La Germania e la ONE Dyas – la più grande società privata di esplorazione e produzione di gas nei Paesi Bassi – potrebbero iniziare nuove perforazioni offshore di gas naturale nel Mare del Nord, secondo quanto affermato nel comunicato pubblicato ieri, mercoledì 21 aprile.
In base alle dichiarazioni rilasciate, l’attacco della Russia all’Ucraina ha spinto Berlino a rivalutare la sua sicurezza energetica e cercare nuove forme di approvvigionamento e produzione. Ciò ha convito i leader politici a puntare anche sul giacimento di gas finora non sfruttato che si trova a 20 chilometri (12 miglia) dal Mare di Wadden, patrimonio mondiale dell’UNESCO, sotto i fondali marini di Germania e Paesi Bassi.
Il Ministro dell’Economia della Bassa Sassonia, il dott. Bernd Althusmann, ha affermato: “Abbiamo negoziato duramente e intensamente con ONE-Dyas e ora abbiamo trovato un modo che rende giustizia all’interesse nazionale del progetto per quanto riguarda la sicurezza dell’approvvigionamento energetico e allo stesso tempo tiene conto delle preoccupazioni locali” riferendosi appunto alla vicinanza tra sito di perforazione e il Mare di Wadden.
Nonostante le rassicurazioni però, gruppi ambientalisti avvertono che il progetto potrebbe mettere in pericolo il sito patrimonio dell’UNESCO, a causa del restringimento delle rotte marittime che aumenterebbero anche la probabilità di incidenti, con anche i sindaci di entrambe le isole Wadden che hanno espresso obiezioni. Uno ha definito l’estrazione di gas da nuovi giacimenti “modalità vecchia e obsoleta” mentre l’altro ha detto che nonostante il “bisogno urgente” di gas, la perforazione dovrebbe avvenire “più lontana dalla costa”. Di risposta, una valutazione olandese ha parlato di “danni minimi” alla riserva naturale.
“Il potenziale di questo giacimento e dei giacimenti nelle vicinanze è di circa 60 miliardi di metri cubi”, ha detto Chris de Ruyter van Steveninck, CEO di ONE-Dyas, alla stampa, affermando di aver già consultato tutte le parti coinvolte nel progetto.
L’approvazione finale per la partecipazione della Germania spetta ora all’Ufficio statale per l’estrazione mineraria, l’energia e la geologia (LBEG).
Massimo A. Cascone, 21.04.2022