DI ANTONELLA RANDAZZO
Dai tempi della Santa Inquisizione sembra che di strada se ne sia fatta. Personaggi eminenti come John Locke, David Hume e Voltaire hanno parlato di libertà, di rispetto per tutti gli esseri umani e di tolleranza. Ma la lezione è stata davvero messa in pratica?
Da quello che accade sembrerebbe di no: anche ai nostri giorni esistono persone screditate o ingiustamente criminalizzate senza nemmeno leggere o ascoltare quello che hanno da dire. Soltanto perché magari non hanno accettato la versione ufficiale su alcuni fatti storici, oppure semplicemente perché esprimono punti di vista nuovi sulla politica o sul sistema in generale.
Dire cose nuove, siano esse vere o soltanto opinioni, risultava pericoloso in passato e lo è anche oggi. Galileo, a soli 25 anni già professore di Matematica a Pisa, sembra fosse malvisto da molti suoi colleghi, che non gli perdonavano di accettare teorie diverse da quelle aristoteliche, che avevano dominato per 2000 anni e ancora nessuno aveva il coraggio di mettere in discussione. Quando Galileo scoprì le macchie solari, il suo superiore si affrettò a redarguirlo con le parole: “Ho letto tutte le opere di Aristotele dall’inizio alla fine e non vi ho trovato nulla di quanto tu affermi. Tranquillizzati, figlio mio. Le tue macchie solari non sono altro che difetti delle tue lenti e dei tuoi occhi ”.
Nella foto: Robert Faurisson Tutto quello che non apparteneva alla tradizione aristotelica risultava frutto di fantasia o dell’incapacità di vedere bene le cose. Durante il processo a Galileo fu data parola ad un personaggio che veniva considerato un importante professore di filosofia e matematica all’Università di Pisa, un tal Scipio Chiaramonti, che sosteneva con convinzione che: «Gli animali si muovono perché sono dotati di arti e di muscoli; pertanto la Terra, che non possiede né arti né muscoli, non può muoversi»
Tutti oggi sono in grado di capire gli errori commessi dalle autorità del passato, ma pochi si accorgono che anche ai nostri giorni esistono gravi restrizioni alla libertà.
Oggi l’Inquisizione non ha tribunali veri e propri, ma si vale di mezzi moderni e tecnologici per privare gli individui della loro libertà di pensiero e per ridicolizzare chi osa uscire dal gregge. Ad esempio, vengono allestiti siti, o preparati ad oc articoli giornalistici o programmi televisivi. Talvolta programmi come “Matrix” o “Porta a Porta” fanno “processi” mascherati da “informazione” a chi interpreta diversamente alcuni fatti, oppure esprime nuovi punti di vista.
Ad esempio, negli anni Ottanta, contro Nando Dalla Chiesa, che fondò una rivista allo scopo di alimentare la cultura antimafia, si scatenò un piano per screditarlo, deriderlo e addirittura trascinarlo in Tribunale. Egli fu dapprima invitato ad una trasmissione televisiva (“Il Testimone”, Rai2), che si svolse il 12 maggio del 1988. La trasmissione era stata architettata in modo tale che egli fosse messo in cattiva luce, e apparisse come un personaggio poco affidabile e incline a diffamare giornalisti. In realtà egli, nella sua rivista, aveva semplicemente denunciato la condizione non libera delle maggiori testate nazionali, provando come esse non dicessero la verità, oppure cercassero di mistificarla. Il messaggio che fu fatto passare durante la trasmissione televisiva, tramite il conduttore Giuliano Ferrara, fu che la mafia era invincibile e che l’antimafia era divisa, cosicché, per contrastare la mafia, l’unico modo sarebbe stato quello di legalizzare la droga. Si trattava di un artificio retorico e demagogico per nascondere che l’organizzazione mafiosa non è soltanto traffico di droga, e che intenderla come invincibile equivale a rafforzarla.
