di girasole e la produzione di olio di girasole. Nel dicembre 2013 l’azienda ha acquistato il “25% + 1% condiviso” in un terminal del grano nel porto di Novorossiysk, nel Mar Nero, terminal con una capacità di 3.5 milioni di tonnellate di grano all’anno.
Tutti gli aspetti della catena di fornitura dell’Ucraina Agricola – dalla produzione di sementi ed altro, all’attuale possibilità di spedizione di merci fuori dal paese – stanno quindi incrementando sotto il controllo dei colossi occidentali.
Le istituzioni europee ad il governo degli US hanno attivamente promosso questa espansione. Tutto è iniziato con la spinta per un cambiamento di governo quando il fu presidente Yanukovych era visto come un filorusso, manovra ulteriormente incrementata, a cominciare dal febbraio 2014, attraverso la promozione di un’agenda delle riforme “pro-business”, come descritto dall’US Segretario del Commercio Penny Pritzker durante il suo incontro con il Primo Ministro Arsenly Yatsenyuk nell’ottobre 2014.
L’Unione Europea e gli Stati Uniti stanno lavorando duramente, mano nella mano, per prendere possesso dell’agricoltura ucraina. Sebbene l’Ucraina no permetta la produzione di coltivazioni geneticamente modificate (OGM), l’Accordo Associato tra UE e l’Ucraina, che accese il conflitto che poi espulse Yanukovych, include una clausula (articolo 404) che impegna entrambe le parti a cooperare per “estendere l’uso delle biotecnologie” all’interno del paese.
Questa clausula è sorprendente, dato che la maggior parte dei consumatori europei rifiuta l’idea delle coltivazioni OGM. Ad ogni modo, essa crea un’apertura in grado di portare I prodotti OGM in Europa, un’opportunità tanto desiderata dai grandi colossi agroalimentari, come ad esempio Monsanto.
Aprendo l’Ucraina alle coltivazioni OGM si andrebbe contro la volontà dei cittadini europei, e non è chiaro come questo cambiamento potrebbe portare migliorie alla popolazione ucraina.
Allo stesso modo non è chiaro come gli ucraini beneficeranno di questa ondata di investimenti stranieri nella loro agricoltura, e quale sarà l’impatto che questi ultimi avranno su sette milioni di agricoltori locali.
Alla fine, una volta che si distoglierà lo sguardo dal conflitto nella parte est “filorussa” del paese, I cittadini ucraini potrebbero domandarsi cosa ne è rimasto della capacità del paese di controllare e gestire l’economia e le risorse a loro proprio beneficio.
Quanto ai cittadini statunitensi ed europei, alla fine si sveglieranno dalle retoriche sulle aggressioni russe e sugli abusi dei diritti umani, e contesteranno il coinvolgimento dei loro governi nel conflitto ucraino?
Frederic Mousseau è Direttore delle Politiche all’Oakland Institute.
Fonte: www.atimes.com/
Link: http://www.atimes.com/atimes/Central_Asia/CEN-02-280115.html
28.01.2015
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FRANCESCA SAVINA