HIGH OCTANE CAPITALISM AHEAD

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DI PAOLO BARNARD

Erano pochi anni fa, guidavo in piena notte lungo una strada deserta alla periferia di Palo Alto, in California. I fari illuminavano cose scontate in un posto così: i grandi incroci delle statali americane, con l’immancabile distributore 7Eleven illuminato da scoppiare, e i prefabbricati a destra e a sinistra della carreggiata con le insegne al neon Jack’n a Box, Burger King, Pizza Hut, ma anche Psychic Palm Reading ecc.

Lungo un tratto particolarmente rado di abitazioni butto l’occhio su un gigantesco cartellone pubblicitario che mi viene incontro, insolitamente poco illuminato, che significa illuminato appieno ma non all’americana per intenderci. Mi blocco, freno in mezzo alla strada e lì mi pianto. Quello che sto fissando è un poster di almeno 10 metri per 5, tutto arancione, che reca la seguente scritta in nero, enorme:

“HIGH OCTANE CAPITALISM AHEAD”.

Tradotto: “Ci aspetta un capitalismo a tutto gas”.

In basso a destra la firma: Forbes, cioè i profeti a mezzo stampa del capitalismo americano.


Per me, fermo lì nel silenzio di una strada deserta, è tutt’uno vedere e capire, leggere e sentire. Quel poster, nell’arroganza duplice delle sue dimensioni e della certezza di quell’affermazione, mi sbatte in faccia la verità:

Il Capitalismo dei Beni di Consumo ha vinto, punto.

Infatti, esso è l’unica interpretazione dell’esistenza umana che ha saputo dilagare trasversalmente in tutto il mondo, trapassando indenne culture, religioni, ideologie e regimi politici diversi, dall’Iran alla Cina, dall’Africa al Baltico al Nepal, e che attende al varco i ‘bolivariani’ dell’America Latina non appena questi avranno preso possesso di uno standard di vita decente per mezzo delle loro odierne ‘rivoluzioni’. Ha piantato davanti a noi per anni e già ben oltre il nostro orizzonte i paletti di un unico percorso obbligato, un destino se volete, ovvero una serie di appuntamenti ai quali non ci potremo sottrarre, né noi cittadini di un mondo ricco già fradicio di esistenza commerciale né quelli dei Paesi emergenti. E, si badi bene, ciò accadrà indifferentemente dalle crisi che il Capitalismo dei Beni di Consumo potrà vivere, come quella odierna, che non scalfisce neppure microscopicamente la certezza della sua diffusione.

I manovratori da destra che stanno dietro a quello sconcertante poster non hanno solo vinto, hanno stravinto, e di più. Hanno stra-stravinto. E c’è la concreta possibilità che le alternative – politiche, umanitaristiche, sociali o movimentiste – siano morte per sempre, che siano state sconfitte una volta di troppo per non rialzarsi mai più, soffocate dal Capitalismo dei Beni di Consumo.

Uscite dai circoli di ‘belle anime’, chiudete i libri delle ‘belle anime’, disertate le serate con le ‘belle anime’. Andate nei luoghi delle persone comuni, e stateci. Verrete travolti dall’assordante mantra del Capitalismo dei Beni di Consumo, schiacciati come larve dalle sue dimensioni.

E allora. Noi, queste sincere ma inutili ‘belle anime’ che siamo, dobbiamo fermare le nostre macchine, tutte, fermare le ruote, ogni nostra azione o progetto, e riflettere su quanto segue:

Come hanno fatto, trentacinque anni fa, un nugolo di intellettuali, economisti e politici a progettare e poi a realizzare la più inimmaginabile sovversione di tendenza politico-sociale della Storia moderna? Come hanno saputo in sole tre decadi arrestare 250 anni di lotte dal basso e iniziare a invertirne la rotta? Come hanno annichilito le sinistre di tutto il mondo occidentale? Come hanno potuto renderci di nuovo plausibile l’inimmaginabile? E cosa sono divenute oggi quelle sparute forze di 35 anni fa? Come hanno lavorato? Come lavorano ogni giorno?

Perché non vi è dubbio che i nostri avversari noi non li conosciamo, non abbiamo dedicato che una frazione del nostro tempo a studiarne le mosse e le forze, perdendo invece anni a inveire contro le loro ‘ombre sul muro’, i Bush e i Berlusconi di questo mondo. Essi sono un esercito di cui noi ignoriamo quasi tutto. E come potremo mai combatterli?

Sto parlando delle destre economiche e finanziarie che in pochi anni, e seguendo poche ma semplicissime regole, rimanendo compatte, immensamente disciplinate, al lavoro 24 ore su 24 sempre, con oggi a disposizione i migliori cervelli della terra, con mezzi incalcolabili rispetto ai nostri, con al loro servizio praticamente tutta la classe dirigente del mondo, tutti i media che contano, e con il consenso di miliardi di persone obnubilate dalla loro Esistenza Commerciale, stanno portando al trionfo il Capitalismo dei Beni di Consumo.

Dobbiamo comprendere come hanno fatto a creare un consenso talmente dilagante fra i popoli da riuscire in tutto ciò. Sappiamo che lo hanno fatto in silenzio, lavorando incessantemente a CONTATTO CON LA GENTE COMUNE, macinando incessantemente il loro consenso, senza manifestazioni, cortei, chiasso, gesta clamorose, senza bandiere colorate e feste di piazza. Oggi, se avete l’onestà di guardavi in tasca, di osservare come vivete, cosa consumate e con quali comfort, hanno intrappolato anche voi, nonostante tutto.

Ora, per arginare una macchina mostruosa di queste dimensioni e di questa potenza, c’è una sola strada:

– Studiarla a fondo.

– Formarci in un esercito di attivisti compatto, disciplinato.

– Capire che cosa, in questo periodo della Storia, innesca il cambiamento, quale vettore, quale tipo di interazione umana. Individuare queste chiavi di svolta con precisione, così come si isola una molecola benefica.

– Studiare di conseguenza una comunicazione immensamente abile per attirare l’attenzione del mondo della GENTE COMUNE.

– Studiare i metodi per rendere la comunicazione gradevole ma penetrante.

– Diffonderci nei luoghi della gente comune, implacabili, pazienti, tutto l’anno, per tentare di creare un consenso opposto a quello oggi dominante usando quei metodi attentamente studiati.

– Essere molto ben finanziati, cioè cercare e ingaggiare sponsor ‘illuminati’ capaci di vedere il vantaggio di lungo termine di un mondo più giusto.

– Sapere che è una strada in salita, poiché si tratta di invitare milioni di persone a scelte impopolari, a rinunce, a mutazioni di stili di vita importanti, e a saper vedere però la convenienza finale di un mondo più in equilibrio.

– Mettere da parte le differenze che separano i nostri gruppi che formano il Movimento, cioè rinunciare ai nostri individualismi per un fronte comune, unico, compatto, disciplinato, implacabile di attivisti al lavoro ovunque, sempre, con linee guida universali, sempre le stesse e i metodi di cui sopra. Cioè cambiare il consenso dei popoli, verso la rinascita del primato del Bene Comune. Per un mondo finalmente più giusto.

Non c’è altra strada. Non c’è.

Paolo Barnard
Fonte: www.paolobarnard.info
Link: http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=61
10.12.08

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