GLI ORFANI DI MOQTADA

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Di PAOLA PISI
Uruknet

Moqtada al-Sadr. Per cinque lunghi anni è stato l’idolo della sinistra (moderata ed estrema) e della stampa liberal di ogni paese dell’Occidente. Per cinque lunghi anni lo hanno amato, coccolato, vezzeggiato. Cinque lunghi anni in cui, sotto lo sguardo benevolo e spesso con l’aiuto degli occupanti USA e GB, i suoi squadroni della morte hanno torturato e massacrato sunniti, laici, baathisti, sciiti non proni alle direttive di Teheran, donne senza velo (o con velo troppo leggero), rifugiati palestinesi (perché protetti da Saddam), rom (perché danzavano e perché anche loro stavano simpatici a Saddam), gay, venditori di alcool, barbieri e naturalmente chiunque fosse sospettato di avere anche un lontano cugino simpatizzante per la resistenza irachena – oltre a qualche altra categoria che sul momento mi sfugge. Ho letto centinaia di testimonianze di profughi iracheni: la stragrande maggioranza spiegava di aver dovuto lasciare il paese per un preciso motivo: “Mahdi army”. Ognuno aveva avuto un parente seviziato e ucciso.

Nella foto: Moqtada al-Sadr durante un incontro con Ahmed Chalabi

Gli iracheni chiamano gli assassini del Mahdi army i “drillers”, i trapanatori: queste foto e il video mostrano il perché.

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Preciso: i disgraziati catturati dai miliziani sadristi vengono trapanati da vivi, prima di essere finiti.

E più gli assassini del Mahdi trapanavano, massacravano, torturavano,
sgozzavano, più le
sinistre applaudivano liete e ammirate, fino a spellarsi le mani. Per anni
l'”antiamericano” Moqtada ha avuto cinque ministeri nel governo
fantoccio Maliki: precisamente i
peggiori. In particolare, il ministero della sanità: i sunniti non potevano
entrare negli ospedali, perché vi venivano uccisi. E i parenti non potevano
neppure andare a riprendersi all’obitorio le salme dei loro cari, perché
anche le camere mortuarie erano presidiate dai “combattenti per la libertà”
del Mahdi army, che facevano fuori pure figli, genitori e fratelli delle loro
vittime. E le sinistre giù ad applaudire sempre più forte. La sua
impresa più celebre è stata quando Moqtada ha impiccato con le sue lerce mani
il legittimo presidente iracheno Saddam Hussein: in quell’occasione i
raffinati intellettuali della sinistra e i siti alternativi ci hanno
spiegato che Saddam era un fantoccio degli USA e Sadr il massimo oppositore
dell’occupazione. Non fa una grinza: gli americani hanno consegnato il proprio servo
ai propri nemici perché lo torturassero, lo linciassero e ne scempiassero
il cadavere. Non so neanche come faccio a non arrivarci da sola, a
certe ovvie conclusioni, e devo sempre aspettare che mi illuminino questi
stimati pensatori progressisti.

Moqtada: “l’uomo più potente dell’Iraq”. Quante volte ho letto
questa definizione? Migliaia e migliaia. Lo dicevano tutti, in occidente: la
sinistra e i media alternativi in ginocchio davanti alla gloria del proprio sanguinario
beniamino, la stampa ufficiale per giustificare l’assoluta acquiescenza (in
realtà collaborazione) degli USA davanti ai massacri di cui non poteva non
filtrare qualche notizia anche nei media occidentali, nonostante i tentativi di
silenziarli. Nel suo sadico “esercito” c’erano almeno
60.000 uomini, ci veniva raccontato: i più audaci arrivavano a una stima di 100.000 e oltre. Tutto
l’Iraq era con lui, l’unico vero grande leader nazionalista. Si, vabbè,
“Moqtada il nazionalista” in Iraq non ci mette piede da ben più
di un anno e mezzo, e vive a Qom, in Iran, presso la casa madre e ormai
avrà pure dimenticato quel poco di arabo che sapeva: ma questo è un
particolare insignificante, ci assicuravano. Qualsiasi cosa facesse, Moqtada
vinceva e aumentava la sua già immensa popolarità: ormai l’Iraq era suo, fra
poco avrebbe conquistato l’intero globo e da lì a qualche anno la galassia.

