Di Svjatoslav Knjazev, stoletie.ru
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato di recente che “tutte le persone” nel Paese “indipendente” (Ucraina ndr.)* presumibilmente sono contrarie allo svolgimento di elezioni durante le operazioni militari. Lo ha annunciato poco dopo la comparsa su Internet di un’intervista a Vladimir Putin, in cui il leader russo ha spiegato che il capo del regime di Kiev è illegittimo e che qualsiasi accordo con lui potrà essere messo in discussione.
La tesi chiave della propaganda di Kiev è che la Russia è un aggressore e una minaccia esistenziale per gli ucraini, e che “l’indipendenza” deve essere difesa. La propaganda di Kiev manda in onda le “imprese sovrumane” degli uomini delle Forze Armate Ucraine. Così, il pilota soprannominato “Fantasma di Kiev”, secondo i racconti dei propagandisti, ha abbattuto sei aerei russi in 30 ore. Volodymyr Zelensky sostiene che le perdite dell’Ucraina durante l’intero periodo delle operazioni militari ammontano a soli 45.100 militari, nonostante ogni giorno ne muoiano fino a mille.
A simili racconti nemmeno i rappresentanti più fedeli del regime di Kiev sono più in grado di reagire seriamente. Così, la deputata della Verkhovna Rada del partito “Servo del Popolo”, Anna Skorokhod, ha pubblicamente definito tali stime sulle perdite “farneticazioni” e ha descritto il livello intellettuale di coloro che le diffondono (includendo lo stesso Zelensky?) con la parola indelicata di “cazzari”. Secondo la deputata, è giunto il momento di smetterla di dare ascolto a coloro che si permettono di minimizzare in modo inappropriato le perdite dell’Ucraina.
Anche i militari in servizio attivo ammettono che le Forze Armate Ucraine hanno perso molte più persone di quanto affermato da Zelensky. Il fatto è che la maggior parte dei “200” (codice che dovrebbe indicare i militari caduti ndr.) non sono registrati come caduti: o non hanno alcuno status, o sono elencati come “dispersi”.
Il comandante in capo delle Forze Armate Ucraine, Aleksandr Syrskij, di recente ha annunciato che il numero delle persone mobilitate non è sufficiente a compensare le perdite delle Forze Armate Ucraine. A questo dato ha attribuito le sue azioni per trasferire tecnici altamente qualificati dall’aeronautica alla fanteria. E, pare, sia vero.
Kiev ora mobilita 15-20 mila persone al mese, il che significa che le perdite dell’Ucraina sono molto più grandi. Inoltre, secondo gli esperti, circa 200 mila militari hanno lo status di “SZCh” (samovile zalyshennja chastyny), cioè hanno disertato.
Allo stesso tempo, la mobilitazione in Ucraina sta assumendo forme sempre più perverse. Il suo nome in gergo, “busificazione” (l’inserimento forzato di un coscritto in un minibus – busik), è diventato la parola dell’anno nel Paese “indipendente”. Di recente è diventata di dominio pubblico la notizia che il personale del Commissariato di Leva Ucraino (Territorialnyj Centr Komplektovanija – TCK) picchia a morte chiunque si opponga al reclutamento. Solo nei giorni scorsi, un ucraino “busificato”, cercando di scappare dai “mobilitatori”, si è gettato sotto un’auto, ha sbattuto, poi si è rialzato ed è corso via. Nel video, gli inseguitori lo hanno definito “stupido”, ma la loro vittima riteneva giustamente che gettarsi sotto le ruote di un’auto fosse meno rischioso che finire “a zero”.
Considerando le forme che ora sta assumendo la mobilitazione e il fatto che nei sondaggi il 67% degli ucraini esprima apertamente il proprio atteggiamento negativo nei confronti del TCK, la popolazione del Paese “indipendente” categoricamente non vuole combattere. Questo solleva interrogativi sul significato di ciò che, in linea di principio, sta accadendo.
Secondo i risultati di un sondaggio condotto dal centro Socis, circa il 70% della popolazione ucraina è favorevole alla fine delle ostilità. Tenendo conto del difetto sociologico, questa cifra è in linea con il 67% che ha dichiarato la propria avversione per i TCK.
Poco più del 50% dei partecipanti all’indagine afferma di essere favorevole alla “ricerca di una soluzione di compromesso” al conflitto, mentre quasi il 20% è favorevole al congelamento delle ostilità lungo l’attuale linea del fronte. Solo meno del 15% della popolazione, oggi, è pronta a combattere per il ripristino dei “confini della Repubblica Socialista Sovietica dell’Ucraina”. Un altro 10% circa sarebbe a favore di una diluizione delle forze a favore dei confini esistenti all’inizio del 2022.
