DI ANTONELLA RANDAZZO
Negli ultimi anni, con l’abbassarsi delle tariffe aeree e la nascita di Resort e villaggi turistici nelle più belle località del Terzo Mondo, è stata creata una situazione paradossale quanto inquietante. Attraverso il turismo di massa, le persone già svantaggiate e depauperate da secoli di colonialismo, vengono ulteriormente danneggiate, e in molti casi ridotte a schiavi o a merce.
Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo, nel 2010 saranno un miliardo le persone che faranno viaggi turistici all’estero. Dunque il turismo è un mercato in crescita. E’ emerso che i turisti appartengono a 20 Paesi, tutti nel Nord del mondo. Chi vive in un Paese povero non può viaggiare, se non clandestinamente, rischiando la vita. E in quel caso non si tratta di turismo.
Gli abitanti dei paesi poveri non soltanto non fanno turismo, ma a causa del turismo sono costretti a subire regimi dittatoriali e miseria. Infatti, nei paesi del Terzo Mondo, la ricchezza portata dal turismo finisce quasi completamente nelle tasche degli imprenditori stranieri e dei dittatori dei regimi-fantoccio.
La quantità di europei che si recano nei cosiddetti paradisi turistici è in aumento. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di persone che ignorano completamente le condizioni politiche, sociali ed economiche dei paesi in cui vanno.
Dalle statistiche risulta che l’Italia è uno dei paesi che più pratica il turismo sessuale. Sembrerebbe che ogni anno centinaia di migliaia di pensionati, padri di famiglia, impiegati, imprenditori, e altre persone del tutto insospettabili, si rechino nei paradisi del turismo sessuale per avere rapporti sessuali con ragazze giovanissime, talvolta bambine di 12 o 13 anni.
I governi di questi paesi sanno benissimo cosa accade, e perché c’è un flusso così alto di turisti, ma, anche quando approvano leggi che proibiscono la pedofilia e la prostituzione, chiudono entrambi gli occhi di fronte al turismo sessuale. Si tratta di governi-fantoccio, che permettono lo sfruttamento delle risorse da parte dalle grandi imprese straniere, costringendo la maggior parte della popolazione a vivere in condizioni di miseria tali da essere costretta allo sfruttamento lavorativo o sessuale.
La propaganda occidentale nasconde o mistifica la vera situazione del turismo di massa, e parla di “globalizzazione” e di “sviluppo delle aree povere”.
Gli europei sono indotti a credere che il turismo nei paradisi turistici sia tutto sommato conveniente per le popolazioni indigene, che non possono non trarre vantaggio, dato che i turisti portano denaro. La parola “colonialismo” non viene affatto associata al turismo, eppure se si analizza bene la situazione di questi paesi si comprende come tale termine spieghi esattamente la situazione in cui queste popolazioni vivono.
A partire dalla fine degli anni Settanta dello scorso secolo, il Fondo Monetario Internazionale ha imposto le “ristrutturazioni”, che miravano a sfruttare le bellezze naturali di questi luoghi, sviluppando il turismo. L’obiettivo principale era quello di indebitare i paesi e costringere le autorità locali ad approvare leggi che dessero alle imprese straniere il potere di costruire alberghi e Resort, sapendo di poter avviare un lucroso turismo, senza pagare tasse, e potendo sfruttare le risorse naturali. Si tratta, in altre parole, di saccheggio coloniale, che mira a privare le popolazioni dei loro diritti e, impoverendole, costringerle a lavorare per salari da fame o a prostituirsi. La globalizzazione ha seminato miseria e ha rafforzato regimi dittatoriali senza scrupoli. Il processo di globalizzazione non è altro che un modo “legale”, utilizzando il perverso meccanismo del debito e imponendo condizioni favorevoli soltanto alle imprese.
Per molti anni in Occidente i mass media hanno fatto credere nella menzogna che l’Fmi e la Bm agissero per incrementare lo sviluppo economico dei paesi poveri, mentre invece facevano tutto il contrario. Spiega l’economista Joseph Stiglitz:
“Oggi, pochi difendono l’ipocrisia nel pretendere di aiutare i paesi in via di sviluppo nel forzarli ad aprire i loro mercati ai buoni e avanzati paesi industriali i quali d’altro canto mantengono protetti i loro prodotti, politiche che rendono i ricchi più ricchi e i poveri più poveri e incrementando la rabbia…. (i funzionari dell’Fmi) cambiano il mandato e gli obiettivi, mentre dovrebbero starsene tranquilli, in modo sottile, dal servire gli interessi economici globali, sono passati a servire gli interessi della finanza globale… La mentalità coloniale – la certezza di conoscere cosa sia meglio per i paesi in via di sviluppo – persiste… La globalizzazione oggi non sta lavorando per i poveri del mondo. Non si sta occupando molto dell’ambiente. Non sta lavorando per la stabilità dell’economia globale.”(1)
I paradisi turistici sono tali soltanto per i turisti occidentali, mentre per la maggior parte della popolazione locale sono luoghi in cui si vive come all’inferno.
