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La Redazione

 

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I BAMBINI DI FALLUJA. L'OSPEDALE DEGLI ORRORI

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A cura di Davide
Il 28 Aprile 2012
319 Views
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DI ROBERT FISK
independent.co.uk

Le immagini lampeggiano sullo schermo in uno dei piani superiori del Fallujah General Hospital. Improvvisamente, l’ufficio amministrativo di Nadhem Shokr al-Hadidi diventa una piccola stanza degli orrori. Un bambino con la bocca enormemente deformata. Un bambino con un difetto alla spina dorsale, col midollo che fuoriesce dal corpo. Un bambino con un terribile e gigante occhio ciclopico. Un altro bambino con solo metà della testa nato morto, come gli altri, il 27 giugno 2009. un’altra figura appare sullo schermo: data di nascita 6 luglio 2009, un piccolo bambino con mezzo braccio destro, senza gamba sinistra, senza genitali.“Ormai vediamo queste cose tutti i giorni”, dice al-Hadidi, mentre una dottoressa entra e dà un’occhiata allo schermo. Ha fatto nascere alcuni di questi bambini. “Non ho mai visto niente di peggio in tutta la mia carriera”, dice a voce bassa. Al-Hadidi risponde alle telefonate, riceve visitatori nel suo ufficio, ci offre tè e biscotti mentre l’orrendo spettacolo passa sullo schermo. Ho chiesto di vedere le fotografie, per assicurarmi che questi nati morti, queste deformità fossero reali. Ci sarà sempre un lettore o uno spettatore a mormorare la parola “propaganda” sottovoce.

Ma le fotografie sono una ricompensa schiacciante ed oscena di certi dubbi. 7 gennaio 2010: un bambino dalla pelle gialla e sbiadita e le braccia deformate. 26 aprile 2010: una massa grigia a lato della testa del bambino. Un dottore accanto a me parla di “tetralogia di Fallot”, una trasposizione dei maggiori vasi sanguigni. 3 maggio 2010: una creatura simile ad una rana i cui “organi addominali cercano di uscire dal corpo”, dice il dottore che è entrato nella stanza.

Questo è troppo. Queste fotografie sono orrende, il loro dolore – almeno per i poveri genitori – è impossibile da contemplare. Non possono essere assolutamente pubblicate.

I dottori di Fallujah mostrano un’attitudine diretta. Sanno che noi sappiamo di questa tragedia. Di certo, non c’è nulla da rivelare sulle deformità dei bambini di Fallujah. Altri corrispondenti – incluso il mio collega Patrick Cockburn – hanno visitato Fallujah per scrivere su di loro. La cosa vergognosa è che queste deformità continuano a non essere monitorate. Una dottoressa di Fallujah, un’ostetrica che ha studiato in Inghilterra – tornata da soli cinque mesi – e che ha comprato con i proventi della sua propria clinica privata un macchinario radiografico da 79,000 dollari per il rilevamento prenatale di anormalità congenite, mi dice il suo nome e mi chiede perché il Ministro della Sanità di Baghdad non intraprende una ricerca ufficiale sui bambini deformati di Fallujah.

“Sono stata al ministero”, dice. “Hanno detto che esiste un comitato. Sono andata dal comitato. E non avevano fatto niente. Non riesco proprio a farli reagire”. Poi, 24 ore dopo, la stessa donna manda un messaggio ad un mio amico, un altro dottore iracheno, chiedendomi di non usare il suo nome.
Se il numero di bambini nati morti di Fallujah è una disgrazia, il personale medico del Fallujah General Hospital dimostrano la loro onestà continuando ad avvertire del pericolo costituito dal saltare a conclusioni troppo velocemente.

“Ho fatto nascere questo bambino”, dice l’ostetrica mentre un’altra immagine appare sullo schermo. “Non credo che questo caso abbia qualcosa a che vedere con le armi americane. I genitori erano parenti stretti. Qui i matrimoni tribali coinvolgono molte famiglie che hanno legami di sangue. Ma bisogna anche ricordarsi che se le donne partoriscono bambini morti con anomalie in casa, non ce lo fanno sapere e lo seppelliscono senza che ci arrivi nessun resoconto”.

Le fotografie continuano a passare sullo schermo. 19 gennaio 2010: un bambino con gli arti minuscoli, nato morto. Un bambino nato il 30 ottobre 2010 con il labbro leporino ed una palatoschisi, ancora vivo, un buco nel cuore, un difetto in faccia, ha bisogno di cure ecocardiografiche. “Sono anomalie congenite comuni”, dice a bassa voce la dottoressa Dalima Allani. “La cosa allarmante è che sono sempre più frequenti”. Il dottor Allani ha svolto una ricerca su “l’aumento diffuso di casi di difetti alla nascita” a Fallujah, uno studio di quattro padri “con due differenti progenie”. L’articolo dice che i difetti cardiaci congeniti hanno raggiunto “cifre mai viste prima” nel 2010.

le cifre continuano a salire. Anche mentre parliamo, un’infermiera porta un messaggio alla dottoressa Allani. Ci dirigiamo all’istante verso un’incubatrice accanto la sala parto dell’ospedale. Nell’incubatrice c’è un piccolo bebè di soli 24 giorni. Zeid Mohamed è fin troppo giovane per poter sorridere, ma giace dormendo, con la mamma che lo guarda attraverso il vetro. Ha dato il permesso perché potessi vedere il bambino. Suo padre è una guardia giurata, la coppia si è sposata tre anni fa. Non c’è nessun precedente di difetti alla nascita nella loro famiglia. Ma Zeid ha solo quattro dita per ogni mano.

