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blankDI WILLIAM BLUM
Killing Hope

“Il presidente Bush ha detto che gli Stati Uniti sono ancora sotto minaccia di attacco e continueranno a esserlo fino al giorno delle elezioni.”
– Jay Leno

Di pari passo con i suoi allarmi, Bush continua a dirci come la sua Guerra al Terrore ci abbia reso tanto più sicuri, vantandosi che non c’è stato un attacco terroristico negli Stati Uniti nei cinque anni successivi a quello dell’11 settembre 2001. Meraviglioso. Negli Stati Uniti non c’era stato un attacco terroristico neanche nei cinque anni prima di quel giorno. Ma grazie alla Guerra al Terrore – in particolare al bombardamento, invasione, occupazione e tortura di Afghanistan e Iraq – dopo quella giornata storica sono stati creati numerosi nuovi terroristi antiamericani. L’ultima conferma di questo, se ancora ne servissero altre, è la conclusione che è trapelata della National Intelligence Estimate che “l’invasione e l’occupazione americana dell’Iraq hanno contribuito a produrre una nuova generazione di radicalismo islamico e […] la minaccia terroristica complessiva è aumentata dopo gli attacchi dell’11 settembre”. [1]
Dopo il primo attacco all’Afghanistan nell’ottobre 2001 ci sono state letteralmente decine e decine di attacchi terroristici contro istituzioni e cittadini americani in Medio Oriente, in Asia meridionale e nel Pacifico, più di una dozzina solo in Pakistan: bersagli militari, diplomatici, civili, cristiani e di altro genere associati con gli Stati Uniti, compresi gli attentati dell’ottobre 2002 contro due night club a Bali, in Indonesia, che hanno ucciso oltre 200 persone, quasi tutti americani e cittadini dei loro alleati di guerra Australia e Gran Bretagna; l’anno successivo ha portato il grave attentato contro il Marriott Hotel, gestito da una società americana a Jakarta, in Indonesia, luogo di ricevimenti diplomatici e di celebrazioni del 4 luglio organizzate dall’ambasciata americana; e altri orrendi attacchi contro alleati di guerra degli USA negli ultimi anni a Madrid, a Londra e altrove.

Un rapporto del Dipartimento di Stato del 2004 sugli attacchi terroristici in tutto il mondo – “Modelli di terrorismo globale” – mostrava che l’anno 2003 aveva avuto più “incidenti terroristici significativi” da quando il Dipartimento di Stato aveva cominciato a pubblicare statistiche nel 1985, anche se la cifra non comprendeva gli attacchi contro truppe americane ad opera di insorgenti in Iraq, che l’amministrazione Bush etichetta esplicitamente come “terroristi”. [2] Quando il suo rapporto per il 2004 ha mostrato un numero di incidenti ancora più alto, il Dipartimento di Stato ha annunciato che avrebbe smesso di pubblicare le statistiche annuali. [3]

È estremamente difficile e pericoloso per dei funzionari americani e britannici accettare la correlazione fra le loro politiche estere e l’ascesa dei terroristi. Un portavoce del governo Blair ha dichiarato recentemente: “Al-Qaida ha cominciato a uccidere civili innocenti negli anni ’90. Ha ucciso civili musulmani anche prima dell’11 settembre, e gli attacchi a New York e Washington hanno ucciso più di 3.000 persone prima dell’Iraq. Implicare che al-Qaida sia spinta da un onesto disaccordo in politica estera è un errore.” [4] Anche il Vice Presidente Dick Cheney, in più di un’occasione, ha sottolineato che i terroristi stavano attaccando bersagli americani anche prima dell’11 settembre.

Il “ragionamento” alla base di questo pensiero è strano; è come se questi stimati signori credessero che non esistesse una politica estera occidentale in Medio Oriente prima dell’11 settembre 2001. Ma naturalmente, anche in tempi moderni, ci sono stati decenni di terribili abusi, compreso il rovesciamento nel 1953 del governo iraniano ad opera degli USA, molteplici bombardamenti della Libia e dell’Iraq, l’affondamento di una nave iraniana e l’abbattimento di un aereo passeggeri iraniano, l’appoggio abituale a Israele contro il popolo palestinese, e molto altro. [5]