Le mete più ambite sono proprio quelle in cui ci sono feroci regimi mascherati da democrazia, e in cui molti bambini e ragazzine sono costretti a prostituirsi per poter mangiare. Fra queste mete troviamo l’arcipelago delle Maldive, la Thailandia e le isole dell’arcipelago di Capo Verde. Il turismo sessuale, che è in crescita, viene praticato anche nell’Est europeo e in America Latina.
In questi paesi, la globalizzazione ha distrutto le economie locali, e costretto alla miseria e alla fame milioni di persone, facendo aumentare ancora di più il divario fra Primo e Terzo Mondo, e inducendo gli abitanti del Primo Mondo a sfruttare ulteriormente le persone più povere, considerandole alla stessa stregua di oggetti. Il più povero diventa un oggetto privo di diritti, e le aree del turismo sessuale diventano luoghi in cui c’è la possibilità di superare i normali tabù, in cui anche la depravazione più criminale, come la pedofilia, diventa lecita. Tutto ciò avviene nella rivendicazione di una presunta superiorità dell’uomo bianco occidentale, atavico conquistatore e sfruttatore di schiavi.
In molte di queste località il popolo è stato ulteriormente impoverito dall’arrivo delle grandi imprese straniere, che si sono appropriate dei loro beni e sfruttano le risorse locali con enormi agevolazioni legali e fiscali.
In molti di questi paradisi turistici i bambini non hanno scuole e non ci sono ospedali per la popolazione.
Le persone che vivono in questi luoghi vengono considerate prive di valore, e i governi-fantoccio, per avvantaggiare gli investitori, sono disposti a qualsiasi cosa.
Alle Maldive, molte persone percepiscono che il nuovo assetto li vede privi di valore: “non valiamo niente, siamo solo un fastidio… Dio quando ha creato le Maldive è stato generoso, ma ora sono un paradiso solo per voi, per noi invece c’è solo fame, disoccupazione, disperazione, e se qualcuno protesta se la passa davvero male”(2) , dicono.
In Occidente viene diffusa una falsa percezione di ciò che realmente è la globalizzazione e di cosa è accaduto nei luoghi in cui sono sorti i paradisi turistici. In realtà le “democrazie” che gli occidentali portano nei paesi del Terzo Mondo non sono altro che sistemi di dominio economico-finanziario, mascherati dal pluralismo partitico. Le popolazioni diventano “sovrane” soltanto nella scelta di un partito piuttosto che un altro, e siccome tutti i partiti sono controllati dal gruppo egemone, la situazione di governo vedrà comunque il prevalere degli interessi di pochi, mentre la popolazione sarà tenuta sottomessa attraverso le forze militari o il terrorismo. Nelle Maldive, da ben ventinove anni, c’è lo stesso presidente-fantoccio, Maumoon Abdul Gayoom. Nel 2003 Amnesty International, in un rapporto, ha denunciato gravi violazioni dei diritti umani da parte del regime di Gayoom. In particolare, si tratta di torture, maltrattamenti nelle carceri, arresti arbitrari di intellettuali, militanti politici dell’opposizione e di persone che difendono i diritti umani.
Nello stesso anno tre persone arrestate morirono misteriosamente in carcere, e la popolazione si sollevò. Gayoom, dopo questi fatti promise generiche “riforme”, che non sono mai state attuate. Ad oggi la popolazione si ribella contro la dittatura mascherata da democrazia, e si sono avuti arresti in massa.
