DI HAMID DABASHI
Quello a cui stiamo assistendo oggi è secondo Baudrillard un simulacro globale di eventi che in realtà non sono mai accaduti.
Tra l’inizio di gennaio e la fine di marzo del 1991, il distinto filosofo francese Jean Baudrillard pubblicò tre saggi nel quotidiano francese Liberation, che nell’ordine intitolò “La guerra del Golfo non avrà luogo”, “La guerra del Golfo: E’ davvero in atto?” e “La Guerra del Golfo non è mai avvenuta”.
Successivamente pubblicò i tre saggi in un libro del 1991, di cui una traduzione in inglese è apparsa nel 1995 come “La guerra del Golfo non è mai avvenuta”.
Le date di questi tre saggi sono importanti se ricordiamo che, quella che ora è chiamata la “Guerra del Golfo” si verificò tra il 2 agosto del 1990 (quando Saddam Hussein invase il Kuwait) e il 28 febbraio del 1991 (quando una coalizione guidata dagli Stati Uniti lo mandò via).
In altre parole, Baudrillard stava scrivendo e aveva pubblicato questi saggi proprio nel momento in cui la guerra era in corso, quando gli Stati Uniti e i suoi alleati seminavano morte e distruzione in Iraq, e presto sarebbe finita.
Si stava svolgendo un evento mediatico
La tentazione, alla quale Baudrillard non poteva resistere nello scrivere questi saggi con questi titoli deliberatamente provocatori, era nata dal modo in cui gli eventi, accaduti durante e subito dopo la guerra del Golfo, gli avevano fornito un esempio perfetto per le sue idee di “simulacri”,”simulazione” e “iperrealtà”.
Retoricamente avrebbe voluto registrare il fatto che la guerra del Golfo è stata un evento mediatico, una realtà virtuale, con reazioni simulate, mascheranti la vera esperienza umana di essere in guerra. In mezzo a questa iperrealtà, la realtà della guerra in Iraq era stata sepolta.
Al centro della visione di Baudrillard sulla natura di simulacro e iperrealtà, un grido per il reale, insieme con la paura che avevamo del tutto persa la possibilità della vera paura, della disperazione vera, della reale agonia – per noi stessi o per gli altri.
Circa 25 anni dopo la prima operazione militare guidata dagli Stati Uniti in Iraq e la pubblicazione di tali saggi, l’iperrealtà di quella guerra in Iraq è venuta a tormentare la realtà degli attacchi del 13 novembre a Parigi, nel paese natale di Baudrillard. L’ironia non si sarebbe dovuta perdere nel terrore di quella sera a Parigi.
La casa del filosofo in fiamme
Se fosse stato ancora vivo, oggi Baudrillard avrebbe scritto un saggio dal titolo simile “Gli attacchi di Parigi non sono accaduti?” Sarebbe stato possibile per il filosofo francese di essere il più giocosamente perspicace nel momento in cui il terrore fosse stato inflitto a stesso, al suo quartiere, e al suo stesso popolo?
Forse sì, forse no. Ma una cosa è certa: le durature intuizioni di Baudrillard sulla natura di simulazione e di iperrealtà erano evidenti a Parigi come lo erano state quando le aveva teorizzate durante la guerra del Golfo.
Quando si sono verificati gli attentati di Parigi, la BBC World News – come miglior esempio tra altri mezzi di comunicazione globalizzata – è diventata il quadro perfetto della prova di intuizione di Baudrillard sulla natura e sulla funzione di iperrealtà.
La BBC è stata così accuratamente improntata sugli eventi di Parigi che la sua copertura è diventata prosaica, scontata, del tutto inutile, sopraffatta da immagini vacue a tal punto che sono diventate prive di significato.
Il mondo ha cessato di esistere per la BBC. E nella chiusura ermetica che ha creato attorno all’orrore di Parigi, non c’era modo per il terrore di Parigi di poter essere registrato e analizzato dal mondo in libertà – l’entità del suo terrore percepito umanamente e compreso dai non europei.
La BBC avrebbe momentaneamente chiuso con Parigi per andare al suo “Focus sull’Africa”, ad esempio, ma solo per chiedere ai suoi giornalisti di andare a raccogliere parole di simpatia dagli africani su Parigi – non per chiedere agli africani di parlare del proprio terrore, in modo che il rapporto avrebbe potuto evidenziare gli attacchi di Parigi.
Avrebbe detto qualcosa sulla medesima situazione dello Stato islamico dell’Iraq e l’attacco dello Stato Islamico (ISIS) in Libano, ma non prima di aver detto come i libanesi mandavano le loro condoglianze a Parigi.
L’attenzione è stata così intensificata su Parigi, che Parigi ha perso la sua realtà come città di Francia, dell’ Europa, di questo pianeta, ed è implosa in un simulacro di se stessa senza alcun senso.
Una nuova era filosofica
Parigi aveva bisogno di un colpo lungo comparativo e globale per rendere la sua sofferenza significativa, ma i produttori della BBC, i giornalisti e i cameramen – ancora una volta scelti come miglior esempio tra altri media globali eurocentrici – erano così intenti a estremi primi piani di Parigi e nient’altro, da tagliarla fuori dal resto della nostra umanità. Parigi su BBC è diventata un fotomontaggio digitalizzato di se stessa.
Il magnifico filosofo francese Baudrillard piangeva nella tomba per la sua bella città e allo stesso tempo rideva per la copertura della BBC.
Ma, ed è questo il problema: Il mondo non si ferma per la BBC, per darle il tempo di riprendersi dalle sue fissazioni nervose con una cosa europea o altro. In poco tempo è accaduto l’attacco all’Hotel di Mali, e prima ancora che questa atrocità fosse terminata, Bruxelles era sotto assedio, e ancora il jet da combattimento russo è stato abbattuto dalla Turchia.
La BBC era caduta nella sua stessa trappola, diventando un esempio da manuale di nozione di simulacro secondo Baudrillard. La sua trasmutazione aggressiva della realtà di Parigi in una iperrealtà vacua aveva ora metastasi sparse.
I teorici della guerra iperreale e dei filosofi dei simulacri della paura non sono più al sicuro nella santità e nella serenità delle loro mura domestiche. Muri e frontiere sono crollate – l’Oriente è in Occidente, l’Occidente già in Oriente.
Questa è l’alba di una nuova era filosofica, in cui il filosofo europeo non è più al sicuro dalle conseguenze delle proprie teorie. Il compito della filosofia oggi non può più essere diviso lungo falsi divari di civilizzazione.
I jet da combattimento in volo sul Mediterraneo per bombardare l’Iraq, la Siria, la Libia, o il Mali e i rifugiati imbarcati e poi a piedi verso l’Europa hanno ormai creato una geografia di fatto completamente diversa, sovrascrivendo la tirannia fantasiosa di “l’Occidente e il resto”.
Che i terrificanti attacchi di Parigi abbiano avuto luogo, è del tutto indipendente dall’iperrealtà della BBC di sopraffare il terrore dell’evento alla nullità, così come quelli in Libano, Egitto, Iraq, Siria, Turchia, e Afghanistan.
Baudrillard ha anticipato e teorizzato la plasticità del simulacro di questa realtà spaventosa quando ha detto che “la guerra in Iraq non è avvenuta” molto prima che la sua Parigi fosse veramente sotto attacco, attraverso il fumo e gli specchi di tutta la iperrealtà e i simulacri.
Hamid Dabashi è Hagop Kevorkian, professore di Studi Iraniani e Letteratura Comparata alla Columbia University di New York.
Fonte: http://www.aljazeera.com
27.11.2015
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ELENA ALBERTI