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La Redazione

 

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GIORDANIA: UN MODELLO PER LA BALCANIZZAZIONE DEL MEDIO ORIENTE ARABO

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A cura di Davide
Il 20 Novembre 2005
35 Views

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DI KURT NIMMO

Secondo il Re Giordano Abdullah II, Il crimine che è accaduto non ci spingerà a diventare uno stato di polizia, ma ci sarà un equilibrio fra libertà e sicurezza nel modo che più sia gradito alla popolazione ed ai nostri ospiti.”
Ospiti, certamente, poiché essi portano profitto, ma non sono soggetti alla monarchia.
In Giordania, secondo Amnesty International, “ una varietà di soggetti politicamente sospetti che sono spesso arbitrariamente arrestati” sono vittime di “prolungate detenzioni senza possibilità di comunicare all’esterno” quindi senza “la possibilità di contattare le proprie famiglie o un avvocato”. Tale è “l’equilibrio fra libertà e sicurezza” nella monarchia, che si verificano restrizioni “della libertà d’espressione e che esistono leggi e articoli del Codice Penale che permettono la condanna di reati di coscienza e possibili carcerazioni per i medesimi reati, per esempio con l’accusa di lesa maestà, accusa che è stata usata per incarcerare politici dell’opposizione, e la Legge sulla Stampa e le Pubblicazioni, che in passato è stata frequentemente usata per minacciare o addirittura imprigionare dei giornalisti.” In altre parole, se provassi a scrivere questo a blog ad Amman, potrei essere arrestato, rinchiuso senza possibilità di comunicare all’esterno, e torturato. E per finire:”
continui rapporti sull’uso della tortura o maltrattamenti sia per sospettati politici che comuni. Tali torture sono facilitate dal periodo di detenzione prima del processo, grazie all’isolamento con l’esterno, e la mancanza di qualsiasi tutela che possa assicurare la completa e immediata investigazione delle accuse per fatti di torture e di una compensazione per coloro che sono stati sottoposti a tortura nelle mani delle forze di sicurezza.”
E’ illegale in Giordania fare una dimostrazione. “Durante i due mesi seguenti l’attacco dell’11 Settembre, le autorità giordane hanno arrestato e rinchiuso, senza possibilità di contatti con l’esterno, un certo numero di persone coinvolte in dimostrazioni varie, compresa una dimostrazione contro i bombardamenti in Afghanistan;” accusa Amnesty International. “Un’altra dozzina di persone, la maggior parte sospettati di collegamenti con gruppi Islamici, è stata arrestata e tenuta rinchiusa. La carcerazione preventiva senza possibilità di comunicazione con l’esterno di detenuti politici in Giordania non è un problema nuovo. Due settimane dopo l’attacco agli Stati Uniti, le autorità della Giordania hanno introdotto delle modifiche al Codice Penale estendendo la definizione di ‘terrorismo’, introducendo numerose non ben definite violazioni, limitando la libertà d’espressione e di stampa, e aumentando il campo di violazioni punibili con la pena di morte o l’ergastolo. La nuova legge denominata Legge Emendamento del Codice Penale (Legge Provvisoria N° 54, 2001) che fu affrettatamente promulgata grazie ad un decreto reale in assenza del Parlamento, divenne effettiva il 2 ottobre 2001, immediatamente dopo l’approvazione del Re Abdullah bin Hussein di Giordania.”

Tali “decreti reali” sono necessari in quanto molti giordani si oppongono al libero mercato com’è definito dal Trattato di Libero Commercio Stati Uniti-Giordania e tramite le zone industriali qualificate create dagli Stati Uniti. Come molti giordani comprendono, questo tipo di libero commercio (la definizione più corretta sarebbe pirateria globale) si colloca nel processo di distruzione della tradizionale industria di tipo famigliare. Dopo aver prosciugato la Giordania, questi ‘globalizzatori’ si sposteranno da un nuovo ospite, come fanno tutti i parassiti. E se i giordani protestano contro questa politica succhia sangue, corrono il rischio di venir chiusi in cella e torturati. Secondo i reali di Giordania, questo è “l’equilibrio tra libertà e sicurezza” (libertà per i globalizzatori neoliberali, e le forze di sicurezza che si abbattono duramente su tutti coloro che osano protestare per gli abusi perpetrati).

