DI HS
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Eminenti signori della Corte e della Giuria, signor Giudice,
cercherò di esporre nella maniera più succinta possibile le motivazioni dell’accusa a sostegno della colpevolezza dell’imputato di questo immaginifico processo che vuole anche sostanzialmente rappresentare il punto d’avvio e d’appoggio dell’atto di accusa contro la Seconda (?) Repubblica per tradimento della carta e dei valori costituzionali.
Nel corso del dibattimento la difesa ha cercato di fuorviarvi più volte tentando di accreditare l’accusato come persona sostanzialmente non informata sui fatti o, comunque, cercando di sottolineare la sua funzione stabilizzatrice e di contenimento dei danni causati da una classe dirigente viziata, vorace e corrotta e dall’arroganza di insormontabili poteri internazionali.Al contrario, l’accusa di questo processo ha dimostrato, fornendo la più ampia gamma di prove testimoniali e documentarie, che, non solo l’imputato non può intendersi estraneo allo sfacelo morale, civile, sociale, economico e culturale del paese, ma come, egli stesso, si sia imposto come garante di quei Poteri – americani, NATO, Vaticano, alta finanza, grande industria, potentati mediatici e consorterie massoniche e mafiose assortite – che hanno imposto la loro ipoteca sul futuro dei cittadini. Sarebbe troppo lungo e penoso rievocare alcune delle radici dei nostri problemi che affondano nella Seconda Guerra Mondiale, quando gli Alleati angloamericani – prevedendo la disfatta del nazifascismo – si ingegnarono per contenere le spinte a sinistra nella Resistenza e nella società italiana stringendo le ben note alleanze con le classi dirigenti finanziarie, industriali, agrarie, con i poteri massonici di casa nostra e le ben note reti criminali ideate dalle mafie delle due sponde dell’Atlantico. Non ci dilungheremo in questo senso, perché la Storia si incaricherà di svelare i motivi per cui questo paese è precipitato nella situazione di democrazia monca e a sovranità limitata, facendo finalmente luce sulle ragioni per cui tante azioni mafiose, terroristiche, criminali, provocatorie e teppistiche sono rimaste senza colpevoli. Tuttavia, illustri signori della Giuria, mi sia consentito di riprendere il filo di alcuni fatti e di ricostruire il contesto in cui l’imputato ha conseguito i suoi innegabili successi politici e diplomatici.
Sull’accusato molto si potrà dire e sarà giustamente detto, ma non si potrà mai negare la sua estrema versatilità e il suo spirito di adattamento, grazie ai quali, sia pure con qualche affanno, è riuscito a rimanere a galla e a nuotare nei tempestosi italici, flutti…
Già comunista ortodosso e ligio ai rigidi dettami moscoviti – come hanno dimostrato le dichiarazioni rese in occasione dei fatti di Ungheria del 1956 – il 2 aprile 1978, primo fra i primi del suo partito, si reca negli Stati Uniti d’America, ove viene invitato dall’Aspen Institute in Colorado e all’Università di Harvard. Non sono molto chiare le ragioni per cui gli americani – allora amministrati dal democratico Carter – accolsero a braccia aperte uno dei maggiori dirigenti di un partito che, ai loro occhi, doveva almeno apparentemente costituire il maggior pericolo per un paese occidentale e di osservanza atlantica. Sicuramente – e non ci sarebbe bisogno di riaffermarlo – i vertici del PCI berlingueriano erano, non solo informati del viaggio, ma prevedevano che avrebbe portato benefici al partito. Chi ha incontrato e di che cosa ha discusso l’imputato durante quei giorni ? Non è dato saperlo, ma non può sfuggire l’importanza della visita, come la particolare gravità del momento storico…
In quei giorni la giovane e fragile Repubblica italiana stava attraversando la sua fase più difficile e nella sua capitale si stava consumando un’incommensurabile tragedia che, sicuramente, è stata gravida di conseguenze per il futuro del paese e per le sue speranze. La mattina del 16 marzo 1978, dopo l’annientamento della sua scorta, il Presidente della DC e futuro candidato a diventare Presidente della Repubblica, fautore della collaborazione e dell’avvicinamento al PCI berlingueriano in un diffuso clima di ostilità interna e internazionale di cui si era fatto interprete l’ex Segretario di Stato americano Henry Kissinger – e, signori della Corte, basterebbe rileggersi la durezza di certe espressioni, i documenti e le dichiarazioni provenienti da fonti governative, diplomatiche e di altro tipo americane, inglesi, israeliane, francesi e tedesche per comprendere l’estrema difficoltà in cui Moro doveva operare – veniva rapito da un commando dell’organizzazione terroristica italiana Brigate Rosse. Dopo 55 giorni il corpo ancora caldo dello statista veniva ritrovato nel bagagliaio di una Renault 4 rossa, a pochi passi dalle sedi della DC e del PCI, i due partiti protagonisti della politica italiana. In apparenza un macabro e intimidatorio messaggio per instradare il paese su binari diversi da quelli prospettati dalla vittima. Tutto chiaro ? Tutto lineare ? A prestare ascolto ai maggiori protagonisti politici dell’epoca e alle persone coinvolte in quella che a buon ragione può essere definita la madre di tutti i misteri d’Italia, nulla c’è da chiarire e tutto è già stato spiegato: uno statista italiano, probabilmente il più autorevole esponente del maggiore partito governativo italiano, viene rapito e ucciso dalla maggiore organizzazione terroristica italiana. Insomma una tragedia tutta italiana sulla quale sembrerebbe che non ci sia molto altro da aggiungere… Eppure, onorevoli signori della Corte, come ho avuto modo di scrivere più volte, troppi sono i retroscena oscuri dell’affaire Moro. Troppi sono i silenzi, le omissioni, le complicità, le stranezze per poter escludere con certezza che i brigatisti furono i soli ed esclusivi padroni e artefici dell’esito del sequestro ! Negli stessi giorni in cui l’imputato si accreditava presso autorevoli e influenti ambienti americani, a Bologna si svolgeva la famosa e stranissima “seduta spiritica” con la partecipazione di stimati professori universitari fra cui il professor Prodi, futuro Presidente del Consiglio e della Commissione Europea, ed esponente di primo piano del centrosinistra italiano. Una lettera riservata fatta inviare da Moro stesso al Ministro degli Interni Cossiga veniva resa pubblica per decisione del capo brigatista Mario Moretti, ponendo le prime premesse per gli esiti del triste “processo del popolo”.
