DI MARCELLO FOA
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Circa un anno fa scrissi un post intitolato “Far fuori Berlusconi e poi Grillo“. Cos’è successo al Cav lo sappiamo, così come sappiamo cos’è destinato ad accadere quando la magistratura lo riterrà opportuno: arresti domiciliari o servizi sociali. Ora tocca a Grillo. Non per via giudiziaria, ma mediatica. Con il gentilissimo e inaspettato contributo dello stesso Movimento 5 Stelle.
Mi spiego: esaurita la fase della protesta pacifica di piazza (Vaffaday) e della straordinaria mobilitazione via internet che ha consentito un risultato elettorale travolgente (chapeau a Casaleggio), il Movimento 5Stelle avrebbe dovuto modificare la propria strategia, sdoppiandola: da un lato continuare a interpretare il (peraltro crescente) malumore del Paese, dall’altro dosare attentamente le provocazioni e le sparate mediatiche al fine di proporsi sempre di più come forza credibile a autorevole.
E’ quel che, ad esempio, sta facendo da anni in Gran Bretagna il leader anticonformista e antieuropeista Nigel Farage, di gran lunga superiore a Beppe Grillo per dialettica, conoscenza dei dossier, credibilità personale. L’esercizio è difficile ma obbligato. Chi non lo capisce è destinato se non all’autodistruzione perlomeno a farsi tanto male; come sta accadendo a Grillo e Casaleggio, che negli ultimi giorni sono stati protagonisti di un autentico disastro mediatico. Non entro nel merito della protesta contro il decreto Imu e Bankitalia, né della richiesta di impeachment di Napolitano, sacrosanta la prima, giustificatissima la seconda. Il mio punto di vista è del comunicatore che, per valutare l’impatto mediatico di ogni azione politica, si mette nei panni del cittadino comune, che non legge il blog di Grillo ma che da Grillo è tentato come molti italiani di destra e di sinistra. E che in queste ore ha assistito ai seguenti fatti in rapida successione:
Gazzarra su un decreto di cui non ha capito bene il senso perchè la materia è complicata (regalo a Bankitalia? E cosa centra Bankitalia con l’Imu?)
Rissa in Parlamento documentata dalle tv.
Insulti contro le deputatesse e schiaffi in commissione.
Libro bruciato.
Filmato provocatorio contro la Boldrini, incitamento allo stupro della stessa, battute inopportune e sessiste su twitter da parte di rappresentanti ufficiali.
Accuse a Casaleggo di manipolare i deputati attraverso la Programmazione Neuro-Linguistica.
Attacco improvvido e assai sciocco di un personaggio pubblico, Rocco Casalino, che gli italiani conoscono più come partecipante al Grande Fratello che come (inverosimile) portavoce del Movimento, alla giornalista Daria Bignardi (che con le domande insistite sul padre fascista di Di Battista cercava visibilmente la provocazione).
Risultato: all’italiano medio, moderato, che non segue quotidianamente la politica, ma il cui voto è decisivo in ogni elezione, resta una sensazione di disagio, di confusione, di diffidenza. Non capisce perché, non capisce come, ma matura l’impressione che il Movimento sia animato da esagitati, che lo stesso Grillo non riesce a controllare. In queste ore si è creato un frame collettivo molto pericoloso per il M5Stelle: nella mente di molti italiani ora è incorniciato come un Movimento disorganizzato, estremo, inaffidabile.
Proprio il risultato a cui l’establishment mirava da circa un anno. E che, dopo tanti tentativi falliti, è stato ottenuto nel modo più soprendente: con l’amplificazione dei media ma essenzialmente per autocastrazione degli stessi grillini, per una volta incapaci di comunicare, di gestirsi, di maturare politicamente.
Vittime di loro stessi e della superficialità di Grillo e Casaleggio.
Gli altri partiti sentitamente ringraziano.
Marcello Foa
Fonte: http://blog.ilgiornale.it/foa
Link: http://blog.ilgiornale.it/foa/2014/02/04/e-grillo-disse-a-beppe-fammi-male-possibilmente-castrami/
4.02.2014