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DI LUCA PAKAROV
rollingstonemagazine.it

Report dal ‘congresso’ annuale di CL sulla Riviera Romagnola

Durante una travagliata partita estiva di Risiko una voce celeste mi aveva chiesto di buttare un occhio lì, a cosa succedeva in Romagna. In missione per conto di Dio. Questo è stato. Il mio sogno originale, la penisola della Kamchatka, era a portata di mano, una sfida storica, ma un presentimento e soprattutto una telefonata (Dio ha l’iPhone 10 con applicazioni stellari) disse: “Meeting di Rimini”.
“Signore, perché proprio io?”.
“Sei l’unico idiota disponibile, gli altri sono in ferie”.
Una voce più terrena e arrotolata su cento canne mi riportò alla realtà dei dadi: “Hai fatto tre uno, hai perso mezza sega”, era il generale della Kamchatka che mi sterminava con solo due carrarmatini rossi. Merdosi comunisti.
Il Meeting di Rimini, per chi non lo sapesse (di solito al di sotto dei 10 anni), è il grande evento di quella grande, grandissima famiglia che va sotto il nome di Comunione e Liberazione o, per i più scafati, anche Compagnia delle Opere (no che dici! Non è la stessa cosa! Mmhh, specifico: è il suo braccio finanziario).
In poche ore ingaggiai un’intima task force di tre disadattati, armati di buona volontà: “Briefing: cos’è importante per il Meeting?”, domandai.
“Lavare l’auto”, rispose lei.
“Una t-shirt di Mao Tse-Tung, in borsa, per le emergenze”, rispose lui.
“Ottimo”. E così fu.

Rimini che per me, da ragazzino, significava discoteche alternative come la Mecca, Slego o il Velvet (diciamola tutta, anche il buon Classic), ora si trasformava nell’accademia del potere e della vocazione. Di che? Beh, immagino che per i volontari stanziati in ogni metro quadrato della fiera a dare informazioni sotto il sole, fare i camerieri, vendere riviste o biglietti della lotteria si tratti di vocazione, o circonvenzione d’incapaci. Questo punto è stato il primo che ho tentato di sbrogliare (sinceramente non so nemmeno se a Dio interessino i subalterni ma le grandi inchieste cominciano dal basso): Valentina, studentessa di filosofia alla Statale di Milano, mi dice che sfera religiosa e il resto del mondo non sono slegati e che CL le permette di far convivere la realtà odierna e il cristianesimo. “E i privilegi?”. “Non si può criminalizzare un’esperienza del genere per qualcuno che si comporta male”. “Qualcuno?”.

I piccoli ciellini trascorrono una settimana l’anno della loro ancora breve vita, totalmente a proprie spese e la cosa assurda è che poi, l’anno successivo, ritornano lì per fare le stesse cose. No, suppongo che non li droghino, pare però che il sudore comune produca una sorta di simbiotico riconoscimento, “uno stare insieme” benefico che riesce a far sentire del consorzio umano dall’idiota del primo banco di scuola (quello cioè che costringevamo a farci i compiti di casa), all’ultima testa di cazzo iperfirmata con almeno uno zio insegnante alla Cattolica (quello cioè a cui vendevamo corteccia degli abeti invece che il fumo). In altre parole, credo che molti di questi ragazzi cerchino una ragione d’essere e, per spezzare uno stecchino in loro favore, alla loro età nemmeno io sospettavo che la mia squadra del cuore fosse una grande potenza che vinceva le partite, a tavolino, fuori dal campo. Dio, abbi pazienza, è l’unica comparazione che mi veniva!