Negli stessi giorni della visita dell’imputato negli States, si stava assistendo ad un continuo viavai di personaggi più o meno autorevoli fra Washington e Roma. Perché tanto movimento rispetto a un episodio che, per quanto grave e drammatico, veniva presentato come una questione assolutamente ed esclusivamente italiana ? E’ ben noto come l’ex direttore del SID – il servizio segreto del Ministero della Difesa – nel periodo più caldo della “strategia della tensione” (1970 – 1974), già indagato per il tentativo del golpe del principe “nero” Borghese e per la Rosa dei Venti, una formazione paramilitare atlantica riconducibile probabilmente alla rete clandestina della STAY BEHIND, il piduista e missino Vito Miceli, già uomo di fiducia dell’entourage del Presidente Nixon, era andato in America per conferire con personaggi riconducibili agli ambienti dei falchi americani e italoamericani. Un “esperto” americano in affari italiani, editorialista del “Giornale” di Montanelli e molto vicino alla P2 come Michael Ledeen, neoconservatore esperto di questioni strategiche del Think Tank dell’imperialismo americano CSIS al pari di Edward Luttwak, altro volto molto noto agli spettatori italiani e autore di “Tecniche del colpo di stato”, svolgeva un’intensa opera di lobbying nei confronti dell’amministrazione Carter. Solo qualche anno più tardi si saprà che, sostanzialmente, l’attività dei Comitati di Crisi allestiti presso il Ministero degli Interni era diretta da un altro esperto americano, il kissingeriano Steve Pieczenick, il quale ammetterà di essere l’ispiratore della manovra di guerra psicologica del falso comunicato del lago della Duchessa che la nostra intelligence ha affidato a un falsario vicino alla banda della Magliana. L’operazione, avallata dal Ministro degli Interni e futuro Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, aveva lo scopo di indurre i brigatisti a eliminare Moro. Già collaboratore di un bel numero di amministrazioni americane – da Ford a Carter, da Reagan e Bush padre fino al figlio – Pieczenick è un depositario di inquietanti segreti e, recentemente, ha puntato il dito sia contro il repubblicano Bush jr. che contro il democratico Obama in merito alla manipolazione di tutta la vicenda spinosa del terrorismo islamista di Al Qaeda e di Bin Laden. Non stupisce che il Dipartimento di Stato americano avesse classificato il caso Moro come “segretissimo”… Pieczenick era in buona compagnia e poteva contare sullo zelo e sulla disponibilità di numerosi personaggi filoamericani, filoatlantici e filoinglesi all’interno dei Comitati, uomini che certamente erano attestati su posizioni destrorse e che non nutrivano sicuramente simpatia per i comunisti. La maggior parte di loro era affiliata alla loggia P2 proprio come Miceli ed è indubitabile che la misteriosa loggia massonica coperta apparentemente diretta da un oscuro materassaio di Arezzo abbia esercitato una grande influenza nella vita sociale, politica, economica e culturale nel corso degli anni Settanta. Il Gran Maestro Licio Gelli era intimo amico del massone ed alto esponente del Partito Repubblicano americano Philip Guarino che ne condivide la visione politica. A dimostrazione del prestigio acquisito anche internazionalmente, Gelli verrà invitato alle cerimonie di insediamento dei Presidenti Ford, Carter e Reagan i quali, forse, hanno tutti qualche debito di riconoscenza nei confronti del Gran Maestro. Gelli stesso, assieme al solito Guarino ad amici confratelli, personaggi americani e filoamericani in odore di mafia, ex ufficiali dei servizi segreti inglesi, finanzieri, politici e un ex partigiano bianco, atlantico, filoamericano e filoinglese, anticomunista e antifascista come Edgardo Sogno – anch’egli, manco a dirlo, iscritto alla ben nota loggia – cercarono di venire in soccorso al bancarottiere siciliano, piduista e mafioso, Michele Sindona, caduto ormai in disgrazia in Italia. Quest’ultimo è stato protagonista di una serie di iniziative legate alla “strategia della tensione” come il finanziamento della Rosa dei Venti e i progetti separatisti promossi dagli ambienti siciliani e italoamericani della mafia e della massoneria. Uomo di ottime entrature americane, inglesi e vaticane, Sindona andrà incontro al suo tragico destino, sorbendosi una tazzina di caffè al cianuro in carcere…
Approfondendo, scavando, sviscerando, si scopre facilmente come, per quel che riguarda certe vicende ricorrano sempre più o meno gli stessi nomi… Nei momenti più delicati della nostra storia il rapporto con gli USA emerge prepotentemente come, in effetti, pare essere accaduto nel 1969, nel 1974, nel 1978 e fra la fine degli anni Ottanta e il periodo di Tangentopoli (1992 – 1993). Osservate attentamente le date, signori della Corte, e vi accorgerete che, a grandi o meno grandi sommovimenti e sconvolgimenti negli equilibri di potere negli States, corrispondono altrettanti cambiamenti nel nostro paese. Si prenda, ad esempio, il biennio 1980 – 1981 che vede il candidato repubblicano ed ex attore hollywoodiano in fregola “maccartista” Ronald Reagan prevalere sul Presidente uscente Carter grazie anche ad una “cordata” composta dalla neoliberista Trilaterale di Rockefeller – il quale aveva cambiato bandiera e scaricato Carter -, dai neoconservatori e dai tradizionali falchi repubblicani con l’aggiunta di personaggi provenienti dalla Nuova Sinistra sessantottina e libertaria e dall’estrema destra fondamentalista, segna anche il tramonto definitivo dalla loggia P2, travolta dagli scandali e dall’inchiesta giudiziaria milanese del ridimensionamento del potere gelliano che pure aveva contribuito non poco anche all’ascesa di Reagan. Evidentemente la loggia coperta aveva esaurito la sua funzione e, dopo le inevitabili traversie, Gelli avrebbe dovuto rassegnarsi ad una vita di tranquillo pensionato. Il potere di ricatto costituisce sempre la migliore assicurazione sulla vita…