Così il capo della vera opposizione politica delle Maldive racconta la situazione del paese:
“Mi hanno torturato più volte negli ultimi venti anni. Sono stato nelle loro prigioni speciali sei o sette volte e ho trascorso cinque anni in carcere semplicemente perché avevo espresso le mie opinioni a favore della democrazia… In questo paese ci sono pochissime persone, non più di 50, che si prendono tutti i soldi e beneficiano di tutte le ricchezze delle Maldive, mentre la nostra gente vive nella miseria. Allora alcuni di noi, tempo fa, avevano preparato una lista di Resort da boicottare, dove voi occidentali non dovreste più andare perché sono di proprietà dei dittatori, e andandoci li arricchite e consentite loro di restare al potere. Se continuerete ad andarci sarete contro la nostra gente perché è una vergogna che voi veniate qua e facciate il bagno nel nostro mare, vi sdraiate al sole sulle nostre spiagge mentre nelle isole vicine noi siamo arrestati, torturati e massacrati. E’ una vergogna”.(3)
L’arcipelago di Capo Verde, che comprende dieci isole e otto isolotti, si trova nell’Oceano Atlantico, 450 km al largo del Senegal e 1200 km a sud delle Canarie. Dal 1995, il Governo iniziò a fare riforme per avvantaggiare le imprese straniere, su pressione degli organismi internazionali. Fra il 1995 e il 2000 fu attuata una politica di liberalizzazione e privatizzazione della maggior parte delle imprese pubbliche. Le imprese che si contendono gli affari sono oggi principalmente spagnole, italiane, portoghesi, inglesi e statunitensi.
L’isola di Sal è la più frequentata dai turisti occidentali, e a causa del turismo di massa l’assetto economico è stato distrutto quasi completamente. Racconta un cittadino capoverdiano:
“Il turismo porta ricchezza solo a pochi… alla gente di Capo Verde la ricchezza non arriva perché c’è una politica che favorisce le imprese straniere. Tutti gli alberghi… non comprano niente qua, anzi entrano in concorrenza con le piccole imprese locali. Noi capoverdiani cominciamo ad avere difficoltà a sopravvivere nel nostro paese… un umile lavoratore capoverdiano non riesce a competere con le multinazionali del turismo, e così una parte della popolazione sta pagando… per l’arrivo del turismo di massa”.(4)
I turisti rimangono spesso chiusi nei villaggi, dando profitto soltanto alle imprese straniere. I Resort, pur sfruttando le risorse locali, non pagano tasse e sfruttano i lavoratori dando stipendi medi di 150/200 euro mensili.
Nel nostro paese esiste la Legge 269/98, che negli articoli 5 e 7 condanna e punisce come reato il turismo con scopo sessuale, anche se praticato all’estero. Eppure sono diverse le imprese italiane che si prodigano a costruire villaggi e Resort nelle località del turismo sessuale, e sono centinaia di migliaia gli italiani che ogni anno viaggiano per praticare lo sfruttamento sessuale di ragazzine e bambini. Coloro che promuovono il turismo sessuale o che praticano la pedofilia nei paesi poveri, hanno un senso di impunibilità, dato che è assai raro che qualcuno venga perseguito dalla legge. Le aree povere del pianeta sono considerate come zone in cui tutto è lecito, e sono assai scarsi i controlli e le indagini da parte delle autorità occidentali.
Alcune località della Thailandia sono diventate centri del turismo sessuale. Ad esempio, il villaggio di Pattaya, fino ad alcuni anni fa un semplice villaggio di pescatori, è stato trasformato in un centro di prostituzione in seguito all’arrivo di soldati statunitensi in cerca di “svago”.
Secondo le stime delle organizzazioni umanitarie, soltanto in Thailandia ci sarebbero circa 350.000 prostitute tailandesi e birmane, la maggior parte poco più che ragazzine, che si esibiscono nei locali notturni, e per pochi euro offrono i loro corpi ai turisti. Secondo alcune ricerche, almeno il 50% di queste ragazzine sarebbe sieropositivo HIV. Quelle che si ammalano di solito vengono fatte sparire nel nulla.
