DI FRANCESCO MARIA TOSCANO
ilmoralista.it
Voglio tornare ad approfondire alcuni concetti importanti per specificare meglio il senso di alcune mie ipotesi e conclusioni. Quando si parla di categorie politiche come destra e sinistra, nel tempo snaturate da una informazione sciatta fino a renderle quasi indistinguibili, si rischia di finire vittime dell’astrattismo. Attribuendo infatti significati diversi alle stesse parole aumenta il senso di incomunicabilità e incomprensione. Il primo compito di chi informa è quello di trasmettere emozioni ed analisi in grado di indurre il lettore alla riflessione, all’approfondimento e, perché no, alla critica in funzione della controdeduzione (e non dell’insulto come fanno le bestie). Ma per mettere in moto un meccanismo dialogico degno di questo nome è indispensabile sposare e condividere un linguaggio comune e pacificamente accettato. In molti casi questo tipo di introduzione preliminare risulta oggettivamente pleonastica. Se parlo di cibo e domando al mio commensale: “Ti va un pollo?”, è oggettivamente stravagante aggiungere informazioni del tipo “si tratta di un uccello domestico derivante da specie selvatiche di origine indiana”.
Quando invece si parla di politica, per di più ricorrendo con frequenza all’uso di termini ed immagini del passato con l’obiettivo di spiegare un presente permeato da aspetti di indiscutibile originalità, è opportuno ritornare spesso sugli stessi argomenti anche a costo di apparire ripetitivi e petulanti.
In primo luogo bisognerebbe smetterla di definire “crisi economica” quello che sta accadendo in Europa. L’espressione crisi economica tende infatti a trasmettere furbescamente un messaggio neutro e burocratico che attribuisce le difficoltà esistenti ad una sorta di caso fortuito o forza maggiore.
I commentatori economici e politici ricorrono all’immagine della “crisi” come sinonimo di evento imprevedibile e non controllabile dalla volontà dell’uomo. Ma l’attuale crisi non è affatto paragonabile ad una abbondante grandinata che distrugge il raccolto. Perché ciò che accade è il risultato previsto e voluto di una pianificazione lucida e maligna. Quindi usciamo subito dal campo delle fatalità ed immergiamoci consapevoli in quello della politica che influenza i processi storici. Stabilito che non esiste alcuna crisi economica determinata da eventi imprevedibili di fronte ai quali l’uomo non può resistere, bisogna ora guardare più da vicino gli elementi costitutivi di questo progetto politico guidato dalla massoneria reazionaria che si riconosce nelle posizioni dei vari Monti, Draghi, Olli Rehn, Schauble, Barroso, Van Rompuy e simili.
Quali sono i tratti distintivi di questa operazione politica su larga scala spacciata per “necessario risanamento dei conti”?
1) Creazione di una sovrastruttura capace di assorbire le prerogative dei singoli Stati-nazione in modo da impedire che le periodiche elezioni politiche nei diversi paesi dell’aria euro possano influire realmente nelle scelte dell’oligarchia tecnocratica dominante (dottrina Draghi: “Guida sempre il pilota automatico”)
2) Ridisegno degli equilibri sociali in senso neo-oligarchico da perseguire attraverso l’esasperazione di alcune teorie macroeconomiche che profetizzano l’indispensabilità di riforme non rinviabili per consentire all’Europa di tenere il passo con realtà economiche vitali, emergenti e competitive sul piano globale (cosiddetta “cinesizzazione dell’Europa”, copyright God).
Quindi, a questo punto della discussione, possiamo ragionevolmente affermare che “i media definiscono crisi economica un progetto razionale e consapevole finalizzato al ridisegno della società europea in senso barbarico e pre-illuministico, elaborato, guidato e imposto da una èlite tecnocratica, cementata da comuni radici massonico-reazionarie, che opera al riparo di una costruzione istituzionale di fatto antidemocratica e irresponsabile per obbligare i singoli stati membri ad attuare con la forza dell’intimidazione riforme in grado di accelerare la rapida destrutturazione del sistema sociale europeo, aumentare le disuguaglianze e selezionare la specie attraverso lo sviluppo di una eugenetica darwiniana finalizzata a determinare la sottomissione o in alternativa la morte, per suicidio o stenti, delle fasce più deboli della società in quanto intrinsecamente considerate inferiori e indegne (Goym, ovvero bestiame umano)”. Ho già utilizzato la definizione di “neonazismo tecnocratico” per fotografare sinteticamente il fenomeno appena descritto.