Forse non sapremo mai per quale reale motivo l’imputato fu invitato negli States nei giorni caldi del sequestro Moro, ma, in ogni caso, possiamo dedurre che, su quanto accadde in quei giorni, si tacque e si mentì da più parti per ragioni di partito, di bottega e di interesse. Da allora egli ebbe modo di accreditarsi presso gli americani e, con Amendola, si impose come il principale esponente della corrente “migliorista” del PCI, in contrapposizione tanto con il filone “socialdemocratico” berlingueriano che con i cossuttiani filosovietici tanto che, dai dispacci dell’Ambasciata USA a Roma pubblicati su Wikileaks si ricava che gli yankees tengono in gran conto la funzione sua funzione stabilizzatrice in Italia. I “miglioristi” promuovevano la demarxistizzazione e l’occidentalizzazione completa del partito e auspicavano un avvicinamento al PSI di Craxi che, ancora a quei tempi, era uomo politico molto apprezzato dai repubblicani americani come lo stesso Kissinger e ammirato dal solito Gelli. Il “migliorismo” non mancherà di tessere le lodi del tycoon e imprenditore massmediatico piduista e amico di Craxi, Silvio Berlusconi, destinato anche ad una brillante carriera politica. Tacendo sulle connessioni mafiose che, giorno dopo giorno, stanno emergendo dalla biografia del Cavaliere, mi preme sottolineare come, fra i primi in Europa, Berlusconi intercettò il nuovo promettente mercato pubblicitario e televisivo nell’Unione Sovietica della Perestrojka. Il Cavaliere poté concludere i suoi affari grazie ad una generosa mano comunista e “migliorista” ? Di sicuro c’è che in quegli anni si posero le basi per l’infelice duopolio televisivo della Mediaset/Fininvest berlusconiana e la RAI spartita fra democristiani, socialisti e comunisti. Quell’assetto radiotelevisivo fu il frutto della stagione del CAF (Craxi, Andreotti e Forlani) “formalizzato” dalla famigerata legge del Ministro delle Poste repubblicano Mammì. Il piduismo, sotto nuove e aggiornate forme, si ripropone e assume nuove vesti…
Non siamo ancora certo in grado di ricostruire in toto la fortunata carriera dell’imputato, ma una cosa è certa: fu uomo di potere e di sistema che comprese i cambiamenti in atto e vi si adeguò. A metà degli anni Settanta risale il famoso documento della Trilaterale che rappresenta una sorta di manifesto del neoliberismo a tinte tecnocratiche in collisione con la stessa democrazia rappresentativa. Lo stesso Piano di Rinascita Democratica della P2 ricalca per molti aspetti quel programma. Nel 1979 il premier conservatore britannico Thatcher e, circa un anno dopo Reagan avviano la lunga stagione dell’egemonia economica, culturale e politica del neoliberismo e del neoconservatorismo di matrice angloamericana, pragmatica e utilitarista. L’imperativo lanciato dal premier britannico si riassume nell’acronimo TINA (There Is No Alternative). La fine delle ideologie e il crollo del comunismo segnano il trionfo del “pensiero” derivato dalle finalità e dai programmi delle multinazionali, delle corporations, delle grandi concentrazioni e degli istituti finanziari internazionali. Molti ex comunisti, ex libertari, ex sessantottini, ex eccetera abbandonano la nave che affonda per salire sul comodo carro del vincitore… I più scelgono il partito craxiano, alcuni si aggregano ai radicali pannelliani, tutti graditi e apprezzati negli ambienti atlantici. Fra costoro l’esemplare più celebre è fuor di dubbio l’attuale direttore del Foglio e reo confesso collaboratore dell’americana CIA Giuliano Ferrara, già militante del PCI, poi convertito al craxismo e, infine, al berlusconismo.
Il “migliorismo”, invece, coltiva direttamente l’intento di adattare il PCI ai tempi nuovi e, alla fine, la linea scelta dall’accusato risulta quella vincente. I cambiamenti successivi e le successive ristrutturazioni organizzative del partito (dal PCI al PDS, dai DS al PD) che cosa rappresentano se non le tappe della progressiva integrazione al sistema e l’abbandono di qualsiasi connotato di opposizione ? Sicuramente, a differenza dei craxiani, la nuova classe dirigente nata dalle ceneri del comunismo italiano come l’araba fenice, si può fregiare di un’immagine più sofisticata, intellettuale e di apparente “specchiata onestà”. Signori della Corte, per conquistare il partito alla sua posizione politica, almeno nella sostanza, l’imputato doveva essere entrato in possesso di quelle chiavi che consentivano di acquisire una posizione preminente. Come fu possibile ? E’ nostra convinzione, signori della Corte, che, come sempre, sia necessario seguire le orme del denaro… Eminente e influente tesoriere del Partito Comunista era a quei tempi il “migliorista” di ferro Gianni Cervetti, già amministratore dei finanziamenti che affluivano da Mosca alle casse del partito. Cervetti risulta iscritto alla loggia coperta di Piazza del Gesù, Giustizia e Libertà, la stessa che confluì nella P2 e che comprendeva, fra gli altri bei nomi, Sindona, il Presidente dell’ENI e della Montedison Cefis e i generali Aloja e De Lorenzo. Da un’informativa dell’allora SISDE, il servizio informazioni del Ministero degli Interni, che abbiamo allegato agli atti, risulterebbe come il segretario Berlinguer fosse preoccupato dalla posizione acquisita da Cervetti e sospettasse un suo coinvolgimento nella loggia P2.
Il ciclone Tangentopoli travolge i partiti dell’arco costituzionale, ma è solo apparenza. Il passaggio dalla Prima alla cosiddetta Seconda Repubblica segna, in realtà, il passaggio di consegne dalla generazione degli Andreotti, dei Craxi, dei Forlani, ecc… ai vari D’Alema, Veltroni, Fini, Casini, Mastella, Cicchitto, La Russa, Gasparri, ecc… Ovvero ai pupilli di illustri politici della Prima Repubblica come, oltre ai già menzionati, Berlinguer, Almirante e lo stesso “picconatore” della Repubblica Cossiga. E’ la parata degli ex e dei post in un’orgia gattopardesca che la disgregazione dei vecchi partiti di massa e la costituzione dei nuovi partiti “pigliatutto” e personali non cela eccessivamente. Sul nuovo corso appone il suo suggello quella che forse era la più ricca e potente personalità italiana, il Cavalier Silvio Berlusconi, già piduista e in odore di mafia e amicissimo di Craxi, maestro e protettore politico a cui deve in gran parte la costituzione del suo impero mediatico privato. Il partito azienda della Fininvest/Mediaset si impone come principale protagonista della Seconda Repubblica grazie a un’ingente quantità di capitali probabilmente anche di dubbia provenienza e alle efficaci strategie comunicative. Forse l’unica vera novità della nuova stagione può essere considerata la Lega di Umberto Bossi, ma, da un punto di vista meramente politico, ciò costituisce un regresso piuttosto che una salutar novità nel panorama italiana.