Poi ha ordinato il cessate il fuoco alle sue bande
criminali. Perché l’ha fatto? Principalmente perché ormai il sud
dell’Iraq e Baghdad erano stati ripuliti etnicamente, e non c’era più nessuno
da ammazzare. Invece, ci hanno detto che era un’altra manovra vincente,
per apprestarsi a mietere il risultato politico finale della sua grandiosa
azione. Ci hanno anche propinato la bizzarra teoria che l'”antiamericano”
al Sadr aveva decretato una “tregua” con gli USA: no signori, dopo
l’estate 2004 e prima della primavera di quest’anno il Mahdi army non ha
MAI combattuto contro gli USA, tranne qualche insignificante e occasionale
scaramuccia locale, causata dall’incontrollabilità di alcuni miliziani. Il
Mahdi army ha combattuto sempre e soltanto contro iracheni innocenti, uomini,
donne, bambini e neonati. E contro la resistenza irachena. Le
milizie settarie sciite (in particolare Mahdi army e Badr Brigades) sono
state il massimo strumento dell’occupazione per eliminare la base popolare della
resistenza, che infatti ha sempre dichiarato che Sadr era uno dei suoi
peggiori nemici. Gli illustrissimi intellettuali progressisti e gli esponenti
dei movimenti
anti-guerra (chissà perchè, ogni volta che leggo “antiwar movement” non riesco a
trattenermi dallo sghignazzare) invece ci hanno detto che gli squadroni della
morte sadristi erano “la resistenza”, mentre la resistenza vera
erano “terroristi”.

Dunque, c’era la “tregua” e “l’uomo più potente
dell’Iraq
” si apprestava a prendere la guida del paese. In ogni caso, ad un
suo cenno, il Madhi army avrebbe potuto cacciare gli invasori, in mezzo a
milioni di iracheni inneggianti a Moqtada l’eroe. Era invincibile. Poi, è
accaduto qualcosa di non previsto: Maliki e gli USA, dopo che le squadracce
assassine di Sadr avevano finito il loro sporchissimo compito, hanno
deciso di liberarsene. E così questa primavera è scattato l’ordine di disarmo
delle milizie sadriste da parte di Maliki e l’attacco dell’esercito
fantoccio contro il Mahdi army a Bassora. “MOQTADA
VINCE!!!!!!!!!!!!!!
” hanno scritto quasi tutti i media. Sai che novità:
Moqtada vince sempre, no? Se qualcuno osava dire che la vittoria non sembrava
così radiosa, veniva insultato e sbeffeggiato. Poi, i sadristi a Bassora hanno
di fatto deposto le armi in pochi giorni, anche per ordine di Teheran. Un’altra
vittoria di Moqtada, sia ben chiaro: erano stati il governo iracheno e gli USA a
cedere, ci è stato spiegato. Sarà, ma dopo una settimana l’esercito fantoccio
iracheno è entrato in gran parata nei bastioni sadristi di Bassora, e
dalla seconda metà di aprile il Mahdi army a Bassora è praticamente
scomparso. E gli abitanti hanno ripreso a respirare un po’. Fra l’altro per
una del tutto casuale coincidenza la scomparsa delle milizie sadriste ha
coinciso con la fine dei massacri delle donne di Bassora, accusate di
abbigliamento immorale (ad esempio gli usciva un capello dal velo) e altre
consimili nefandezze, massacro di cui gli abitanti del luogo avevano per
imperscrutabili motivi sempre accusato gli innocenti uomini di Moqtada.