Nando Dalla Chiesa fu messo nelle condizioni di essere accusato ingiustamente, e di non poter adeguatamente rispondere alle accuse, affinché gli spettatori potessero vederlo negativamente e non prendere sul serio le importanti iniziative culturali e sociali che egli stava portando avanti.
Alcuni mesi dopo la trasmissione televisiva, Dalla Chiesa fu querelato dal giornalista Alfio Caruso, che lo accusava di diffamazione. In realtà si trattava di indebolire le lotte antimafia e di riportare tutto com’era prima, quando nessuno osava criticare i canali mediatici ufficiali. L’oligarchia dominante preferisce bloccare o impedire la possibilità di sollevare critiche contro gli organi di stampa ufficiali, anziché attaccare la mafia. Una vicenda analoga accadrà anche a Carmine Mancuso (1) , figlio dell’ispettore di polizia Lenin Mancuso, ucciso dalla mafia. Scriverà Dalla Chiesa: “I nostri padri uccisi dalla mafia, noi uniti da quei due attimi sparsi nel tempo, a chiedere giustizia con uguale impegno civile e portati in tribunale non dal destino ma dagli uomini. Non giudico nessuno, non accomuno nessuno. Ma una cosa mi brucia, mi brucia davvero: un sistema ha processato i nostri padri: un altro sistema ha processato noi”.(2)
Si punta a far sentire la persona che in qualche modo si oppone al sistema come fosse “eretica”, diversa dagli altri, peggiore degli altri. Si tende ad isolarla o ad additarla come singolare, che deve suscitare perplessità. Si punta a suscitare paura della disapprovazione o del ridicolo. Viene stimolata una risposta di vergogna, che si può manifestare come un senso di imbarazzo che fa sentire troppo vulnerabili, esposti al pubblico ludibrio. Da ciò deriva il conformismo, fenomeno assai diffuso nella nostra cultura comune.
Oggi sono stati fatti notevoli progressi tecnologici e delle scienze sociologiche, a tal punto che i metodi di controllo del pensiero si sono fatti assai più sofisticati che in passato.
Di fatto nel mondo attuale vengono applicati metodi efficaci per far sentire la gente libera anche se non lo è, e c’è tutta una letteratura che spiega questi meccanismi (Orwell insegna), ma dato che non è possibile sempre soggiogare tutti, quelli che fuoriescono dal controllo vengono temuti come la peste. Per questo motivo, se queste persone iniziano ad essere conosciute da un pubblico più vasto, vengono attivati una serie di meccanismi volti a screditarle e ad isolarle.
Anziché valutare i contenuti espressi, viene volutamente spostata l’attenzione sul personale, al fine di cercare un qualche difetto che possa denigrarle a tal punto da indurre le persone a non considerare i contenuti da loro espressi.
Le autorità contemporanee sono dotate della loro “inquisizione” anche in ambito legale, anche se essa non è più “santa” e non è più intesa come tale.
In tempi molto recenti diversi editori e storici sono stati perseguitati per le loro opinioni.
Esistono leggi che limitano la libertà di opinione e di pensiero almeno in quattordici paesi europei: Francia, Italia, Germania, Olanda, Spagna, Belgio, Lussemburgo, Svizzera, Romania, Austria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Lituania.