Oh ! Se Gelli fosse stato più giovane ! Se avesse potuto ancora dedicare le sue energie alla rivitalizzazione della patria, chissà come si sarebbe ringalluzzito ! Craxi – di cui Gelli era grande estimatore e non il solo della sua combriccola – e il craxismo si aggiornano ai tempi moderni scindendosi fra il berlusconismo di “centrodestra” o di “destra” e il “migliorismo” di “centrosinistra” o di “sinistra”. In effetti la traduzione abbastanza fedele del bipolarismo o del bipartitismo previsti dal Piano di Rinascita piduista, in conformità con la tradizione della politica partitica dei paesi anglosassoni basata su una debole dialettica lib – lab o lib – con. Gli americani e gli alleati europei finalmente gioiscono per la stabilità ritrovata dell’Italia, preservata da ogni impossibile tentativo di essere governata a sinistra. I sacerdoti del neoliberismo tirano un sospiro di sollievo…
Mi preme, illustri signori della Corte, fare menzione del sacrificio dei giudici Falcone e Borsellino, indubbiamente un esempio per tutti noi che aneliamo a una vera, autentica giustizia. Purtroppo, allo stato attuale, quei sacrifici si sono rivelati vani: sull’instaurazione della Seconda (e corrotta) Prima Repubblica e sulle ceneri della Prima (e corrotta) Repubblica gronda il sangue delle stragi e degli attentati del biennio 1992 – 1993. Atti criminosi e terroristici che, solo l’ingenuità o la malafede può far ricadere le spalle su Cosa Nostra siciliana. Ancora non si è fatta piena luce sui complici politici, imprenditoriali, finanziari e sulle contiguità massoniche e dei servizi segreti – nazionali e internazionali – che hanno permesso a Cosa Nostra di proiettarsi ai vertici del panorama mafioso internazionale. Essendo fra i pochi esponenti politici della vecchia generazione ad avere mantenuto inalterata la propria posizione e il proprio prestigio nel partito ormai “rinnovato” e nelle istituzioni dopo l’ondata legalitaria di Mani Pulite, l’accusato potrebbe forse darci qualche utile indicazione sul quadro generale che ha determinato questi sviluppi e ha consentito a una corruzione e a una criminalità mafiosa già capillari di debordare definitivamente. Oltretutto egli ha ricoperto per diverso tempo la carica di Ministro degli Interni e, quindi, dovrebbe essere piuttosto ben informato. Mi sia consentita una battuta, signori della Corte, ma con il Ministero degli Interni nelle mani di un ex o post comunista – sia pur “migliorista” – sei in certo in buone mani. Se oggi abbiamo sotto gli occhi la vergognosa politica antimigratoria con tanto di sussulti e rigurgiti xenofobi e razzisti, la linea che ha scaricato sugli stranieri e sugli extracomunitari il peso di rancori, fallimenti e frustrazioni diffuse, non è possibile non menzionare il contributo offerto dall’imputato come Ministro degli Interni. Se non mi tradisce la memoria – ma potrei sbagliarmi – i famigerati di CPT, versione postmoderna e soft dei campi di concentramento di infausta memoria, sono stati istituiti con un decreto che porta il nome dell’accusato. La Bossi – Fini aveva già gettato le sue radici… Forse, signori giurati, centrosinistra e centrodestra non sono state altro che le due facce di un Giano Bifronte…
Non ho dubbi, signor presidente e signori della Corte, l’imputato qui presente, si è tanto ingegnato a costruirsi la reputazione di uomo politico e delle istituzioni riformista e progressista, sia pure armato della necessaria misura e moderazione, ma nel suo profondo intimo e nella sostanza dei fatti l’uomo è accanitamente conservatore, garante di uno status quo che mai si modifica se non in peggio e in una sola direzione. E noi, illustrissimi giurati e signori della Corte, ben conosciamo la situazione disastrata di questo paese la cui sovranità è costantemente umiliata dagli occupanti – e non saprei come definirli altrimenti – americani, il cui rinnovamento viene insistentemente impedito dai poteri forti – Vaticano e Confindustria in primis – e la cui ricchezza viene concentrata nelle mani dei corrotti, dei millantatori, dei parassiti, dei mafiosi, dei cortigiani, dei saltimbanchi e dei buffoni di corte ! Perdonate la foga impressa in questa mia arringa, ma è il dovere morale e l’ineludibile afflato etico che mi inducono a non tacere e a esporre l’essenza dei fatti. “Cambiare perché nulla cambi”, potrebbe essere il motto della nostra sfortunata nazione… Noi non possiamo più tacere, perché l’accusato ha tenuto a battesimo la Seconda Repubblica e, facendosi garante del nuovo ordine, imponendosi come uno dei più autorevoli e stimati uomini del nuovo corso, egli ha consolidato uno status quo dai connotati criminali e ha concorso ad impedire che si facesse giustizia, aprendo così realmente le porte al rinnovamento e agli uomini di buona volontà e onesti che, signor Presidente, pure sono presenti nel nostro paese.
Mi permetta, illustrissimo signor Presidente, di rivolgermi all’imputato chiamandolo affettuosamente prode Camomillo, perché, vedete signori giurati, sono convinto che il bel mondo del Potere, della politica e delle classi dirigenti, di coloro che riescono a strappare proditoriamente applausi gratuiti e immotivati, sia popolato di personaggi dotati di superpoteri. Non si capisce altrimenti, come mai individui mediocri, rozzi, ignoranti e in alcuni casi intellettualmente limitati, riescano a ingraziarsi il consenso di masse. E’ il trionfo e il segno di una società in cui il virtuale ha imposto il suo imperio al reale, in cui i mass media e lo spettacolo hanno tracciato il significato delle nostre vite reali, come ebbe modo di scrivere Debord. Siamo circondati da personaggi dell’assurdo, della fantasia, figure da romanzo fantastico o a fumetti… Esseri che si giovano di oscuri poteri che sopperiscono alla limitatezza di argomenti e di risorse intellettive o spirituali. Così per me il Cavalier Silvio Berlusconi sarà sempre l’Omino di Burro che guida un intero popolo verso un immaginifico paese di divertimenti e di attrazioni, un Paese dei Balocchi e creare una nuova genia di ignare bestie da soma. Così Walter Veltroni è la versione anziana del maghetto Harry Potter, l’uomo della “sinistra impossibile e assurda” capace di riassorbire le più incredibili contraddizioni e illogicità. Per quel che riguarda il professor Monti – beh ! – lui è l’Uomo Transistorizzato, la creatura di Frankenstein della postmodernità, l’ultimo ritrovato in fatto di ingegneria tecnica, frutto dell’assemblaggio dei programmi del più logoro neoliberismo. E sia detto quasi in confidenza, gli deve essere partito qualche fusibile o fuso qualche microchip…
In quanto a lei, Presidente e prode Camomillo, ho avuto modo di osservare quali sono le sue nascoste qualità degne di una nuova progenie di X Men… Quando parla lei, chi l’ascolta comincia ad avvertire gli stessi inspiegabili sintomi… Le palpebre si fanno pesanti, le membra si abbandonano e il capo cala dolcemente per abbandonarsi al mondo dei sogni più meravigliosi… Bello scherzo fa la sua autorevole e flautata voce !!! Quando lei finisce di parlare, il sonno termina e il pubblico rinviene senza ricordarsi nulla di quel che lei ha detto se non la piacevole sensazione di abbandono e la visione di un celestiale mondo incantato. Così può ricevere uno scroscio d’applausi e l’unanimità dei consensi indipendentemente dal contenuto dei suoi non memorabili discorsi.
