DI MASSIMO FINI
Il gazzettino
Secondo un sondaggio di Renato Mannheimer il consenso all’onorevole Berlusconi, nonostante le leggi “ad personam” (la “salva Rete 4”, l’incredibile “blocca processi” poi barattata con “lodo Alfano”), le intercettazioni telefoniche da cui risulterebbe che il premier piazza in Rai le attricette a lui gradite, i forsennati attacchi alla magistratura italiana (“cancro della democrazia”), è in costante aumento. A detta dell’autorevole sociologo il ragionamento di molti cittadini, non solo di destra, è ben sintetizzato da quanto ha detto uno degli intervistati: «Se Berlusconi fa una politica che mi aggrada per i temi economici e della sicurezza faccia poi tutto ciò che vuole per difendersi dai giudici. La cosa non mi riguarda». Costoro non si rendono conto di ragionare come ragionava buona parte del popolo italiano all’avvento del fascismo: Mussolini rimettesse un po’ di ordine nel Paese e facesse funzionare i treni, il resto non mi riguarda.
Invece ciò sta succedendo in Italia ci riguarda tutti, cittadini di destra, di centro, di sinistra e di nulla. Prima che una questione giuridica, costituzionale, politica è innanzi tutto un fatto di dignità personale. Il “lodo Alfano” ci ha ridotti tutti al rango di cittadini di serie B. Come nella “Fattoria degli animali” Orwell (dove la polemica era diretta ai privilegi nella nomenklatura sovietica) l’Italia è un Paese in cui “tutti gli animali sono uguali, ma ce ne sono alcuni più uguali degli altri”.
Poi c’è la questione di fondo. Il “lodo Alfano” abbatte il principio cardine della liberaldemocrazia: l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. In una simile situazione una democrazia non è più tale. Il “lodo Alfano” può essere equiparato alle leggi speciali del 1926 con cui Benito Mussolini instaurò il suo regime e l’atteggiamento acquiescente del Capo dello Stato a quello di Vittorio Emanuele III che spalancò la strada al fascismo. Tanto più che la riforma della giustizia che ha in animo Berlusconi prevede che siano il Governo e il Parlamento a dettare ai Pubblici Ministeri quali sono i reati da perseguire prioritariamente il che significa la fine dell’indipendenza della magistratura e della separazione dei poteri dello Stato, altro cardine della democrazia. Poi ci sono i corollari. Questa immunità ha limiti temporali ma non qualitativi. E se una di queste “più alte cariche dello Stato” in uno scatto d’ira, in un impeto di gelosia, in un momento raptus di follia – sono uomini anche loro – ammazza la moglie o guidando un suo yacht fa a fette mio figlio? Non potremo fare nulla, fino al termine del suo mandato.
Corollario due. Berlusconi è titolare, giuridico o di fatto, di un’infinità di società. Il “lodo” vuol dire che queste potranno violare impunemente le leggi per anni?
Corollario tre. Nel processo Mills (che è all’origine di tutto questo marasma istituzionale) Berlusconi è imputato di aver corrotto con 600 mila dollari l’avvocato inglese perché rendesse falsa testimonianza ai processi Imi-Sir e Lodo Mondadori. Col “lodo Alfano” la posizione di Berlusconi verrà stralciata, ma il processo andrà avanti per gli altri imputati. E se Mills dovesse essere condannato? Avremmo la certezza (almeno quella, relativa, di una sentenza di primo grado) che il premier è un corruttore, perché la consapevolezza dell’uno presuppone quella dell’altro, ma dovremmo tenercelo.
Si dice che il Pd sia stato morbido sul “lodo Alfano” (e in effetti, dopo tanti schiamazzi, è passato quasi dalla chetichella) in cambio di una compartecipazione alle riforme istituzionali. Ma che c’entra il Pd? Che importa, a noi cittadini, del Pd? Nessuno può barattare diritti indisponibili del cittadino come quello dell’uguaglianza davanti alla legge. Ma a quanto pare, stando al sondaggio di Mannheimer, ai più bene così. E vengono in mente paralleli sinistri. Il fascismo non si impose in forza dei fascisti ma di tutti coloro che, senza essere fascisti, ed erano la maggioranza, si adeguarono per viltà, per opportunismo o, semplicemente per ignoranza, perché non capirono quanto stava accadendo.
Massimo Fini
Fonte: www.massimofini.it
Uscito su “Il gazzettino” il 01/08/2008