Non si può sottolineare troppo spesso o con troppa forza che il terrorismo è un atto politico, è un’affermazione politica, un’affermazione che spesso può essere riassunta in una sola parola: “rappresaglia”; il terrorismo è ciò a cui deve fare ricorso chi ha bombe ma non aerei. Le amministrazioni Bush e Blair non possono ammettere la correlazione del terrorismo con le loro politiche, ma chi si oppone alle loro guerre non dovrebbe permettergli di evitare il problema. Ecco alcuni degli ultimi esempi di questo fenomeno di rappresaglia:

Da un servizio del New York Times sul gruppo britannico arrestato con l’accusa di aver progettato di far saltare in aria vari aerei diretti negli USA: “’Così come bombardate, sarete bombardati, così come uccidete, sarete uccisi,’ diceva uno degli uomini in una videocassetta di ‘martirio’” […] “Uno dei sospetti ha detto nel suo video di martirio che ‘la guerra contro i musulmani’ in Iraq e Afghanistan lo aveva motivato ad agire.” […] “L’uomo ha detto che cercava di ottenere vendetta per la politica estera degli Stati Uniti, e dei ‘loro complici, il Regno Unito e gli ebrei’.” [6]

Da una recensione del nuovo libro, “The Inside Story of the 9/11 Commission” dei suoi presidenti, Thomas Kean e Lee Hamilton: “Indagando nella formazione dei dirottatori, lo staff ha scoperto che l’ortodossia religiosa non era un denominatore comune, dal momento che alcuni dei membri ‘avrebbero perfino consumato alcool e abusato di droghe.’ Altri praticavano rapporti sessuali occasionali. Invece il fattore chiave è sembrato essere l’odio per la politica estera americana in Medio Oriente.” […] “Credo che sentissero un senso di indignazione contro gli Stati Uniti,” ha detto il Supervisory Special Agent James Fitzgerald. “Si identificano con il problema palestinese, si identificano con chi si oppone a regimi repressivi e credo tendano a concentrare la propria rabbia sugli Stati Uniti.” [… ] “Lee [Hamilton] riteneva ci dovesse essere il riconoscimento che una composizione del conflitto israeliano-palestinese fosse vitale per i rapporti a lungo termine degli USA con il mondo islamico, e che la presenza di forze americane in Medio Oriente era uno dei maggiori fattori motivanti nelle azioni di al-Qaeda.” [7]

Ma la Guerra al Terrorismo dipinge i terroristi solo come pazzi irrazionali o come persone che odiano la libertà, la democrazia e la cultura occidentale, oppure che fanno quello che fanno solo per il puro brivido antiamericano che dà, e così gli USA e il Regno Unito continuano a cercare soluzioni militari. L’autore David Rees ha previsto alcuni anni fa: “Ricordate quando gli Stati Uniti avevano un problema di droga e poi abbiamo dichiarato una Guerra alla Droga, e ora non riesci più a comprare droghe? La Guerra al Terrorismo sarà proprio così.” [8]

Miti della Guerra Fredda

Per i critici del muro che viene costruito dagli Stati Uniti lungo il confine messicano è diventato un luogo comune equipararlo al Muro di Berlino. Lo stesso paragone estremamente negativo viene evocato parlando del muro israeliano che si sta costruendo lungo (e attraverso) la Palestina. Proprio come l’Olocausto è il metro al quale vengono convenzionalmente paragonate atrocità e atti di sterminio di massa, il Muro di Berlino è il metro per giudicare l’erezione di una barriera fisica che limita la libertà di viaggio per grandi numeri di persone. Il muro viene usato dai conservatori anche come un simbolo della malvagità e del fallimento del comunismo. Ma che senso ebbe in effetti il Muro di Berlino?