“Sono soltanto puttane” dice un turista europeo al giornalista Silvestro Montanaro. “Ma lei ha mai parlato veramente con loro?” chiede il giornalista. Risponde il turista europeo: “Non ne vale la pena… raccontano tutte le stesse storie. Dicono che lo fanno per soldi… che qualcuno è malato, morto o in ospedale”.(5)
Le ragazzine raccontano storie di miseria, di ingiustizie, o di agghiaccianti violenze. Ad esempio, una ragazzina birmana raccontò:
“Sono venuta in Thailandia con mia madre, da noi non potevamo più vivere, eravamo ridotte alla fame. Mamma si è trovata un lavoro ma la pagavano pochissimo, e allora ho provato a cercare lavoro anch’io. Un uomo mi ha detto che conosceva un bar in cui avevano bisogno di una ragazza. Ho chiesto se non era un problema che fossi appena una ragazzina, lui mi ha sorriso e ha detto ‘no anzi è ancora meglio’. (Disse) che cercavano una bambolina come me. Quando sono arrivata lì ho visto tante ragazze seminude che intrattenevano i turisti. Ho detto a quell’uomo che quel posto non mi piaceva, che mi faceva paura e volevo andare via. Lui mi ha trascinata in una stanzetta e mi ha violentata. Poi è andato via e ha chiuso la porta. Qualche ora dopo è entrato un uomo, era un turista. Mi sono buttata fra le sue braccia (dicendo) ‘mi aiuti la prego’, ma quello ha cominciato a toccarmi. Ho provato a scappare ma lui mi ha buttata sul letto. Piangevo, urlavo ‘sono solo una bambina’. ‘Lo so’ ha detto lui, ho pagato tanti soldi per averti… Mi ha usata tutta la notte e credo sia andato via soltanto quando sono svenuta… mi sono svegliata in uno strano ospedale, tenuto da dottori amici dei miei padroni. Si perché ora ero una cosa, avevo dei padroni. Dopo due mesi mi hanno riportata a quel bar, ho detto che non avrei fatto più certe cose e i padroni hanno detto che potevo andare via. Anzi, uno di loro ha detto che mi accompagnava, e invece mi ha portato in una casa dove c’erano tanti uomini, dieci o forse di più. Ci sono rimasta tre giorni, tre giorni da incubo. Ho passato un altro mese in ospedale e quando mi hanno riportata in quel bar ero un’altra persona. Da allora faccio tutto quello che vogliono loro. Vado con clienti, rido, li soddisfo. I turisti dicono che sono brava, che sono sexy, la loro bambolina sexy. Giocano con il mio corpo ma a me non importa più niente, tanto sono morta. Sono morta un venerdì di tre anni fa, sotto nessun cielo, invocando mia madre, fra braccia violente e sconosciute che pretendevano amore. Che schifo di amore, mentre il mio cuore si velava per sempre di orrore”.(6)
Sono queste le storie orrende che i turisti non vogliono sentire, per usare i corpi delle ragazzine e continuare ad essere i paladini della “democrazia” e di una presunta alta civiltà.
“Goditi la vita” è il motto di questi turisti. E alla domanda sgomenta di Montanaro: “ma come è possibile godersi la vita sfruttando delle ragazzine?”, un anziano turista europeo rispose: “Perché no?… basta avere soldi… le compro tutte, compro tutto ciò che voglio”.(7)
Alcuni studiosi hanno ravvisato nelle persone che praticano il turismo sessuale delle affezioni patologiche individuali e un notevole atteggiamento di disprezzo verso le persone dei paesi poveri. C’è anche il pregiudizio dovuto all’ideologia diffusa dalla cultura di massa, secondo la quale il valore delle persone dipende dai soldi che hanno, e chi ha soldi può tutto.
Nessuno dei turisti del sesso si interroga su come la prostituzione distrugga la vita di quelle ragazzine, e sul degrado morale e sociale che la mercificazione del corpo produce in chi si vende e in chi compra.
Quello che di sicuro caratterizza queste persone è la doppia morale gravemente impregnata di razzismo. Molte di queste persone hanno avuto figli, forse hanno anche nipoti, e non vorrebbero di certo che qualcuno dei loro familiari vendesse il proprio corpo per denaro, eppure senza alcuno scrupolo usano i corpi di ragazzine straniere come fossero oggetti. Considerano quelle ragazze, per il semplice fatto che non sono nate in Europa, in modo nettamente diverso rispetto alle donne dei loro paesi. Le percepiscono “puttane”, senza alcuna considerazione per quello che esse raccontano: storie di miseria, sofferenza e violenza. Vogliono che esse stiano zitte, per poter credere di essere quasi dei benefattori, dando loro pochi euro, con cui compreranno da mangiare. Quelle ragazzine con gli occhi a mandorla, sono per loro oggetti, private della loro umanità e dignità, per offrire piacere sessuale senza rimorsi.
Fa parte del razzismo, più o meno inconscio, credere che in paesi non europei siano così arretrati nei costumi da praticare comunemente la prostituzione o lo sfruttamento sessuale dei bambini, e che dunque, dato che fa parte della “cultura” del posto, diventi lecito per chiunque praticare questi crimini.