Perché prendersi ancora la briga di parlare di lei, Mounsieur prode Camomillo ? Perché rivangare in suoi trascorsi e le sue memorabili imprese ? Il suo italico, troppo italico trasformismo ? Il suo antico zelo stalinista e veterocomunista ? La sua conversione a centottanta gradi al più spudorato filoamericanismo neoliberista e neocapitalista con venature guerrafondaie ? Il “migliorismo” che ha trascinato schiere di onesti militanti del PCI nelle secche di una “palude” ideologica e politica ? Il suo costante e mai smentito dialogo con il craxismo e la sua “tolleranza” riflessa verso il berlusconismo ? Il suo tranquillo e indisturbato passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica ? Le sue competenze securitarie al Ministero degli Interni quando gli amici “piccini”/pidiessini/diessini si esercitavano nell’applicazione delle ricette della “Zero Tolerance” importate dagli USA e dal sindaco repubblicano di New York Rudolph Giuliani ? La sua smaccata capziosità nonostante il ruolo di garanzia costituzionale che dovrebbe ricoprire come Presidente della Repubblica ? L’aver tollerato a lungo e a lungo sostanzialmente appoggiato senza fiatare un governo incompetente, logoro e inadeguato come quello dell’Omino di Burro che, da buon edonista e viveur, da fautore del consumismo senza freno, non poteva certo solo ammettere il grave stato di crisi economica nel paese ? Aver aspettato che l’uva maturasse al punto giusto per poter insediare l’Uomo Transistorizzato, il Goldfinger Sachs gradito all’alta finanza internazionale e alle banche “creditrici” nei confronti del nostro paese ? L’aver sprezzantemente voltato le spalle ai promotori del movimento No Tav, incurante delle loro ragioni e dei loro argomenti, come se si trattasse di cittadini di serie Z o, peggio una masnada di eversori dell’ordine costituzionale e costituito ? La rappresentazione quotidiana che lei propone di un paese che esiste solo nella sua testa e di quella di chi si sorbisce le sue “camomille mentali” ? Non ci sarebbe molto da aggiungere su di lei e non varrebbe neanche la pena di tenerla in gran conto, se non fosse il Presidente di questa Repubblica disgraziata… Sarebbe solo l’ennesimo esempio di una politica istituzionale trombona e fanfarona se non complice di chi vuole affondare il paese se non dovessimo occuparci della funzione e del ruolo che lei va ricoprendo. In questo senso veniamo ora al vero succo delle accuse che noi le muoviamo e dell’equa condanna che noi richiediamo a questa illustre e immaginifica Corte…
Ogni anno cerco di partecipare come posso alla celebrazione di quel 25 aprile, di quella Liberazione che avrebbe dovuto donare finalmente a noi italiani la democrazia, la libertà l’uguaglianza e i fondamentali diritti sociali, politici e civili che dovrebbero riempire di contenuti qualsiasi autentico discorso sulla civiltà e sul progresso. Anno dopo anno il mio entusiasmo va scemando ed esaurendo lentamente e progressivamente… Signori della Corte, giustamente noi celebriamo i valori che fondano la carta costituzionale e avrebbero dovuto scendere nella realtà dei fatti. Per poter vedere realizzati questi diritti, giovani, uomini e donne, socialisti, comunisti, cattolici, liberali, repubblicani, azionisti e financo conservatori hanno dato la vita, immolandosi per combattere le nefandezze del totalitarismo nazifascista, ma cosa dovremmo poter rivendicare oggi noi, con orgoglio, con la fierezza di chi si è incamminato su quella strada ? Signori giurati, guardiamoci negli occhi e allo specchio… Quegli uomini non sono stati traditi una ma mille volte: la Costituzione che il mondo dovrebbe invidiarci è rimasta in gran parte solo sulla carta… L’Italia ha dovuto sottostare alle condizioni degli Alleati, dei vincitori del conflitto, mossi certo molto di più da ragioni economiche, geopolitiche e militari che da afflato democratico. Non è un mistero per nessuno che questo scalcinato stivale sia diventato la grande portaerei americana e NATO nel Mediterraneo, il grande strumento offensivo – perché tale è la sua funzione – e suggello dell’egemonia occidentale a guida americana, inglese ed israeliana. Sotto quell’ombrello si sono riparati quei ceti che già si erano abbondantemente sporcati le mani nel ventennio fascista, togliendosi la camicia “nera” dopo aver fiutato il vento che cambiava. Dovremmo chiederci perché il Duce, in possesso di documenti compromettenti, è stato giustiziato in maniera sommaria andando incontro ad una fine paragonabile alle più recenti di Saddam e di Gheddafi, altri dittatori scomodi e, a seconda dei casi, anche utili. Mi sto riferendo, naturalmente alla solita genia di illustri finanzieri, grandi imprenditori ed industriali, ceti agrari e parassitari, ecc…
A ciò si aggiungano i potentati che nella massoneria – istituzione notoriamente egemonizzata da potenti e stimati personaggi americani ed inglesi – e Cosa Nostra, l’organizzazione criminale che, gettando una solida rete fra America e Italia e guadagnandosi attestati “democratici” di antifascismo e anticomunismo, si avviava a raccogliere i lucrosissimi profitti del mercato della droga sotto gli occhi compiacenti dei mai nominati alleati e soci. Per consolidare meglio l’assetto dei nuovi equilibri internazionali, Washington, Londra e tutti gli amici e soci che si sono raccolti poi nei vari consessi del Bilderberg e della Trilaterale, hanno “inventato” la “Guerra Fredda” esagerando volutamente i pericoli di un presunto espansionismo sovietico. A tal fine, nel nostro come in altri paesi si è fatto in modo di recuperare tutta la “fascisteria” utile, tutto l’anticomunismo fanatico, tutta la soldataglia e i professionisti specializzati nelle operazioni terroristiche, di provocazione, di violenza, squadrismo e teppismo politico e pseudopolitico. La manovalanza inconfessata