Subito dopo la “vittoria” di Bassora, c’è stato l’attacco USA alla
centrale del Mahdi army, Sadr city. La battaglia è durata alcuni giorni e poi
le milizie di Moqtada si sono prontamente arrese, mostrando di saper
davvero combattere meglio contro iracheni indifesi che contro gli occupanti.
Sono seguiti numerosi arresti di esponenti sadristi, anche di spicco: da parte del movimento di Moqtada non vi è stata alcuna
capacità di reazione, tranne continue lamentele e piagnucolii. Infine, il 20 di agosto al-Sadr ha ordinato
il disarmo totale dei suoi delinquenti, dicendo che da quel momento gli squadroni
della morte dovevano trasformarsi in “associazione culturale”: come no, ci devono
proprio essere portati. La resa assoluta, e senza condizioni. Però, per tentare
maldestramente di salvare la sua brutta faccia, al-Sadr aveva aggiunto che
“presto” sarebbe stata annunciata la formazione di un nucleo speciale
armato del Mahdi army “per resistere contro gli occupanti”. Bene, i
giornalisti e gli intellettuali progressisti hanno semplicemente ribaltato la
dichiarazione di resa di al-Sadr e hanno titolato: “Moqtada annuncia la
formazione di un corpo speciale
!” Naturalmente l’annuncio della formazione
del “nucleo” combattente, che doveva arrivare “presto”, non c’è
mai stata, ed era solo una miserabile foglia di fico per tentare di mascherare
la capitolazione, come appariva ovvio dal primo momento a chiunque abbia letto
il testo originale dell’annuncio e non le stupidaggini scritte dai media liberal
e alternativi. L'”invincibile armata” sadrista aveva alzato
bandiera bianca in qualche mese, e provocato, nella epica battaglia, forse 20
morti USA, a voler essere di manica larghissima.

E così, quella grottesca quinta colonna dell’imperialismo mascherata da
opposizione progressista che per cinque anni l’aveva adorato, si è ritrovata orfana
del proprio eroe. Moqtada era scomparso, e certo nessuno in Iraq sembrava
rimpiangerlo. A Bassora per la prima volta perfino il fantoccio Maliki ha purtroppo goduto di
una certa popolarità, perché aveva liberato la città dai trapanatori
del
Mahdi army: anche se era stato proprio
Maliki a permettere ai sadristi di ripulire etnicamente Bassora, gli abitanti del luogo
l’hanno ugualmente plaudito perché il terrore era finito e potevano tornare a vivere. I sadristi hanno
pure annunciato
che non si sarebbero presentati alle elezioni (per forza, senza il Mahdi army a
presidiare i seggi, sai i voti che prendevano: un recente sondaggio

accredita Sadr di un superbo 4% scarso di consensi), anche se qualche anima bella
continua a scrivere sui media alternativi che sicuramente Sadr vincerà le
prossima tornata elettorale amministrativa: come sappiamo, Moqtada vince sempre,
lui mica ha bisogno di presentarsi per vincere. Per un po’, il
battaglione occidentale dei giornalisti sadristi – Patrick Cockburn in testa –
ha aspettato trepidante qualche mossa, naturalmente vincente, da parte
dell’amato Moqtada. Niente, quello se ne stava a Qom, Iran, a
“studiare”, e in Iraq tutti parevano averlo dimenticato. Tranne le
sue vittime, naturalmente. Ogni tanto i deputati di Moqtada leggevano
qualche velina iraniana contro il SOFA (il cosiddetto “Patto sulla
Sicurezza” USA-Iraq) e qualche centinaio di sadristi protestava
contro l’accordo dopo la preghiera del venerdì. E questo era tutto: una
tragedia.

