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La Redazione

 

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I CONFINI DEL CIBERSPAZIO

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A cura di Truman
Il 5 Ottobre 2005
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DI JOHN KAMINSKI

Perché mai si dovrebbe far finta di essere chi non si è quando si potrebbe più semplicemente rimanere l’adorabile persona che si è già?
Nel mondo virtuale, tutti vorrebbero sempre apparire ciò che non sono, cosicché buona parte del gioco cibernetico consiste nel cogliere la differenza tra chi “l’altro” è veramente e chi dice di essere. Proprio come accade nella vita reale.

Questo atteggiamento non è del tutto intenzionale; esiste anche una componente legata al carattere della persona. Tutti noi ci comportiamo in base all’educazione ricevuta, secondo i nostri geni o la configurazione astrologica; diversamente non saremmo felici, come di fatto non è felice chi finge di essere qualcuno che non è.
Potrebbe semplicemente essere se stesso.

Il ciberspazio agisce soprattutto come “lubrificante sociale”: moltiplica in maniera esponenziale la possibilità di contatto tra persone con interessi affini. Per intendersi, basta cercare qualsiasi cosa su Google e trovare centinaia di utenti – anche solo due o tre, come nel mio caso – che sono esattamente sulla tua lunghezza d’onda. Internet può quindi diventare uno straordinario mezzo per fare affari, cosa di cui si sono già accorti molti milionari.

In questi miei tre anni di navigazione in Internet ho assistito ad un ammirabile esempio di civiltà. Il livello di educazione e di fiducia è di molto superiore a quello nella vita reale -forse perché, come nel caso del telefono, non esiste il pericolo di un attacco fisico, ad eccezione di qualche hacker malato di protagonismo che testa la nostra pazienza, o delle ormai arcinote lettere dall’Africa che promettono milioni, basta comunicargli il codice bancario.

Qualcuno tra i più attenti sostiene che Internet sia stato riempito da dottrinari con il solo desiderio di manipolare e falsare la storia, ma questo è un processo senza fine, che iniziò dieci minuti dopo che la prima parola fu scritta e che continua tuttora – per mano di editori rigirafrittate.

Eppure due cose a mio parere contraddicono questa concezione del web. Primo, i parametri di ricerca: chiunque può scaricare dalla rete così tanto materiale su qualsiasi argomento che non gli basterebbe una vita per leggerlo tutto. Secondo, non esiste un luogo in cui le idee anti-establishment siano espresse più chiaramente che nel ciberspazio, dove a soli cinque anni dall’inizio del nuovo millennio, un gruppo sempre crescente di siti ha gettato ombra su tutto quel sistema dei media dai quali, in buona fede, avevamo forgiato il nostro senso di storia, semplici ciarlatani corrotti che vendono prodotti che ci avvelenano. Perché mai la loro merce dovrebbe essere diversa dagli avvelenatori che li sponsorizzano?

E ora un paio di regole utili prima di navigare in rete.

1. Mai usare parolacce. Rivelano all’altro utente che non si è in grado di formulare mentalmente frasi complete – ergo neppure ragionamenti compiuti -, quindi è probabile che una parolaccia interrompa qualsiasi conversazione, perché nessuno ha voglia di chattare con un fallito.

2. L’arte quasi scomparsa della buona educazione è sintomo di rispetto e di solito viene ricambiata. Torna utile quando la conversazione diventa litigiosa e i toni si surriscaldano.

3. Nessun attacco personale sulle ragioni altrui. Se si pensa che siano agenti federali, perché diavolo dirgli che lo si è capito? La numero tre è una regola universale, valida per qualsiasi contesto e diventerà il tratto distintivo del nuovo modo di fare politica. Quando si critica un antagonista perché ha una posizione diversa, o gli si imputano azioni che rivelano la sua scarsa integrità morale, si sta soprattutto ammettendo che la propria argomentazione non basta ad avere la meglio in un dibattito sui propri meriti. Per questo, il tempo speso meglio è quello trascorso a perfezionare le proprie affermazioni piuttosto che a correggere quelle apparentemente sbagliate altrui.

4. Abbi fede del tuo istinto. Ti porterà lontano. Sul serio. Si capisce immediatamente se qualcuno sta raccontando balle. Non è necessariamente il suo discorso a rivelarlo, ma il modo in cui è articolato ed esposto. Bisogna andare a fondo in tutto ciò che non torna.

5. Imparare a fare ricerche su Google (in inglese è diventato un verbo, “to google”) in modo efficace. Se ad esempio si digita soltanto “9/11”, comparirà sullo schermo una caterva di link, molti dei quali rimandano a fonti tra le più disparate che finiranno solo per confondere le idee; se invece si digita “9/11 demolizione delle torri” o” influenza israeliana 9/11”, allora si avrà una versione molto più chiara dei fatti.

Nella maggior parte dei casi tuttavia, Internet resta un’arena sospesa tra mondo reale e fittizio.

La sua ambivalenza raddoppia la perspicacia del cibernauta, perché genera uno spazio mentale analogico condiviso da chiunque, ovunque. In esso, sogno e realtà si incrociano in modo tanglibile.

Forse la migliore lezione che il web ci può dispensare è quella di relazionarci a chi conosciamo come faremmo nel nostro sogno più caro, felice e appagante.

Distesi sotto il sole, in un prato fiorito, con un sorriso stampato sulle labbra.

Questa, amici miei, è la vera promessa della rete.

Non scordiamoci che un governo oppressivo altro non è che la proiezione collettiva delle nostre ombre, buona parte delle quali è materia inesplorata con l’aggiunta di un pizzico di patologia individuale. Viviamo secondo la regola: sfrutta ogni occasione pur di essere il primo.

Se è veramente questo che vogliamo, una carneficina, cosicché l’ultimo uomo si ritrovi in uno scenario da post-bomba nucleare ad osservare attonito come ci siamo ridotti, beh, allora amico siamo sulla buona strada.

John Kamiski, scrittore, vive attualmente nella Costa del Golfo, Florida (i pellicani sono tornati a banchettare allegramente). I suoi saggi circolano in centinaia di siti web di tutto il mondo. Visita: http://www.rudemacedon.ca/kaminski/kam-index.htmlpr>

Fonte: http://www.rense.com/
Link: http://www.rense.com/general67/cyber.htm
1.09.05

Tradotto per www.comedonchisciotte.org da R’n’B

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