JIM O’NEILL
businessinsider.com/TheTelegraph UK
La crisi ucraina significa che la governance globale si trova in un pasticcio, perché gli eventi sono solo il sintomo di un qualcosa di molto più grande. La mia visita a Washington per il meeting di Primavera del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, mi ha posto il dubbio se le democrazie occidentali siano in realtà molto più colpevoli di quanto siamo disposti ad ammettere.
Questi incontri hanno avuto luogo sullo sfondo un po’ surreale del Congresso degli Stati Uniti, che non aveva approvato una legge che consentiva all’FMI di riformarsi secondo quanto era stato concordato nel 2010 – una decisione strana, visto che le modifiche erano state ispirate dall’allora Segretario al Tesoro USA, Tim Geithner.
Nella foto: Un uomo che prega da una barricata nei pressi di Piazza dell’Indipendenza a Kie
Queste proposte erano state avanzate per aumentare sia la capacità di prestito del FMI, che i seggi [e quindi i voti] delle principali “potenze economiche emergenti”, a scapito per esempio dell’Europa. Senza questa potenza di fuoco supplementare, è più difficile per il FMI intervenire nelle crisi economiche, comprese quella che sta inghiottendol’Ucraina.
E’ paradossale che molti membri del Congresso da un lato invocano azioni aggressive verso la Russia, dall’altro bloccano la riforma del FMI. Senza l’assistenza finanziaria ed il sostegno economico proveniente dall’estero, la corsa dell’Ucraina verso il precipizio potrebbe accelerare – ma questa considerazione non sembra avere uno forte riconoscimento.
L’accordo, in fase di stallo dal 2010, si basava sulla conferma della situazione mondiale per come essa era alla fine del 2008. Nei cinque anni successivi, però, l’equilibrio economico mondiale ha continuato a spostarsi.
Il valore nominale [al lordo dell’inflazione, ndt] del PIL cinese si è raddoppiato dal 2008 – e quindi ogni eventuale accordo fatto sulla base delle dimensioni relative del PIL e della bilancia commerciale deve essere aggiornato.
Inoltre, il PIL cinese è più grande di quello della Francia, della Germania e dell’Italia messi insieme – ovvero dei tre paesi europei più intransigenti al riguardo di una riforma più sostanziale. Anche se paesi come il Brasile e la Russia hanno deluso, soprattutto negli ultimi due anni, sono comunque compresi nelle 10 maggiori economie. Collettivamente, i paesi BRIC sono ormai grandi quasi quanto gli Stati Uniti, e più grandi rispetto all’Eurozona.
Nonostante sulla specifica questione ucraina gli altri BRIC non abbiano maturato molta simpatia nei riguardi della Russia, restano comunque molto favorevoli a che le economie emergenti abbiano una voce rilevante negli affari mondiali.
Questi pensieri potrebbero minare la legittimità di organizzazioni globali quali l’FMI e la Banca Mondiale – ovvero il G20 che, per favorire la loro [dei BRIC] crescita, si trasforma in un club all’interno di un altro club.
La mia impressione, ad esempio, è che ci sia una rinnovata energia intorno ai precedenti piani per la formazione di una “Banca per lo Sviluppo” dei paesi BRICS. Sembra che entro la fine dell’anno saranno annunciati sia il finanziamento che la sede di questo nuovo organismo.
Non è impossibile che il finanziamento di questa nuova banca possa avere la precedenza sugli ulteriori finanziamenti necessari al FMI, se il Congresso degli Stati Uniti dovesse continuare nello stallo sulla sua riforma.
L’Europa, in relazione a questi problemi, è qualcosa di più di un semplice spettatore. La crisi ucraina ha luogo ai suoi immediati confini, ed alcuni dei membri orientali dell’UE – ed in particolare la Polonia e gli Stati Baltici – non possono non avere preoccupazioni particolarmente acute su questa crisi.
Ma continua ad essere molto difficile, per i paesi europei, attuare sanzioni aggressive verso la Russia, visto che molte delle loro aziende-leader vogliono fare più affari in quel paese.
Ho partecipato recentemente ad un nota conferenza economica e finanziaria in Italia, nell’ambito della quale i delegati sono stati invitati ad esporre i loro piani d’investimento nelle varie economie. La Russia è risultata essere il secondo paese, subito dopo la Cina, in un elenco composto da sei delle economie emergenti.
Poco prima di quell’evento, ho letto di una visita fatta dal Direttore Generale del colosso industriale tedesco Siemens al Presidente Vladimir Putin, subito dopo l’annessione della Crimea. E’ per motivi come questo che non riesco ad immaginare che la Germania o l’Italia possano spingere per essere veramente duri contro la Russia.
Le imprese europee hanno bisogno di esportare oltre i loro confini per far crescere le proprie economie e recuperare dal malessere economico degli ultimi anni. Essere duri e fare sacrifici, quando le sfide economiche suggeriscono l’esatto contrario, richiede una visione strategica molto più grande.
L’Unione Europea ha davvero una reale visione dell’Ucraina? Ha davvero una visione reale del mondo in cui sta per essere posizionata? Sembra desiderosa di esportare in Cina ed in Russia, ma non vuole assolutamente impegnarsi con questi due paesi su un piano di parità.
Nel mese di Marzo ho pubblicato un articolo – scritto in collaborazione con Alessio Terzi – per conto del Bruegel [think-tank con sede a Bruxelles], che illustrava la rapida evoluzione del commercio mondiale, e l’antitetica assenza di una governance economica globale.
In questo articolo abbiamo sostenuto che sarebbe stato nell’interesse a lungo termine dell’Europa cedere spontaneamente i suoi seggi di rappresentanza nazionale [ovvero dei singoli Paesi dell’UE] all’interno delle organizzazioni globali, all’UE o alla UEM [Eurozona].
In questo modo si creerebbe lo spazio per le potenze emergenti, e sarebbe più difficile, per gli Stati Uniti, non adattarsi al cambiamento. Anzi, tutto ciò porterebbe a chiedersi perché mai il FMI e la Banca Mondiale debbano essere collocate negli Stati Uniti [a meno che essi stessi non sostengano, e per primi, la riforma].
L’integrazione delle più grandi economie emergenti è stato uno dei più importanti sviluppi positivi degli ultimi 20 anni. Ha permesso a centinaia di milioni di persone che vivono nei paesi in via di sviluppo di sfuggire alla povertà, ed ha permesso alle multinazionali occidentali di svilupparsi in mercati che prima erano inimmaginabili.
Questa continua integrazione è un fatto molto positivo per l’economia mondiale, nonostante i costi di adeguamento che qualche economia sta affrontando per adattarsi e per cambiare. Tuttavia, l’integrazione non potrà andare avanti, se non riusciamo a far evolvere le nostre organizzazioni, per metterle in condizione di fornire un’ottimale governance economica globale.
Mentre stavo andandomene da Washington, sono stato indotto a credere che il Congresso possa far passare il disegno di legge sulla riforma del FMI a Novembre, dopo sette lunghi mesi. Mi è stato detto questo per incoraggiarmi, ma vorrei sperare di più.
Jim O’Neill: economista ed ex Presidente della Goldman Sachs Asset Management
Fonte: www.businessinsider.com
Link: http://www.businessinsider.com/jim-oneill-ukraine-a-symptom-of-something-worse-2014-4
19.04.2014
SCelto e Tradotto per www.comedonchisciotte.org da FRANCO
Questo post è originariamente apparso su The Telegraph .