GREXIT

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DI PANAGIOTIS GRIGORIOU

greekcrisis.fr

Piove ad Atene. Gli abitanti mormorano, le isole di Egina e di Poros sono mezze sommerse e peraltro senza turisti, mentre nella metro di Atene nuovi mendicanti fanno notare senza tregua che sono cittadini greci. Insomma, va tutto bene.

I media, sull’esempio di quella sorta di origami che è la stampa occidentale, tutta piegata a Ovest, rimettono in pista la storia del «Grexit», vale a dire l’uscita della Grecia dalla zona euro: “qualora in caso di elezioni assai probabili vincesse il partito di estrema sinistra Syriza, la Grecia potrebbe essere costretta a lasciare la zona euro, se non altro in forza della pressione dei mercati”. C’è di che piangere, o quasi.

Stessa musica perfino su France-Culture [canale televisivo francese, N.d.T.], dove Thomas Cluzel afferma: “Ecco, come dice The Financial Times quello che Babbo Natale aveva senza dubbio sottovalutato è il fatto che quella che all’inizio doveva essere una consultazione senza grosse sorprese, dato che in Grecia il presidente ha un ruolo puramente simbolico, ha tuttavia resuscitato le peggiori preoccupazioni per la zona euro (…). Con questo annuncio a sorpresa del Primo Ministro, il rischio è ora che l’elezione del candidato designato dalla coalizione di governo sia ben lungi dall’essere un fatto compiuto. L’elezione di un presidente richiede infatti il sostegno dei due terzi dei deputati. Nel caso in cui questo quorum non fosse raggiungo, la Costituzione greca prevede – come ci ricorda il quotidiano britannico – lo scioglimento del Parlamento e l’indizione di elezioni anticipate (…). In questo caso, i sondaggi darebbero il partito di opposizione Syriza largamente in testa”.

“Syriza ovvero il partito della sinistra radicale – sottolinea il quotidiano ginevrino Le Temps – non nasconde il suo progetto di girare le spalle alla Troika e soprattutto di smantellare le riforme in atto. È peraltro su questo programma che Syriza ha fatto eleggere 21 europarlamentari greci nelle elezioni dello scorso maggio, diventando così la prima forza politica del Paese. Il caos sarebbe alle porte, secondo il giornale ateniese To Vima. Un caos che già ora fa tremare la City, stando a quanto sostiene The Financial Times, citato da Le Courrier International. L’instabilità politica in Grecia ha infatti scatenato questa settimana sulla borsa di Atene la peggiore corsa al ribasso mai registrata dal 1980. Ieri la borsa ha segnato un nuovo tuffo con una caduta di circa il 20% in soli tre giorni. Quanto ai tassi di interesse sui titoli di Stato a dieci anni, sono risaliti al 9,3% rispetto al 3,5% di luglio scorso”.

“Lo spettro dell’arrivo di Syriza al governo della Grecia spaventa ora anche Bruxelles. Al punto che la Commissione, che peraltro sostiene di non volersi immischiare della politica interna degli Stati membri, ha fin d’ora e con una procedura inabituale dato il suo appoggio al candidato del governo, peraltro ex-commissario europeo”.
Insomma…. Avete capito!

È tutto chiaro. Quelli che manipolano i meccanismi sociali sono gli stessi personaggi di quel governo (un tempo) invisibile che guida per davvero i nostri Paesi. Dall’epoca dei crack finanziari non si nascondono nemmeno più. La paura e i suoi simboli sono alcune delle armi di distruzione di massa dello spirito critico. Il fatalismo, la rassegnazione, l’essere passivi, la sottomissione sono scontate. Com’è piccolo il mondo!

La traduzione dalla neolingua, per esempio dell’ultimo paragrafo della cronaca di Thomas Cluzel, non è poi così complicata: “e ora quest’ultima chance per i greci assoggettati, sottomessi ad una guerra economica totale su istanza di altri paesi d’Europa o d’altrove, è quella di eleggere un governo Syriza, autentica ossessione dei centri decisionali e autocrati di Bruxelles, nella misura in cui con Syriza si verificherebbe un certo (piccolo?) rischio di instabilità per il Nuovo Ordine Mondiale. Al punto che la Commissione, che è alla base delle politiche interne degli Stati membri, con un’iniziativa del tutto coerente ha fin da subito dato il suo sostegno al candidato del governo, anche lui ex-commissario europeo, una marionetta in più nelle mani dell’UE”.

In una vignetta tragicamente satirica pubblicata sul settimanale To Pontiki, un prigioniero sotto tortura a Guantanamo chiede al prigioniero che rappresenta tutta la Grecia nel campo vicino: “vi minacciano e usano il waterboarding?”. La risposta dal campo greco è inequivocabile: “No, a noi dicono che ci faranno fallire se votiamo Syriza”. Facciamo notare, per inciso, che le rappresentazioni della situazione greca sono assimilate (a giusto titolo) alla dimensione dei campi di concentramento, una prospettiva evidentemente mai presa in considerazione dal giornalismo mainstream, ovvero sottomesso.

