DI PEPE ESCOBAR
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No comment. Ovviamente. È tutto nella foto. Questo è un tweet di Michel Onfray – l’unico filosofo francese figo degli ultimi anni. Ai bei vecchi tempi in cui parlavo di cultura post-moderna negli anni ’80 mi sarei divertito distruggendo i neoliberali del partito “socialista” francese, i quali odiano Onfray. Il Normanno filosofeggia a tweet – il remix postumo della filosofia a martellate di Nietzsche – e questi sono “oltraggiati”. Cazzate.
Onfray almeno castiga quella patetica faccia da sionista conservatore, con la sua bella camicia bianca, di Bernhard Henry Levy. Prendiamo questo tweet: “La crudele verità è che la nostra civilizzazione sta crollando. È durata 1500 anni. È già troppo. Trovandomi di fronte alla situazione, mi trovo in una posizione spinoziana: non ridere, non piangere, capire. Nessuno può fermare la caduta di una pietra”. Tweetta anche “News dal Basso Impero”.
Come per la caduta dell’impero romano, nel remix della quale ci stiamo crogiolando. A chi non piace?
Pepe Escobar
Fonte: www.facebook.com
29.11.2015
Onfray: immediato ed efficace.
Escobar: verboso, poco chiaro, ha voluto inutilmente commentare e spiagere ciò che era evidente.
La Signora con la Falce accompagnata su di un perfetto attenti dalla Ronda di Notte, dovrebbe saggiare le giugulari di chiunque in tempi subitanei ….. neppure il tempo di una leggera digestione post-McDonald’s ai macachi eunuchi ….. Disseterei poi pure la sublime Signora, visto l’immane lavoro da compiere, con autentico distillato argentino fuoriuscito dalle immonde vene di tal buffon bergoglio mario …. semplicemente per ridare spazio alla gravità di questo malefico contenitore terracqeuo …… buchi, buchi neri, buchi di culo
Ma che ..zzo hai scritto? C’è un significato? Sei connesso?
Crolliamo perché ci hanno sottratto la capacità di discriminare.
70 anni senza guerra e 50 anni di benessere economico ci hanno fatto diventare viziati , invidiosi , cattivi , egoisti e rincoglioniti , per un vero cambiamento vedo solo una possibilita’ : GUERRA
Quella che vedete e’ la generazione "cashless" che SA pagare con il telefonino anche una lattina di sprite da un distributore ma a parte questo e’ ormai persa, zombies che sanno solo ripetere i soliti cliches PC.
E se i ragazzi stanno cercando su google informazioni sul quadro?
Mia nonna, contadina padovana:" el massa stroppia".
Dimenticavo…questa foto ha più di un anno come si vede qua su questo sito:
http://maverickphilosopher.typepad.com/maverick_philosopher/2014/12/10/index.html
il mio umile commento:
Dici che terapeutiche e sistematiche pedate non bastano?
Sono per i rimedi soft e omeopatici: secondo la mia esperienza funzionano sempre, a una condizione: assumere le prescritte dosi quotidiane.
Pare che le dosi di pedate però siano fuorilegge, che traumatizzino i pargoli connessi 24h e inneschino traumatiche crisi familiari.
Così, alla fine, è meglio la guerra.
Un po’ come quelli che cambiare alimentazione non serve ma farsi sventrare dal chirurgo e farsi chilate di farmaci e radiazioni sì.
Scelte, tutte.
Ma non innocenti: le pedate le prendi singolarmente e o ti svegli o ne riprendi un’altra dose domani.
Le guerre invece colpiscono indistintamente chiunque, sono il rimedio "eroico" da una botta e via: o sopravvivi e ci resti secco.
Ma cambiare alimentazione (o rifilare pedate), mai…
E’ così: oggi i musei "che valgono" sono tutti tecnologizzati: permettono di sperimentare la "realtà aumentata". Cioè, appunto, stai davanti a un quadro (o a un palazzo storico, a una strada suggestiva, un lago, ecc) e, anziché guardare "solo" ciò che hai davanti, ti colleghi a un’app che ti consente di vedere tutto e sapere tutto su quello cui stai voltando le spalle.
L’iperealtà è, come dire, un’esperienza più coinvolgente e diciamolo, più vera del vero.
Che non interessa (pare) chi è ormai abituato a vedere il "mondo da un oblò"…
(ho avuto la pessima idea, lo scorso inverno, di frequentare un corso sulle nuove tecnologie applicate al turismo culturale: una fuffa galattica, ma ‘ste scemenze erano il pane quotidiano)…
Concordo, non sopporto li sopporto più…
Vero.
🙂
in linea di massima sn d’accordo con te neutrino, tuttavia considero quanto uno shock , un colpo di fulmine di tale bellezza possa fare breccia nell’animo di qualche alunno per ponderare il suo futuro in tale ottica.
chi nn mi dice che nn nasca un nuovo Picasso?
forse che i programmi ministeriali nn prevedono anche qst oltre che potenziali alunni possono dedicarsi all’aspetto "tecnico" della disciplina ?
chissà…
Dio Santo! Con teste come quelle che hanno scaturito i commenti consegnati
in questo post, certo che i ragazzi preferiranno fuggire via web. Non parliamone
poi delle teste che hanno i "leader"!
