Il forte aumento della spesa militare dei Paesi occidentali, necessario per fornire armi all’Ucraina e riarmare i propri eserciti, è una manna per gli appaltatori della difesa, ha dichiarato ieri, venerdì 9 giugno, Sky News interpellando Siemon Wezeman, ricercatore senior del programma sui trasferimenti di armi del SIPRI – Stockholm International Peace Research Institute.
I Paesi della NATO hanno impegnato più di 8 miliardi di dollari in attrezzature militari per l’Ucraina, con l’obiettivo dichiarato di aiutare il Paese a difendersi dalla Russia. Più della metà della somma proviene dai soli Stati Uniti.
Il Congresso degli Stati Uniti ha già approvato la spesa futura per la difesa legata all’armamento dell’Ucraina e alla ricostituzione delle scorte di armi americane esaurite dagli aiuti e, in questa situazione, gli appaltatori della difesa americani sono quelli che beneficiano maggiormente della spesa. Raytheon e Lockheed Martin produrranno i sostituti per le migliaia di razzi anticarro Javelin inviati all’Ucraina dagli Stati Uniti e dai suoi alleati. Raytheon è anche il produttore del missile antiaereo Stinger, un’altra voce popolare negli elenchi degli aiuti all’Ucraina. Lockheed Martin produce i lanciarazzi multipli HIMARS, di cui Washington ha approvato l’invio all’Ucraina nel suo ultimo pacchetto.
In Europa, BAE Systems e Thales sono tra i grandi vincitori della corsa all’armamento dell’Ucraina. BAE produce munizioni e proiettili d’artiglieria, nonché missili anticarro che Francia e Italia hanno inviato all’Ucraina. Inoltre produce i veicoli corazzati che il Regno Unito ha fornito a Kiev. Thales invece produce i missili anticarro a spalla e i missili antiaerei, che i veicoli corazzati inglesi portano come arma primaria di difesa aerea.
I miliardi di aiuti militari sono inferiori alle centinaia di miliardi che i membri europei della NATO hanno promesso per rafforzare le proprie forze armate. Secondo il rapporto, la Germania da sola intende investire 100 miliardi di euro (105 miliardi di dollari) nelle proprie forze armate, mentre le promesse di altre 14 nazioni europee ammontano alla stessa cifra.
La produzione di armi possono però avere degli aspetti negativi ulteriori, oltre il loro normale utilizzo. Le armi inviate all’Ucraina “potrebbero finire per scomparire nel mercato nero”, ha avvertito Wezeman del SIPRI. Per quanto riguarda il programma di riarmo europeo, potrebbero sorgere dubbi sul fatto che si tratti di denaro ben speso, soprattutto se si considera che questi fondi dovranno essere sottratti ad altre attività. La spesa militare combinata dei membri della NATO in Europa ha superato quella della Russia dalla fine della Guerra Fredda, ha sottolineato lo studioso.
“La Russia è davvero la minaccia che facciamo apparire, tanto da dover spendere un’enorme quantità di denaro in aggiunta a quello che già si spende?” si è chiesto Wezeman. “Sembra una reazione un po’ impulsiva” ha concluso.
Massimo A. Cascone, 10.06.2022
Fonte: https://news.sky.com/story/ukraine-war-how-weapons-makers-are-profiting-from-the-conflict-12624574