DI MASSIMO FINI
Dopo aver messo a posto fumo e fumatori, adesso il ministro della Sanità, Girolamo Sirchia, preannuncia “la guerra all’alcol” come ha dichiarato a “Il Giornale” durante un’intervista turibolante di Francesca Angeli secondo la quale folle di cittadini plaudenti e festanti circonderebbero per strada il ministro gridandogli “grazie, grazie!” e quasi piangendo per la commozione. Il ministro pensa a pubblicità e scritte terroristiche, del tipo di quelle che ci sono oggi sui pacchetti di sigarette, che dicano che “l’alcol fa male”. Sarà una vera goduria bersi un bicchiere di Barolo o di Traminer avendo sul tavolo una bottiglia la cui etichetta ammonisce: “L’alcol uccide”.
E così Bacco e Tabacco sono sistemati. Ma anche Venere non se la passa bene visto che si fotografano le targhe delle macchine di chi va con prostitute e poi le si fa avere alla moglie e che nel tentativo di riscoprire valori, fra cui quello della famiglia, che abbiamo perduto (per ragioni che ci si guarda bene dal toccare: una società che si organizza intorno al mercato, cioè allo scambio di oggetti inerti, non può produrre valori, può produrre solo, se va bene, quattrini), tutta la sessualità non “politically correct” viene guardata con sospetto a cominciare da quella degli omosessuali perché, come ha scoperto Oriana Fallaci con una delle sue intuizioni fulminanti, “non fanno figli”.Eliminati tutti i tradizionali piaceri della vita non ci rimarrà che guardare Bonolis.
Per quel che riguarda il verboten alle sigarette c’è da osservare che preoccuparsi del fumo, passivo e attivo, con quello che siamo costretti ogni giorno ad inalare appena mettiamo piede in strada, frutto dell’intoccabile produzione industriale, ha lo stesso senso del preoccuparsi del canile quando ti sta bruciando la casa. Fanno pena quei disgraziati che trovi la domenica, a Milano, a fare jogging lungo i Navigli respirando l’aria più mefitica d’Italia. Seguono i consigli del ministro Sirchia che invita a “fare sport, a passeggiare a passo svelto”.
La primavera scorsa mi ero fermato a mangiare, con un amico, in una gradevole trattoria a pochi passi dal Po, non lontano da Sabbioneta. In quel punto il Po è molto largo, ricco d’acque e fa un’ampia ansa in direzione del mare. La riva opposta a quella in cui ci trovavamo noi era sottolineata da filari ininterrotti di alberi e da una vegetazione rigogliosa. Dopo mangiato scendemmo sulla riva e vedemmo quattro ragazzi che stavano armando un kayak. Una scena quasi bucolica. Ma prima di mettersi ai remi tutti e quattro si infilarono delle mascherine bianche di protezione. Altro che fumo, doctor Sirchia!
Il ministro Sirchia dovrebbe sapere che il proibizionismo, storicamente, ha sempre prodotto controeffetti paradossali. Non c’è niente di più attraente – e anche questo il ministro Sirchia lo dovrebbe sapere – del proibito, del vietato, di ciò che è socialmente considerato trasgressivo. Le ragazze più scatenate a letto – e questo non so se il ministro Sirchia lo sa – sono quelle che hanno fatto le Orsoline. Il proibito ha fascino irresistibile soprattutto sugli adolescenti. Non si può essere socialdemocratici a vent’anni. Quando, ragazzo, stavo a Londra per uno stage, mi portavo la bottiglia di whisky nell’ostello e la mettevo sotto il letto. Non perché mi piacesse il whisky (lo trovo anzi piuttosto nauseabondo), ma perché l’alcol si poteva consumare solo nei pub dalle quattro alle sei del pomeriggio. Mio figlio non beve, non fuma, non si fa gli spinelli, non ruba nemmeno, sia pur per divertissement, nei supermercati, proprio perché ha avuto un padre scapestrato. Non c’è niente di più educativo del cattivo esempio.
È un bruttissimo segno quando uno Stato si preoccupa – per il loro bene, s’intende – della salute, fisica e morale, dei propri cittadini. Tutti i totalitarismi han sempre suonato queste canzoni. Durante il ventennio il segretario del Pnf, Starace, saltava dentro dei cerchi di fuoco per far vedere quanto fosse in forma e fascista.
È tipico delle società corrotte accanirsi sui peccati veniali per occultare quelli mortali.
Se il governo ha voglia di buttare via i nostri soldi, invece di far campagna contro il fumo o contro l’alcol o contro la prostituzione farebbe meglio a farne una a favore dell’onestà, il valore più irriso e deriso, in svariatissimi modi, in quest’Italia. E non ci sarebbe neanche il rischio dell'”effetto paradosso”. Perché da noi quelli che si ostinano a rispettare le leggi sono ormai ridotti a un minuscolo manipolo di fessi, irriducibili.
Massimo Fini
Fonte:www.ilgazzetino.it
13.01.05