E’ perche con la guerra si distrugge , e quindi con l immensa sofferenza , l immensa paura , senza casa senza corrente elettrica senza vizi , televisione , internet . Smartphone , auto , vacanza pochissimo cibo ecc….. Altrimenti noi da soli non ce la facciamo a cambiare , ciao
Sicuramente nella massa qualche studento ogni tanto resterà folgorato, o comunque interessato.
il selfie ha almeno due livelli di lettura
1) i ragazzi non guardano "La ronda di notte" di Rembrandt
2) i ragazzi non sono interessati alla rispettiva e concreta compagnia ma ad un mondo individuale e virtuale
la prima lettura non è poi così grave, il quadro rappresenta una realtà falsa proprio come quella osservata sui cellulari; non oso pensare al rumore che avrebbe fatto una ronda così numerosa e disordinata che fosse realmente passata di notte per le vie della città.
Più grave e triste la seconda interpretazione; la felicità è altrove, nel mondo perfetto della fantasia. E non credo che gli sforzi della nonna e della nipotina otterranno il risultato sperato: realtà contro fantasia, non c’è partita.
http://www.floptv.tv/floppagram/e-tutto-vero/persone-che-stanno-bene-part-i/due-generazioni-a-confronto/ [www.floptv.tv]
Dire che "da soli non riusciamo a cambiare", è dire che "ci meritiamo una guerra", così da essere costretti a cambiare, cioè a morire per cambiare in via definitiva.
E’ proprio questo che ci serviranno.
L’antipasto della guerra è la crisi infinita – ad arte provocata – come ebbe a informarci Monti, perché la "crisi" serve a farci accettare ciò che in tempi normali non accetteremo senza reagire.
Il tuo ragionamento contiene la prova che Monti&Co. non solo sanno quel che fanno e hanno pure ragione, ma che con te hanno fatto un ottimo lavoro.
Complimenti…
L’obiettivo di Monti&Co. di ridurre le masse degli ex cittadini a invertebrati servi volontari, pronti anche a immolarsi pur compiacere il padrone che li ha prima affamati e scudisciati, è pienamente raggiunto.
Solo non usare il "noi", parla per te stesso: morire di fame e guerra è probabile morirò, ma serva mai.
Non ricordavo quei divani.
Sono d’accordo.
Facile parlare di guerra, soprattutto adesso che é pompata con steroidi da media e propaganda.
Henry Laborit ha scritto un saggio, "Eloge de la fuite", ossia Elogio della fuga.
Se invece di accetarle come normale ed andare ciechi e obbedienti a fare la guerra, gli uomini ed i soldati avessero il coraggio di cambiare vita, di fuggire, allora ci sarebbe una speranza.
Non so, non capisco. L’immagine è sovrapponibile senza dimostrare di aver granchè di fantasia, con quella ai tempi in cui IO ero ragazzino. Chi non ricorda le gite scolastiche alle fabbriche del luogo, realtà culturali del luogo di cui si sarebbe fatti volentieri a meno, forse non ha frequentato le scuole in Italia, ma altrove. La gita scolastica dai tempi che furono aveva un unico obiettivo: divertirsi. La differenza con l’immagine riprodotta non sta tanto nel fatto che i ragazzi mostrano poco interesse per ciò che per molti degli adulti di oggi invece ne riscuote, ma semplicemente nel modo che hanno scelto di distrarre la loro attenzione: attraverso la tecnologia, piuttosto che limitarsi a sognare ad occhi aperti o far a passare il tempo ridacchiando/scherzando con il compagno o l’amico del cuore.
Sì, questo il senso dei miei commenti.
Nulla può cambiare se il cambiamento lo rifiutiamo per primi in noi stessi.
E pur sapendo quanto difficile sia cambiare noi stessi (nulla è più tranquillizzante di un’abitudine), non c’é modo di andare verso un diverso futuro se si continua giorno dopo giorno a fare e a pensare sempre le stesse identiche vecchie idee e cose.
La speranza nasce dalla sfida, tutta personale, di provare a guardare alla nostra quotidianità da un’altra angolazione. Provarci, almeno. Porsi delle domande, farsi venire qualche dubbio almeno per passatempo.
Fare le piccole guerre quotidiane per essere noi il cambiamento cui aspiriamo (come insegnava Gandhi), richiede almeno lo sforzo di smettere anche di pensarle, le grandi guerre. Quelle che sembrano ogni volta "necessarie" per fare posto a un cambiamento non altrimenti ottenibile e che invece, a distanza di pochi anni, ci si accorge che non servono che a dare una drastica spazzata alle macerie cui son ridotti uomini e cose per riproporre uguali sempre gli stessi schemi, mentali e quindi sociali.
Concordo, ma temo che la direzione sia oggi quella di forzare verso una "fruibilità del bene culturale" (già come definiscono le cose dice che idee hanno in testa) proponendolo come "bene" dal quale trarre il maggior profitto possibile.
Il marketing "culturale" sta facendo disastri a tutti i livelli, in questo settore.
Al punto che le scolaresche sono utili ai bilanci e forzano i numeri degli ingressi, così da giustificare scelte che fanno dei musei (o delle biblioteche pubbliche, dei teatri, ecc.) dei meri prodotti da vendere e comprare sul "mercato" del turismo culturale.
Su questo si investe e su questo si spinge.
Finiremo a invadere di orde di turisti mordi e fuggi non solo città, grandi e piccole, perché oggi ogni paesello rivendica come "culturale" anche le sagre della zucca o le bancarelle di Natale, che infatti oggi allestiscono ovunque, ma strade citadine, piazze dove ci sia un inqualificabile monumento che andrebbe invece tirato giù tanto è inutilemnte orrendo.
Tutti vogliono solo vendere, vendersi, entrare nel grande circuito del business turistico planetario.
Temo non ci si salverà nemmeno scappando nei boschi, ché pure quelli sono sfruttabili come risorsa turistica da valorizzare e vendere nei pacchetti dei tour operators…