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La Redazione

 

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GRUPPI ARMATI IN LIBIA STANNO VENDENDO IL PETROLIO DA LORO REQUISITO

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A cura di Davide
Il 10 Gennaio 2014
88 Views

DI GHAITH SHENNIB E JULIA PAYNE

REUTERS

TRIPOLI / LONDRA (Reuters) – Gruppi armati che chiedono l’autonomia per la Libia orientale hanno invitato le società straniere a comprare il petrolio da loro requisito in sfida al governo centrale di Tripoli.

In un annuncio di martedì, hanno affermato di voler proteggere le petroliere che caricano il greggio, dopo che il Ministero della Difesa libico ha riferito di voler distruggere le navi che useranno i porti nell’est che sono sotto il controllo dei ribelli legati a un sedicente governo regionale.

Questo evento aggiunge altro caos proprio mentre il debole governo di Tripoli lotta per imbrigliare i gruppi armati che hanno collaborato alla cacciata di Muammar Gheddafi nel 2011, ma che hanno tenuto in pugno le armi e che stanno chiedendo potere politico e una fetta maggiore della ricchezza del sottosuolo del paese.

Il conflitto sta facendo danni alle entrate petrolifere, che servono per finanziare i governi dei paesi OPEC e le importazioni di grano e di altri generi alimentari. Il governo ha avvertito che non sarà capace di pagare gli stipendi se rimarrà la situazione di stallo.

Lunedì la marina militare libica ha detto di aver sparato colpi di avvertimento a una petroliera stava tentando di caricare petrolio dal porto orientale di Es-Sider, che fu requisito in agosto dai gruppi autonomi assieme ad altri due terminali. Prima di questi eventi i tre porti riuscivano a far salpare 600.000 barili al giorno.

Ma il gruppo, condotto da leader tribali e dall’eroe civile di guerra civile Ibrahim Jathran, ha ignorato l’avvertimento di Tripoli, invitando le società straniere a comprare petrolio dall’est.

LE COMPAGNIE PETROLIFERE

“Noi diamo il benvenuto alle compagnie petrolifere globali […] Le guardie di sicurezza garantiranno la sicurezza delle petroliere”, ha detto Abd-Rabbo al-Barassi, primo ministro del sedicente di Jathran nella regione orientale della Cirenaica.

Ha anche affermato che i lavoratori dei porti requisiti sono tornati alla loro occupazione. Una società petrolifera fondata di recente, Libya Oil and Gas Corp, tratterà con i potenziali acquirenti. Un nuovo esercito e una nuova guardia costiera, composte dai combattenti fedeli a Jathran, garantiranno la sicurezza dei porti.

Ma Barassi ha anche affermato che il suo gruppo non ha niente a che fare col colpo scagliato domenica contro una petroliera libica sulla rotta per Es-Sider. Tripoli ha riferito che la petroliera voleva caricare petrolio al porto requisito, ma Barassi ha respinto l’affermazione come “una bugia”.

Lo scontro ha sollevato preoccupazioni che la Libia, che sta anche lottando contro le milizie islamiste e le tribù armate, potrebbe dividersi visto che la Cirenaica e la regione meridionale di Fezzan chiedono l’autonomia politica.

Barassi ha però detto in una trasmissione televisiva che il suo gruppo non ha alcun progetto di secessione.

Ha anche invitato Tripoli a spedire una delegazione per aiutare a sorvegliare la vendita di petrolio: “Noi assicuriamo tutti i libici che la vendita di petrolio avverrà secondo la legge.”

Il gruppo sta spingendo per una condivisione federale del potere e della ricchezza petrolifera tra Cirenaica, Tripolitania nell’ovest, e il Fezzan, come avveniva nel regno che precedette il regime di Gheddafi. Le vendite di petrolio venivano divise tra le varie regioni.

STALLO

Il ministero di difesa libico aveva già dissuaso i potenziali acquirenti dal raggiungere i porti requisiti. “Se una nave attraccherà in uno dei terminali che sono chiusi, e non abbandona subito il porto, verrà distrutta”, ha detto il portavoce del Ministero di Difesa Said Abdul Razig al-Shbahi.

I leader tribali hanno cercato di negoziare sotto mandato del governo con i gruppi insorti che controllano i porti. Queste trattative sono sfociate in un nulla di fatto nonostante le pressioni dei leader tribali, alcuni dei quali considerano Jathran come un signore della guerra che sta portando il paese nel caos.

I rischi di un’intensificazione erano chiari già il fine settimana, quando la marina militare libica ha detto di aver aperto il fuoco su una nave che stava tentando di raggiungere Es-Sider prima che la petroliera, la Baku, tornasse verso Malta.

Il proprietario della petroliera ha detto martedì che la nave era in acque internazionali e ha negato che stesse tentando di contrabbandare petrolio greggio.

Il proprietario, Palmali, ha affermato che un vascello libico ha sparato colpi di avvertimento anche dopo che aveva recapitato la conferma scritta alla Società Petrolifera Nazionale Libica (NOC) che non si sarebbe più diretta verso Es-Sider.

LE PROTESTE DEI MEMBRI DELLE TRIBÙ

Anche se le trattative con Jathran sono fallite, le tribù si sono comunque mosse: la produzione al campo petrolifero controllato dal governo del sud di El Shahara sono arrivate martedì ai due terzi della piena capacità e ha riaperto una conduttura che trasporta condensato –greggio molto leggero – verso un porto occidentale ora riaperto.

Le trattative hanno concluso una protesta dei membri delle tribù indetta a El Sharara, e la produzione è risalita martedì a 277.000 barili al giorno; ci si aspetta di raggiungere mercoledì i 340.000 bpd. A luglio, prima che iniziassero gli scioperi, la produzione petrolifera della Libia era superiore al milione di barili al giorno.

“Credo che se manteniamo questo ritmo arriveremo domani alla piena capacità produttiva”, ha detto il portavoce dell’ NOC, Mohamed al-Harari.

I contestatori, che avevano bloccato il bacino di El Sharara per due mesi, stavano chiedendo la formazione di un consiglio locale e il conferimento delle carte di identità nazionali ai membri d’una tribù della minoranza Tuareg.

La conduttura che porta il condensato dal giacimento di Wafa al porto di Mellitah, gestita congiuntamente con l’italiana ENI nell’ovest, è stato riaperta dopo che i contestatori avevano bloccato per breve tempo la linea, con la produzione ridotta a circa 30.000 bpd, ha riferito il NOC.

(Informazioni supplementari da parte di Ayman al-Warfalli e Ulf Laessing; testo di Patrick Markey e Ulf Laessing; editing di Giles Elgood)

GHAITH SHENNIB AND JULIA PAYNE, REUTERS

FONTE: BUSINESS INSIDER

LINK: http://www.businessinsider.com/armed-groups-in-libya-own-oil-2014-1

08.01.2014

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