delle operazioni “sporche” reclutata in certa misura nelle reti atlantiche della STAY BEHIND. Siamo alle radici della strategia della tensione, delle stragi, dei golpe da ricatto, delle mattanze mafiose e degli anni di piombo. Dovremmo tutti leggerci gli sconfortanti dati che, a partire dall’immediato Dopoguerra, riguardano il trend delle uccisioni e dei morti soprattutto durante le manifestazioni sindacali e di sinistra, dei falcidiati e mitragliati dalle forze dell’ordine. Per non parlare delle stragi, degli attentati, degli assassinii a danno di esponenti comunisti, socialisti e sindacali per mano della mafia siciliana e di criminali complici come il bandito Giuliano !!! Era veramente necessario mettere in piedi un golpe militare in un paese del genere, signor Giudice ? No, e infatti i più avveduti strateghi nazionali ed internazionali della tensione se ne sono presto resi conto. Il golpe è permanente, strisciante, invisibile e, piano piano, erode tutti i residui di democrazia e di libertà, a favore del dominio dei signori del Mercato. Convinti e fieri anticomunisti come il fascista principe “nero” Borghese o il partigiano “bianco” e atlantico Sogno, strenui sostenitori di improbabili progetti golpisti, non sono stati altro che ubbidienti soldatini agli ordini degli americani, degli ambienti confindustriali, vaticani e massonici e dei più potenti personaggi della politica e diplomazia italiana. Forti del presunto sostegno, incoraggiati dalle influenti amicizie, inesorabili nella loro fierezza di soldati di una guerra che non esisteva se non in forme ingannevoli canagliesche, terroristiche e banditesche, di gangsterismo e di conflitto per bande, i tapini non hanno capito che per i loro padroni era molto più conveniente agire sotto mentite spoglie… D’altronde questi idioti della “Guerra Fredda”, questi teppisti di alto bordo non sono mai stati certo dei geni della politica. La loggia P2 avrebbe portato avanti un progetto molto più sofisticato, basato sulla penetrazione in profondità nelle istituzioni e sulla manipolazione attuata attraverso la stampa e la televisione. Ne siamo ormai consapevoli: ferita più volte mortalmente, sostanzialmente esautorata e sostituita da un “regime” che, alle istituzioni preferisce concretamente l’arbitrio dei rapporti personali e nel quale l’esecutivo ha preso il sopravvento rendendo il consesso parlamentare niente più che la sede in cui ratificare i provvedimenti stilati e decisi altrove. Un processo certo lungo e inesorabile, ma che a partire da Craxi fino ad arrivare al professor Monti passando per il solito Berlusconi, si è fatto in qualche modo tangibile. Inutile aggiungere che la lunga demolizione dell’assetto costituzionale – del quale il compianto ex Presidente della Repubblica, “gladiatore” e difensore della P2 e del piduismo Cossiga si compiaceva – è stata accompagnata dalla stagione della deregulation, delle mani libere in economia e della voluta confusione fra pubblico e privato. Se lei, onorevole Presidente e prode Camomillo, non fosse complice e partecipe di questa disgraziata situazione – mai denunciata e mai affrontata – potremmo concludere che in fondo non è altro che il Presidente della Repubblica che non c’è, ma noi crediamo ai valori costituzionali e, perciò, crediamo sia giusto ed equo processarla ed eventualmente condannarla…
Signor Presidente, signori della Corte, signori giurati, devo confessare tutta la mia costernazione, la mia frustrazione, la mia afflizione e – perché no ?- il mio dolore… Nel giorno della Liberazione abbiamo assistito ad esibizioni abbastanza penose, da vero teatro dell’assurdo. Il professor Monti ha paragonato la sua disastrosa politica per – presumibilmente – affrontare la crisi e il debito pubblico alla Liberazione, senza tema di cadere nel ridicolo. E, effettivamente, l’Uomo Transistorizzato è riuscito a farmi scompisciare dalla risate come ai tempi del buon vecchio Omino di Burro. Sarà forse anche un tecnico, ma sul piano delle corbellerie è difficilmente battibile. Ve lo immaginate Monti abbigliato da partigiano, con il fazzoletto rosso e il mitra in spalla ? Molto più probabile vederlo annientare i nemici con i raggi fotonici… Saremmo alla barzelletta da caserma, alla serie “Armiamoci e partite” se non fosse per la Crisi che incombe…
Glielo concediamo, Mister Presidente (and warrior) Camomillo… Qui, in quest’aula, io, l’avvocato che sta patrocinando la sua difesa, l’onorevole signor Giudice, la Corte, i giurati tutti, e questa folla che altro non pensava che ad imbastire questo processo, siamo solo presenze immaginarie ed illusorie, kafkiane presenze di evanescente consistenza. Questo processo non esiste, semplicemente per il fatto che lei è il Presidente della Repubblica che non c’è, retta da una carta costituzionale che non è altro che sogno… E per definizione, il Presidente di una Repubblica che non c’è, è lui stesso inesistente e, di conseguenza, improcessabile. Lei non potrà mai avere un riguardo per noi così come non ha autentico occhio per scrutarsi allo specchio. Ma io le chiedo comunque di prestarci orecchio e rispetto, perché ora lei sta effettivamente popolando questo suo sogno o incubo a dir si voglia e, quindi, di rivestire quell’alto ruolo per cui lei è stato chiamato in giudizio. Lasciamo perdere le scempiaggini dell’Uomo Transistorizzato che non sono oggetto diretto ed effettivo di questo dibattimento, ma prendiamo, invece, le parole che ha pronunciato durante le celebrazioni del 25 aprile, in circostanze che avrebbero richiesto quella moderazione e quella misura che lei predica ipocritamente per poi contraddire nella maniera più clamorosamente. A giudizio del collegio dell’accusa le sue dichiarazioni costituiscono intrinsecamente la prova provata che lei ha tradito e calpestato quella Costituzione – che, per