“Se gli iracheni vogliono un re, Hassan di Giordania può essere il loro uomo,” scrisse il neocon Michael Rubin nel 2002 (Hassan è il fratello del precedente re Hussein di Giordania e consanguineo della famiglia irachena degli Hashemite) e David Wurmser scrisse L’Alleato della Tirannia (nel 1999), un libro pubblicato dalla AEI dedicato principalmente all’idea di restaurare la dinastia Hashemite in Iraq. Oggi Rubin è un ufficiale chiave del Dipartimeto della Difesa e supervisiona la politica americana per l’Iraq. E Wurmser è un ufficiale di alto rango e lavora per il Sottosegretario di Stato per il controllo degli armamenti e la sicurezza internazionale John Bolton, anche lui una guida dell’ideologia neocon,” scrive Robert Dreyfuss per American Prospect.

In realtà, i neocons vorrebbero eventualmente insediare altre dinastie sul modello di quella degli Hashemiti in tutto un Medio Oriente devastato e spaccato in pezzi dalla guerra. “L’idea che tutti gli stati arabi debbano, da Israele, essere frantumati in piccole unità, appare sempre più spesso nel pensiero strategico di Israele,” scrive nella traduzione di ‘Una strategia per Israele negli Anni Ottanta’, di Oded Yinon (un funzionario dell’ufficio degli Affari Esteri d’Israele). “ Per esempio, Ze’ev Schiff, il corrispondente militare di Ha’aretz (e probabilmente il più ben informato in Israele sulla questione) scrive su quale sia il caso migliore che può accadere in Iraq per gl’interessi d’Israele: ‘la divisione dell’Iraq in uno stato sciita, uno sunnita e la separazione della parte curda’ (Ha’aretz 6/2/1982). In verità, questa parte del piano è piuttosto vecchia.”

Comunque, è un vecchio piano sionista che non tiene conto della realtà, cioè che il Medio Oriente è un potpourri di mescolanze etniche, tribali e religiose e che spezzare le nazioni in piccole unità richiederebbe una grande pulizia etnica, vale a dire che il risultato sarebbe un bagno di sangue. Infatti, la situazione irachena – la violenza tra sunniti, sciiti e curdi – sta procedendo verso un bagno di sangue e una guerra civile finale, come pianificato. Se potete immaginare la situazione attraverso l’intera Arabia ed il Medio Oriente mussulmano, avrete un idea di cosa abbiano in mente i neocons ed i sionisti.

Per finire, va osservato che le conseguenze della monarchia Hashemita in Giordania non vanno a favore del piano sionista di balcanizzazione dei paesi vicini. “ Il principe Hassan ha menzionato l’articolo del sig.Yinon in una recente intervista e ha fornito una traduzione in lingua inglese a questo giornalista,” scrive David Ignatius del Wall Street Journal. “Il principe Hassan afferma che l’articolo illustra il desiderio di Israele di avere il comando della ‘balcanizzazione’ del mondo Arabo. ‘Questo è ciò che è veramente preoccupante, è questa idea dei balcani,’ ha detto il Principe. Egli ha definito l’articolo del sig. Yinon ‘una ricetta per una divisione etnica in sette’: la reazione araba all’articolo ci dà maggiori indicazioni sui timori degli arabi più di quanto dica l’articolo sulle intenzioni di Israele.”

In effetti, la pulizia etnica da parte di Israele iniziò nel 1948 con l’adozione del Piano Dalet, che includeva l’ Operazione Nachshon, Operazione Yiftach, Operazione Misparayim, Operazione Yevussi, Operazione Chametz, Operazione Makkabi, Operazione Barak, Operazione Ben-Ami, e l’Operazione Qilshon (Pitchfork).

Per i sionisti israeliani, la pulizia etnica è la loro seconda natura, fintanto che viene portata avanti sotto la copertura di una guerra. E i neocons americani hanno promesso di lanciare la Quarta Guerra Mondiale, come la chiamano loro (la Guerra Fredda era la Terza Guerra Mondiale, nella loro testa). Se la Siria e l’Iran verranno attaccati, allora si inizieranno a comprendere i loro insani propositi.

Kurt Nimmo
Fonte: http://kurtnimmo.com/
Link: http://kurtnimmo.com/?p=117
12.11.05

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cuar di FABIANO TUROLDO

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