Durante gli anni ’50, gli americani che combattevano la guerra fredda nella Germania dell’Ovest avviarono una rude campagna di sabotaggio e sovversione contro la Germania dell’Est progettata per far saltare il macchinario economico e amministrativo di quel paese. La CIA e altri servizi segreti e militari americani reclutarono, equipaggiarono, addestrarono e finanziarono individui e gruppi di attivisti tedeschi, dell’Ovest e dell’Est, perché compissero azioni cha andavano dalla delinquenza giovanile al terrorismo; qualunque cosa che rendesse difficile la vita al popolo della Germania orientale e indebolisse il suo appoggio al governo; qualunque cosa che facesse sembrare cattivi i comunisti. Fu un’impresa notevole. Gli Stati Uniti e i suoi agenti usarono esplosivi, incendi, corti circuiti e altri metodi per danneggiare centrali elettriche, cantieri navali, canali, dock, edifici pubblici, distributori di carburante, trasporti pubblici, ponti, ecc.; fecero deragliare treni merci, ferendo gravemente dei lavoratori; incendiarono 12 vagoni di un treno merci e distrussero i tubi dell’aria compressa di altri; usarono acidi per danneggiare macchinari industriali vitali; misero sabbia nella turbina di una fabbrica, bloccandola; dettero fuoco a una fabbrica che produceva mattoni; promossero rallentamenti del lavoro in altre fabbriche; uccisero 7.000 mucche di un allevamento cooperativo avvelenandole; aggiunsero sapone al latte in polvere destinato alle scuole della Germania Est; furono trovati in possesso, quando arrestati, di una grande quantità di un veleno, la cantaridina, con la quale si progettava di produrre sigarette avvelenate per uccidere tedeschi orientali di spicco; fecero esplodere bombe puzzolenti per disturbare raduni politici; tentarono di sconvolgere il Festival mondiale della gioventù a Berlino Est inviando inviti falsificati, false promesse di vitto e alloggio gratuiti, false notifiche di cancellazione, ecc.; portarono a termine attacchi contro dei partecipanti con esplosivi, bombe incendiarie, e congegni per forare pneumatici; falsificarono e distribuirono grandi quantità di tessere alimentari per causare confusione, penurie e rancori; inviarono notifiche fiscali e altre direttive e documenti del governo falsificati per promuovere disorganizzazione e inefficienza nell’industria e nei sindacati… tutto questo e molto di più.

Per tutti gli anni ’50 i tedeschi dell’Est e l’Unione Sovietica denunciarono ripetutamente presso gli ex alleati sovietici in Occidente e presso le Nazioni Unite specifiche attività di sabotaggio e spionaggio e chiesero la chiusura degli uffici in Germania Occidentale che affermavano fossero responsabili, e dei quali fornirono nomi e indirizzi. Le loro denunce trovarono orecchie da mercante. Inevitabilmente, i tedeschi dell’Est cominciarono a restringere l’ingresso dall’Ovest nel paese.

Allo stesso tempo, l’Occidente stava tormentando la Germania Est con una vigorosa campagna per reclutare professionisti e operai qualificati tedesco-orientali, che erano stati educati a spese del governo comunista. Questo alla fine portò a una grave crisi del lavoro e della produzione nell’Est. [9]

Nell’agosto del 1961 i tedeschi dell’Est ne avevano avuto abbastanza. Cominciarono la costruzione del loro famigerato muro. Questo non fu eretto per separare i loro cittadini dalla “verità” o dalla “libertà” – prima del muro molti orientali andavano a lavorare tutti i giorni all’Ovest e la sera tornavano all’Est. Ma nell’atmosfera della Guerra Fredda ogni possibile mezzo per guadagnare punti di propaganda veniva sfruttato dalle due parti e nacque così la leggenda del Malvagio Muro Comunista.

L’“appeasement” è un altro mito della Guerra Fredda ripescato di recente dall’amministrazione Bush nel suo disperato tentativo di trovare un argomento a favore della guerra in Iraq che più del 30% della popolazione americana si beva. C’è stata più di un’occasione in cui il nostro vecchio amico Rumsfeld ha etichettato come antiamericani “fascisti” i terroristi e quelli che resistono alle occupazioni americane, e ha chiamato i Democratici e altri non innamorati della guerra “appeasers”;[10] sapete, come la Gran Bretagna che permise ai nazisti di divorare i cechi nella speranza che Hitler lasciasse perdere l’Occidente. L’analogia con l’appeasement è da molto tempo un argomento prediletto dei politici americani quando si adatta ai loro scopi; Eisenhower e Johnson in persona l’hanno usata, per fare solo due nomi.