carità, è illusoria e immaginifica – che lei era stato chiamato a tutelare, osservare e rispettare. Furbescamente – e in maniera subdola – ha insinuato al cospetto della cittadinanza che il “nuovo” – rappresentato dal movimento di Beppe Grillo, ma, evidentemente, non solo da quello… -, i nuovi movimenti e le opposizioni extraistituzionali ed extraparlamentari recano i pericoli della demagogia, del populismo e, evidentemente, del qualunquismo. Bisogna riconoscerle una bella dose di scaltrezza: difficile non accostare le sue parole all’evocazione di pericoli e rischi relativi a un fascismo rinnovato o sotto mentite spoglie. Un richiamo suggestivo, nel giorno della Liberazione… Si è inteso che il suo monito riguardasse sicuramente il solo Grillo e il movimento che “sponsorizza”, ma è molto più probabile che i suoi strali avessero, per così dire, una portata più generale… Che, poi, attualmente il Movimento Cinque Stelle costituisse il bersaglio principale per i mal di pancia che sta seminando nelle stanze della (im)politica ufficiosa e ufficiale, è realmente un altro paio di maniche: noi dobbiamo attenerci alla reale percezione di significato della sua arte retorica e oratoria… Di fatto lei non ha fatto che ribadire la litania già espressa da autorevoli esponenti della politica preoccupati della perdita di consensi e dell’emorragia di voti, conferendole una maggiore incisività. E’ venuto smaccatamente e sfacciatamente in soccorso ai partiti della Seconda Repubblica rammentando che non c’è politica possibile al di fuori di quella che, ormai i cittadini hanno imparato a conoscere, forse più a ragione che a torto, come casta o cricca… Si deve supporre – dalle sue sempre autorevoli parole di integerrimo rappresentante massimo delle istituzioni (che non sono) – che oltre i confini dei partiti, partitini, gruppi e gruppuscoli personali o “pigliatutto”, alberghi solo l’antipolitica e quell’avversione dei partiti che si derubrica con troppa facilità come nuovo fascismo o populismo. C’è troppo spreco di Resistenza, troppo spreco di Liberazione, richiamandosi ai valori dell’antifascismo dei padri costituenti e dei partigiani da brandire contro i propri avversari politici. Per legittimare politiche sbagliate, fallimenti, giustificare gli errori diabolici, quelli che si “ripetono” mille e più volte. Così lei e l’Uomo Transistorizzato, potete reiteratamente bestemmiare il nome della Resistenza cercando di mobilitare i cittadini più sprovveduti in comode crociate da legittimare dietro una sorta di malinteso “antifascismo” sviandoli dalle autentiche responsabilità dell’odierna Crisi economica, morale, sociale, civile, intellettuale e culturale nazionale e – anche – internazionale. Peccato per voi che ce ne siamo accorti in tempo ! La parziale correzione di tiro con l’ovvia menzione del marcio dei partiti non cambia niente e dimostra l’assoluta inadeguatezza: di fronte allo scandalo di “partiti fantasma” che usufruiscono di rimborsi elettorali e rispetto alle numerose inchieste giudiziarie che vedono coinvolti nugoli di politici che hanno piegato la loro funzione con il profitto privato, il business, la rendita e il benessere personale non si può mai gridare abbastanza. Il cittadino è stato gravemente defraudato e ingannato da una classe politica inguardabile e dai loro complici negli altri settori delle classi dirigenti. Se fosse possibile riformare i partiti non sarebbe stato atteso tanto, troppo tempo. La situazione è ben più grave di come la si vuole dipingere, ma dalle orecchie il Presidente (e prode) Camomillo non vuole sentire…
Con la sua codina di paglia, Grillo ha risposto piccato che non altro siete che un corteo di salme suscitando le prevedibili reazioni. Non è questa la sede per discutere sul Movimento di Grillo come del suo discusso leader, come non è la sede per discettare delle proposte politiche delle altre componenti dei nuovi movimenti rivitalizzanti dall’ondata dell’indignazione nei confronti della finanziarizzazione dell’economia. Qui non interessa stabilire quanta anarchia, quanto libertarismo, quanto fascismo, quanto populismo, quanto comunismo, ecc… permei le nuove opposizioni… L’eleganza verbale del comico (?) genovese è ben nota, ma suvvia, signori della Corte e signori giurati, cerchiamo di essere seri !!! Nella sua essenza Grillo stigmatizza la (im)politica in maniera non troppo diversa da quanto fece Pasolini quando accusava i democristiani di essere sostanzialmente dei cadaveri che camminavano, perché il vero Potere stava altrove. Da quanto emerge dai suoi articoli sul “Corriere della Sera” il poeta friulano riteneva che, in realtà, il nuovo Potere della società neocapitalista, edonista e consumista, risiedesse nei grandi network dell’economia, della finanza e dei mass media. Non a caso si era convinto che fra i responsabili della morte del Presidente dell’ENI Mattei, dei “tentativi” golpisti e delle stragi, vi fosse il già menzionato Cefis, uomo gradito all’establishment angloamericano e atlantico, personalità di spicco della loggia “Giustizia e Libertà” – la stessa in cui era stato “iniziato” il compagno tesoriere Cervetti -, poi migrata in massa nella P2. Secondo un’informativa dei servizi segreti militari, sarebbe stato Cefis il vero promotore della loggia coperta P2 che poi sarebbe stata “offerta” a Gelli e Ortolani, uomini con trascorsi nell’intelligence di casa nostra… Perdonate le mie divagazioni, signori giurati… Vi starete chiedendo dove sono le prove dell’”alto tradimento” perpetrato nei confronti della Costituzione e starete pensando che, in fondo, l’imputato non stava facendo altro che esercitare le sue legittime prerogative istituzionali. Permettetemi di citare quell’articolo 49 che è spesso citato e quasi sempre a sproposito…
“Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.”