Ma poi c’è stato il grande evento che ha risvegliato tutti i gli orfani di
Moqtada. La manifestazione del 18 ottobre a Baghdad. Una riscossa generale:
sembrava di essere tornati ai vecchi tempi. Cos’era successo? Come è
noto, l’Iran ordina quotidianamente ai suoi fantocci che governano l’Iraq di non
firmare il SOFA, perché “viola la sovranità irachena
(testuale). E’ chiaro che mai e poi mai i mullah iraniani potrebbero accettare
un accordo bilaterale USA-Iraq, proprio perché sarebbe appunto bilaterale, ed
escluderebbe dal tavolo negoziale l’Iran, che invece considera l’Iraq come una
propria colonia: se gli americani vogliono trattative sull’Iraq, le devono
condurre direttamente con il governo di Teheran, e devono accordarsi con gli
ayatollah persiani per la spartizione del bottino mesopotamico. E così Maliki
si barcamena, tentando di tacitare tutti i suoi padroni, sia quelli di
Washington che quelli di Teheran, rinviando la firma all’infinito e sperando che
l’attesissima presidenza Obama alla fine gli levi le castagne dal fuoco
arrivando a una qualche intesa diretta con l’Iran. Ma in Persia pare
che non si fidino ciecamente di lui, e pensano bene di mettere in atto tutta una
serie di pressioni ulteriori. Così l’Iran ha sfoderato i suoi uomini
migliori, Ahmed Chalabi, che tuona senza interruzione da Teheran contro gli
USA, e, appunto Moqtada al-Sadr, che ha bandito la grandiosa manifestazione
nazionale contro il SOFA. Come è andata? Mica tanto bene, così a occhio:
le stime variavano da qualche migliaio a un massimo di 50.000. Un flop
colossale, visto che un tempo la macchina organizzativa sadrista era in grado di
portare in piazza centinaia di migliaia di uomini senza grossi problemi, e visto
che i giornalisti occidentali per anni avevano dato una stima di almeno 60.000
uomini per il solo Mahdi army, più svariati milioni di seguaci di Sadr. Fosse
stata anche vera la cifra massima di 50.000 partecipanti alla marcia di protesta, si sarebbe pur sempre
trattato di un numero ridicolo, a Sadr city e con gente venuta da tutte le
città dell’Iraq: era chiaro che gli abitanti di Sadr city, visto che ora
non rischiano più di finire trivellati dal trapano se non accorrono agli ordini
di Moqtada, se ne erano rimasti a casa.

Ma ovviamente questo non ha scoraggiato i sadristi d’occidente, accorsi in
massa a celebrare il ritorno sulle scene dell’amato Moqtada (ritorno virtuale,
sia ben chiaro: Sadr in carne ed ossa è rimasto rintanato a Qom, Iran, presso i
suoi padroni). E così abbiamo letto centinaia di articoli dai titoli e
contenuti vagamente surreali: “gigantesca manifestazione di
50.000 persone
“, “gli iracheni manifestano contro il
SOFA
” e così via. Ma questo era solo l’inizio, e si trattava dei più
corretti. Alcuni si sono spinti ben oltre. Uno per tutti: John
Catalinotto, su Workers World, scriveva:
Il 18 ottobre, a Baghdad,
CENTINAIA DI MIGLIAIA di iracheni hanno partecipato a una manifestazione
di protesta contro il ‘patto di sicurezza’ firmato dal capo dell’esecutivo Jalal
Talabani [….]. Il movimento sciita guidato da Moqtada al-Sadr
aveva convocato la manifestazione di protesta, a cui si sono uniti musulmani
sunniti provenienti da Fallujah e gran parte della comunità cristiana, ha
riferito la Reuters da Baghdad
“. Lasciamo pur perdere i dettagli (il
SOFA non mai è stato firmato e comunque non spetterebbe al

“presidente” iracheno Talabani firmarlo, bensì al vero capo
dell’esecutivo, Maliki), e arriviamo al sodo: la Reuters ha riferito
davvero quanto gli attribuisce Catalinotto? Manco per sogno, naturalmente. La Reuters
ha scritto
che al raduno di Baghdad hanno partecipato “migliaia
di seguaci di al-Sadr
“. E del resto basta guardare le foto e i numerosi
video, comprese quelle della Reuters: c’erano più bandiere, tutte uguali e
tutte belle stirate, che persone, e nella manifestazione c’erano molti spazi
vuoti. Le “centinaia di migliaia”, i sunniti da Falluajah, i
cristiani sono tutti parto della fantasia di Catalinotto, che ha così
trasformato una mal riuscita adunata di partito in una massiccia adesione di
tutto il popolo iracheno all’appello di Moqtada. Ah, Catalinotto! Mi ricordo che
nei giorni immediatemente successivi all’attentato al mausoleo di Samarra del febbraio 2006, dopo che
in 3 giorni gli squadroni della morte del Mahdi army avevano seviziato e massacrato 3000 persone nella sola
Baghdad (cifra ufficiale e prudentissima), dato al fuoco decine e forse
centinaia di moschee sunnite trascinando nelle strade i cadaveri degli imam e
dando così inizio alla grande opera di pulizia etnica, con gli occupanti
USA che stavano a guardare lieti, Catalinotto mi ha fatto pervenire per
interposta persona del Brussells Tribunal un peana a Moqtada al Sadr. Ho
risposto con un dossier lunghissimo sui crimini sadristi (articoli, blog,
fotografie, video girati con i telefoni portatili, dichiarazioni di varie
associazioni, etc.). La replica di Catalinotto: Moqtada piace a tale Jabbar
al-Kubaysi, dell’Alleanza Patriottica Irachena. E lui di tale Jabbar al-Kubaysi
si fida, ohibò. Punto e fine della risposta.