Alcuni turisti occidentali, cresciuti con l’idea che gli europei sono moralmente superiori perché “portano democrazia e benessere”, credono davvero che ragazzine o bambine provino piacere a fare sesso con uomini europei, spesso anziani, e credono che offrire loro denaro in quelle circostanze possa essere un atto di generosità. Non si chiedono perché quelle ragazze sono costrette a prostituirsi, né quale sia la reale situazione del loro paese, né chi ha la responsabilità del degrado morale e materiale che, specie negli ultimi decenni, ha colpito il loro paese. Non sono interessati a capire chi ha distrutto la loro semplice economia, chi ha sottratto le loro ricchezze e ottiene lauti profitti dalla miseria e dal degrado. Trovare risposte a tutto questo equivale a scoprire gli altarini criminali di chi oggi impone il proprio dominio. Significa scoprire che gli europei sono tenuti nell’ignoranza rispetto a ciò che il gruppo dominante fa nei paesi del Terzo Mondo. Significa capire che i mass media hanno l’obiettivo principale di stimolare le aree meno evolute del nostro cervello, per indurci a credere che l’esistenza umana possa essere ridotta al piacere sessuale mercificato o all’avidità. O che si debba credere che il denaro possa essere l’arbitro dei destini umani, e costringere alcuni alla sofferenza e altri alla sopraffazione.
Quelle ragazzine, come angeli feriti, hanno perduto il contatto con se stesse, strette nel dolore della loro quotidiana, degradante esistenza. Hanno attivato le difese che le estraniano da ciò che è lontano da quello che davvero vorrebbero.
Ma il degrado non riguarda soltanto quei popoli impoveriti e assoggettati con la forza. Riguarda anche quegli occidentali che sfruttano situazioni di degrado per soddisfare i loro istinti più bassi. Quegli occidentali che credono che nascere in una determinata zona geografica possa essere determinante nel decretare il rispetto dei diritti umani o il degrado a merce senza valore. Queste stesse persone, a parole, ritengono importante la loro cultura cristiana e i valori democratici, ma nei fatti non sono disposti a rispettare la persona umana sempre e in ogni luogo, e si fanno complici di gravissimi crimini contro l’umanità. La cultura di massa ha fatto credere loro che si possa mercificare tutto. Questa cultura è distruttiva e degradante, e contrastarla è dovere di ogni persona che crede nel rispetto dei diritti e della dignità umana.
Antonella Randazzo
Fonte: http://antonellarandazzo.blogspot.com/
Link: http://antonellarandazzo.blogspot.com/2007/12/gli-angeli-feriti-dei-paradisi.html
19,12,07
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PER APPROFONDIRE
Beyala Calixthe, “Gli alberi ne parlano ancora”, Epoché edizioni, 2007
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Canestrini Duccio, “Andare a quel paese. Vademecum del turista responsabile”, Feltrinelli, 2003.
Dell’Agnese Elena, Ruspini Elisabetta, “Turismo al maschile, turismo al femminile. L’esperienza del viaggio, il mercato del lavoro, il turismo sessuale”, Edizioni Cedam, 2005.
Miller Alice, “Il Bambino Inascoltato”, Bollati Boringhieri, 1992.
Monni Piero, “L’arcipelago della vergogna. Turismo sessuale e pedofilia”, Edizioni Universitarie Romane, 2001.
Monzini Paola, “Il mercato delle donne. Prostituzione, tratta e sfruttamento.”, Donzelli, 2002.
O’ Grady Ron, “Schiavi o Bambini? Storie di Prostituzione Minorile e Turismo Sessuale in Asia”, Edizioni Gruppo Abele, 1995.
NOTE
1) Stiglitz Joseph , “Globalization and Its Discontents”, W.W. Norton, New York 2002.
2) Montanaro Silvestro, “C’era una volta”, RaiTre, novembre 2007.
3) Montanaro Silvestro, “C’era una volta”, RaiTre, novembre 2007.
4) Montanaro Silvestro, “C’era una volta”, RaiTre, novembre 2007.
5) Montanaro Silvestro, “C’era una volta”, RaiTre, novembre 2007.
6) Montanaro Silvestro, “C’era una volta”, RaiTre, novembre 2007.
7) Montanaro Silvestro, “C’era una volta”, RaiTre, novembre 2007.