Ammetto senza ironia che mi sono intenerito nel vederli zampettare nei ristoranti della fiera, sbagliare le comande, far cadere il pane e stare lì nel mezzo, incerti a servire tante famiglie Flanders ai tavoli: “Salve salvino volontario, gradiremmo un po’ di acquetta… non benedetta, da bere, mi raccomando”.
Il problema è che questa è la parte sana del movimento, quella incosciente. Solo che certe volte si fa fatica credere che siamo un grande paese, uomini e donne cresciuti nelle medesime scuole, per le stesse strade, colpevoli allo stesso modo di fronte a un Dio (o chi per lui). In che sistema di valori entrano i loro dubbi e i miei dubbi? Chissà, potrebbero essere tranquillamente equiparati, e discussi, se non ci fosse la preponderanza del fattore economico che, per sua natura intrinseca, esclude ogni forma di confronto. In una macchina da soldi il lato spirituale latita.
Comunque sia, più si sale, più il gioco si fa duro. Pausa di riflessione: alle 12.30 il chiosco Peroni emette il suo primo scontrino per le nostre gran riserva. E già ci siamo persi la messa.

Cultura o intertainment, fate voi. Quello che attrae molti giovani verso CL, prima degli interessi che gliene verranno in futuro se resteranno nei ranghi, è che, come detto, grazie a don Giussani (il fondatore del movimento), riescono a far compenetrare il messaggio evangelico in vari settori della quotidianità, ovvero riescono a interpretare il mondo senza i troppi vincoli della fede. Così, visto chi mi foraggia, non mi sono potuto perdere l’incontro Tre accordi e il desiderio di verità. Rock’n’roll come ricerca dell’infinito.
John Waters, editorialista de The Irish Times, ci offre la sua versione in salsa cattolica della musica rock, che non è quella del capellone biondo dalla vita dissoluta (Gesù, parlerà mica di te?), e giuro che ha detto così, no, ma quella dell’anima che s’incontra con Dio. Un’ora di discorsi campati sul nulla solo per dirci che il rock è frutto dell’ispirazione, l’ispirazione è il vento di Dio o qualcosa del genere e che, quindi, per sillogismo (non ti incazzare pure te Aristotele), Ratzinger dovrebbe almeno allenarsi con una Stratocaster.
Inferno-Paradiso, andata e ritorno. Solo che alla terza volta che sento nominare Leopardi a sproposito (tema del 2012 era: La natura dell’uomo è rapporto con l’infinito) io esco dal capannone, Giacomo si rivolta nella tomba, il monte Tabor di Recanati frana.

A questo punto posso pure credere che Gesù abbia corso scalzo i cento metri più veloce di Bolt sopra le acque del lago di Tiberiade o che San Giuseppe fosse il tizio con la barba che si scolava una doppio malto alla taverna spagnola del Meeting ma, quando avvicinati un gruppo di metrosessuali che prima mi snobbano, poi fanno i gradassi, infine riprendono a parlare fra di loro, dal tavolo vicino, li ascolto dire che lo scambio Matri-Gilardino è un buon affare per la Juve, veramente mi infervoro. Allora è vero che siete tarati.

“Avanti compagni, tieni a portata di mano la maglia di Mao, sarà dura…”. Una foto sotto lo stand di Finmeccanica (il maggiore produttore di armi d’Italia), uno sotto quello delle lotterie Sisal (il gioco, le lotterie, statisticamente è un vizietto che esplode durante le crisi economiche), scatti sotto Regione Lombardia (la grande appaltatrice della sanità pubblica alle strutture di Comunione e lottizzazione) una sotto il nuovo fiammante Frecciamerdarossa di Trenitalia (l’Ad Mario Moretti di Ferrovie dello Stato, presente al Meeting, che taglia qua e là fermate, definì la Strage di Viareggio “uno spiacevole episodio”) e via, verso il grande Potere.

All’apparenza CL sembra distaccata dalla politica, un disinteresse falso che le permette di muoversi dietro le quinte, nell’attesa di capire da che parte tira il vento, non a caso centro, destra, sinistra si azzuffano per predicare al Meeting (e poi razzolare male). Magari non c’entra nulla ma all’interno dei padiglioni della fiera di Rimini non troverete praticamente mai, a parte sul baldacchino della rivista ufficiale, la scritta Comunione e Liberazione. In proposito consiglio la lettura di La lobby di Dio di Ferruccio Pinotti (Chiarelettere editore, 2010). Così, sotto le parole vacue, i fuochi fatui del percorso pseudofantacristiano di Amy Whinehouse (“lei rappresenta se stessa, il suo grido!”, ha tuonato il sopracitato John Waters) e i grandi marchi c’è qualcos’altro, Monti per esempio, grandi Monti e parecchia Passera. Per non parlare di Clini (ministro dell’ambiente che promette miracoli a Taranto aggiungendo qualche letto in più nel reparto oncologia), Alemanno (sindaco di Roma che, per dirne una delle tante ridicole, si fece fotografare con la pala dopo due centimetri di neve), Andrea Illy (magnate del caffè, per stare svegli) e la milizia Fornero. Tutti presenti e sorridenti.