Gli archivi sul computer della dottoressa Allani contengono un centinaio di Zeid. Chiede ad un altro medico di chiamare alcuni genitori.

Parlerebbero con bun giornalista? “Vogliono sapere cos’è successo ai loro figli”, dice. “Meritano una risposta”. Ha ragione. Ma né le autorità irachene, né quelle americane, né le inglesi – che sono state marginalmente coinvolte nella seconda battaglia di Fallujah, nella quale hanno perso quattro uomini – né nessuna delle ONG maggiori, sembrano essere disposte o capaci di dare una mano.

Quando i dottori possono ottenere fondi per una ricerca, a volte si rivolgono ad organizzazione che hanno chiaramente una loro predeterminazione politica. L’articolo della dottoressa Allani, per esempio, ha goduto dei finanziamenti della Kuala Lumpur Foundation to Criminalise War – un gruppo che di certo non cerca di discolpare l’uso degli armamenti americani a Fallujah. Anche questo, credo, fa parte della tragedia di Fallujah.

L’ostetrica che ha chiesto di rimanere anonima parla in modo tetro della mancanza di attrezzature e formazione. “I difetti cromosomici – come la sindrome di Down – non possono essere corretti prima della nascita. Ma possiamo intervenire su un’infezione fetale e possiamo risolvere il problema col prelievo di un campione di sangue del bambino e della madre. Ma non c’è un laboratorio con questa attrezzatura. Una trasfusione di sangue è tutto ciò che serve per prevenire una tale condizione. Certo, non risponderà alla nostra domanda: perché sono aumentati i casi di aborto, di bambini nati morti e di nascite premature?”.

Il dottor Chris Busby, un professore dell’Università dell’Ulster che che ha condotto un sondaggio su circa 5,000 persone a Fallujah, concorda sull’impossibilità di specificare la causa dei difetti alla nascita e dei casi di cancro. “Ci deve essere stata, nel 2004, una massiccia esposizione mutagenica al momento degli attacchi”, scrisse due anni fa. Il rapporto del dottor Bubsy, redatto insieme a Malak Hamdan e Entesar Ariabi, afferma che la media del tasso di mortalità infantile a Fallujah è di 80 casi ogni 1000 nascite, rispetto ai 19 in Egitto, 17 in Giordania e solo 9.7 in Kuwait.

Un altro dei dottori di Fallujah mi dice che l’unico aiuto che hanno ricevuto dal Regno Unito proviene dal dottor Kypros, Nicolaides, direttore di Medicina Fetale al King’s College Hospital. Gestisce un’organizzazione di beneficenza, la Foetal Medicine Foundation, presso la quale ha già studiato un dottore di Fallujah. Lo chiamo. Scoppia di rabbia.

“Per me, l’aspetto criminale di tutta la faccenda – durante la guerra – era che i governi inglese ed americano non sono stati neanche capaci di andare ad un Woolworths per comprare dei computer per almeno documentare le morti in Iraq. Una pubblicazione del Lancet stima 600,000 decessi nella guerra. Ciononostante, la potenza occupante non ha avuto la decenza di procurarsi un computer da 500 sterline che gli avrebbe permesso di dire che ‘questo corpo è stato portato oggi e questo era il suo nome’.

Ora abbiamo un paese arabo con un numero di casi di deformità o cancro più alto di quello europeo e c’è bisogno di un adeguato studio epidemiologico. Sono sicuro che gli americani hanno usato armi che hanno causato queste deformità. Ma ora in Iraq c’è un governo che solo Dio sa e nessuno studio. È molto facile evitare di fare qualsiasi cosa – salvo per alcuni professori di Londra pazzi come me che provano ed ottengono qualcosa”.

Nell’ufficio di al-Hadidi, ci sono fotografie che sfidano le parole.

Come si può anche solo iniziare a descrivere un bambino morto con una sola gamba e la testa grande quattro volte il suo corpo?

Robert Fisk

Fonte: www.independent.co.uk
Link: http://www.independent.co.uk/hei-fi/entertainment/the-torment-of-the-children-of-fallujah-that-is-too-awful-to-describe-7681392.html?origin=internalSearch
26.04.2012

Traduzione per www.comedonchisciotte.org cura di ROBERTA PAPALEO

LEGGI ANCHE: I BAMBINI DI FALLUJA. LA STORIA DI SAYEF

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