Per quanto ne so Syriza non ha alcuna intenzione di far uscire la Grecia dalla zona euro. Secondo Nicos, un dirigente di Syriza mio amico, “a Bruxelles hanno paura di Syriza semplicemente perché Syriza non è un loro figlio naturale, a immagine e somiglianza degli altri partiti, ma solo… un figlio appena adottato”. Peraltro non avremmo neanche bisogno dell’analisi di Nikos, o di chi per lui, per farci capire. Le smorfie e i mimi sarebbero sufficienti per un certo linguaggio politico, alla maniera del Teatro Nero di Praga, che in questi giorni è in cartellone ad Atene, o come i Balletti Russi, spettacoli muti che per questo possono essere compresi da tutti gli spettatori, quale che sia la loro lingua. Dal che si comprende ancor di più, a mio avviso, la portata assai discutibile della neolingua che ci viene imposta.

Ciò nonostante il «Grexit» si pratica ormai anche in altri modi. Christos, il mio vicino disoccupato a tempo indeterminato, che ha solo brevi periodi di attività di qualche giorno o al massimo di qualche settimana, non si appassiona più per la politica: “In ogni caso, tutto andrà a peggiorare qualunque cosa accada, personalmente sono altre cose a colpirmi. La partenza della gente, perché quelli che possono ormai lasciano il Paese. Compresi quelli più avanti nell’età, come noi, e non solo i giovani. Antonis, un mio amico che faceva l’imprenditore nella filiera del legno, ha venduto tutto ed ha riaperto l’attività dalle parti di Londra. Con l’aiuto di un cugino che stava già là e che, come lui, aveva studiato in Gran Bretagna, aveva la strada già tracciata. Poco dopo sono partiti anche sua moglie e i due figli. Credo che non torneranno mai più in Grecia… sfortuna per noi!”.

Alcuni piaceri ateniesi, essenzialmente climatici, come quelli della settimana scorsa, poco prima dell’arrivo della tempesta e della mareggiata, non riescono più a trattenere così facilmente i ragazzi del Pireo. Theodoros, il figlio di un amico, finirà gli studi nel 2015 ed è ancora indeciso: “devo partire dalla Grecia, tutti me lo dicono e per quelli della mia generazione l’esodo è massiccio, ma non riesco a pensare di lasciare il mio posto… mi fa star male”.

E poi ci sono i nostri amici “A+B”, amici e lettori di questo blog fin dalla sua nascita, che ci hanno appena invitato le loro prime foto dall’Asia e precisamente dal Regno di Tailandia, dove – stando ai reportage – “venerdì (sabato secondo l’ora locale) il Palazzo Reale ha annunciato che la moglie del principe ereditario di Tailandia, la principessa Srirasmi, ha rinunciato al titolo, prima conferma della sua disgrazia dopo l’arresto di numerosi suoi parenti nell’ambito di uno scandalo per corruzione”. Non si tratta di un viaggio d’affari e men che meno di un soggiorno turistico, ma di una partenza probabilmente definitiva, per abbandonare allo stesso tempo la Grecia e lo spazio distrofico dell’Europa, per non dire dell’Occidente. Gli auguriamo di tutto cuore buona fortuna!

Non si saranno persi nulla in merito all’ultimo diversivo propagandistico del momento che imperversa sui canali televisivi di Atene a proposito della “serietà del candidato di governo per la funzione di Presidente della Repubblica presentato da Samaras”, diversivo alimentato dai ricordi e dalle testimonianze dei suoi vecchi compagni di scuola, di università, del servizio militare o del panettiere del suo quartiere e… dei cavoli di Bruxelles. Senza dubbio i nostri due amici non avranno capito molto, né probabilmente avranno voglia di seguire la faccenda da Bangkok!

L’Europa però resta… Questa settimana il mio amico Fondàs Ladis, poeta, scrittore e giornalista, ha presentato il suo nuovo libro, una raccolta di poesie dal titolo “Fascismo quotidiano”. Aris Hadjistephànou, il regista di Debtocracy, visibilmente emozionato, ha presentato l’opera ed ha ricordato la lunga storia delle canzoni politiche, dagli Stati Uniti all’Europa e passando per la Grecia.

La nostra soirée ha avuto anche un momento musicale, perché molte delle poesie di Fondas Làdis sono state messe in musica fin dagli anni ’60 da Mikis Theodorakis. Il nostro amico musicologo, editore di libri e della rivista Metronomòs, Thanassis Sylivòs, era dei nostri, così come numerosi altri amici che non abbiamo più rivisto da diverso tempo, segno di quanto sia ormai deteriorata la sociabilità ateniese in questo periodo.

Piove ad Atene, e gli abitanti mormorano…. dietro la facciata dell’insignificanza. Ci si riscalda come si può, senza riscaldamento centralizzato, soltanto la poesia non ci manca. Così tutto andrà per il meglio e Babbo Natale aveva senza dubbio sottostimato quello che, all’inizio, doveva essere uno scrutinio senza poesia.

Panagiotis Grigoriou

Fonte: www.greekcrisis.fr

Link: http://www.greekcrisis.fr/2014/12/Fr0384.html#deb

13.12.2014

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura d MARTINO LAURENTI

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