Moscetto ‘sto Monti, dal vivo pare l’inespressivo manichino di quelle vecchie botteghe laterali, ma chiunque abbia scritto il discorso piazza le paroline giuste come “miracolo”, “ottimismo” o una metafora con cui paragona l’euro al Duomo di Milano, che mandano in visibilio il mondo ciellino. Anche un accenno agli evasori e alla parità fra scuola pubblica e quella privata, la crisi è finita, lavoriamo per i giovani, un paio di sonnacchiose battute e tanto basta per ascoltare, a fine sermone, toni entusiasti dai nuovi fedeli montiani. Niente che riguardi i tagli al sociale (tanto ci sono le associazioni cielline a sostenerlo con iniziative private), nulla su una cazzo di patrimoniale che anche il più losco finanziere di Wall Street, viste come si sono messe le cose, penserebbe di attuare. La battuta migliore è quando nella casa della Compagnia delle opere si scaglia con tutta la sua verve contro il potere corporativo…. ah, ah ah, ah, ah… che grande! Dai, così ci fai sganasciare, ti vogliamo bene uguale professor Monti! Alla fine, ma proprio alla fine, leggo, perché personalmente sono scappato via un attimo prima di entrare in coma, una protesta, gente in mutande che ricordava al Primo ministro come molti di noi sono messi. Pare che dalla platea abbiano gridato ai contestatori: “Andate a lavorare”. Servita su un piatto d’argento: “Magari”, la risposta.

C’è anche Formigoni che gironzola, ti aspetti di vederlo mascherato da Robin Hood o con un cappuccio come le Pussy Riot e invece è a volto scoperto, allora credi che arriverà in corsa un volontario con la casacca azzurra ad allentargli un calcio sulle palle ma quando gli è davanti, l’imberbe figlio di Dio, gli porge la mano. Questo, Gesù, è proprio inspiegabile. A proposito, come i preti de I soliti idioti, all’improvviso, la domanda spontanea diventa: “Dov’è Gesù? Qualcuno l’ha visto?”, e trovarlo non è facile fra tanta gente. Lo scorgo negli occhi di un tizio che gira con la maglia Iron Maiden e corro a salvargli la vita: “Sei pazzo? Hai sbagliato concerto! Vattene di qui, ti faranno la pelle!”. Lui sorride bonario: “Ci conosciamo? Anche te eri volontario l’anno passato?”. Ti avviso ciccio, Steve Harris non sarebbe contento.
Si va, quindi, a colpo sicuro da Radio Maria, almeno loro, un qualche canale privilegiato dovranno pur avercelo. Ma, anche lì, fra il sacro e il profano, la signora mi riempie di gadget, compilo pure il modulo per ricevere la relativa rivista a casa a nome di un amico noto nelle osterie per le sue bestemmie ritmate. La donna si raccomanda sul rosario, di darlo a mia madre (perché non a me?), ma mia mamma con quasi sessant’anni di cattolicesimo sa distinguere il bene dal male. Non rimane che indossarlo subito come fossi uno di Run-DMC, il mio compare alza il pugno ed urla in faccia alla signora: “W la Madonna” e da quell’istante in poi tutto va male. Una telefonata dall’altro capo d’Italia mi accoltella, il bancomat non funziona, le birre dentro il termos da zaino si scaldano. Non si scherza con l’Onnipotente.