Per approvare queste leggi è stata presa a pretesto la necessità di “contrastare l’istigazione a crimini contro l’umanità, manifestazioni di discriminazione razziale, etnica, nazionale, religiosa o fondata su orientamento sessuale o identità di genere”. (3) L’argomento “razzismo e discriminazioni” viene utilizzato al fine di far apparire che le autorità occidentali hanno a cuore i diritti umani. Ma ciò appare del tutto falso, anche se si considera soltanto la criminale discriminazione legale fra “cittadini” e “immigrati clandestini”. Infatti, a questi ultimi non viene di fatto riconosciuto alcun diritto. Allora, per capire le motivazioni che hanno spinto le autorità europee a voler tenere sotto controllo la ricerca storica, anche imponendo sanzioni penali, occorre fare riferimento al sistema attuale creato dai vincitori dell’ultima guerra. Tale sistema è stato giustificato per anni attraverso lo spauracchio dei “feroci nazisti”, facendo intendere che grazie alla sconfitta dei tedeschi era stata possibile la “libertà”. Ma si trattava soltanto di una propaganda supportata dalla grave mistificazione di fatti storici, che proprio negli ultimi decenni si sta sgretolando grazie all’opera indipendente di numerosi storici. Per questo motivo, le autorità europee e statunitensi temono di vedere portati alla luce i loro crimini passati e attuali, e che i popoli non possano più vederli come “democratici” e “liberatori di popoli”, essendo nei veri fatti storici tutto il contrario. Ciò spiega i tentativi di intimorire gli storici indipendenti, potendoli perseguitare legalmente e mediaticamente, distruggendo la loro credibilità e il loro prestigio.
In Francia, nel 1990, è stata approvata la legge 90-615 detta Fabius-Gayssot, che combatte “il delitto di revisionismo”, a cui è subentrata nel 2003 la legge Lellouche, che pretende di affrontare la “provocazione alla discriminazione”.
Purtroppo, queste leggi sortirono gli effetti sperati, e come rivelò “Le Monde”, gli storici francesi iniziarono a temere di essere trascinati in tribunale, e terrorizzati iniziarono a limitare gli articoli sui giornali.
Ma se questi storici dicessero davvero cose assurde e false, che bisogno ci sarebbe di imporre per legge una determinata versione storica? Occorrono i tribunali per imporre un fatto storico? O piuttosto accade ciò perché la versione ufficiale potrebbe essere confutata in modo efficace e veritiero? E poi, perché associare “negazione dell’Olocausto” con “incitamento all’odio razziale”, dato che gli storici detti “revisionisti” non incitano affatto all’odio razziale? Come mai gli storici “tradizionalisti” non sono in grado di affrontare un dibattito in sede adeguata e hanno bisogno dei tribunali? Se si ha necessità di imporre per legge un presunto fatto storico significa che non vi sono prove inoppugnabili a suo sostegno. E poi, se gli intenti sono quelli professati (ossia di impedire altri genocidi) perché sanzionare soltanto chi nega l’Olocausto ebraico e non anche chi nega lo sterminio dei nativi americani o degli armeni? I genocidi non dovrebbero essere tutti altrettanto gravi?
E’ come se la verità storica dovesse diventare un dogma, imposto per legge, come fosse un fatto di autorità e non di ricerca e cultura. Con queste leggi si svilisce l’intera cultura e crolla l’ultima illusione che in Europa ci potesse essere davvero la fantomatica “democrazia”.
E’ evidente che gli scopi principali di queste leggi sono:
1 – Spaventare chi vuole fare ricerca storica indipendente;
2 – far capire una volta per tutte che è il sistema a decidere ciò che è vero e ciò che è falso;
3 – additare gli storici indipendenti come criminali, in modo tale che nessuno voglia seguire il loro esempio o prenderli sul serio;
4 – far intendere la cultura come un settore su cui le autorità possono imporre dogmi o schemi prefissati rigidi.
Alcuni storici francesi hanno reagito a tutto questo firmando un manifesto dal titolo “Liberté pour l’histoire!”, in cui chiedono l’abrogazione delle leggi che restringono la libertà di opinione.
La caratteristica comune delle “inquisizioni” è che la persona è condannata sin dall’inizio: non contano le prove che mostra a sostegno di ciò che dice, e nemmeno il fatto che essa non sta danneggiando nessuno né sta commettendo alcun reato, se non d’opinione.
Il fatto che oggi non vi siano più roghi non deve trarre in inganno: la vita di una persona può essere distrutta in vari modi, facendogli perdere il lavoro, mettendola alla gogna perpetua, oppure perseguitandola. Le persecuzioni possono acquisire molte forme come l’essere etichettato, l’essere additato come “mostro”, subire continue insinuazioni e calunnie, ecc.