Ma quel che accadde nel 1938 a Monaco non fu tanto “appeasement” quanto “collusione”. Una delle qualità di Adolf che attraevano tanto l’Occidente era il suo fervente anticomunismo. La Gran Bretagna, gli Stati Uniti e altri governi occidentali calcolavano che i nazisti si sarebbero rivolti a oriente e avrebbero posto termine una volta per tutte alla minaccia bolscevica contro Dio, la famiglia e il capitalismo. [11]

Se per Donald Rumsfeld opporsi alla guerra in Iraq è l’equivalente morale dell’appeasement verso Hitler, per Condoleezza Rice è l’equivalente morale della tolleranza verso la schiavitù nell’America del 19° secolo. Eccola disperatamente al suo meglio: “Sono sicura che ci sono persone che pensavano fosse un errore combattere la Guerra Civile fino in fondo e insistere che l’emancipazione degli schiavi avrebbe retto. Sono sicura che c’era gente che diceva […] perché non usciamo da questa cosa adesso, facciamo una pace con il Sud, ma lasciamo il Sud con gli schiavi?” [12]

Lasciamo che la libertà e i registratori di cassa squillino

Il Segretario al commercio americano Carlos M. Gutierrez ha proposto che i cubani tengano un referendum monitorato internazionalmente per decidere se vogliono essere governati da dittatori o vivere in una democrazia. [13]

Allora, cosa pensate che Carlos M. Gutierrez – in precedenza amministratore delegato di un’azienda e ora un uomo che va per il mondo promuovendo commercio e investimenti aziendali – intenda per “una democrazia”? Riesce a immaginare una società “democratica” non dominata da aziende che trasformano ogni cosa in una merce? Gutierrez è davvero preoccupato che il popolo cubano abbia voce in capitolo sulle decisioni che influenzano la sua vita? Dato che tante decisioni fondamentali che influenzano la vita degli americani non vengono prese nei parlamenti ma in sale di consigli di amministrazione, sa per certo che i cubani hanno meno voce in capitolo degli americani?

La solita definizione americana di democrazia ha a che fare per la maggior parte con elezioni. Ma anche se accettiamo questa definizione semplice, e semplicistica, resta il fatto che, contrariamente a quanto presuppone Gutierrez, e la maggior parte degli americani, Cuba si tengono regolarmente delle elezioni.

Le elezioni, che applicano il suffragio universale e lo scrutinio segreto, sono per i seggi delle assemblee comunali, delle assemblee provinciali, e dell’assemblea nazionale. C’è una designazione diretta dei candidati da parte dei cittadini, non del partito comunista, che non è coinvolto in alcuna fase del processo elettorale. Tutti i candidati hanno la stessa esposizione pubblica, che consiste nella pubblicazione e affissione di una biografia che elenca le loro qualità e la loro storia, in luoghi molto accessibili e visitati nella comunità. Nell’assemblea municipale c’è un deputato ogni 20.000 persone. I candidati devono ricevere più del 50% del voto per essere eletti, se non nella prima votazione, allora in un ballottaggio. I 609 membri dell’assemblea nazionale eleggono i 31 membri del consiglio di stato. Il presidente del consiglio di stato è il capo dello stato e il capo del governo.. Fidel Castro viene ripetutamente scelto per questa posizione, pretesamente per via delle sue eccellenti qualità.

Non conosco abbastanza i particolari del funzionamento effettivo del sistema elettorale cubano per mettere in evidenza i difetti e le manchevolezze di quanto sopra, che con estrema probabilità nella pratica esistono. Ma può essere più opprimente del sistema elettorale americano per l’intelletto, lo spirito, e l’idealismo di chiunque? Dalle pacchiane convention inscenate per le nomination alle interminabili, noiose e insultanti campagne ai sempre più discutibili processi di conteggio e votazione, tutto per scegliere un rappresentante aziendale o un altro… i cubani sono pronti per questo? Se dovessero istituire qualche sorta di sistema elettorale in cui i candidati con più soldi da spendere avessero un vantaggio, cosa tratterrebbe la CIA dal riversare soldi senza fine per far eleggere i propri uomini?

È contro questo che siamo

Di recente ho sentito un agricoltore californiano intervistato alla National Public Radio sull’epidemia assai preoccupante di e. coli negli spinaci. A un certo punto ha detto che “gli Stati Uniti hanno i prodotti agricoli più sicuri del mondo.” [14]

Hmmm. Mi sono chiesto come si misura una cosa del genere e se quel tizio avesse fatto effettivamente uno studio globale della questione e potesse citare qualche statistica o qualche fonte credibile. Mi ricordava di diverse interviste radiofoniche che ho fatto in cui ero molto critico verso la politica estera degli USA (e questa non è una sorpresa), il che portava qualcuno a chiamare e a chiedermi se potevo nominare un paese migliore. La mia risposta standard è: “Migliore da quale punto di vista?”