Un’avvisaglia della Sua presenza c’è stato allo stand di una casa editrice dove un tizio, con modi molto effemminati, ci riempie di libretti, in ordine non per importanza Sulla tua parola – Messalino, Gesù confido in te, uno con i testi in vendita e soprattutto quello scritto di suo pugno, una guida per la giusta lettura del rosario. Ci tiene a farci vedere il disegnino in cui spiega come sgranare le perline mentre si dicono le Ave Maria e noi lo assecondiamo. Lui si è salvato dal peccato grazie ad un viaggio “a sorpresa” a Medjugorje. Di solito si dice “a sorpresa” quando è la comunità di recupero a farti imbarcare da Ancona. Nulla di male, ci mancherebbe, solo ne conosco diversi che si sono ritrovati là “a sorpresa”. “Che tipi di peccato?”. “Per esempio facevo sesso impuro, anche 3 o 4 volte al giorno…”. “Beh? E adesso?”. “Vivo felicemente la castità… da un anno”. Ok man, ti aspettiamo al varco di un altro paio di mesi. “Un periodo sono andato anche da uno psicologo prima di salire su quella montagna”. Amico mio, l’unico pervertito era il tuo psicologo e probabilmente avevi bisogno di bere un po’ di più. Poi ci parla di altri antichi “peccatucci” che, viste le domande con cui lo incalziamo, è chiaro come siano il nostro pane quotidiano. Prima di andarcene, inteso che i suoi 33 anni di malefatte sono demolite dai nostri 35, fa un’espressione seria e ci rifila un ultimo volantino; la casa editrice organizza pellegrinaggi di preghiera proprio nella città bosniaca: “Non spaventatevi per il prezzo, sono sicuro che vi farà bene”. Ok piccola, perché no, abbiamo fatto cose più cretine. Ce lo leggiamo allegramente mentre sbafiamo e insozziamo una piscina piena di pargoli che ricorda il Gange, con il panino amorevolmente confezionato da Francè er salumaro – da Roma a Rimini, piadine e panini. Nell’ultima pagina, l’ultima riga dell’opuscolo, in caratteri più piccoli, troviamo: Poiché la Santa Chiesa non si è ancora espressa sulla veridicità delle apparizioni di Medjugorje, l’Agenzia [omissis] si impegna a non organizzare pellegrinaggi in questo luogo qualora il suo pronunciamento fosse contrario.
Come a dire, sicuri sicuri, il pellegrinaggio ha cambiato la vita di molti, a tutti fa bene farci una scappata… PERÒ… la Chiesa ancora non ha rilasciato il controllo qualità. L’ISO 9001 dei miracoli non è momentaneamente la certificazione standard. Eppure visti i successi sul nostro interlocutore non si direbbe. Punti di vista.

Torniamo all’area aperta dall’uscita di sicurezza nemmeno inorriditi, solo storditi, con un senso di disagio. Con addirittura la notizia che Famiglia cristiana critica il Meeting e dice più cose di sinistra di Bersani (e va beh, non ci vuole troppo). Non ci si capisce veramente più un cazzo, con Gesù non pervenuto. Al limite potevamo comprare un’elaboratissima copia in plastica del Santo Graal per fingere la buona riuscita della nostra spericolata missione, dubito però che sarebbe rientrata nei rimborsi spese.

Buon Dio, ammetto di non aver fatto un buon lavoro e forse potrai considerarlo anche un pochino blasfemo ma perché, come ha fatto John Niven in A volte ritorno, non provi a rimandar giù tuo figlio proprio lì, al Meeting 2013? Tieni presente però che la Chiesa è fatta di essere umani, con tutti i limiti che ne consegue, se una volta piantava croci in terre straniere, arrostiva streghe, adesso apre banche. È quasi la stessa cosa. Sono sicuro che, pur senza imprecare come è capitato a noi, rivaluterai anche Te la parola “blasfemo”.
Sempre sia lodato.

Luca Pakarov
Fonte: www.rollingstonemagazine.it
Link: http://www.rollingstonemagazine.it/politica/notizie/meeting-di-rimini-ho-visto-la-luce/57057
27.08.2012

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