Ma questo era ancora niente: poi è arrivato Raed Jarrar, una delle
tante vergogne dell’Iraq. Raed Jarrar ha lasciato la patria dopo la guerra,
vive negli USA, coccolato da donne in rosa e dal resto della oscena
sinistra soft americana, si oppone all’occupazione dell’Iraq e intanto ha
chiesto la cittadinanza degli occupanti del suo paese e – quando non ci
ammannisce per la miliardesima volta la storia del martirio subìto quando
l’hanno fermato all’areoporto JFK con una T-shirt con una scritta in arabo
e gli hanno fatto cambiare maglietta -, scrive solo propaganda sadrista.
Dopo la parata del 18 Raed Jarrar è
stato intervistato per Democracy Now!
insieme all’altro
menestrello di Moqtada, Patrick Cockburn. L’intervistatrice, Amy Goodman,
per quanto entusiasta per la manifestazione sadrista, ha dato una stima un
po’ gonfiata ma realistica: “alcune decine di migliaia di persone“. E
Jarrar, masticando amaro, non ha obiettato. Ma poi si è scatenato sul suo blog,
dove ha urlato: “Un’altra
dimostrazione di UN MILIONE di iracheni!!
” Anzi, precisa
nell’articoletto, “più di un milione“. E c’erano tutti: arabi
e curdi e “altri”, islamici e cristiani e

“altri”, sunniti e sciiti e “altri”: Arabs and
Kurds and others, Muslims and Christians and others, Sunnis and Shiites and
others
“, tutti belli in fila agli ordini di Sadr (mi
piacerebbe giusto sapere chi sono gli “altri”? pellerossa? scintoisti?
). Ora è vero che la stragrande maggioranza degli iracheni si oppone al
SOFA, ma di curdi, sunniti e cristiani verosimilmente il 18 a sfilare a Baghdad
non ce n’era neanche uno. A parte che i cristiani avevano altri e più urgenti
problemi cui pensare – visto che giusto in quei giorni
venivano uccisi e costretti alla fuga a Mosul dalla pulizia etnica ad opera dei
peshmerga curdi -, mai, assolutamente mai e per nessun motivo al
mondo i sunniti sfuggiti alla mattanza sadrista sfilerebbero con il
Mahdi army, dietro una bella foto di Moqtada, con la bandiera iraniana in una
mano e il trapano elettrico in quell’altra. La variegata composizione della
parata sadrista Jarrar se l’è semplicemente inventata, esattamente come aveva
fatto Catalinotto, che però in un attimo di distrazione si era dimenticato i
curdi. E perché proprio un milione e non due o tre, già che c’era? Perché quando hanno
bandito la manifestazione i dirigenti sadristi, come tutte le altre volte,

hanno fatto un appello per una manifestazione di un milione di persone.
Ovviamente, dopo nessuno si è sognato di dare una stima simile, tranne
il sito di propaganda iraniana Press TV
, che assai stancamente e non nel
titolo ha fatto scivolare in una riga il milioncino. Per il resto, come ho
detto, anche i siti arabi e iracheni hanno fornito, senza alcuna enfasi, cifre
variabili fra “qualche migliaio” e appunto i 50.000 della
filo-iraniana al-Jazeera. E così Jarrar, in crisi di fantasia,
si è ispirato alle stime preventive sadriste (dopo, neanche i seguaci di
Moqtada hanno avuto il coraggio di dire che avevano portato in piazza un milione
di persone), e così si è inventato, oltre a tutto il resto, il
milione di manifestanti, concludendo che è “ una vergogna”

che i media occidentali (e anche quelli iracheni, aggiungo io) non
abbiano dato il risalto dovuto all’adunata oceanica e multietnica.

