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La Redazione

 

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I COSTI UMANI DELLA II GUERRA MONDIALE

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A cura di Davide
Il 11 Settembre 2009
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DI JOSEP FONTANA

Público

Di solito ci viene offerta una visione della II Guerra Mondiale fatta soprattutto
di scene di battaglie terrestri e navali: Stalingrado, El Alamein, Normandia,
Midway hanno come protagonisti carri armati, aerei, corazzate o sottomarini. Ma
se prendiamo in considerazione ciò che la guerra significò in termini di costi di
vite umane, cifra che si aggira intorno a i 70 milioni, la storia cambia
completamente.

La prima cosa che sorprende è scoprire che il presunto conflitto mondiale fu
soprattutto una guerra fra tedeschi e russi: dei 20 milioni di militari morti, 16
appartenevano agli eserciti russo e tedeso, mentre i morti degli eserciti
francese, inglese e americano, sommati fra loro, sono poco piu di un milione.
E ancora più importante notare che una delle caratteristiche che distinguono questa guerra da
quelle che si produssero anteriormente nella Storia è il fatto che ci furono molti più morti civili che
militari: per lo meno due ogni tre dei morti di guerra furono uomini, donne e bambini assassinati
al margine di qualunque processo legale, annichiliti in campi di concentramento o di lavoro, o
vittime della fame causata dal conflitto

Le battaglie ci offrono spettacoli terribili: i 60.000 soldati tedeschi morti a Stalingrado e la
distruzione prodotta a Kursk, la maggiore battaglia di tutti i tempi, alla quale parteciparono milioni
di uomini, 13.000 carri armati e 12.000 aeroplani. Jrushchov che ritornò su quel campo alcuni
giorni dopo , probabilmente ricorderà per tutta la vita le centinaia di carri armati che
incominciavano ad ossidarsi sotto il sole dell’estate, dopo aver bruciato coi suoi equipaggi
all’interno, e l’odore di morte che si spargeva dappertutto. O l’ultima gran battaglia della guerra,
quella di Okinawa, dove morirono 70.000 soldati giapponesi e 12.000 nordamericani e dove
persero la vita più di 100.000 degli abitanti dell’isola, accerchiati dal fuoco di entrambi gli
schieramenti.

Due grandi carneficine

E, senza dubbio, questi sono solo episodi minori paragonati con le due maggiori macellerie della
guerra che furono l’olocausto nazista ed il meno conosciuto, ma non meno atroce, olocausto dei
giapponesi durante il tentativo di conquista del continente asiatico

Nel caso dei nazisti, si parla sempre di almeno sei milioni di ebrei sterminati, però quasi sempre si
dimentica che queste non furono le uniche vittime, perchè dobbiamo includere, tra le vittime, circa
3 milioni di prigionieri di guerra sovietici, i quali furono reclusi in prigioni, senza alimenti per
sopravvivere. La Guida dell’Olocausto dell’Università della Columbia ammette che, in una
definizione più ampia, si può considerare che le vittime dell’olocausto nazista furono circa 17
milioni.

Mentre i crimini nazistii ebbero ampia pubblicità al termine della guerra, non accade la stessa
cosa per quelli del Giappone, al quale si attribuiscono dai 20 a 30 milioni di vittime civili,
specialmente di etnia cinese, ma che beneficiò di un occultamento da parte dei nordamericani,
interessati ad ottenere il sostegno giapponese nella Guerra Fredda.

A differenza dell’ampia diffusione di ciò che accadde in campi come quello di Auschwitz, si parlò
molto poco delle atrocità commesse dai giapponesi con i prigionieri di guerra e con i civili nelle
crociere della morte ed in alcuni campi di concentramento destinati ai lavori forzati.

O si parlò molto di piu di Mengele che del generale Ishii Shiro, che dirigeva il
centro di ricerca sulle armi batteriologice di Pingfan, vicino Harbin (in
Manciuria), e conosciuto come “unità segreta 731, dove un un migliaio di
ricercatori giapponesi sperimentarono armi batteriologiche sui detenuti cinesi e
praticarono la vivisezione senza anestesia di esseri umani. Si decise di
occultare le responsabilitá di coloro che avevano partecipato a questa infamia e
fu offerto loro immunitá in cambio dei risultati delle loro ricerche.

Per soddisfare il bisogno di vendetta, fu messa in scena in Germania una
rappresentazione di punizione nel processo di Norimberga che emanò 12
sentenze di morte, allo stesso modo si celebrò un altro processo simile a
Tokyo. Ma nella realtà ci fu poco impegno nel punire coloro che avevano
commesso quei crimini.

Molte sentenze di morte a carico di membri della Gestapo o delle SS furono
convertite in detenzioni a pochi anni, di modo che alcuni di loro, di lì a poco,
erano giá dirigenti delle grandi aziende tedesche. E gli industriali che avevano
tratto beneficio sfruttando disumanamente gli operai prigioneri, ne uscirono
liberi e puliti.

Fra questi soprattutto i giapponesi, che ancor’oggi si rifiutano di pagar
indennizzi, adducendo, come fa Mitsubishi, che è abbastanza discutibile
affermare che il Giappone invase la Cina e che questa questione debba essere
consegnata agli storici perchè la chiariscano in un futuro (nel 2008 il generale
Tamogami, capo delle forze aeree giapponesi, ammise pubblicamente che
furono occupati i territori asiatici per liberarli dall’imperialismo occidentale)

Milioni di espulsi

Però l’esistenza di questi casi di impunità a beneficio sopratutto delle classi
dirigenti, non implica che la sconfitta non causasse vittime delle quali non si
parla quasi mai e che non si aggiungono alle liste ufficiali come dovrebbe
essere, a onor del vero. Il peggiore fra i danni subiti dai vinti si consumò in
Europa, dove civili, sopratutto tedeschi, furono obbligati ad abbandonare non
solo le terre occupate dopo la conquista nazista, ma anche regioni nelle quali le
loro famiglie vivevano da molto tempo. Tutto iniziò con la migrazione verso est
di coloro che abitavano la Prussia orientale, la Pomerania e la Slesia impauriti
dall’avanzata dell’esercito russo.

Nell’estate del 1945, appena finita la guerra, cinque milioni di tedeschi avevano
giá partecipato a questa fuga. E questo fu solo l’inizio. Il peggio fu l’espulsione,
nei 30 anni che seguirono e d’accordo con le misure approvate in Postdam da
parte delle potenze vincitrici, di altre setti milioni di uomini e donne che
abitavano in Polonia, Cecoslovacchia, Romania o Ungheria.
Il costo totale in termini di vite umane di questo sanguinario post guerra
europeo, come conseguenza dei maltrattamenti, violenze, linciaggi, e suicidi a
danno degli espulsi, in special modo a carico di coloro che vivevano in Polonia e
Cecoslovacchia, può essere stimato in circa due milioni di civili, senza contare
gli altrettanti, o forse più, soldati detenuti dai vincitori.

Il Giappone si vide obbligato allo stesso modo a rimpatriare i circa sette milioni
fra soldati e civili che si erano insediati in Corea, Manciuria e Taiwan.
Questo sguardo all’indietro sui costi umani della II Guerra Mondiale dovrebbe
non solo cambiare la nostra percezione del dramma di questo confilitto ma
anche renderci piu sensibili ai costi umani della violenza che regna oggi in un
ordine mondiale sgangherato, che, per esempio, continua pagando un costo di
5 milioni di vite umane, negli ultimi 10 anni in Congo, davanti all’indifferenza
generale.

Josep Fontana
Fonte:www.rebelion.org
Link: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=90758
1.09.2009

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di NASRUDDIN

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