Ora è chiaro che il neonazismo tecnocratico di Draghi, Schauble e Monti non è sovrapponibile tout court con il nazismo classico della Germania di Hitler. Ma, a ben vedere, ne rappresenta l’evoluzione più innovativa negli strumenti ma fedele nelle intenzioni e nei sentimenti. L’Europa di oggi persegue l’obiettivo di colpire intere classi sociali perché avvertite come deboli e perciò non competitive.
Queste categorie, indicate come parassitarie, provocherebbero un rallentamento dell’efficienza sistemica dell’area euro da risolvere ad ogni costo. Solo la purezza del bilancio (un tempo della “razza”) costituisce perciò un rimedio indispensabile per evitare che la presenza sulla scena di “uomini inferiori” generi un decadimento complessivo della laboriosa società europea tale da insinuare dubbi e perplessità presso i fantomatici “mercati” (luogo metafisico abitato esclusivamente dagli ariani moderni).
Non tutte le uccisioni di massa sono guidate dagli stessi propositi. I Romani decisero di sterminare i Cartaginesi perché questi ultimi costituivano una continua minaccia militare; i cattolici medievali perseguitarono gli eretici per salvaguardare “la fede autentica”; Stalin colpì i kulaki perché si erano arricchiti conquistando pericolosamente prestigio sociale. Ma solo i nazisti misero in piedi una efficace e organica macchina delle morte per inseguire il mito della purezza minacciato dalla sola presenza in vita di categorie indegne di esistere.
Neri, zingari e portatori di handicap non minacciavano né ostacolavano i progetti della Germania nazista ma, nonostante questo, finivano per essere bruciati nei forni comunque perché avvertiti come elementi in grado di inquinare la natura stessa dell’uomo nuovo destinato a fondare una civiltà scevra dall’imperfezione. Alla luce di questo ragionamento ribadisco le evidenti affinità fra la filosofia nazista classica e il neonazismo tecnocratico contemporaneo. La cornice è cambiata ma il quadro è sempre quello.
Chi oggi non si adegua ad una esistenza semi-schiavile al servizio della classe neoaristocratica è pregato di togliere cortesemente il disturbo. Così come Goebbels e Rommel appartenevano al primo cerchio di potere della Germania nazista, gli italiani Mario Monti e Mario Draghi compongono il primo livello del sistema di potere che regge il neonazismo tecnocratico contemporaneo. Il livello europeo è sovraordinato rispetto a quello nazionale e, conseguentemente, la caratterizzazione delle forze politiche che operano all’interno dei confini dei singoli paesi si evince perlopiù dal grado di fedeltà che le stesse assicurano al politburo di Bruxelles. .
In Italia il Pd si è distinto per il fiancheggiamento acritico e bovino nei confronti di tutte le riforme cucinate dalla euro-burocrazia. Non a caso Bersani ha sostenuto il governo Monti fino all’ultimo, preferendo perdere le elezioni anziché rallentare il cammino dei neonazisti tecnocratici.
Per l’oligarchia continentale il Pd è affidabile almeno quanto Pètain lo fu agli occhi di Hitler. Per queste ragioni il Pd, partito formalmente di sinistra, rappresenta nei fatti posizioni tipiche dell’estrema destra classista, antiegualitaria e, all’occorrenza, sanguinaria.
Francesco Maria Toscano
Fonte: www.ilmoralista.it
Link: http://www.ilmoralista.it/2013/06/12/gli-elementi-costitutivi-del-neonazismo-tecnocratico-interiorizzati-dal-partito-democratico/
12.06.2013