Se tutti accettassero la libertà di tutti, non ci sarebbe alcun motivo di etichettare chi diverge dagli altri o di screditare qualcuno con calunnie, ecc.
Avere l’impeto a denigrare qualcuno senza motivo è di per sé sintomo di un qualche scompenso.
Gli esseri umani non sono creature omologabili, in essi c’è l’intelligenza, la creatività, la bontà, ma certamente ci può essere anche la stupidità o la banalità. La libertà è libertà di essere stupidi, intelligenti, bizzarri, banali, e tutto quello che si decide di essere.
Il punto è che esistono anche oggi alcune scelte ritenute “normali” e altre ritenute da rigettare o da criminalizzare anche quando non danneggiano nessuno.
Persino le conoscenze date dalla Fisica Quantistica sono derise in certi ambienti, poiché potrebbero accrescere il potenziale umano di libertà, e dunque essere “pericolose”.
I sistemi di natura imperialistica non hanno mai permesso agli individui di sentirsi capaci di autodeterminarsi o di alzare la loro autostima a tal punto da considerarsi artefici della loro realtà. Al contrario, hanno elaborato fior di dottrine religiose, filosofiche e politiche per controllare le menti e restringere la libertà di pensiero.
Millenni di controllo religioso o ideologico hanno fatto in modo che i popoli diventassero greggi docili e obbedienti, disposti a protestare sporadicamente quando il potere toccava l’acme, per poi ritornare all’ovile quando il lupo ringhiava.
Sono anche il silenzio o l’ostracismo verso coloro che vengono trattati da eretici a far diventare i migliori servitori di regime. Molti si uniscono superficialmente al coro dei detrattori, magari senza aver mai letto una riga o sentito una parola di ciò che la vittima ha da dire. Si “getta al rogo” chi è criminalizzato dal regime, rafforzando un sistema fondato sul controllo delle menti e dei comportamenti.
Chi non è più abituato a ragionare con la sua testa o a ritenere di poter vivere secondo i propri personali principi e idee, diventa spesso ipocrita, e acerrimo nemico di chi, invece, pensa con la sua testa nonostante i rischi.
Il nostro mondo è fatto di differenze, di varietà e di scelte diverse, che il sistema attuale ci rimanda come divisioni, contrasti e beghe. Ma la diversità non per forza deve essere oggetto di contrasti o divisioni. Il rispetto e la tolleranza vera potrebbero permetterci di vivere in un mondo pacifico, sereno e in cui c’è posto per ogni scelta libera. C’è vero progresso civile soltanto in assenza di “inquisizioni”, siano esse mediatiche o giuridiche.
Ricordiamo ciò che scrisse il Grande Inquisitore nell’opera di Dostoevskij: “abbiamo cura anche dei deboli. Essi sono peccaminosi e ribelli ma alla fine anche loro diverranno obbedienti. Si stupiranno di noi e ci considereranno degli dei, poiché siamo pronti a sopportare la libertà che loro hanno trovato così spaventosa e a governarli, tanto orribile sembrerà loro l’essere liberi. Ma diremo loro che noi siamo i Tuoi servi e li governeremo in Tuo nome”.
Antonella Randazzo
Fonte: http://lanuovaenergia.blogspot.com/
Link: http://lanuovaenergia.blogspot.com/2009/02/gli-eretici.html
4.02.2009
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Articolo correlato:
“Diritto alla verità e diritto all’errore”
http://antonellarandazzo.blogspot.com/2008/06/diritto-alla-verit-e-diritto-allerrore.html
NOTE
1) Carmine Mancuso è stato fra i fondatori, insieme a Leoluca Orlando e Nando Dalla Chiesa, nel 1991, del partito antimafia “La Rete”.
2) Dalla Chiesa Nando, Delitto imperfetto, Mondadori, Milano 1984, p. 224.
3) www.governo.it/Governo/ ConsiglioMinistri/testo_int.asp?d=30589 – 18k