GIORNALISMO AZZECCAGARBUGLI

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DI MASSIMO FINI
ilfattoquotidiano.it

Vedo avanzare una stagione sinistra. Quella del ritorno in
grande stile degli Azzeccagarbugli che nel post Mani Pulite
furoreggiarono riuscendo in pochissimi anni a trasformare i ladri
in vittime e i magistrati nei veri colpevoli. Gli Azzeccagarbugli,
intellettuali e giornalisti, sono specialisti nell’uso del sofisma, del
paralogismo (argomento falso ma con l’apparenza di vero) e,
come nel gioco delle tre tavolette, nel mischiare, a seconda di
quanto gli torna comodo, i piani di discussione passando da
quello giuridico al politico al sociologico, con l’intento di
intorbidare le acque e rendere oscuro ciò che è chiaro, nero ciò
che è bianco. Un caso direi di scuola è l’articolo scritto da
Fabrizio Rondolino, ex uomo di D’Alema, per Il Giornale del
21.06 a proposito dell’autorizzazione all’arresto di Luigi Lusi
data dal Senato: “È la prova che il giustizialismo, l’ordalia
manettara, la subordinazione alla magistratura inquirente sono
sopravvissuti alla fine dell’anti berlusconismo…

È un giorno di lutto per la sinistra italiana perché il valore della libertà
personale è più grande delle sottigliezze giuridiche… del
protagonismo plebeo che esige ogni giorno un nuovo lazzarone
da impiccare sulla pubblica piazza”. Noi che, a differenza
dell’aristocratico Rondolino, siamo dei cittadini plebei
vorremmo semplicemente che anche i nobili fossero chiamati a
osservare quelle leggi che noi tutti siamo tenuti a rispettare.
Perché l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge è il
principio-cardine della liberal democrazia, se cade questo
principio la democrazia perde ogni senso e legittimità e si
traduce in un neofeudalesimo, con un doppio diritto, uno per i
plebei, intransigente e feroce, e uno per i neoaristocratici, così
lasco e morbido da diventare quasi inesistente.

Insomma la
vecchia, cara, schifosa giustizia di classe. Rondolino aggiunge:
“La carcerazione preventiva è un crimine e uno scandalo…
tenere le persone in prigione prima del processo significa
esercitare una pressione sull’imputato che somiglia assai più alla
tor tura”. Se questo principio fosse assoluto, allora deve valere
anche per Giovanni Vantaggiato e per tutti coloro che sono
attualmente in carcere in attesa di processo, in genere per reati
molto minori di quelli imputati a Lusi, una grassazione di denaro
pubblico per 25 milioni di euro che lui chiama graziosamente
“un fatto di costume”. Ci sono invece casi in cui la carcerazione
preventiva si rende necessaria e il Codice di procedura penale ne
definisce rigidamente i requisiti. Naturalmente Rondolino parte
dal presupposto, del tutto arbitrario, che questi requisiti nel
caso di Lusi non ci sono e che quindi la richiesta d’arresto del Gip
è illegittima: “Quali nuovi reati avrebbe potuto commettere
Lusi? Quali prove avrebbe potuto occultare lui che parla con i
magistrati e con i giornalisti ogni giorno? Oppure sarebbe
fuggito all’estero?”. Ohè, se esistono o meno i requisiti per un
arresto lo stabilisce il Gip, e in seguito il Tribunale della Libertà,
e ancora successivamente la Cassazione o Fabrizio Rondolino
costituitosi in arbitro e giudice unico, in Tribunale Speciale?

Noi
siamo plebei, ma non proprio così cretini da non capire che, per
l’ennesima volta, la classe dirigente e i suoi lacchè ci stanno
prendendo in giro. Ma di fronte alle solite fumisterie non
sappiamo come reagire. Non abbiamo difesa. O, forse, una
difesa c’è. Quando ero all’Europeo, c’era un giovane collega,
Claudio Lazzaro, bel ragazzo, alto, aitante, dolce, un po’ naif e
ingenuo. E nelle assemblee di redazione i vecchi marpioni del
giornale gli cambiavano ogni volta le carte in tavola, il bianco
diventava nero e il nero bianco. Lui ne rimaneva sconcertato e
amareggiato. Finché un giorno, dai e ridai, anche il mite Claudio
perse la pazienza. Si alzò e grande e grosso com’era puntò sul
caporione e guardandolo dritto negli occhi disse: “Bene, allora
ditemi a chi devo spaccare la faccia?”. E il bianco tornò bianco e
il nero nero. È davvero a questo che volete portarci?

Massimo Fini
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
23.06.2012

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