I nostri illustri antenati costituenti hanno inteso conferire al testo un significato molto preciso, con una semplice e limpida frase. Io vi chiedo, signori giurati, a chi ritenete che si riferissero… Alla DC, al PCI, al PSI, all’MSI o al gruppo di partiti laici ? Al PDL o al PD ? A Forza Italia o ai DS ? All’UDC o alla Lega ? Nossignori, queste semplici parole sono vergate per essere comprese al millimetro !!! I partiti sono legittimati in quanto espressione della cittadinanza e della società civile che si dota delle organizzazioni più consone a poter partecipare e concorrere alla formazione delle politiche pubbliche del paese. Il ruolo della cittadinanza non si limita semplicemente a delegare la sovranità a realtà separate della società, ad inquilini che, per chissà quali fortunate circostanze, possono occupare il Palazzo in pianta stabile, acquisendo rendite e privilegi. Il cittadino diventa protagonista, soggetto della vita pubblica, associandosi liberamente… E’ altrettanto chiaro che i “partiti” citati nell’articolo 49 sono da intendere nel senso più ampio del termine, anche come movimenti allo “statu nascenti”. Difendendo chi si è arrogato il diritto di monopolizzare un potere che, peraltro, si crogiola in panciolle nella corruzione alimentata dall’autentico Potere, il Presidente (e prode) Camomillo ha denigrato quei movimenti che, pure, sono espressione delle istanze dei cittadini almeno quanto gli altri, ed in tal modo ha gravemente offeso e umiliato lo stesso concetto di cittadinanza quale fonte sovrana di diritti e obblighi. Egli ha affondato la sua lingua tagliente nell’essenza democratica della carta costituzionale ! Sulle spalle dei cittadini – e non sopra quelle di un presidente plebiscitario – grava il compito di sostanziare la democrazia, traducendo istanze, domande e richieste politiche nelle concrete proposte di organizzazioni, partiti e movimenti. Ai cittadini spetta dotarsi delle strutture ritenute più idonee al perseguimento delle finalità democratiche. Ai cittadini viene riconosciuto il diritto/dovere di legittimare i partiti attraverso il consenso… Non credo sussista molto spazio per l’equivoco. Attaccando inusitatamente Grillo e gli altri movimenti – anche attraverso altri atti e comportamenti – l’imputato ha attaccato la forma partito come sostanza della democrazia, la cui autorevolezza promana da me, da voi, da tutti noi… In definitiva è lo stesso prode Camomillo a condannarsi alla più vieta antipolitica, in linea con la progressiva demolizione e dello smantellamento della Costituzione nata dalla Resistenza e dall’antifascismo ! Sul punto non credo che l’accusato possa accampare molte attenuanti…
Illustrissimo signor Giudice, mi conceda ancora qualche minuto per terminare l’arringa… Sono fermamente convinto che gli elementi portati all’attenzione della Corte per dimostrare la colpevolezza dell’accusato siano inoppugnabili. Non possono sussistere soverchi dubbi circa il fatto che il qui presente imputato abbia reiteratamente disatteso e addirittura calpestato i principi della Carta costituzionale. Egli si è fatto portavoce e interprete delle istanze e delle ambizioni di una minoranza che non si è fatta molti scrupoli a ingannare, vessare e opprimere una cittadinanza spesso ignara circa la portata dei propri diritti, passiva e imbelle… Eppure, signori della Corte e della Giuria, come o anticipato poc’anzi, noi non possiamo condannarlo. Non possiamo perché questo processo, quest’aula e noi tutti non siamo che parto dell’immaginazione, le ombre proiettate dalla mente dell’imputato. Illusoria è dunque la costituzione con i suoi principi, i suoi valori e i suoi principi… Illusoria la carica di Presidente della Repubblica… Necessariamente saranno inesistenti le imputazioni e le sanzioni… Assurdo e improponibile l’impeachment.
Per queste semplici ragioni noi chiediamo per il proscioglimento dell’accusato, non sussistendo fatto, legge e Corte… Essendo improponibile la Giustizia. Eppure, signor Giudice, mi permetta di sviluppare ancora qualche ragionamento: noi tutti apparteniamo al mondo delle illusioni, ma fuor da qui la vita pulsa con tutto il suo dolore e la sua afflizione. Per quanto possa essere virtuale il nostro mondo, là fuori la realtà imporrà il suo imperio, volenti e nolenti, e si incaricherà di emettere le sue sentenze. Siamo, insomma, agli ultimi (fatui) fuochi… Intimamente conosciamo tutti il dolente peso della verità: in questi oscuri tempi di Crisi, uomini come il prode Camomillo, chiamati – si presume – per servire la costituzione, la patria e la società, hanno ignorato le grida di dolore lanciate dai cittadini… Non hanno avuto orecchie per ascoltare, né occhi per guardare… Se li hanno avuti, si sono girati dall’altra parte… E dulcis in fundo, la loro bocca si è esercitata all’esibizione dell’inganno più infame e turpe. Qualche tempo prima delle scintille della Rivoluzione francese, di fronte alla popolazione che moriva di fame, la regina Maria Antonietta disse di distribuire brioche in mancanza del pane. Una proterva e demenziale dimostrazione di ignoranza che in genere ci fa sorridere, ma, a conti fatti, non ci siamo spostati più di qualche millimetro. Inoltre i nostri indomiti supereroi stanno perdendo progressivamente i loro poteri che, anzi si ritorcono contro loro stessi, mentre una popolazione smarrita e prostrata comincia a risvegliarsi dagli incantesimi praticati per lustri…
Così l’Omino di Burro ha ormai confuso la realtà con il suo personale Paese dei Balocchi, un postribolo degno di un trash movie… Così Harry Veltroni Potter si è ormai convinto della bontà delle sue magie e che “esser di sinistra” coincida con la dimostrazione del proprio Nulla…
Così, ancora, l’Uomo Transistorizzato ha inteso far coincidere il reale con l’inconsistente sostanza con cui egli stesso è stato creato… E le sue camomille mentali, caro (non) Presidente, stanno esaurendo i loro effetti e la contrario, dalla sua aria sempre più assente, possiamo arguire che hanno cominciato a precipitarla nel sonno…
Signor Giudice, signori della Corte e della Giuria, il Tempo sarà la più inflessibile condanna: già la materia di cui sono fatti sta iniziando a diventare evanescente !!! Verrà il giorno in cui il prode Camomillo, passando per la strada, non verrà visto né percepito e l’incredulo e comune cittadino si chiederà: “Cosa è stato ? Forse un alito di vento ? Strano… Con questo tempo…”.
Da sé il Nulla fagociterà tutto e precipiterà i nostri spavaldi e indomiti (s)governanti nelle paludi dell’oblio. Quanto a noi, fantasmi di sale e di memoria, forse avremo un giorno il coraggio di infrangere i nostri stessi sogni e scendere dalle nuvole, per abitare e occupare la solida e aspra roccia di cui è fatto il mondo, muniti del coraggio di manipolarla e levigarla. Allora la sostanza di sogno di cui siamo fatti non sarà più tanto leggera e la nostra fame… la nostra sete afferreranno la pura speranza di essere saziate.
Attendo con trepidazione i tempi nuovi…
Signor Giudice, signori della Corte e giurati, l’arringa è conclusa…
FINE
HS
Fonte: www.comedonchisciotte.org
2.05.2012