“Da qualsiasi punto di vista,” è la risposta standard di chi chiama.

“Beh,” dico, “quanto alle cure sanitarie? Ci sono molti paesi che forniscono cure sanitarie a una percentuale molto più ampia dei loro cittadini di quanto non facciano gli Stati Uniti e a un costo molto inferiore, a volte perfino gratis, come a Cuba. E lo stesso accade con gli studi universitari.”

Questa in effetti è la fine di ogni conversazione del genere.

Che condizione, mi chiedo, si dovrebbe verificare negli USA perché gente del genere abbandoni la sua storia d’amore d’infanzia con quel posto magico chiamato “America”? A volte ho chiesto a persone che rifiutano praticamente qualsiasi critica della politica estera degli USA: “Cosa dovrebbero fare gli Stati Uniti nella loro politica estera per perdere il tuo appoggio? Cosa, per te, sarebbe troppo?” Devo ancora ricevere una risposta a questa domanda. Sospetto che sia perché la persona ha paura che qualsiasi cosa dica io farò presente che l’abbiamo già fatta.

L’autore Michael Lewis ha osservato: “Una delle qualità che contraddistinguono gli americani dagli altri popoli è il loro ingenuo sospetto che qualsiasi straniero con un po’ di sale in zucca preferirebbe essere uno di loro. […] Il più fanatico patriota giapponese non pensa neanche per un minuto che gli altri popoli in realtà vogliano essere giapponesi. Lo stesso per i francesi.”

Ma non disperate, amici. Come ho accennato prima, la mia (molto) vaga ipotesi è che la gente di cui parlo qui costituisca non più del 15 per cento della popolazione. Suggerisco di concentrarci sul resto, che è raggiungibile, e negli ultimi tre anni è stato raggiunto un’infinità di volte.

Scoperta alla fine! Una differenza fra democratici e repubblicani sulla politica estera

Appena arrivata! I leader repubblicani nella Camera dei rappresentanti hanno proposto una legge che chiede la sterilizzazione dei dimostranti contrari alla guerra. I democratici si stanno rifiutando di girarsi dall’altra parte e fingersi morti. Il leader della minoranza alla camera dei rappresentanti Nancy Pelosi – che ha recentemente chiamato Hugo Chavez un “teppista” per il suo discorso all’ONU – insiste che il suo partito appoggerà la misura solo se sarà incluso un diritto di appello.

William Blum
Fonte: http://www.killinghope.org/
Link: http://members.aol.com/Bblum6/aer37.htm
25.09.2006

Traduzione a cura di LUCA TOMBOLESI

Note:

[1] New York Times, 24 settembre 2006, le parole sono una parafrase del Times.

[2] Washington Post, 23 giugno 2004 e 28 giugno 2004, p.19

[3] “Bush Administration Eliminating 19-year-old International Terrorism Report”,

Knight Ridder Newspapers, 15 aprile 2005

[4] The Guardian (Londra), 12 agosto 2006

[5] Per ulteriori informazioni si veda il saggio di Blum alla pagina web: http://members.aol.com/superogue/terintro.htm

[6] New York Times, 28 agosto 2006, p.1

[7] Recensione di James Bamford, New York Times, 20 agosto 2006, p.15

[8] David Rees, “Get Your War On”, (Soft Skull Press), p.2

[9] Per ulteriori particolari, vedi William Blum, Killing Hope: US Military and CIA Interventions
Since World War 2 [ed. Italiana Il libro nero degli Stati Uniti, Fazi editore], capitolo 8

[10] “Rumsfeld says threat to U.S. is from ‘a new type of fascism’”, Associated Press, 29 agosto 2006

[11] Si veda per esempio Christopher Hitchens, “Chamberlain: Collusion, not appeasement”, Monthly Review (gennaio 1995), che è una recensione di Clement Leibovitz, The Chamberlain-Hitler Deal (1993)

[12] Intervista, Essence magazine, numero di ottobre 2006, p.187

[13] Associated Press, 15 settembre 2006

[14] NPR, Day-to-Day, 18 settemrbe 2006, 12:10 PM

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