Alla vergogna hanno rimediato prontamente i media alternativi. Il blog
di Jarrar non lo legge nessuno, ma il post sulla marcia da un milione di persone
era dappertutto, assolutamente dappertutto. E così ai lettori dei siti
progressisti e alternativi è stato venduto che mezza Baghdad (evidentemente
quella sopravvissuta ai trapanatori: l’altra mezza è sottoterra o in
esilio) ha sfilato agli ordini di Moqtada, tutti uniti dietro un vessillo
sadrista, magari con un bel trapano dipinto sopra come emblema araldico. Il
tripudio delle sinistre schiere dei sadristi d’occidente è però durato
poco: le notizie si possono inventare a profusione ma alla fine un minimo
bisogna pure tenere conto dei fatti, e dopo la modesta parata di partito di
fatti non ne sono seguiti altri.

E così gli intellettuali progressisti si sono trovati di nuovo nella
desolazione. Ma mai disperare, compagni. Se permettete, vi do io un umile
consiglio. Se proprio Moqtada non torna, vi posso segnalare un nuovo eroe,
quasi meglio del precedente.

Oltre e più di Moqtada, adesso infatti

Teheran sta sponsorizzando un altro dei suoi pezzi forti, il doppio agente Iran-CIA
– più Iran che CIA, come oramai si è chiarito – Ahmed Chalabi, il faccendiere
e bancarottiere ex-pupillo di Bush, Cheney e dei neocon , che con le sue
menzogne ha più di ogni altro promosso la guerra contro l’Iraq. Ora Chalabi è
diventato un fiero oppositore degli USA, passa più tempo a Teheran che in
Iraq e ogni giorno i siti di propaganda del regime persiano sono
pieni delle sue dichiarazioni e “rivelazioni”, questa volta contro gli
USA. Ascoltatemi, davvero: tutti gli orfani di Moqtada possano trovare in
Chalabi un egregio padre putativo, assolutamente adatto alla
bisogna. Amico, alleato e complice di Sadr, delinquente conclamato, da sempre alle
direttive di Teheran, artefice su ordine iraniano delle menzogne sulle
armi di distruzione di massa di Saddam e ora anche orgogliosamente contrario a ogni
accordo con gli USA. Meglio di così…

Parlo sul serio. Quando, lo scorso 24 settembre, il movimento
anti-war americano si è recato a omaggiare Ahamdinejad, il presidente
iraniano ha dichiarato alla sinistra folla plaudente che scatenando la criminale
guerra di aggressione contro l’Iraq “per
una volta i leaders statunitensi erano stati in grado di prendere
una decisione giusta
“, anche se poi hanno mancato nel non
consegnare integralmente all’Iran la Mesopotamia ripulita da
baahisti, sunniti, laici e nazionalisti. Il movimento anti-war (ANTI-WAR!)

ascoltava in ginocchio, estasiato e festante. La più commossa di tutti
dicono fosse Sarah Flounders, sodale di Catalinotto, e braccio destro di Ramsey Clark,
il cosiddetto avvocato di Saddam Hussein, che mentre il cadavere scempiato
del suo cliente era ancora caldo già
aveva riempito il suo sito di proclami osannanti i boia del Mahdi army che
l’avevano appena linciato
.

I tempi sembrano davvero maturi perché Chalabi
diventi la nuova icona dei movimenti anti-guerra. Sarebbe assolutamente
perfetto: esattamente quello che questa sinistra si merita.

Paola Pisi
Fonte: www.uruknet.info
Link: http://www.uruknet.info/?p=s8705&hd=&size=1&l=i
11.11.08

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