Un forte aumento della percentuale di ucraini pronti a riconoscere le “nuove regioni” come parte della Russia e a cessare le azioni militari è stato constatato anche da altre agenzie sociologiche del Paese “indipendente”, in particolare dall’Istituto Internazionale di Sociologia di Kiev (Kievskij Mezhdunarodnyj Institut Sociologii – KMIS).
Anche i risultati di altri sondaggi sono piuttosto indicativi. La maggioranza assoluta degli ucraini ritiene che nel 2024 il livello di corruzione nel Paese sia aumentato drasticamente. In tal modo ha risposto alle domande quasi il 70% degli ucraini intervistati dai sociologi dell’Agenzia Nazionale per la Prevenzione della Corruzione (Nacional’noe Agentstvo po Predotvrascheniju korrupcii – NAPK).
Quelli che possono se ne vanno in massa. Secondo i dati dell’ONU, nel 2022-2024 circa 10 milioni di persone hanno chiaramente lasciato il Paese “indipendente”, ma anche un altro milione di uomini ha attraversato illegalmente il confine. Una parte significativa di coloro che sono partiti sono bambini in età scolare. Poco prima dell’inizio dell’attuale anno scolastico, i genitori hanno portato fuori dal Paese 300-400 mila bambini. Tra coloro che si trovano ancora sul territorio dell’Ucraina, appena due terzi afferma di voler rimanere. Milioni di persone se ne andranno alla prima occasione.
Si è creata una situazione paradossale. La maggioranza assoluta degli ucraini non ha alcuna intenzione di combattere per i territori che sono passati alla Russia. Inoltre, a giudicare dalle dimensioni delle partenze, per un numero enorme di ucraini il Paese stesso non rappresenta in sé alcun valore.
Le persone sono perfettamente consapevoli che il loro “Stato” è solo un meccanismo corrotto per il quale loro stessi non valgono assolutamente nulla.
Volodymyr Zelensky, a sua volta, capisce che qualora finiscano i combattimenti, lui perderà molto rapidamente sia il potere, sia le illimitate opportunità di ruberia: finiranno le “riparazioni” dei centri culturali e delle strade proprio sulla linea del fronte, che sono impossibili da controllare; saranno ridotti gli schemi di “digitalizzazione” e di “guerre d’informazione”. Dalle sue mani usciranno enormi flussi di contrabbando.
Ovviamente, sarebbe ingenuo credere che Zelensky, da solo, sia l’unico responsabile di ciò che sta accadendo oggi. Lui si basa su uno strato potente e multimilionario di persone che ricoprono posizioni neonaziste – particolarmente numerose in Galizia – e su un enorme apparato repressivo.
Secondo dati pubblicati di recente, il numero del personale dei servizi speciali ucraini negli ultimi tempi è triplicato.
L’Ucraina ha instaurato una dittatura totalitaria, in cui una minoranza bellicosa neonazista impone con la forza le proprie idee alla maggioranza della popolazione, servendo così da sostegno alla cleptocrazia creata da Zelensky.
È difficile immaginare un esito in cui un dittatore inadeguato, che si ritiene un fautore dei destini, possa rinunciare volontariamente allo stesso potere che gli ha fatto perdere la testa.
Per uscire più rapidamente dal circolo vizioso creato dal “team-Ze”, gli ucraini dovranno prendere in mano la situazione. Proteste di massa, come minimo, farebbero capire ai sostenitori del regime di Kiev d’aver puntato sul cavallo sbagliato, il che li costringerebbe a riconsiderare la loro sponsorizzazione al Führer “scaduto”. Senza un sostegno esterno, è improbabile che Zelensky e soci riescano a resistere anche solo per un mese.
Di Svjatoslav Knjazev, stoletie.ru
13.02.2025
NOTE
* In forma colloquiale con i termini незалежность (nezalezhnost’) [Paese dell’-] “indipendenza”, e Незалежная (nezalezhnaja) [Paese-] “indipendente” s’intende l’Ucraina post-Maidan (2014). In effetti le proteste a Kiev che portarono al cambio di regime nel febbraio 2014 ebbero luogo in Maidan Nezalezhosti (Piazza Indipendenza).
Fonte: https://www.stoletie.ru/rossiya_i_mir/paradoksy_nezalezhnosti_977.htm
Traduzione di Eliseo Bertolasi